Prologo
PROLOGO
Al tempo degli Elfi Iperborei, creature semidivine che regnavano
molto prima dei padri dei nostri nonni, nulla era impossibile, a parte
che qualcosa turbasse il perfetto equilibrio che regnava. Eppure quando
uno di loro, Karukt, cominciò ad accumulare potere oltre ogni
limite consentito, gli Elfi lo cacciarono dalle loro foreste. Karukt,
meditando vendetta, cominciò a corrompere alcuni tra gli Elfi,
perlopiù suoi simili, che passarono dalla sua parte meritandosi
il titolo di Deplorevoli. Così attaccò gli Elfi
Iperborei, distruggendo il perfetto equilibrio che regnava fra di loro.
Da quel momento gli Elfi Iperborei non esistettero più, turbati
dagli Elfi Deplorevoli. Dopo questa Era, detta Iperborea, di decadenza
totale, si passò all’Era corrente, conosciuta come
l’Era Samildar. Ma Karukt, il re degli Elfi Deplorevoli, ebbe un
figlio che chiamò Durkaan.
*
Era dalla primavera scorsa che si attendeva questo momento,
cioè da quando Gilarnol di Edamon aveva rivendicato il trono
degli Elfi a Delorean, sposando la regina Karali di Umanol. La regina
stava per donare un erede al regno. La sua gravidanza aveva passato la
metà del suo percorso da un mese, e quel giorno stava cavalcando
Hulu Bergulam, la sua cavalla, addentrandosi nella Foresta Sacra. Lei
non temeva le leggende dei draghi, sapeva che non esistevano più
dalla Undam Hytreda, la Grande Caccia che le creature che abitavano
Delorean diedero ai draghi, credendoli creature pericolose. Fin da
quando era bambina amava immergersi nella contemplazione di quel
meraviglioso angolo di mondo, conosceva ogni albero, ogni fiore, e a
volte le capitava di scambiare parole e cantare con le piante della
foresta, e dentro al suo cuore sentiva che esse rispondevano. Non
riusciva a comprendere quelle emozioni, ma quando ne scoprì il
segreto smise di cercare parole in quelle ondate di emozioni e
cominciò ad avvertirvi stati d’animo che le piante
condividevano con lei.
Mentre tornava al passato con la mente arrivò alle rovine del
Santuario degli Alti Druidi, degli Elfi autoesiliati che cercarono la
pace interiore lontano dalle distrazioni della vita in società.
Lasciò pascolare Hulu Bergulam come soleva fare e si
avviò verso una radice che aveva invaso la sala del Santuario.
Ma non appena entrò ci fu un lampo di luce accecante dai
riflessi azzurri e verdognoli che la colpì in pieno petto e la
sollevò da terra. Avvertiva una strana sensazione di trasporto e
le sembrava di vivere questo evento all’infuori del suo corpo: in
mezzo alla luce apparve un lupo e una voce parlò:
Dal cielo oscuro verrà una luce,
Dalle foreste del nord alle lande lontane,
Che risveglierà il mondo dal suo sonno truce,
Con la sua purezza immane.
Non esisterà più la paura,
Tornerà la speranza ormai creduta perduta,
Come tuono scaccerà la notte scura,
E verso il buio avanzerà risoluta.
Darà in dono il Potere all’Eletto,
La sua mente pura, il suo cuore saldo,
La sua mano decisa, il suo onore corretto,
Uno spirito giusto di animo caldo.
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