- Harry
Potter e la Chiave dell'Amore
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Disclaimer: I personaggi e
i luoghi di questo racconto appartengono quasi tutti a J.K. Rowling. I luoghi
nuovi e il personaggio di Dana Deepfeel sono invece di mia
creazione.
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Prologo
- La nebbia fitta era diventata ormai una costante.
Troppi Dissennatori in giro. Per quanto il Ministero stesse cercando un modo
per metterli fuori combattimento e riportare soprattutto sulla capitale un
po’ di sereno, ogni tentativo era risultato del tutto fallimentare.
- Harry finì di sistemarsi il mantello scuro. Era
arrivato il momento. Hermione e Ron lo avrebbero raggiunto a momenti, e
allora sarebbero partiti verso la loro più ardua avventura. Sarebbero
tornati tutti interi? Il cuore gli si strinse al solo pensiero che potesse
succedere qualcosa anche a uno solo di loro due. Aveva già perso molte
persone…
- L’immagine di Silente gli si presentò davanti agli
occhi con prepotenza, ma lui la ricacciò indietro, cercando di distrarsi
pensando ad altro. Terribile e perversa, la sua mente lo condusse allora
verso altri ricordi.
- Il Matrimonio di Bill e Fleur…oh, era stato
spettacolare, vivace e colorato, come se servisse ad esorcizzare la
consapevolezza che ormai tutto era cambiato. Bill, nonostante i brutti segni
sul viso, era evidentemente raggiante, e per l’occasione era arrivato
persino Percy, che tuttavia non era risultato troppo gradito a certa parte
della famiglia (Fred e George avevano tentato di fargli diventare i capelli
verdi, ma Charlie li aveva fermati in tempo…).
- Fleur era fantastica, veramente molto bella
nell’abito da sposa azzurro che la famiglia le aveva confezionato, e aveva
suscitato inevitabilmente l’invidia di Ginny e Hermione. Harry sorrise e
pensò dentro sé che quelle due erano veramente incredibili. Non avevano
alcun motivo per invidiare Fleur, perché tutte e due avevano avuto addosso,
per praticamente tutto il giorno, gli sguardi della persona che amavano.
- Ron non era riuscito a trattenersi dal rimanere a
bocca aperta quando Hermione era scesa tra gli ospiti, dopo aver finito di
prepararsi. Harry dovette dargli uno spintone per farlo ridiscendere sulla
terra, ma poi lo aveva imitato non appena aveva visto Ginny.
- Dio, era veramente bellissima. Per tutto il giorno
non aveva fatto altro che guardarla di nascosto. Apparentemente entrambi
avevano continuato a comportarsi come sempre, ma quante parole non dette
c’erano negli sguardi che si rubavano appena? Non riuscivano a guardarsi in
silenzio per troppo tempo, perché poi saliva nel petto quella sensazione
dolcissima e devastante che li opprimeva da quando era finita la scuola.
Ginny aveva capito il discorso di Harry e lo aveva assecondato, ma sapeva
bene che anche per lui non era facile. Con il silenzio si erano detti molte
cose, e alla fine erano riusciti a separarsi.
- Poi Harry era tornato dagli zii solo per qualche
giorno. Controllando di avere la bacchetta in buone condizioni, Harry si
concesse il tempo di rievocare il momento in cui si era allontanato
definitivamente dalla casa di Privet Drive… aveva detto agli zii che se ne
sarebbe andato già la sera prima e li aveva visti accogliere la notizia con
prevedibile sollievo. Durante la notte però era successo l’imprevedibile.
Non riusciva a dormire, così era sceso in cucina per andare a prendersi un
bicchiere di acqua, e lì aveva trovato sua zia.
- Per la prima volta dopo diciassette anni lei lo
aveva guardato con umanità.
- "Cos’è questa cosa che devi fare? Questa missione…"
gli aveva chiesto sottovoce, mentre la mano le si chiudeva spasmodicamente
sulla tazza di the che si era preparata.
- "Lo sai." Aveva risposto lui, un po’ bruscamente.
- "Lo devi proprio affrontare?"
- "Si."
- "Ma…a cosa ti serve vendicarti?"
- "Non è per vendetta…non solo. Pare che io sia
l’unico in grado di farlo. O vivo io o vive lui, secondo la profezia che ha
decretato la morte dei miei genitori. Non posso farci molto. E poi, anche se
potessi rimanere con le mani in mano, non lo farei. Ha già ucciso troppe
persone che amo."
- Quanto gli era parso strano parlare con lei di
quelle cose…
- "Quindi…potrebbe pure essere che…che morirai?"
- "Potrebbe." Aveva risposto Harry, mestamente.
- Era calato un silenzio decisamente strano, e Harry
si era chiesto cosa stesse provando sua zia Petunia nel parlare con lui di
quelle cose. Forse disgusto…del resto era quello che aveva sempre dimostrato
di provare verso il mondo magico. Però c’era dell’altro.
- "Io…io spero che non ….beh, che tu riesca a
batterlo." Aveva detto con un filo di voce, tenendo gli occhi fissi davanti
a sé. Poi si era alzata con il suo solito modo di fare tutto rigido e si era
allontanata dalla cucina, lasciandolo solo.
- La mattina dopo erano arrivati Ron e Hermione, e con
loro si era allontanato, ma prima di uscire aveva incrociato lo sguardo
della zia per un attimo. Cosa vi aveva letto? Non ne era certo, ma gli era
sembrato che fosse del tutto conscia di quello che lui avrebbe dovuto
affrontare, da quel momento in poi.
- Chissà, magari, se fosse sopravvissuto di nuovo
glielo avrebbe fatto sapere.
- Poi erano arrivati a Godrig’s Hollow, e si erano
fermati lì per un po’, giusto il tempo di preparasi agli esami di
Smaterializzazione. Non che ormai non sapessero Smaterializzarsi alla
perfezione tutti e tre, ma la burocrazia non si fermava davanti a nulla,
nemmeno davanti ad una guerra di dimensioni non ancora chiare.
- La visita alla tomba dei suoi genitori era stata
dolorosa, ma necessaria. Vedere quelle lapidi, che nella sua mente si erano
sovrapposte per un attimo a un velo e a un’altra lapide bianca, gli aveva
fatto trovare tutta la determinazione di cui aveva bisogno. Non si sarebbe
fermato davanti a nulla, avrebbe tenuto gli occhi e le orecchie sempre
aperti, per poter uccidere il più in fretta possibile il suo nemico e per
riavere indietro la sua vita.
- Così ora, con un biglietto nella tasca dei jeans e
nella mente gli insegnamenti di Moody e di Tonks, si stava preparando
all’inizio della sua guerra.
- E al suo fianco erano arrivati anche Ron e Hermione,
come sempre presenti, come sempre disposti a rischiare con lui, come sempre
uniti.
- "Andiamo."
- Li vide annuire, e insieme si Smaterializzarono.
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