Piccola parentesi prima di iniziare: tutto ciò che è scritto di seguito è un puro spunto fantasioso, tranne per alcune parti.
Il tetto era umido, e la pioggia insistente che, pochi
momenti prima l'aveva sorpresa a guardare il tamonto, si era tramutata in una
leggera nebbiolina di fili d'argento, che le imperlava i capelli color
sangue.
i suoi occhi freddi rimasero puntati sul parchettino buio, con gli alti
alberi a proteggerla da sguardi indiscreti, accanto alla vecchia scuola
materna, che le offriva una magnifica visuale dall'alto del tetto.
Amava quelle serate... forse perchè amava i tramonti o semplicemente per un
momento di solitudine?
No, non era la solitudine che le piaceva, anzi l'aborriva in ogni
fibra della sua anima... ma allora perchè continuava a rimanere ferma su
quel tetto freddo, senza nessuna compagnia, e soprattutto bagnata come un
pulcino?
Semplicemente perchè ella per gli altri era una 'cosa strana'... non la
consideravano come persona bensì come una COSA!!!
La credevano un mostro! E quando la gente, soprattutto suoi coetanei, la
vedevano passare per le strade della cittadina, si mettevano a sibilare tra
loro, come un cesto di aspidi.
Poteva setire i loro commenti, nonostante il tono basso con cui li
pronunciavano... facevano riferimenti alla sua pelle bianca, dalle incunsuete
sfumature violette, ai lunghissimi capelli, che le sfioravano i lombi, di una
tonalità color sangue e soprattutto al continuo abbigliamento nero.
I ragazzi si divertivano a chiamarla con un paio di nomignoli stupidi:
Becchino o La Nera.
Ma a lei non dispiacevano...
Eppure anche i suoi amici la trovavano particolare... infatti non amava
uscire in discoteca, o rimanere in pub rumorosi fino a sera tarda, bensì si
dilettava a fare lunghe passeggiate per i campi fuori città o stare
spaparanzata sul letto a leggere libri su libri.
Avevano provato varie volte a convincerla ad uscire con loro, ma ella non si
era mai fatta viva, spegnendo il cellulare e sviando ogni chiamata a
casa.
Ed anche tra i suoi amici girava un soprannome molto particolare: Wolf, la
chiamavano. L'avevano soprannominata così, perchè i suoi occhi erano freddi e
imperscrutabili, non ch'è parte dei suoi lineamenti facevano ricordare al
muso di un lupo.
Sospirò impercettibilmente e abbassò la testa affinchè le lunghe ciocche
bagnate, che erano i suoi capelli, le colarono davanti agli occhi.
Ma ella tirò, quasi subito, su il viso. Il suo sguardo si indurì maggiormente
e i suoi muscoli erano tesi, in allerta: aveva percepito qualcosa... un
cambiamento nell'aria!
Ed infatti, dal bordo tetto, si issò a fatica un ragazzo dai capelli
biondi e la pelle dorata.
"Ciao!" le disse "Non credevo fossi qui... posso sedermi?"
Ella ringhiò in modo molto animalesco, ma il biondo si sedette comunque; egli
era stato uno dei vecchi flirt estivi... un poeta, con uno stile da
metallaro negli abiti, se ricordava bene,. e l'aveva conosciuto nello
stesso parco, a pochi passi da loro....
"Che cosa vuoi?" sibilò la rossa senza voltarsi. Lo conosceva bene e anche
l'odore della sua pelle... un misto di odori di sottobosco delle colline
toscane.
"Ero venuto per vedere te!"
"Bugiardo!" il suo urlo squarciò le tenebre, e sembrò che la terra stessa
avesse tremato "se solo pochi giorni fa ti ho visto sbavare dietro a quella
sgualdrina di una mia ex compagna... Un avvertimento, mio caro! Se entro venti
secondo non sei sceso da questo tetto, ti spingo giù io."
Il ragazzo si alzo velocemente, e altrettanto celermente era sceso... molti
conoscevano la sua animalesca rabbia, ma pochi avevano sperimentato, quella
furia, sulla propria pelle.
Una lacrima scese sulla guancia della ragazza, e, in quel preciso momento, le
nuvole si aprirono lasciando uscire la luna piena; la giovane si alzò in piedi e
si mise a cantare con tutta la voce che aveva in corpo, mentre calde lacrime le
rigavano il viso.
Poco lontano un gruppetto di ragazzi, appena usciti da una festa, si
fermarono ad ascoltare e uno bisbigliò:
"Ascoltate bene, amici miei! questo è il raro canto di Black Wolf..."
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