Qualche
anno fa, sul circuito di Forumfree, ho conosciuto una persona
fantastica.
Ha qualche anno meno di me, ma non conosco nessuno che si meriti il
termine "ragazzina" meno di lei.
È spassosa, intelligente, artistica e... e un tantino folle,
sì.
Abbiamo fatto amicizia e abbiamo scoperto di avere mille cose in
comune. Tra tutte, la passione per Glee.
Ho scritto questa storia per lei, ma credo di essere stata io la prima
ad essermi emozionata mentre la scrivevo...
quindi credo di doverla ringraziare anche per questa ennesima cosa.
E siccome ho tremato, pianto e sorriso con i protagonisti di questo
lungo racconto, ho pensto di condividerlo con gli altri.
Per questo eccola qui, per tutti voi ma dedicata solo a lei:
a Iole, l'unica
e vera Jo
uno
lunedì
mattina, corridoi del McKinley
Era un tiepido
lunedì mattina di settembre, un lunedì come tutti
gli altri per gli studenti del liceo di Lima.
Nei corridoi si
respirava la solita aria: cheerleader che camminavano a testa alta,
giocatori di football che si scambiavano fraterne pacche sulle spalle e
studenti più o meno invidiosi che li guardavano sognando di
diventare come loro.
Ferma ad uno degli
armadietti vicino all'aula di scienze c'era una ragazza con un paio di
jeans larghi, un paio di scarpe da ginnastica e una camicetta a quadri
sotto un golfino azzurro. I capelli di un intenso color rosso rame
legati in due codini e la totale mancanza di trucco sul suo viso la
facevano sembrare una matricola nonostante fosse all'ultimo anno. Stava
rovistando nel disordine del suo armadietto quando una ragazza con una
folta chioma di capelli neri le saltò letteralmente al collo
esclamando con entusiasmo:
- Buongiorno Kailey! -
Kailey
ricambiò l'abbraccio rinunciando all'intento di trovare i
compiti di spagnolo nel mucchio di vecchi fogli sul ripiano
più alto dell'armadietto.
- Anche io sono
contenta di vederti, Jo. Com'è andato il tuo concorso di
musica? -
Jo la sciolse
dall'abbraccio e si sistemò lo zainetto sulla spalla
sinistra, scrollando le spalle come se non fosse un argomento
così importante da dover essere tirato fuori.
Alta più di
Kailey nonostante avesse tre anni meno di lei, sempre vestita sportiva
(in jeans e felpa o addirittura in tuta da ginnastica) Jo era la
persona più semplice e sincera che Kailey conoscesse.
- Così
così, sono arrivata decima. Però eravamo in
cinquanta, quindi tutto sommato bene. -
- Te lo dico da quando
prendevi a martellate il mio pianoforte giocattolo che sei portata per
la musica. - Disse Kailey.
Jo e Kailey erano
amiche fin dalla nascita. Anzi, anche da prima, visto che i loro
genitori erano amici dai tempi del liceo. Le due ragazze erano
contentissime di trovarsi bene insieme, dato che la loro era
un'amicizia più o meno forzata: avevano passato insieme
tutte le estati da quando riuscivano a ricordare e lo stesso valeva per
il giorno del Ringraziamento e il giorno di Natale. Jo rispose con un
sorriso all'amica e la prese sottobraccio.
- Ho lezione di
spagnolo, ma non trovo i compiti delle vacanze. -Disse Kailey chiudendo
lo sportello dell'armadietto con un botto.
- Figurati se
Schuester ti fa storie. Io ho lezione di matematica e di sicuro mi
interrogherà, quella sì che è una
tragedia. -
- Ma smettila, se sei
un genio in matematica! -
- Non se si tratta di
calcolo a mente. -
- Oh, guarda, hanno
aperto le iscrizioni ai club pomeridiani. - Disse Kailey con finta
noncuranza, fermandosi davanti alla bacheca degli studenti. Come sempre
la sezione riguardante la squadra di football e il gruppo delle
cheerleader erano piene di firme. La Sylvester aveva dovuto addirittura
aggiungere altri fogli per permettere a tutte le aspiranti cheerleader
di tentare un provino: la bacheca era invasa di firme sui fogli rossi e
neri delle Cheerios.
Tra il club dei
fumetti e quello per il cinema c'era il foglio del club di canto. Gli
occhi di Kailey si posarono sulla lista ancora vuota e provò
l'intenso desiderio di prendere la penna e aggiungere il proprio nome.
- Ci stai pensando di
nuovo. - Disse Jo.
- Sarebbe
così strano? -
- Key, sono tre anni
che mi parli di quel club, di quanto sono fantastici e meravigliosi
anche se vengono ritenuti degli sfigati. -
- Beh, è la
verità. -
- E allora spiegami
perché diavolo non hai ancora messo il tuo nome su quel
foglio! -
Jo sapeva benissimo
perché Kailey non si era mai iscritta, chiederglielo era
solo un modo per farglielo ammettere ad alta voce, un primo passo per
farle vincere quella sua sciocca paura del giudizio altrui.
- Perché mi
vergogno, ecco perché. Perché io canto in
macchina quando sono da sola o con i video di Mtv davanti alla
televisione. E perché quei ragazzi sono tutti
incredibilmente bravi, non sarei mai alla loro altezza. -
Jo le sorrise.
- Motivi che non
stanno in piedi, te lo dico da tre anni. Ma, a quanto pare, l'orecchio
verso di me è sempre quello più sordo. - Le
stampò un bacio a schiocco sulla guancia e si
infilò nell'aula di matematica sventolando la mano in cenno
di saluto, mentre Kailey proseguiva nel corridoio fino all'aula di
spagnolo.
La ragazza si
lasciò cadere al suo banco, in terza fila vicino alle
finestre, completamente priva della voglia di seguire la lezione.
Il passaggio vacanze -
scuola era stato traumatico, per fortuna quell'anno avrebbe avuto Jo
nei paraggi per un cappuccino o una Coca d'emergenza tra una lezione e
l'altra.
Nonostante fosse
all'ultimo anno, Kailey non aveva molti amici a scuola: era timida e
faceva fatica a stringere amicizia con qualcuno. Soprattutto non
attaccava mai bottone per prima: preferiva rimanere sola che cercare di
fare conversazione con uno sconosciuto. La voce del professore che
entrava augurando agli studenti "Buenas dias" riportò quasi
tutta la sua attenzione alla lezione che stava per cominciare.
Nello stesso istante
Jo, seduta all'ultimo banco nell'aula di matematica, pensava che si
trovava davvero benissimo in quella scuola: sebbene avesse iniziato il
suo primo anno solo da qualche settimana, aveva già
conosciuto un sacco di ragazzi e ragazze simpatiche che l'avevano
invitata a studiare con loro.
Le amicizie che aveva
stretto le avevano messo sotto gli occhi la piramide sociale del
McKinley che Kailey le aveva descritto nei due anni precedenti: in cima
a tutto c'erano loro, le cheerleader. I giocatori di football, di
basket e di tutto il resto del mondo sportivo venivano subito sotto,
essendo di per sè molto popolari, ma pendendo letteralmente
dalle labbra coperte di lucidalabbra alla fragola delle ragazze
pon-pon. Poi c'erano i ragazzi impegnati nel consiglio d'istituto, i
rappresentanti e tutti gli altri "socialmente utili". La massa grigia e
uniforme del resto del liceo veniva dopo di loro, un mucchio di ragazzi
poco importanti e poco considerati.
Infine, sull'ultimo
gradino c'erano quelli che venivano solo presi in giro, talmente in
basso nella piramide da essere ritenuti inferiori persino da quelli che
nei corridoi non alzavano nemmeno gli occhi: erano quelli che erano
sfigati e non se ne vergognavano.
Nerd, patiti di
fumetti, videogiochi, giochi di ruolo... e canterini. Non quelli che si
dilettavano di chitarre elettriche, no, le future rockstar erano ancora
considerate degne di un minimo di rispetto.
No, i veri sfigati
erano quelli che andavano sul palco a cantare canzoni di altri facendo
girotondi come alle scuole materne.
Jo si
accigliò al pensiero di quanto potevano essere meschini gli
adolescenti: lei e Kailey avevano passato la loro infanzia a fare
spettacolini ballati e cantati e non si erano mai sentite sfigate,
nemmeno lontanamente. Lei era sempre stata brava a suonare e Kailey
aveva una bella voce, anche se da una decina di anni aveva smesso di
farla sentire in pubblico: le loro tre amiche del cuore si occupavano
della coreografia ed erano così brave che i loro spettacoli
erano un evento per tutti i ragazzini del vicinato.
Jo aprì il
quaderno di matematica chiedendosi perché quando si diventa
grandi tutto diventa tremendamente complicato.
La lezione del
professor Rosenberg era finita prima - doveva essersi accorto che a
nessuno importava un fico secco delle opere di Chaucer quando fuori era
una giornata così bella - e Jo si era fermata un momento
davanti alla bacheca degli studenti: altri fogli si erano aggiunti al
blocco delle Cheerios e la ragazza sospirò nel vedere
l'elenco del Glee Club ancora vuoto.
Quella testa dura di
Kailey non aveva ancora capito che il suo nome, su quel foglio, ci
sarebbe stato a meraviglia.
- Jo! - Esclamarono
due voci alle sue spalle.
Jo si voltò
e si trovò davanti a una coppia di avvenenti ragazze
dell'ultimo anno: una alta, bionda, con le curve al posto giusto e
penetranti occhi azzurri. L'altra esile e sottile come un giunco, con
una cascata di capelli scuri e ondulati che le scivolava sulla schiena.
- Serena. Gabrielle. -
Disse con un mezzo sorriso.
Era difficile pensare
che quelle due giovani donne che la guardavano da sotto uno strato di
matita e mascara fossero le stesse che cantavano "Mary aveva un
agnellino" con lei e Kailey nel cortile di casa sua. Eppure erano
proprio loro. All'appello mancava solo Alice, sua coetanea e sorella
minore di Serena.
- Che fai qui? Ti
iscrivi a qualche club studentesco? -
Jo scrollò
le spalle con noncuranza: non c'era niente che la attirasse
particolarmente… e poi non ci aveva ancora pensato.
- Perché,
voi sì? -
Per un solo,
stupidissimo istante, Jo pensò che avrebbero potuto far
parte del Glee club. Erano ottime ballerine e quanto a spettacoli
avevano un pedigree pari a quello suo e di Kailey.
- E ce lo chiedi? -
Esclamò Serena.
- Proviamo per la
terza volta di entrare nelle Cheerios. - Disse Gabrielle, rovistando
nella borsa alla ricerca di una penna.
- Nelle... che cosa? -
Non potevano davvero
desiderare di far parte di quel gruppo di biondine smorfiose e
superficiali!
Ok, ok, forse non
erano tutte smorfiose e superficiali e di certo non erano tutte bionde
ma... che diavolo era saltato loro in mente?
- Alice si
è iscritta stamattina. - Rispose Serena con leggerezza. -
Speriamo che questa sia la volta buona per tutte e tre... anche se la
invidierei, se passasse il provino al primo colpo. -
- Ciao ragazze. -
Kailey sopraggiunse in
quel momento, con una improbabile felpa della Disney con Ariel
disegnata sul davanti e un cerchietto di velluto bianco tra i capelli
sciolti.
- Kailey, ciao. Bella
felpa. - Disse Gabrielle con un sorrisetto.
- Grazie! - Rispose
Kailey raggiante.
Jo alzò gli
occhi al cielo: ma la sua migliore amica proprio non lo voleva capire
che metà delle parole che uscivano dalla bocca di Gabrielle
erano ironiche?
- Si sono appena
iscritte alle selezioni per le Cheerios. - La informò Jo un
momento dopo.
- Oh. - Disse solo
Kailey, senza dare voce allo stupore che le si leggeva negli occhi. -
Beh, in bocca... in bocca al lupo. Speriamo che questo sia l'anno
giusto. -
- Già,
speriamo davvero. - Disse Serena, firmando con uno svolazzo e poi
ripassando la penna a Gabrielle. - Ci vediamo! -
Le due ragazze si
allontanarono ancheggiando lungo il corridoio, consapevoli di aver
appena messo la firma sul loro lasciapassare per la
popolarità.
- E io che speravo di
convincerle a venire al Glee Club con me almeno quest'anno... -
Jo mise un braccio
attorno alle spalle di Kailey scuotendo la testa.
- Credo che sia stata
una fantasia, Key. Non cantiamo più nella tua taverna come
quando avevamo sette anni. -
- Già... ma
perché? -
Jo sospirò:
non aveva una risposta, per quella domanda.
☆☆☆
Il giorno delle selezioni dei
Cheerios, Kailey si sorbì le chiacchiere di Serena e
Gabrielle per l'intera pausa pranzo.
Le due aspiranti
cheerleader si erano volute sedere a tutti costi con lei - evento
più unico che raro - e pareva non riuscissero neanche a
stare ferme, tanto erano agitate. Non riuscivano a smettere di parlare
della canzone scelta, dei passi preparati, del timore reverenziale che
la Sylvester incuteva loro e tutto il resto.
Kailey scuoteva la
testa ogni volta che le sentiva: proprio non capiva come si potesse
desiderare di infilare una gonna striminzita e agitare dei brutti
pon-pon di carta luccicante per la durata di una partita. Jo avrebbe
sicuramente detto che preferiva vedere le partite dagli spalti, dove
non rischiava di prendersi un'accidente a causa della divisa
ridottissima, dove poteva strillare e scatenarsi quanto voleva con
parole sue e dove non rischiava di cadere dalla cima di una piramide
umana rompendosi il collo.
Kailey avrebbe voluto
dire loro che era solo una stupidissima selezione per un gruppo di
stupide ragazze che volevano quella divisa solo per sentirsi gli occhi
addosso, ma in fondo sapeva perché loro volevano fare parte
delle Cheerios: per lo stesso motivo per cui lei avrebbe voluto
iscriversi al Glee Club.
Solo che loro avevano
avuto il coraggio di provarci e per di più per tre anni di
seguito. Non solo, di provarci e di rischiare di sentirsi rispondere
"picche" (anche se Sue Sylvester avrebbe usato un'espressione
decisamente meno delicata).
Se lei avesse scritto
il suo nome su quel foglio, probabilmente al Glee Club l'avrebbero
accolta tutti a braccia aperte senza chiederle nemmeno di intonare una
filastrocca. Sentirle così determinate e combattive la
faceva sentire ancor di più una ragazzina timorosa.
Mentre Gabrielle e
Serena ancora discutevano, il gracchiare dell'altoparlante fece fermare
il brusio che riempiva la mensa.
Il fischio dell'eco
del microfono anticipò la voce del preside Figgins:
- La partita di
apertura della stagione di football si terrà sabato alle
otto nel campo del McKinley, aspettiamo un grande tifo per la nostra
squadra da parte di tutti gli studenti! - Aveva la voce storpiata dal
microfono e a tutte le 't' l'altoparlante scoppiettava -
Giovedì sera invece avremo un'esibizione delle Nuove
Direzioni, alle nove in auditorium. -
Quell'annuncio fece
trasalire Kailey.
Nello stesso momento
Jo, affrettandosi verso la mensa, si era tanto distratta ad ascoltare
gli annunci da aver travolto un paio di piccole studentesse del suo
anno. Non appena Jo riconobbe la testa rossa di Kailey nella folla
degli studenti radunati per pranzo, la raggiunse.
- Proprio te cercavo!
- Esclamarono in coro, quando furono a portata di voce.
- Hai impegni per
questo fine settimana? - Domandò Jo.
- Solo se tu sei
libera giovedì. - Disse Kailey.
- Andata! - Rispose
Jo, battendole il cinque.
|