Mezzanotte
per Amare
Quando Anna si metteva ai fornelli con
così tanto impegno voleva dire che nell'aria c'era qualcosa
di speciale. Di solito lo faceva quando voleva fare una sorpresa a
qualcuno e la maggior parte delle volte quel qualcuno era Luca. Quella
sera non era proprio una sorpresa ma più che altro un gesto
carino per fargli capire che era tutto a posto, un modo come un altro
per passare un po' di tempo insieme come avevano fatto mille e mille
volte prima di allora, prima di quella sera che aveva cambiato le cose,
prima di quel discorso che li aveva bloccati in una dimensione dove il
tempo scorreva incerto. Quella sera però aveva deciso che
quel tempo sarebbe trascorso come voleva lei: voleva una serata senza
pensieri con Luca? Bene, l'avrebbe avuta! Si impose di ricacciare tutti
quei pensieri nel più lontano angolino del suo cervello e si
concentrò con tutta sé stessa sulla cena che
stava preparando. Aveva svuotato una busta di verdure surgelate in una
padella e ora le rigirava di tanto in tanto, ma aveva un'aria poco
convinta. Ad essere onesti, le trovava un pochino tristi per quanto i
surgelati fossero i migliori amici suoi e di Luca.
“Mmm,
forse se ci aggiungessi qualcosa...” borbottò tra
sé e sé mentre apriva il frigo cercando cosa
aggiungere per dare un tocco personale. Alla fine optò per
del semplice sedano fresco che era sicura avrebbe dato al tutto un
sapore più dolce e delicato. Anna ridacchiò di
sé e di quei pensieri da grande cuoca mentre tagliuzzava a
pezzi un gambo della verdura e l'aggiungeva alle altre in padella. Un
paio di mescolate col cucchiaio di legno e poi si arrischiò
ad assaggiare. “Mmm, troppo dolce...”
valutò guardandosi attorno alla ricerca del barattolo del
sale per aggiustare di sapore il tutto. “Sì,
così secondo me va meglio!” esclamò
soddisfatta mentre salava le verdure e dal fondo del corridoio sentiva
la serratura scattare.
“Ciao!”
urlò Anna mentre Luca lasciava che la porta gli si chiudesse
alla spalle. Stava per raggiungerla in cucina quando il cellulare prese
a squillargli in tasca. Con ancora il mazzo delle chiavi in una mano,
frugò nella giacca fino a trovare il telefono e rispose
senza nemmeno guardare il display. “Pronto!? Oh Gianluca...
che hai fatto!? ...sì, io sto bene... tu che hai
fatto!?” chiese evidentemente preoccupato dal tono
dell'amico. Anna, che aspettava da un momento all'altro di vederselo
arrivare in cucina, si avvicinò alla porta giusto in tempo
per vederlo scribacchiare qualcosa su un post-it, appoggiato al
tavolinetto del salotto. E mentre Luca metteva giù la
chiamata, lei sgattaiolò di nuovo ai fornelli, fingendo di
essere impegnatissima a tagliuzzare delle verdure.
“L'appostamento
su Franchi?” esordì lui quando finalmente si
affacciò nel cucinino, “Ah mi sono fatta dare il
cambio da Elena! Senti, ma tu... hai programmi per stasera?”
si fece avanti lei facendo finta che fosse una domanda del tutto
disinteressata. “No, ma io mi cambio al volo ed esco... non
me di' che hai cucinato anche per me...” chiese lui di
rimando notando la padella sul gas, “No, va beh, non ti
preoccupare...” fece lei avanzando di qualche passo nella sua
direzione, “Ah, perché mi ha chiamato un mio
vecchio amico: è stato mollato dal ragazzo e non mi va di
lasciarlo da solo...” spiegò lui con disarmante
tranquillità. “E com'è!?
Carino!?” fu la domanda che istintivamente le salì
a fior di labbra, “Anna, lo conosco da dieci
anni...” sorrise lui, sicuramente non capendo fino in fondo
cosa nascondeva quell'interrogativo. Le gelosie di Anna, tutte le
insicurezze che ad un tratto avevano messo in discussione anche
ciò che Luca era sempre stato per lei. Si obbligò
a mostrarsi tranquilla e cercò di sfoderare il suo migliore
sorriso. “Vai allora, divertiti!” si
sforzò di suonare convincente prima che lui esclamasse un
leggero “Grazie!” e si riavviasse per il corridoio
verso camera sua. Lei invece si portò di nuovo davanti ai
fornelli con qualcosa del tutto simile alla gelosia che le chiudeva lo
stomaco. La serata che aveva immaginato si era appena sgretolata di
fronte ai suoi occhi e, come se non bastasse, doveva sopportare l'idea
che lui uscisse con uno che non era detto fosse davvero solo un amico.
Sconsolata da quei pensieri Anna spense il gas e sfogò la
sua frustrazione addentando un gambo di sedano mentre da un angolino
lontano della sua mente si affacciava l'ipotesi, malata, di poter
seguire Luca e vedere così con i propri occhi cosa sarebbe
stato di quella serata.
***
Aveva fatto in
fretta a cambiarsi Luca, aveva scelto un jeans scuro e una semplice
maglietta nera a maniche corte. Aveva ancora il giubbotto di pelle tra
le mani quando si affacciò in cucina per salutare Anna.
Immaginava di trovarla ancora affaccendata ai fornelli e invece il
fuoco sotto la padella era spento e lei stava strofinando con foga,
forse con un po' troppa foga, il piano del lavello. Cos'era cambiato in
appena dieci minuti e dove era finita la Anna che si muoveva iperattiva
e raggiante tra cucchiai di legno e padelle? Cos'era successo?
“Io...
io... allora vado!” le disse, una nota di incertezza nella
voce, mentre l'immagine di lei che poco prima annuiva ripetutamente
alle sue parole mordicchiandosi le labbra, gli metteva addosso una
strana sensazione. Provò a scacciarla ma quando
già aveva la mano sulla maniglia la riconobbe, uguale a
quella di quando era fuggito dal letto, lo stesso disagio misto a senso
di colpa. E se per certi versi era ridicolo che la cosa suonasse
così familiare a quella notte da cui era scappato, per altri
gli sembrò assolutamente normale. In fondo, anche in quel
momento se ne stava andando lasciandola sola e sentiva che anche Anna
viveva la cosa dalla stessa prospettiva, se non da una peggiore,
soprattutto ora che ripensava a quella domandina su Gianluca, a quel
Com'è? Carino? e vi riconosceva una gelosia a cui prima non
aveva fatto caso. Sbuffò: l'ultima cosa di cui aveva voglia
era litigare di nuovo con lei o, peggio, ritrovarsi il giorno dopo a
non parlarsi nemmeno: aveva già dato e la cosa non gli era
piaciuta per niente. Per un attimo fu tentato di dare buca a Gianluca e
restare a casa con lei, così da farle capire anche se
indirettamente che quel vecchio amico non era un pericolo nella
dimensione che stavano cercando per loro e i loro sentimenti. Forse
però così avrebbe rischiato di farle credere
veramente che in realtà avessero in programma più
di una birra e non era così... Sbuffò di nuovo
picchiando la fronte contro lo stipite della porta: odiava tutte le
paranoie in cui si perdeva in quel periodo perché lo
lasciavano invischiato in un'immobilità che lo paralizzava,
con l'unico risultato di fargli sbagliare tutto con lei. Ma, almeno
quella sera, voleva fare la cosa giusta. Tornò indietro sui
suoi passi e si riaffacciò in cucina, rigirandosi le chiavi
tra le mani.
“Quanto
ci metti a cambiarti?” le domandò curioso e lei lo
guardò quasi come non avesse capito. “Allora!? Ti
bastano cinque minuti per mettere qualcosa di più
presentabile di quella tuta?” insistette accennando con la
testa ai pantaloni slargati che aveva indosso.
“Perché devo cambiarmi?” chiese lei di
rimando passandosi le mani umide sulle gambe, “Oh signore, di
solito sono io quello lento di comprendonio!”
ridacchiò leggero. “Dai Annina, mettiti un paio di
jeans che si esce!” la incoraggiò sbattendo le
mani. Lei però sembrava ancora indecisa, come se non fosse
sicura di quello che realmente lui le stava chiedendo “Ma non
dovevi vedere quel tuo amico?”, “Sì, e
infatti se non ti muovi faremo tardi... Dai, gli tiriamo un po' sul
morale e magari riusciamo anche a goderci un po' la serata io e te:
è tanto che non usciamo insieme!” le sorrise prima
di girarsi e imboccare di nuovo il breve tratto di corridoio per la
porta. “Ti aspetto in macchina, sbrigati!” le
urlò precedendola fuori di casa e perdendosi così
il largo sorriso con cui Anna lanciò la spugnetta nel
lavandino prima di correre in camera, euforica come una quindicenne
alla sua prima uscita.
***
“Scendi,
avanti! Vieni fuori da lì!” sbuffò Luca
ed era almeno la terza volta che pronunciava quella frase ma, almeno
per la terza volta, la risposta di Gianluca era stata il tentativo,
miseramente fallito, di infilare la chiave nel quadro dell'auto per
accendere il motore. “Ok, ho capito...”
borbottò allora scambiandosi un cenno di intesa con Anna per
poi afferrare il ragazzo per un braccio e tirarlo fuori di peso
dall'abitacolo. “Ehi... rimettimi nella mia
macchina!” protestò lui mantenendo a fatica quel
po' di equilibrio che la sbronza gli aveva lasciato, “Non se
ne parla nemmeno! Non puoi guidare così... dai, ti
riaccompagno io...” lo zittì Luca mentre, aiutato
da Anna, portava l'amico dall'altro lato della vettura e lo spingeva
con decisione a montare dal lato del passeggero. “Allora, io
vado avanti e tu ci segui con la nostra auto, va bene!?” si
rivolse poi ad Anna che già si era incamminata verso la loro
macchina annuendo sorridente e strappando così anche lui un
sorriso di rimando.
Tutto sommato
la serata per loro due era stata anche piacevole, compresi i deliri del
povero Gianluca che aveva monopolizzato la scena con un monologo che
lui stesso aveva definito dello sfigato appena mollato -
“Così fa anche rima!” aveva aggiunto
fiero. Certo, ora a vederlo letteralmente spalmato sul sedile, con la
testa all'indietro e gli occhi strizzati all'inverosimile, Luca doveva
ammettere che il suo vecchio amico non aveva più niente di
divertente. Mugolò qualcosa quando lui mise in moto e dopo
qualche secondo e un grande sforzo di volontà
riaprì gli occhi e, con sollievo, si accorse che il buio
della macchina e le luci aranciate dei lampioni gli davano molto meno
fastidio dei neon bianchi del locale.
“Grazie
Lu'!” esclamò con voce bassa, le parole che
rotolavano grossolane dalla bocca impastata dall'alcool, “E
de che...” lo liquidò mentre sbirciava di sfuggita
lo specchietto, a controllare forse che Anna gli stesse effettivamente
dietro e il gesto non passò inosservato all'amico che
atteggiò le labbra in un sorriso leggero. “Beh,
per cominciare potrei ringraziarti per essere venuto a sopportarmi
anche se saresti voluto essere da tutt'altra parte e con tutt'altra
gente...” esclamò indicando sfacciatamente lo
specchietto che Luca aveva fissato poco prima. “Ti ha dato
fastidio che l'abbia portata con me?” chiese lui di riflesso
cogliendo immediatamente il riferimento ad Anna, “No no,
anzi, così ho avuto una persona in più con cui
sfogarmi! Magari lei si sarebbe voluta evitare il mio spettacolo ma
ok...”, “Ma no, tranquillo, da poliziotti abbiamo
visto molto di peggio!” ridacchiò. Rise anche
Gianluca prima che una fitta alle tempie lo costringesse a strizzare di
nuovo gli occhi. “Che mal di testa oh...”,
“E ci credo, con tutto quello che hai bevuto è
già un miracolo che tu riesca a dire cose
sensate!” lo prese in giro Luca e l'amico si girò
a guardarlo interessato.
“Tu
mi nascondi qualcosa!” gli disse dal niente puntandogli un
dito contro.
Lui per tutta
risposta aggrottò la fronte in un'espressione dubbiosa.
“Cosa!?”, “Sì, hai la faccia
di uno che nasconde qualcosa!”, “Gianlu’,
tu sei più ubriaco di quanto temessi!”
giudicò alla fine Luca con un’esclamazione
preoccupata, “Io sarò anche ubriaco ma non sono
stupido, anzi! Se non sbaglio in questioni di amore me la sono sempre
cavata meglio di te… sì beh, a parte ora ma
sorvoliamo…” fece lui gesticolando, “Ma
tu sei fuori…” ridacchiò Luca mentre
imboccava una traversa laterale della strada principale.
“Senti, avrò anche la mente un po’
annebbiata dall’alcool ma so quello che ho visto
stasera!” rincarò lui con l'aria, adesso, di chi
la sapeva lunga. Luca inarcò un sopracciglio, curioso e
divertito. “E sentiamo, cosa avresti visto!? Oltre i
bicchieri che ti sei scolato, intendo...” lo
provocò scrutandolo con la coda dell'occhio. Gianluca si
passò le mani sul volto a nascondere il sorrisetto
malandrino e malizioso che avrebbe messo in sospetto l'amico e, quando
si sentì abbastanza sicuro di poter controllare l'euforia
che gli scorreva nelle vene, tornò a girarsi un po' verso
sinistra per guardarlo. “Ho visto tante cose, sai!? E
soprattutto ho visto certi sguardi.... Guarda avanti e non fare quella
faccia!” si interruppe quando Luca si voltò di
scatto a fissarlo.
“Mi
hai chiesto tu cosa ho visto e quindi ora ascolti, buono e in
silenzio!” lo minacciò Gianluca mentre tornava ad
appoggiarsi al sedile e lui riportava veloce e vagamente indispettito
l'attenzione alla strada. “Allora, dicevo...”
riprese con voce roca e resa spessa dall'aver bevuto troppo,
“ah sì, gli sguardi! Ecco, ho visto chiaramente il
modo in cui Anna ti ha guardato per tutta la sera: con gli occhi
languidi, lucidi... Gli stessi occhi che avevi tu ogni volta che la
guardavi... Oserei dire che erano sguardi da innamorati!”
spiegò con un sospiro teatrale ed enfatico, “Ok,
è ufficiale: la sbronza t'ha bruciato anche quel poco di
cervello che era ancora sano!” borbottò Luca a
denti stretti mentre istintivamente serrava la presa attorno al
volante. “Il mio cervello sta benissimo! E poi, non capisco
perché scatti così... Ti assicuro che ognuna
delle persone che era al locale stasera, ti direbbe di aver visto la
stessa cosa! Cioè, non so spiegarti bene, ma davvero il modo
in cui tu e Anna vi guardavate è qualcosa che si vede solo
tra innamorati... non è una cosa da amici... cioè
noi non ci siamo mai guardati così in dieci anni che ci
conosciamo...” esclamò con un tono così
buffo che tutto il disappunto di Luca per quella strana conversazione
si sciolse in una risata sincera.
“Ho
ragione, vero!? Sei innamorato di lei!?”.
La domanda
improvvisa e diretta di Gianluca arrivò con precisione
chirurgica nell'esatto momento in cui le risate si spensero ed ebbe il
potere di dipingere sul volto di Luca un'espressione che sembrava uno
strano miscuglio di più emozioni: dolcezza, timore, amore,
paura.
“Non
lo so... amarsi, essere amici... mi sembrano tutte cose così
piccole rispetto a quello che provo per lei...”,
“Ok, c'ho preso: sei cotto!” esclamò
l'amico dandogli una maldestra pacca su un braccio, “Non
è così semplice...” sbuffò
lui quasi sfiduciato, “Perché? Aspe', non dirmi
che è una di quelle paranoie legate al fatto che
è una donna... Andiamo Lu', non puoi farti 'sti problemi!
Abbiamo passato anni a lottare con noi e con chi ci stava vicino, per
poter amare chi volevamo... abbiamo perso le persone a cui
più volevamo bene per rivendicare la libertà di
vivere ciò che sentivamo davvero di essere... E lo so che
'ste battaglie ci sono costate tanto, che ti sono costate tanto, ma
cavolo, se ami lei te ne devi fregare. È una donna?
Embhè? Dov'è il problema? È amore,
solo e comunque amore, ed è questo che conta!”.
Le ultime
parole di Gianluca si confusero nel sospiro pesante di Luca, combattuto
come non mai tra la voglia di dare ragione all'amico e l'angoscia di
fare qualcosa che avrebbe potuto rovinare per sempre il suo rapporto
con Anna. “E se va male Gianlu'? Se provo ad amarla come lei
vorrebbe, se finisco per prometterle cose che non so se
riuscirò a mantenere, se poi scopriamo che non è
davvero quello che vogliamo? Perderemmo tutto, capisci!? E io non
voglio...” confessò e fu la prima volta che lo
ammetteva ad alta voce, “Ma almeno c'avreste provato... e
così, dopo, non avreste il rimpianto di non aver tentato...
E poi, secondo me, ti fai le domande sbagliate... cioè,
dovresti chiederti se la ami, se potresti sopportare di vederla con un
altro perché tu non ti muovi, se... come diceva quella
canzone!?” si chiese il ragazzo mentre si massaggiava le
tempie “Ah sì, 'Ma come farò senza
più amar ma come farò senza baciar ma come
farò a non farmi tentar'” prese
improvvisamente a canticchiare, ripescando da chissà quale
ricordo una vecchia canzone degli anni '50. “Ma tu stai
davvero male!” lo apostrofò Luca scuotendo la
testa, “Guarda che il Quartetto Cetra ha ragione: devi
chiederti se credi di essere capace di resisterle e di fare a meno del
tuo amore per lei... E questa è l'occasione giusta per
trovare una risposta: è quasi mezzanotte, in cielo
c'è la luna... vedi che la canzone è
perfetta!?” insistette lui con uno slancio euforico che
naufragò in una nuova fitta alle tempie. “Ok,
tutta la mia lucidità si esaurisce qui... credo che non
appena sarò a casa mi chiuderò in bagno a
vomitare anche l'anima!” sbuffò stanco
schiantandosi all'indietro contro il sedile e strappando a Luca un
sorrisino comprensivo nel bel mezzo di un turbinio di domande che si
rincorrevano frenetiche nella sua testa.
Cosa doveva
fare? Gianluca aveva ragione? Si stava davvero facendo problemi inutili?
Deglutì
a fatica mentre nello specchietto incrociava di nuovo l'immagine
dell'auto guidata da Anna e cominciava pericolosamente a pensare che
tutto il discorso di Gianluca, per quanto confusionario e da ubriaco,
non fosse poi tanto sbagliato. Forse quelle parole avevano
più di un fondo di verità e il senso di vuoto in
fondo allo stomaco quando si ritrovarono faccia a faccia davanti a casa
di Gianluca fu una specie di conferma.
Lei gli
sorrideva leggera, stretta nel suo soprabito grigio, con le mani
affondate nella tasche mentre si avvicinava allo sportello di Gianluca.
“Come
va?” gli chiese aprendo piano la portiera, “Mmm, a
parte il mal di testa pazzesco e lo stomaco sottosopra, direi
bene!” bofonchiò lentamente afferrando la mano che
lei gli stava porgendo per aiutarlo a scendere. “E
vabbè dai, ora te ne vai a letto e passa tutto... Dammi le
chiavi del portone, su!” fece Luca allungandogli la mano
aperta, “Sì...” mugolò
l'altro puntellato contro l'auto mentre prendeva a rovistare nelle
tasche dei jeans, in quelle del giubbotto e di nuovo in quelle dei
pantaloni. “Oh-oh!” esclamò con aria
colpevole alzando lo sguardo sui due ragazzi davanti, “Ehm,
non ce le ho le chiavi... credo di essere uscito senza
prenderle!”. Luca sbatté le mani sulle gambe in un
gesto di incredulità. “E ora!?” gli
domandò cercando di ignorare Anna che sommessamente gli
rideva accanto, “E ora!? Ma che ne so Lu'... voi siete
poliziotti: non avete quei cosi che aprono tutte le serrature del
mondo!?”, “Sì, ma ti pare che mi metto a
scassinare casa tua come fosse quella di un delinquente!?,
“Ma sì, che ti frega: ti autorizzo io! Va bene
tutto pur di potere andare a casa!” piagnucolò
ancora fermo accanto all'auto. “No ma lo senti?”
fece Luca sconvolto voltandosi verso Anna, “Eh ma cosa vuoi
fare? Lasciarlo qua fuori in queste condizioni? Gli apriamo casa e
amen!” fece lei ridacchiando divertita,
“Cioè, ti ci metti anche tu? E Poi, se anche fossi
d'accordo, mica ho il passepartout dietro...”, “Tu
no, ma io sì!” esclamò fiera Anna
sfilandosi la borsa dal braccio e guadagnandosi un'occhiata ad occhi
spalancati di Luca. “Beh, che hai da guardarmi
così!? Te l'hai mai detto nessuno che nelle borse delle
donne ci si trova di tutto!?” lo provocò ridendo
mentre, dondolando sui tacchi, si avviava al portone avvolta dal buio
in un alone di mistero.
***
“Integerrimi
poliziotti forzano serratura dell'abitazione di un privato
cittadino!” declamò Luca mentre lasciava che Anna
lo precedesse dentro casa loro. Lei rise ancora e praticamente non
aveva fatto altro durante il tragitto in macchina, anche per via delle
amichevoli prese in giro a Gianluca. “Dai, smettila!
Poverino, oggi non glien'è andata bene una...” lo
difese lei alla fine, rifilando a Luca una manata sul braccio,
“Beh no, bisogna ammetterlo... però con la storia
delle chiavi c'ha messo del suo...” insistette lui mentre
lanciava il giubbotto di pelle sul divano, per poi andare dritto in
cucina. Tirò fuori una bottiglia d'acqua dal frigo mentre
lei si sedeva di traverso sul bordo del tavolo.
“Luca!?”
lo chiamò appena, lo sguardo all'orlo del soprabito con cui
giocherellava, “Grazie per avermi chiesto di venire con te...
sì, insomma, so che non c'entravo niente in questa serata
e...” cominciò dando voce a quel senso di disagio
che sapeva avrebbe dovuto provare per essersi imbucata in una
situazione così personale come quella. Eppure lei si era
sentita tutt'altro che un terzo incomodo. Gianluca si era rivelato un
ragazzo simpatico e con un notevole senso dell'umorismo e aveva
approfittato della sua presenza per avere una platea più
ampia con cui sfogare la propria depressione. “Ma dai, ti
pare... Gianluca ha avuto una spalla in più su cui piangere
e io e te, in fondo, abbiamo passato una serata divertente e anche
adrenalinica: abbiamo anche scassinato una porta!”
ridacchiò Luca a bassa voce facendosi più vicino
a lei dopo averle poggiato accanto la bottiglia, sul tavolo. Rise anche
Anna mentre l'aria attorno a loro si riempiva di una sottile
elettricità, “Sì, il finale di serata
è stato un po' movimentato...” accordò
lei in un tono involontariamente più basso, “Mmm
già, è stata una serata
interessante...” bofonchiò Luca incerto mentre si
piegava un po' verso di lei, puntellandosi sul tavolo, con le mani
vicino ai suoi fianchi.
Il discorso
stava progressivamente perdendo di importanza come se la loro
attenzione stesse venendo calamitata da qualcosa di invisibile, ma
infinitamente più forte e importante. Ormai capitava sempre
più spesso che tra loro scattasse quel qualcosa che li
proiettava in quella dimensione vaga e indefinita. Era un qualcosa a
cui non sapevano dare un nome preciso, forse perché avevano
paura di farlo, e che Anna aveva provato a spiegare con il bisogno e la
voglia di stare insieme, un misto di attrazione mentale e fisica. Una
spiegazione che, adesso, con lui distante solo una manciata di
centimetri le pareva riduttiva e insufficiente. Insufficiente a
descrivere quello che ora sentiva spingerla verso Luca, verso il suo
corpo, verso le sue labbra. Era già successo che si
trovassero così vicini dopo quella famosa notte non vissuta
e il risultato era sempre stato lo stesso, era sempre stato
quell'avvicinarsi reciproco.
Anna
sospirò, un impercettibile sbuffo d'aria, mentre lo sguardo
di Luca si faceva più intenso e scuro. Uno sguardo che come
al solito le riempiva la testa di domande, perché il
discorso di Luca sulla confusione in cui la storia tra loro lo aveva
proiettato si scontrava con momenti come quello da cui lui non sembrava
minimamente avere voglia di fuggire. Anzi, se ne restava lì,
in attesa di quello che sarebbe potuto accadere, calmo e sereno e le
faceva pensare che in fondo una speranza per loro due ci fosse davvero.
Forse era davvero una questione di tempo, forse si trattava davvero di
aspettare che Luca fosse pronto a quella nuova dimensione del loro
legame e poi avrebbero potuto veramente concedersi una
possibilità. Ci credeva Anna e ci credeva sempre di
più mano a mano che il viso di Luca si avvicinava al suo e
il suo respiro prendeva a scaldarle la guancia e poi il collo. Le venne
automatico muoversi a cercare un contatto maggiore e quando le loro
fronti si sfiorarono sapeva benissimo che ciò che sarebbe
venuto sarebbe stato un bacio. Una parte di lei, memore delle
esperienze precedenti, però faticava a lasciarsi andare:
temeva che da un momento all'altro avrebbe squillato il telefono o
sarebbe apparsa Elena da chissà quale angolino della casa.
In fondo sarebbe stato normale, no!? Era già successo.
Succedeva sempre quando arrivavano a quel punto. Arrivava sempre
qualcosa ad interromperli e dopo era faticoso ripartire
perché si aggiungeva ogni volta una nuova piccola zavorra
nata dall'imbarazzo, che pesava e condizionava. Quella sera
però pareva essere diversa: nessun telefono suonava, nessuno
spuntava con pessimo tempismo alle loro spalle e Luca si faceva sempre
più vicino. Così vicino che ad Anna
bastò alzare di un niente la testa per trovare le sue labbra
sulle proprie. E mentre il bacio diventava più profondo e
intimo, per lei fu spontaneo allungarsi a stringerlo. Le sue mani
scivolarono leste sulla schiena di Luca nello stesso istante in cui lui
la tirò verso di sé facendole poggiare i piedi a
terra, con un piccolo schiocco dei tacchi che fu accompagnato dal
rumore della bottiglia d'acqua che si rovesciava sul tavolo e poi sul
pavimento. Anna e Luca risero staccandosi ma non degnarono nemmeno di
uno sguardo il disastro che sapevano aver combinato. Erano decisamente
interessati ad altro. E l'aria attorno a loro era incredibilmente
leggera, vuota di tutti quei se e quei ma che li avevano frenati fino
ad allora. O meglio, vuota di tutti quei se e quei ma che avevano
frenato Luca fino ad allora. Lui non sembrava mai essere stato
così a suo agio come in quel momento, con le mani che
risalivano piano lungo i fianchi di Anna.
Improvvisamente
tutto il discorso che Gianluca gli aveva fatto in macchina aveva
acquistato un senso, ognuna delle sue parole adesso sembrava quella
giusta al posto giusto e tutte quelle domande adesso apparivano come
verità svelate.
“Ma come farò senza
più amar... ma come farò senza baciar... ma come
farò a non farmi tentar...”
sussurrò Luca, la fronte a sfiorare quella di Anna e la
bocca ad un soffio dalla sua. Lei si allontanò un po',
spaesata, e lui sorrise con gli occhi accesi di felicità.
“È una vecchia canzone ma stasera sembra parlare
di me... sembrano le domande che mi faccio ogni volta che ti sono
accanto e finalmente sento di aver trovato una risposta...”
le spiegò in un mormorio roco, “E qual
è la risposta!?” pigolò lei timorosa,
spaventata all'idea di una risposta che li fermasse e allontanasse di
nuovo. Ma Luca spazzò via le sue ansie nella lunga carezza
che dai fianchi risalì lungo le braccia, le spalle e infine
le guance. E fu con il suo viso tra le mani che la loro storia
cambiò. “La risposta è che non posso
fare più finta di non amarti, non posso più stare
senza baciarti, non posso più resisterti... e non voglio.
Non voglio più fare a meno di te!”
confessò in una dolcissima quanto spontanea e inaspettata
dichiarazione d'amore. Anna boccheggiò stupita mentre il
cuore le accelerava in petto e Luca riprendeva a baciarla. Le orecchie
le ronzavano e faticava a realizzare quello che davvero stava accadendo
e le mani di Luca che si intrufolavano sotto il soprabito per
sfilarglielo non la aiutavano a ragionare. Rinunciò
completamente a darsi una spiegazione logica a quel momento che stava
cambiando tutto quando, lui, la attirò ancora di
più a sé infilando le mani sotto la maglietta. Il
suo tocco fu una scossa, un brivido lungo la schiena, uno scoppio di
calore a cui lei reagì obbedendo al suo istinto.
Artigliò i bordi della sua maglietta e la sollevò
obbligando Luca ad interrompere un ennesimo bacio per alzare le braccia
e lasciarsi spogliare. Anna sentiva la pelle di Luca scottare sotto le
proprie mani e i suoi muscoli guizzare sotto le dita e lei non si era
mai sentita così felice. Nessun bacio e nessuna stretta
erano mai stati così caldi e belli come quelli di Luca. E le
labbra di Luca erano scivolate lungo il collo lasciando al loro
passaggio una scia di schiocchi umidi, facendola sorridere per il
leggero solletico causato dalla barba e fu quel risolino imbarazzato ad
accompagnare la magliettina che volava a terra a raggiungere la sua.
“Ti
amo!” si lasciò scappare Anna prima che arrivasse
un altro bacio, prima che il gancetto del reggiseno si slacciasse e che
le mani calde e grandi di Luca lo accompagnassero giù, lungo
le braccia, e poi da qualche parte tra il tavolo e il pavimento. Anna
non riconosceva la foga di Luca ma la amava: la faceva sentire
finalmente desiderata e dio solo sapeva quanto lei volesse essere
desiderata da lui.
Il cuore le
batteva all'impazzata contro il petto nudo di Luca e poteva sentire
chiaramente il suo battere altrettanto pazzamente contro il proprio
seno, mentre gli serrava le braccia intorno al collo. A Luca
sembrò che quell'abbraccio li stesse fondendo in un'unica
cosa e improvvisamente sentì di volere di più.
Intrufolò a fatica una mano tra di loro a cercare il bottone
dei jeans di Anna e sorrise soddisfatto quando riuscì a
liberarlo dall'asola facendo scorrere la zip. Si staccò da
lei quel tanto che bastava per afferrarla per i due lembi del pantalone
sbottonato e cominciò a tirarsela dietro lungo il corridoio.
Anna si scoprì a guardarlo maliziosa mentre si lasciava
tirare da lui rubandogli un piccolo bacio ad ogni passo e, quando si
ritrovarono davanti alla camera di Luca, lei scalciò via dai
piedi i tacchi e lui perse la presa per un istante, quello che gli fece
ritrovare le mani di lei strette alle proprie e il respiro mozzato in
un bacio voglioso. Ad occhi chiusi indietreggiarono verso il letto e
Anna si ritrovò a cavalcioni su Luca, innamorata e con il
cuore a mille, mentre annegava in un paio di occhi liquidi e scurissimi.
***
Mezzanotte
per amar mezzanotte per sognar...
Luca si era
svegliato con quella canzoncina in testa e, se non avesse avuto paura
di svegliare Anna, accoccolata tra le sue braccia, l'avrebbe quantomeno
fischiettata, per quanto gli ricordava la notte appena trascorsa.
Invece, se ne stava in silenzio a contemplare i tondini di luce che gli
spiragli della persiana proiettavano sulla poltrona e sul letto, mentre
arrotolava delicatamente tra le dita una ciocca dei capelli di Anna.
Forse fu quel giochino da bambini a svegliarla, quando un paio di
minuti dopo si stiracchiò nel suo abbraccio. Uno sguardo
assonnato incrociò il suo e tutto sembrò
più bello. Tutto tranne la sfumatura d'ansia che lampeggiava
negli occhi grandi e dolci di Anna.
Cosa stava
pensando? Cosa temeva? Forse che lui si fosse già pentito? O
che la guardasse dicendole che era stato un grande, gigantesco errore
da dimenticare? Non lo sapeva ma non lo sopportava.
Rafforzò
la stretta su di lei e soffiò un delicato “Ti
amo!” che si spense sicuro tra le onde scure dei suoi
capelli. Un attimo dopo Anna fissava Luca con sguardo lucido di
lacrime, per la prima volta davvero felice. Tutti i suoi dubbi erano
spariti in quella frase e nuove certezze erano nate, sempre da quella
frase.
Un
bacino sul naso, un nuovo “Ti amo”, quelle due
paroline sussurrate ancora occhi negli occhi e un bacio che era
l'inizio di una nuova vita.
Titolo
e versi in corsivo da
Un bacio a Mezzanotte -
Quartetto Cetra
Note
dell'autrice
Salve : )
Dunque, qualche piccola spiegazione: ho scritto questa shot a ottobre,
subito dopo la morte di Luca in DdP11 con l'intento di riprendermi un
po' dalla batosta subita e, proprio per questo, ha uno scontato happy
end (d'altronde però, io o scrivo cose stradepresse o cose
tendenti al melenso XD). Lo spunto di dare uno sviluppo diverso
all'episodio di quella famosa birra di DdP9 è stato di una
mia amica, io ho solo provato a scriverci sopra e spero non faccia
troppo schifo XD
Grazie, come
sempre, a chi leggerà :*
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