Corde
spezzate.
Sto
intrecciando
Fili di
perle
Tra
righe libere
Che ti
mostreranno
Il mio
pensiero su di te
costante.
Intrecciasti
Fiumi
di pensieri
Nei
tuoi regali più belli
Che mi
rivelarono
Il tuo
affetto per me
unico.
Tante
cose mi insegnasti
Tutte
le appresi,
Tante
cose volevi
illustrarmi ancora
Nessuna
di essa purtroppo
recepii.
Ancora
oggi mi chiedo...
...perché?
Perché
hai voluto
Fare
il baciamano
Alla
Regina Oscura
Lasciando
che
Ti
soggiogasse
Per
recarti
La
visita di Dama Morte?
Ti ho perso per sempre.
Avevi
ancora tanto da
insegnarmi.
Avevo
ancora tanto da
apprendere da te.
Mi hai
cresciuto, donandomi
tanto, tutto.
Ora,
proprio ora...
Due
corde del tuo
pianoforte
emettono
un sordo suono,
si
sono spezzate.
La
tua vita già volata
E la
mia per metà
piegata.
Vorrei
solo sapere
Vorrei
solo scoprire
Se dopo
tanto soffrire
La tua
stella sia in cielo
Senza
mai cadere...
L'angolo
di Layla.
Salve
a tutti, vi propongo un altro scritto, che ho inserito qui nella
sezione dedita alle poesie, anche se -lo so che lo dico sempre- non
sono nata poetessa ed ancor meno scrittrice, però alle volte
mi
capita che, ricevendo un input, scrivo un qualcosa che forse non ha
senso, ma per me ne ha, e molto.
Questa
volta mi è capitato leggendo una guida all'assistenza dei
malati di
cancro e di tumore.
Qui
si afferma che non bisogna trascurare la componente emotiva in un
paziente, ma questo non solo da parte del personale medico-sanitario,
ma anche e soprattutto i parenti devono star vicino i loro cari e non
abbandonarli.
E
da lì ho associato tutto, tra le mie conoscenze ed i miei
ricordi
più oscuri e tristi.
Come
ho già detto nell'introduzione, questa poesia la dedico a
Raffaele,
mio nonno materno, che mi faceva da padre in quanto il mio per via
del lavoro non era molto a casa e quando c'era era giustamente
stanco; il nonno aveva sconfitto un epitelioma al labbro inferiore. I
controlli medici erano positivissimi, il tumore era stato eradicato,
ma mio nonno si è lasciato vincere dalla depressione e dalla
tristezza, non mangiando più.
Si
è lasciato morire di fame ed è per questo che io
mi sento
così...inutile e stupida. Anche perché lo vidi
mentre si stava
spegnendo.
Dovevo
ancora compiere tredici anni all'epoca e mi fa male ancora ora,
perché mio nonno mi capiva, mi ascoltava ed io non ho saputo
capire
che qualcosa in lui non andava.
Non
riesco ancora a perdonarmi, con tutto che ho vent'anni ora.
E
mi manca come il primo giorno.
Non
voglio essere compatita, nemmeno biasimata, volevo solo spiegare il
motivo che mi ha spinto a trascrivere su un file word le parole
scritte sul mio bloc notes in treno.
Spero
che questa “poesia” vi sia piaciuta e mi piacerebbe
sapere cosa
ne pensate, accetto di tutto, non mi arrabbio, i commenti sono per me
uno stimolo a migliorare.
Vi
chiedo solo una cosa: se qualcuno che conoscete sta poco bene ed
è
triste, stategli vicino, e vogliategli bene, non abbandonatelo.
Detto
ciò vi ringrazio di tutto,
alla
prossima, la vostra
Layla_Aspasia.
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