Bacio [Usuk]
Le Muse avevano attorniato la bella figura del dio alato, che sedeva
ancora su quel sasso bagnato e scosceso.
Alcune erano rimaste in acqua, pogiando i gomiti sulla riva del
ruscello, altre si erano sedute ai margini di questa o accanto allo
stesso Cupido.
"Oh, avanti Cupido, inizia il tuo racconto!"
"Si, non farci aspettare!"
"E va bene, fanciulle, e va bene." Il giovane dio sorrise loro,
chiudendo gli occhi ed iniziando a parlare.
"L'amore è un sentimento impetuso, che, spesso, passa ed
inebria i cuori e le menti con le sue promesse dolci, e poi va via
lasciando l'amaro in bocca ed il dolore nel cuore. Ed è
anche un sentimento che non si lascia scegliere, preferendo decidere da
sè quali storie creare con le sue dolci parole. Ma
credetemi, a volte l'amore decide di abbandonare questo suo dolce lato
e ne preferisce un altro, quasi affine al fratello Amicizia.
"Davvero?" chise una Musa incredula.
"Si, dolce fanciulla. A volte l'amore è bizzarro e quasi non
si cura di lasciare ai suoi prescleti le parole più belle e
romantiche di cui l'uomo ha conoscenza. Ed è proprio questo
il bello..."
Era un pomeriggio pieno di sole nella città di Atene. Le
strade della poleis dell'arte erano riempite dall'incessante verso
delle cicale e dai passi dei cittadini che, lenti ma decisi, compivano
il loro percorso verso mete sconosciute.
Alfred, il nome del poeta più giovane della
città, passeggiava solo con in mano dei fogli bianchi.
Di tanto in tanto salutava con la mano i passanti, che cordiali,
rispondevano al gesto con un sorriso.
Era diretto alla spiaggia, luogo che amava moltissimo per comporre i
suoi versi.
Quando vi arrivò, il mare lo accolse con un infrangersi di
onde pigro e melodioso, trascinando con sè spruzzi di acqua
salta che colpirono in viso il poeta, seduto su di uno scoglio.
Ottimo panorama, ottima atmosfera riempita dal canto dei gabbiani.
Guardò il sole, e con un rapido calcolo, dedusse che fosse
più di mezzogiorno.
"Quanto ci mette..."
Aveva un appuntamento.
Per l'altra persona, però, si trattava di un'incontro
didattico e sciolto da qualsivoglia legame ludico.
Pensando a questo, ad Alfred scappò un sorriso.
Finalmente, una figura si vide in lontananza.
Alfred si sporse dalla scoglio, agitando le braccia per farsi notare.
"Ehi, Arthur, tesoro, sono qui! Raggiungimi!"
Era lontano Arthur, ma ad Alfred non scappò un piccolo e
piacevole dettaglio: Arthur era arrossito.
"Che ci urli, beone! Eccomi che arrivo!"
Alfred ed Arthur erano amici fin da piccoli, ed entrambi avevano la
passione per il mondo delle rime e delle parole sopraffine.
Alfred era il tipico ragazzotto impertinente e superbo, quello che fa
impazzire i migliori maestri di tutto il globo, dotati di una temeraria
pazienza.
Al contrario, Arthur era timido ed educato, sempre composto ed un po
spocchioso, anche se quando si arrabbiava era irriconoscibile.
Uniti da anni, non facevano mai nulla in separata sede, arrivando anche
a mangiare nello stesso piatto, se ne era il caso.
Da tutti erano considerati fratelli, anche se nel privato non era
proprio così.
Negli ultimi tempi, Alfred aveva iniziato a rivolgere particolari
attenzioni ad Arthur, cosa che faceva imbestialire (ed imbarazzare)
quest'ultimo.
D'improvviso lo abbracciava, schioccandogli baci a destra e a manca,
oppure gli dedicava versi composti su due piedi, ma estremamente
erotici.
Arthur, allora, si innervosiva, stranamente irritato più dal
suo comportamento e da ciò che sentiva che da quello che
faceva Alfred.
Si sentiva in imbarazzo, avvertiva uno strano groviglio nello stomaco e
gli sudavano le mani.
Ma cercava di non dargli peso, dissimulando tutto dicendo a
sè stesso che era solo il caldo o la giovane età
che, uniti fra loro, giocavano brutti scherzi.
Arthur si avvicinò all'amico, che sfoggiava un enorme (e
sinistro?) sorriso.
"Oh, ce ne hai messo di tempo per venire qui! Sapevi che ti aspettavo
prima di pomeriggio oggi!"
"Suvvia, non fare il puntiglioso! Quanto avrai aspettato? Venti, dieci
minuti?" buttò lì Arthur.
Alfred, allora, senza batter ciglio, gli si avvicinò
pericolosamente, sfiorando con la punta del suo naso quello di Arthur,
che arrossì violentemente.
"Lo sai che non posso e non voglio essere troppo lontano da te, tesoro"
Arthur in un moto di irritazione e di imbarazzo, puntò le
mani sul torace dell'amico, scansandolo velocemente.
"Si, come vuoi, adesso iniziamo! Hai portato i versi dall'altra volta?"
"Certo! Sono tutti qui, come li avevamo lasciati!" gli fece
l'occhilino, carpendo un nuova tonalità di rosso sulla
faccia di Arthur.
D'altro canto, Arthur cercava di concentare la sua attenzione altrove,
per non dare troppe soddisfazioni a quel pallone gonfiato del suo amico.
"Bene, allora continuiamo! Dove ci mettiamo?"
"Sali sullo scoglio, che lì è una meraviglia!"
Possibile che Alfred stesse cercando di abbordarlo, oppure era una sua
impressione?
Annuì velocemente con il capo, raggiungendo lo scoglio e
pogiando il primo piede su di un lato scosceso.
"Ce la fai Arthur, o vuoi una mano?" ammiccò Alfred.
Arthur si girò e lo guardò truce.
"Come vuoi.." disse Alfred, alzando le braccia ,arrendevole.
Iniziarono a sfogliare i loro lavori, scambiandosi consigli ed idee.
Alfred, quando componeva, sembrava quasi una persona seria.
Il profilo dritto e preciso, gli occhi chiari e concentrati sul foglio,
la mascella leggermente contratta e le labbra, carnose e rosse,
dischiuse e..
Meglio gurdare altrove.
Come se Alfred gli avesse letto nel pensiero, si girò di
scatto verso di lui, cogliendolo nell'imbarazzo più totale,
e sorrise malizioso, rendendosi conto della situazione.
"C-che ridi, scemo? Continua a scrivere, altrimenti quella poca
ispirazione sparisce!" cercò di cambiar discorso Arthur,
gurdando altrove.
"Mi stavi osservando"
"No che non ti stavo osservando!"
"Si, e mi guardavi le labbra"
"Bugiardo! Il sole ti fa montare ancora di più la testa!
Figuriamoci se io ti guardavo le labbra!"
"Volevi baciarmi"
Che...? Ma sei impazzito?"
Ok, stava degenerando la situazione. I nervi stavano saltando e la
pazienza stava lentamente lasciando spazio all'ira.
"Perchè non lo hai fatto? Se vuoi ti do una mano io..."
"Ma sei scemo? Lo dici come se fosse una cosa che realmente ho pensato
di fare! E poi stai lontano da me, sciò!"
Arthur cercava di scanzare con l'uso di spinte e schiaffetti Alfred,
che divertito lo abbracciava da dietro e cercava le sue labbra.
"La vuoi piantare! Guarda, che passa il tempo e non concludiamo niente!
Io la mia poesia l'ho già finita, tu la tua non l'hai manco
iniziata!"
Alfred sciolse l'abbraccio, mettendo il broncio.
"..."
"Che c'è?"
"Ho un'idea!"
"Tu che hai un'idea? Proverbiale!" rise Arthur.
"Sul serio! Facciamo così: se entro una settimana riesco a
terminare i primi versi, tu la smetterai di fare il perbenista agli
occhi degli altri (perchè in realtà non lo sei) e
mi darai un bacio. Che ne dici?"
"Ma ti sei bevuto il cervello?"
"Che ti costa! Tanto,come dici tu, io non riesco a finirla!" disse
Alfred, piagnucolando come un bambino.
In fin dei conti, Alfred aveva ragione.
Non sarebbe mai accaduto, anche se Arthur avesse creduto alla scadenza
del personale calendario di Alfred.
"Essia"
"Grande! Preparati a ricevere il più bel bacio della
storia!" disse Alfred, abbracciando l'amico, stritolandolo.
Le Muse parlavano fra loro, chiedendosi come si sarebbe concluso
l'accordo.
"Calme, fanciulle mie, calme." le rassicurò il dio.
"Dì a noi, Cupido, come si sono conclusi i fatti?" chiese
una Musa, visibilmente incuriosita.
Cupido sorrise, sporgendosi verso la musa che gli aveva parlato,
prendendole, con le dita, il mento sottile.
"Come credete sia finita? E come volete finisca?"
"Con il bacio, ovviamente!" rispose un'altra Musa, posata nei suoi
atteggiamenti.
Il dio sorrise.
"Bene.Allora ascolatate..."
Quella sera era una delle più belle e luminose del mese,
pensò Arthur.
Il caldo si era attenuato, lasciando spazio ad un vento tiepido.
Guardò sul piccolo tavolo i suoi fogli, rimpiti con dei
ghirigori neri.
Aveva finito e ci aveva messo una settimana.
Lui, a differenza dell'altro, aveva concluso in quel lasso di tempo.
Sciocco, pensò, per aver temuto di dover dar ragione
all'amico.
Sciocco, pensare di dover dargli un bacio.
Sciocco, sentirsi deluso per non averlo ricevuto.
Stava per mettersi a riposare, quando sentì tre colpi di
nocche alla porta.
Tre colpi pesanti, ben assestati e segiuti da urla.
"Arthuuur? Ci sei? Lo so che sei in casa! Dove altro potresti essere, a
quest'ora di sera?"
Arthur, una strana rabbia che montava dentro, attraversò a
falcate la modesta stanza per raggiungere l'uscio.
Lo aprì, con uno scatto del braccio sinistro.
"Ti sembra questo il modo di bussare alle case altru.."
Arthur si sentì come risucchiato da un forte vortice, il
quale gli strinse le braccia dietro le spalle.
Cosa era quella consistenza umidiccia che premeva sulle labbra?
E perchè adesso quella strana cosa vagava nella sua bocca,
provocandogli dei brividi lungo tutto il corpo, facendolo sussultare?
Oh, era forse un bacio?
I baci possono impedire alle parole inutili di fuoriuscire dalla bocca?
I baci sono capaci di farti sentire caldo anche laddove esso non
è persistente?
Evidentemente sì, visto che Arthur aveva smesso di parlare,
occupato ad avvinghiarsi alle spalle di Alfred, approfondendo quel
contatto umido.
Durò qualche minuto, giusto il tempo di un battito d'ali di
farfalla o di una corsa di un bambino dietro ad un pallone.
Il rumore di un forte schiocco segnò la fine di quel
contatto.
Arthur guardò Alfred, sostenendo il suo sguardo, anche se
avrebbe voluto picchiarlo forte.
"Potevi almeno avvisarmi che avevi intenzione di baciarmi!"
"E tu potevi almeno avvisarmi che avevi intenzione di farmi andare in
tilt!"
Arthur si stava perdendo qualcosa.
"Come prego?"
Alfred gli si avvicinò, abbracciandolo di nuovo e facendo
cadere i fogli per terra, appoggiando il mento sulla spalla di Arthur.
Ah, giusto, tutto era iniziato per quei fogli, custodi delle loro
poesie.
"Era da tanto che volevo farlo.."
"...Cosa?"
Perchè ad Arthur batteva così forte il cuore?
"Baciarti."
Diamine, perchè quel ragazzo esprimeva tutto ciò
che pensava senza alcun imbarazzo?
"Starai scherzando..?"
Alfred lo prese per le spalle, sciogliendo l'abbraccio quel tanto che
bastava per guardarlo negli occhi.
"E perchè dovrei? Tu mi piaci, da tanto ormai, ed avevo
voglia di baciarti. Ora l'ho fatto e sono felice." concluse il tutto
con un sorriso e con un'altro bacio a fior di labbra, che
lasciò Arthur sgomentato.
Arthur lo scansò irritato (o forse perchè provava
un altro tipo di sentimento?) iniziando a camminare a passo spedito
verso la spiaggia, parlando ad alta voce.
"Ma tu sei proprio scemo! Prima fai delle strane proposte, poi ci metti
una vita per mantenerle ed infine mi baci come se fosse una cosa
normalissima! Sei completamente scemo, non ci sono dubbi!"
"E tu sei strano, perchè vuoi fingere che la cosa ti dia
fastidio! Anche se sai che in realtà ti piaccio!"
"Pallone gonfiato! Io non ho mai..aaarg!" Arthur avanzò il
passo, lasciando in dietro Alfred, confuso ma divertito da quella
situazione.
"Ehi, aspetta! Almeno parliamone da vicino! Non correre che mi fai
venire il fiatone!"
Da quando in quà il tipo era così veloce?
"Chi è adesso la lumaca? Corri, corri, che magari facciamo
un'altra scommessa e questa volta ci guadagno qualcosa io!" rise
Arthur, stranamente soddisfatto.
"Sei terribile Arthur!"
E mentre camminava, Arthur sorrideva, incitando l'amico (?) a stargli
dietro mentre raggiungevano la spiaggia.
Scommessa o meno, lui aveva baciato Alfred e questo non poteva essere
che l'inizio di una strana ma piacevole strada verso quel sentimento
che tutti osano chiamare amore.
*Angolo autrice*
Buon pomereggio!^^
Spero che questo inizio vi sia piaciuto! :)
Ecco svelata la prima coppia! Come potevo non dedicare almeno un
capitolo alla Usuk?!*.*
Come sempre, spero vogliate esprimermi il vostro parere, bello o brutto
che sia! v.v
Che sono cinque minuti della vostra vita in confronto
all'eternità?XD
Vi aspetto nel prossimo capitolo, dedicato ad un'altra fantastica
coppia di Hetalia!*.*
Per ora, vi lascio e vi mando un grosso bacio!v.v
Vi abbraccio
_Valchiria_
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