Three
It’s A Magic Number
Erano in tre, come in ogni storia che si rispetti.
Dovevano
essere in tre, per un’antica regola mai scritta eppure incisa
nel loro codice genetico da ancora prima che nascessero. E il loro trio
era esattamente quello che chiunque si sarebbe aspettato, immutabile
nella sua perfezione.
Lei era
Lily Luna Potter ed era assolutamente sicura di non poter essere l’altra.
Era una ragazza minuta ma atletica, dolce e accomodante ma dura e
testarda, energica e solare ma timida e romantica ed un altro migliaio
di coppie di ossimori, perché lei era la figlia di Harry
Potter e poteva permetterselo senza che nessuno la accusasse mai di
avere gravi problemi psicologici. Aveva grandi, splendidi occhi verdi
dalle lunghe ciglia e lunghi e lisci capelli morbidi come seta e rossi
come il fuoco – lo stesso colore di sua nonna, non di sua
madre, di sua nonna, non di sua madre ...
esattamente come la stessa
Lilian si
affrettava a ribadire a chiunque osasse insinuare che in lei
vi fosse almeno un particolare che la rendesse più simile
alla madre biologica che al fantasma della defunta
nonna.
L’altra
era Rose Weasley ed era decisa a dimostrare di avere
tutte le carte in regola per essere lei.
Era la strega più brillante della sua generazione
– benché nessuno fosse esattamente certo su chi le
avesse attribuito questo titolo – ed era perciò
intelligente, studiosa, sarcastica, saccente e noiosa. Ma sotto quella
fredda e dura scorza da McGonagall ringiovanita batteva un cuore tenero
e fragile che aspettava solo la persona giusta per aprirsi alle gioie
dell’amore più puro e proibito e della
trasgressione più scabrosa e altre amene delizie della vita
da Mary Sue come lo bellezza improvvisa all’inizio del
Settimo Anno o i festini nei Dormitori di Slytherin.
Insomma, Rose Hermione
– perché non avere un secondo nome sarebbe stato
un oltraggio imperdonabile per un membro della vastissima famiglia
Potter - Weasley – era Hermione Granger con boccoli rossi e
occhioni azzurri.
Lui era,
ovviamente, Scorpius Malfoy.
E, per questa ragionevolissima motivazione, doveva certamente essere la
copia esatta di Draco Malfoy alla sua età: un viziato,
razzista, codardo figlio di papà ... o, a scelta, il
tenebroso e sensuale Principe di Slytherin, un algido demone tentatore
dedito a sedurre giovani e innocenti fanciulle Gryffindor.
L’importante, in fondo, era che avesse capelli color
dell’oro, occhi grigi come il cielo prima di una tempesta e
il celeberrimo Ghigno Made In Malfoy™.
Per questo, quando Lily e Rose videro passare per un corridoio un
ragazzo con queste esatte caratteristiche, si gettarono subito al suo
inseguimento.
- Hey, Albus! Perché tua sorella e tua cugina stanno
inseguendo uno degli Scamander? –.
La domanda, formulata con un tono gentile e leggermente preoccupato,
venne posta da un ragazzo che stava assistendo alla bizzarra scena e
contemporaneamente tentando con tutte le sue forze di non lasciarsi
sfuggire un sorriso divertito. Fallì miseramente, e si
passò una mano tra i corti capelli castani.
Albus Severus Potter – non Al Potter, come si ostinava
inutilmente a ribadire lui stesso a metà della sua famiglia
– lanciò una rapida occhiata alle due ragazze e
poi si voltò verso l’amico, cercando di mascherare
l’imbarazzo e il leggero rossore sulle guance con una nota
seccata nella voce mentre rispondeva: - Non badare a quelle due: credo
che lo abbiano scambiato per te ... e che abbiano cominciato una specie
di rituale di corteggiamento primitivo. Ed è Lorcan, per la
cronaca -.
Scorpius spalancò occhi e bocca e poi rise, incredulo.
Scosse la testa e salutò l’altro ragazzo,
dirigendosi verso la biblioteca.
Sperò con tutto il cuore che Albus avesse sentito le sue
timide parole, sussurrate mentre gli dava le spalle: - In
realtà, mi piacerebbe che fosse un altro Potter, a farmi la
corte -.
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