Frosted Cakes

di pandamito
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Non posso far altro che aspettare, adesso. Ora  qui dietro ci son solo io, ma non passerà molto che tutta la famiglia si preparerà per la mietitura di domani. Già, la mietitura. Ogni anno devono ricordarmelo perché la mattina mi sveglio sempre con la testa altrove, come se volessi cancellare questa data. Sarà il venticello della finestra aperta, ma far finta che quel giorno non esista rende le cose più semplici. E poi, in fondo, pensiamoci un attimo: se io venissi eletto come tributo, importerebbe veramente a qualcuno? Certo, ai miei amici, ma sarebbero comunque rallegrati del fatto che a loro stessi non sia toccato il mio triste destino. La mia famiglia, ma poi quanto potrà far loro male? Non servo loro più di tanto, una bocca in meno da sfamare, a parer di mia madre, e in cucina ci sarebbero sempre i miei fratelli ad aiutare; forse le glassature delle torte lascerebbero un po’ a desiderare, ma chi vuoi che le noti qui? Non sarebbe poi tanto male: lascerei questo posto, diventerei famoso finché il coltello di qualcuno non mi si pianta nella gola, forse potrei anche sopportare tutto questo, si dice che a Capitol City si mangia bene. Buon per me. Forse l’unica cosa che rimpiangerei è il non poter più mangiare scoiattoli assieme a mio padre. I suoi scoiattoli.
Allargo le narici per odorare l’odore del pane che assume il colorito dorato, solamente che questo non è profumo, è puzza. Puzza di bruciato. Subito scatto in piedi dalla sedia su cui mi stavo assopendo, tirando il pane via dal forno e quasi pelandomi le dita. Lascio cadere il pane sul tavolo, prendendo a soffiare e massaggiare le dita; ma ciò non evita, purtroppo, il sonoro schiocco del palmo di mia madre sulla mia guancia. Non dico nulla e mi libito ad obbedire, prendendo lo straccio ed andando a pulire vicino al bancone dell’ingresso.
La mia teoria non si smuove, anzi non fa altro che confermarsi: a lei non importerebbe di certo, forse ne sarebbe quasi felice se io me ne andassi per sempre. Sbuffo passando il panno bagnato con foga sul pavimento, fin quando per caso non alzo lo sguardo. E le vedo. La vedo. Mano nella mano con sua sorella, ammirando per l’ennesima volta le torte esposte in vetrina. Quasi arrossisco pensando che lei le sta guardando, forse anche valutando. Vorrei fargliene provare una, sono sicuro che non ne ha mai mangiata una, non gliel’ho mai vista comprare.
Vorrei, ho detto bene. Ma non posso.
Per un attimo sento il suo sguardo notarmi e spostarsi su di me. E’ qualche secondo, ma il tempo da memorizzare i suoi occhi grigi che si alzano e mi guardano. Poi abbassa lo sguardo e, confabulando con la sorella, se ne va, lasciandomi da solo.
Rimango pietrificato, anche perché lei non sa.
Domani c’è la mietitura. Forse sarà un tributo, forse no.
Forse morirò non avendole mai rivolto la parola.
Forse rimarrò qui sperando che si sieda vicino a me alla mensa della scuola o a glassare torte e vederla passare in vetrina .
Quelle stesse torte che - lei non sa - decoro pensando a lei.






fuckin' panda's place. ♥
Una semplice one-shot, niente di più, niente di meno.
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Non ho nient'altro da dire semplicemnte perché non so cosa dire e non penso ci sia molto da aggiungere.
La one-shot basta e avanza.
Bao. ♥




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