Caro Diario
Note: nella storia sarà presente una sottospecie di Chibitalia; un piccolo Feliciano al femminile.
Se le
pagine del diario contengono errori di scrittura, paiono infantili, non
me ne volete male e sappiate che è voluto- la bambina in
questione ha all'incirca dieci anni e l'ho ribattezzata Alice,
semplicemente perchè si tratta del nome ufficiale del genderbend
di Italia del Nord.
Non
saranno precisati i vari eventi storici, appunto perchè il tutto
è visto attraverso poche pagine di diario di una bambina- ed
infine, non sono appunto quelli su cui è incentrata la Fic.
-Caro Diario-
14 settembre 1942
Caro Diario,
L'altro ieri,
sono venuti a casa nostra due soldati, in divisa (era tutta nera e
lunga. Avevano anche delle fascette e medaglie!), cercavano il nonno.
Sono stati inaspettatamente gentili, pare che uno di questi conosca i Vargas da un po'- era italiano, infatti.
L'altro invece, era tedesco. Capivo poco di quello che diceva, il suo accento era così buffo.
Non ci ho
parlato assieme, perchè mio fratello mi ripete sempre di non
farlo, dice che è pericoloso, ma non ho potuto fare a meno di
rimanere lì a guardarlo, mi incuriosiva tanto.
Rimaneva
fermo ed immobile, pareva una statua; avrei voluto toccarlo solo per
vedere se era freddo come quella che sta in piazza. E anche se era
molto bello (uguale al principe azzurro che c'è disegnato sul
mio libro, pensa) so che non bisogna giudicare una persona dal proprio
aspetto. Me lo dicono sempre.
Solo che poi mi ha notato, e ho visto i suoi occhi. Sono azzurrissimi! Non sembravano nemmeno veri!
La prossima volta che dipingerò un cielo, cercherò di imitare quel colore, se ci riesco.
Chissà se lo rivedrò.
Ora vado!
Alla prossima, Alice.
Ps. E' tornato a casa il Ciro, il nostro gatto. E' pieno di graffi, ma sono contenta di averlo di nuovo in giro per casa.
Pps. Il soldato non mi ha salutato. Peccato, io l'ho fatto.
Ciro si stava stirando pigro sul letto, graffiava le coperte
rotolandosi successivamente nelle lenzuola- dava il via ad un circolo
vizioso forse macchinato dall'arguta testolina pelosa, che muoveva le
piccole orecchie come per scacciare un qualcosa, aggrovigliando la coda
e le zampine bianche sul lenzuolo sgualcito come per attirare un poco
d'attenzione.
Alice era quindi costretta ad
allontanarsi dal tavolino consunto, fabbricato da un legno già
di per sè tarlato e graffiato dalle intemperie, solo per
affondare le proprie mani nella pelliccia soffice del suo gatto ancora
mezzo intontito dal sonno; mossa da una volontà evidentemente
non sua, ma dalla semplice voglia che le pungeva lo stomaco, la portava
ad adorare la piccola palla di pelo.
La piccola italiana snocciolava
il suo tempo fra la povera scuola, che lei aveva trovato molto utile
sino a che non avevano iniziato a mescolare i numeri con l'alfabeto; ed
il cercare di consolarsi da quella cava di macerie e detriti di
umanità in cui si trovava, e che piccola com'era ancora doveva
riuscire ad aprire gli occhi sui pregiudizi e la sporca
malvagità.
Si
chiamava Alice; nella sua mente portava la scoperta, nelle mani il poco
aiuto che poteva dare, e nel cuore l'oppressione dei giusti.
18 settembre 1942
Caro Diario,
Non ci crederai mai, ma l'ho rivisto.
Sempre a casa
mia, con il soldato che ho imparato a riconoscere come Marco. Credo che
cerchino qualcosa, c'entra sicuramente mio fratello. Si comportano
sempre in modo distinto (ho imparato questa parola oggi, a scuola, mi
pare il caso di scriverla subito), non ho sentito nemmeno una volta un
grido o delle scortesie da parte loro.
A volte dicono cose che non capisco, ma ho paura di fare domande al riguardo.
Sono rimasti
qui più del solito, hanno persino conversato di un qualcosa che
piaceva pure a me, la pittura. Pare che al Principe piaccia
molto.
L'ho
osservato meglio, è un ragazzo giovane, ma molto alto. Dato che
si è tolto il cappello della divisa, ho pure visto i capelli; li
ha biondissimi e corti, si abbinano agli occhi.
Lo vorrei vedere con addosso del blu, non del nero.
Poi il nonno,
ha detto che a me piace molto, dipingere. Si sono voltati tutti a
guardarmi (ero in salotto, mi chiedo perchè non mi sia nascosta
in camera), che vergogna! Però mi hanno fatto molto piacere i
complimenti che mi sono stati rivolti.
Il tedesco,
invece, non ha detto nulla, ma aveva un'espressione molto più
rilassata. Credo anche che mi abbia sorriso, ma non ne sono sicura.
Mentre dopo che sono andati via, ho chiesto al nonno come si chiamasse. Ludwig, è il suo nome.
Molto tedesco, devo dire.
Almeno adesso non devo chiamarlo solo "Principe".
Non sono molto brava in matematica, chiederò a Romano di aiutarmi a fare i compiti, non riesco da sola.
Spero mi dica di si, è molto nervoso in questo periodo.
Non ascoltava, Alice, gli echi
che provenivano dai muri conosciuti e sicuri; non le andava di prestare
ascolto ai ringhi lasciati sospesi a mezz'aria, evitava di andare
troppo d'accordo con i commenti rilasciati dalla rabbia delle persone-
nè quando zampettava libera per strada, si fermava a salutare le
amiche anche se le era stato detto di non perder tempo fuori di casa,
nè nell'abitazione stessa, dove mancavano troppe persone, e
certo la tristezza non avrebbe saputo colmare la loro presenza;
riempiva invece di pastrame il vuoto, abbruttendo il tutto ancora di
più.
Grazie al cielo, lo scricciolo
dai capelli rossicci aveva sempre qualcosa su cui concentrarsi- come
una tela appestata di vecchio, dove si tentava da un po' di emulare il
perfetto azzurro dei cieli.
20 settembre 1942
Caro Diario,
Oggi, mentre
tornavo a casa di scuola con i miei compagni, si è unita a noi
anche una nuova arrivata, francese. Si chiama Françine.
Non mi
è mai piaciuta troppo come persona, ha sempre da ridire su
ciò che fanno gli altri- mi dà fastidio! Solo che non
potevo lasciarla da sola, e ho preferito non dire nulla e camminare
anche insieme a lei.
Stavo
raccontando a due mie amiche che avevo conosciuto un soldato preciso
preciso al bel principe azzurro che c'è disegnato sul nostro
libro preferito, e che ho comunque prestato un poco a tutti (possiamo
dire, che era conosciuto).
All'improvviso Françine mi interrompe, e comincia a dire agli altri che sono una bugiarda.
Mi sono
sentita male, arrabbiata. Nemmeno quando le dicevo "Smettila!", lei mi
ascoltava. Sono passati così circa 5 minuti buoni, ma a me sono
parsi un'eternità.
Eppure,
quando già cominciavo a vedere casa mia sul fondo del vialetto,
riesco anche a scorgere una persona davanti al cancello, tutta vestita
di nero. Indovina chi era?...
Ludwig!
Non credevo
ai miei occhi, era proprio capitato a fagiolo! E si è pure
voltato verso di me, rivolgendomi un saluto- come quello che fanno i
militari, con la mano destra sulla fronte.
Dovevi vedere
la faccia di Françine! Credo di aver ricevuto il mio regalo di
Natale in anticipo. Dopo ho persino rivolto parola a Ludwig, per
ringraziarlo.
Ma ovviamente lui non poteva sapere perchè lo stavo facendo.
Mi ha anche
insegnato a fare il suo stesso saluto, ma non di sua sponte: ho provato
a fare come lui, sbagliando- quando mi ha corretto, ho imparato.
Sono felice.
Cominciava a starle simpatico, il
simil regnante travestito da militare- le piacevano tutte quelle
caratteristiche che aveva iniziato a cogliere nella sua persona; la
proverbiale riservatezza tedesca, si stava scontrando contro ad
un'avversaria di pari forze: la pedante curiosità di un
mostriciattolo tricolore, due grandi occhioni caldi e dorati, le
sentinelle più sveglie di tutta Europa.
L'intromissione non voluta di
Ludwig, per Alice, rappresentava la perfetta pedina da inserire nelle
caselle vuote della sua quotidianità; un bel passantempo, non
scontato e soprattutto piacevole. Ora poteva fare finta di avere un
amico, frizzare ogni volta che lo vedeva fermo sul cancello- ed il suo
cuore sfrigolava impietoso, contento della novità, entusiasta di
aver trovato un pensiero così presente, da poter dimenticare
tutto ciò che arrecava dispiacere.
Come i conoscenti che piano piano
venivano meno, lì in un paesino dove infine v'era un unico
cervello per tutto e per tutti, e dei semplici pezzi mancanti o errati
collegamenti potevano causare un malfunzionamento molto più
tragico e sentito del dovuto.
Quella copertina grigia e laccata
di bianco e nero, iniziava a prendere nuova forma e colori- ed ecco tre
nuovi tubicini lucidi di tempre fresche e nuove, che quasi fremevano,
per poter prendere vita su qualsiasi parete pronta ad accoglierle;
Alice riuscì con poco ad immaginare le pennellate bionde, tinte
e scomposte a formare un'immenso campo di grano, vide lo strumento
tracciare con sicurezza le righe del cielo (una sfumatura unica, di
rara complessità), per poi attingere ad una smilza
quantità di nero, che vedeva buono solo per lasciare la firma
dell'autore.
Ora la piccola Vargas non aveva
più timore di pigolare nuove domande e richieste al soldato;
ogni suo gesto iniziava a suonarle come amico, e la voce fine e
frizzante no, non si poteva certo fermare! Che desse un pizzico di
colore, agli stanchi volti dei militari, che facesse fiorire sul volto
privo di pietà un primo sorriso sincero- che, insomma, iniziasse
a compiere miracoli anche in mezzo alla cenere.
31 settembre 1942
Caro Diario,
Ne sono sicura: ora io e Ludwig ora siamo amici.
Non me l'ha
detto, ma sto iniziando ad intuirlo; adesso parliamo molto più
di prima, e lui mi saluta sempre. Ha detto che gli piace molto un mio
disegno, l'ultima volta che è venuto qui; mi sono sentita
davvero onorata, credo di essere pure arrossita mentre cercavo di
prendergli la mano, per stringerla (alla fine non ce l'ho fatta,
è troppo alto).
A volte mi
faccio aiutare con i compiti da lui, è anche molto intelligente.
Ho persino iniziato a raccontagli dei miei compagni e del fatto che lui
somigliasse ad un principe; ma credo di averlo messo in soggezione,
perchè mi ha semplicemente dato un suo parere, sorridendomi
confuso.
Ludwig
è davvero bello, lo penso più volte, e persino le mie
amiche possono confermarlo. Ovviamente, non posso chiedere l'opinione
al nonno, o a Romano. Credo che non stia molto simpatico al mio
fratellone, e non capisco perchè.
Ciro invece apprezza molto la sua compagnia.
3 ottobre 1942
Caro Diario,
Oggi
c'è stata una specie di riunione di tutti i miei parenti e amici
di vecchia data, abbiamo fatto un pranzo ed una cena infiniti, non
avevamo molto da mangiare ma sono stata bene comunque.
Ho scoperto,
che Ludwig veniva spesso a casa nostra per portare a mio nonno delle
notizie di un suo caro, vecchio amico - Probabilmente non è
l'unico motivo, ma mi accontento di questo- difatti è venuto a
casa nostra un uomo abbastanza anziano, ed un ragazzo giovane, ma con
dei capelli bianchi.
E' fratello
di Ludwig, ma non gli somiglia per niente. Mi sembra pure simpatico,
non è brutto neppure lui, ha sempre la voce alta e ride spesso-
ma preferisco il mio principe, in ogni caso.
A tavola,
mentre mangiavamo, ho notato che Ludwig non è molto bravo ad
arrotolare la pasta con la forchetta. La cosa mi ha fatto ridere, avrei
voluto insegnargli io come mangiarla bene, almeno avrei potuto
ripagarlo per le sue lezioni di matematica.
Mi sono
comunque divertita molto, c'erano dei cuginetti della mia età,
non mi sono sentita sola. Gilbert (così si chiamava il fratello
di Ludwig) insisteva per farmi assaggiare un goccio di birra. Tutt'ora
non so che sapore abbia, perchè mio fratello gliele ha cantate
su per questa proposta- in cambio, poi l'ho obbligato a ballare con me.
Eppure la bevono tutti , deve essere buona. Ludwig ne beve tantissima, non me lo sarei aspettata.
Vuol dire che gliela preparerò io, se gli piace tanto.
Invece, ho
dovuto aspettare fino a tardi per scoprire che era ANCHE il compleanno
di Ludwig! Ma che figura mi fa fare? Poteva anche dirmelo prima, gli
avrei preparato un regalo, un pensiero! Così gli ho fatto gli
auguri, dandogli pure un bacio sulla guancia.
Decisi, infine, di regalargli il quadro che avevo fatto, e che a lui piaceva.
Non mi pareva male.
Auguri principe azzurro!
E' a volte costretta, la mente
degli innocenti, a dover salire un poco più in alto,
risvegliarsi in un luogo estraneo dove le sorprese abbondano per
l'inaspettato e crudele- un'improvvisa presa di coscienza, la
consapevolezza che l'unico spiraglio di luce in una buia foresta,
oramai sta per richiudersi di nuovo, lasciando le grandi radici a
sbarrare la strada senza avere l'opportunità per vederle.
Forse sono proprio i ricordi di
quando ancora filtrava un poco di sole, nella fronda della tristezza, a
collocare il pericolo e gli ostacoli- delle scene sfumate ed
indistinte, dove ogni dettaglio appare e traspare nella melma verde, da
tenere bene a mente e non dimenticare.
Il segreto per vedere bene, anche
se semplice, è far nostro ogni più bel momento
così da creare una torcia senza luce, che ha come interruttore
la mente ed il cuore.
Alice aveva bisogno di quel
piccolo grande raggio, per fare qualche passo più avanti, prima
di iniziare a volare veramente- forse in un cielo un poco appestato
dalla fuliggine, ma ancora ampio e da scoprire.
Era il destino l'indicato a dover
dare una piccola spinta alla sua vita, giusto per insegnarle per cosa
valeva sperare, e quanto sia disperata e potente quet'ultima
esperienza: la Signora speranza, non lascia mai in solitudine, nemmeno
quando si è già consci di cadere verso il basso,
finchè non si è già caduti da un pezzo. E questa
docile, fedele compagna, seguirà lei stessa un invisibile filo,
che potrerà l'uomo ad aggrapparsi ad obiettivi sempre diversi,
ma per i quali vale la pena lottare.
2 Novembre 1942
Caro Diario,
E' molto che non scrivo.
Credo che le cose stiano iniziando a cambiare.
25 Novembre 1942
Caro Diario,
Un mese fa ho detto Addio a Ludwig.
Avevo
già capito da un pezzo che stava partendo, a casa mia lo vedevo
sempre meno- forse avrei potuto capirlo prima, così sarei stata
di più con lui, avrei fatto come potevo.
Mi ricordo
molto bene l'ultima volta che l'ho visto (so che è l'ultima,
perchè me l'ha detto guardandomi, ed ho afferrato al volo
ciò che voleva dirmi. Non mi sono lamentata, non ho fatto
domande. L'ho ascoltato con calma finchè ho potuto).
Era passato
davanti a casa, con una divisa diversa addosso. Quando l'ho vista, per
qualche motivo, il mio cuore si è incrinato un poco.
Ho capito che
partiva per la guerra, perchè portava il fucile al braccio, ed
io non ne avevo paura solamente perchè l'aveva in mano lui. Gli
occhi avevano iniziato a pizzicarmi, ma ho fatto finta di nulla.
Poi ha fatto qualcosa che mi ricorderò sempre tanto bene. Devo ancora capire meglio, quel che ha fatto.
Appena ci siamo visti, si è avvicinato a me, chinandosi.
Era buffo,
averlo alla mia stessa altezza, anche se era tutto curvo. Ha afferrato
le mie mani, unendole, portandosele alla bocca.
"Attenta", mi ha detto.
E poi è scivolato via, sul vialetto, portantosi via davvero tante cose.
Non importa, se starà via per tanto.
Oggi,
comunque, non l'ho visto. Io lo aspetterò- devo farlo, anche
perchè appena tornerà, io lo sposerò.
Si chiamava Alice;
nella sua mente portava la scoperta, nelle mani il poco aiuto che
poteva dare, e nel cuore il suo principe faceva miracoli.
Blacket's Time:
Non so bene, come mi è venuta in mente questa storia.
Forse pensando all'amore puramente
platonico (perchè di questo si parla), di un infantile cotta che
forse tutti abbiamo avuto verso qualcuno di esistente, o meno. L'ultima
scena, se notate, è ispirata ad una bellissima Fan Art, che
personalmente io adoro; non conosco l'autrice, e non vorrei inserire
una sua creazione senza darle il giusto merito- sono comunque sicura,
che possiate ricordarla.
Ci sono però tanti messaggi,
nascosti dentro- forse un poco infantili, o stupidi, o magari
allucinanti - mi sono appena liberata da un importante impegno
scolastico, è come se avessi partorito.
Non ho molto altro da aggiungere.
Ecco; ringrazio davvero tanto tutte
quelle persone che leggeranno fino a qui, che mi seguono e mi
incoraggiano; grazie di cuore a te, lettore, che non rendi vano il
tempo passato a scrivere.
Un immenso grazie anche a chi
inserirà la storia fra le preferite, seguite, ricordate; e
magari persino chi recensirà- ci sarà davvero qualcuno?
Non mi dispiacerebbe ricevere un vostro parere :)
Grazie infinite di nuovo,
Bavosi baci, Blacket.
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