Sono stata folgorata riguardando il
primo episodio della terza stagione, Brittany
paragona lei, Santana e Quinn
ai tre moschettieri… ebbene visto che considero Brittany un genio ho elaborato un po’ l’idea ed è uscito
fuori questo…
A voi la sentenza!
I tre moschettieri
Prologo: Parigi
La ragazza tirò le
redine del suo cavallo affinché si fermasse e lei potesse godere della
vista della città. Parigi. Era la prima volta che la vedeva, doveva ammettere
che sentiva un piccolo, molto piccolo, brivido di timore.
Lei veniva dalla Guascogna, la parte alta, e non aveva paura di nulla! Aveva
sempre avuto un sogno e Parigi era il luogo nel quale si sarebbe senza indugio
avverato.
Santana era sicura di quello, nessuno avrebbe mai potuto mettersi
sulla sua strada ed impedirle di compiere il suo destino.
Colpì lievemente i fianchi del suo
cavallo che obbediente ripartì infilandosi nel caotico traffico mattutino in
entrata nella città.
Era grande
quella città, la capitale della Francia, una delle più importanti nazioni del
mondo, guardandosi attorno Santana doveva faticare a
non sgranare gli occhi per ogni novità che la colpiva, doveva davvero sforzarsi
per non scendere da cavallo e esplorare più da vicino le numerose botteghe di
tessuti, spezie, armi, vasi, gioielli che la colpivano per il loro splendore e
le loro ricchezze. Tentò di tenere la testa alta e lo sguardo superiore che le
veniva così naturale a casa sapendo che non le stava riuscendo molto bene
questa volta.
Parigi, Santana
si concesse un sorriso, non sapeva nulla della città tranne una cosa, era lì
che i moschettieri avevano la loro sede, ed era lì che presto lei si sarebbe
presentata per entrare a far parte di quel nobile corpo. Era ben più che sicura
che l’uniforme le sarebbe stata d’incanto.
Girò per più di un’ora prima di
ammettere che avrebbe dovuto chiedere indicazioni a qualcuno. Con uno sbuffo
scese da cavallo cercando la persona che le appariva più adeguata. I suoi occhi
caddero su una giovane donna, l’abito blu elegante sembrava volteggiarle attorno
mentre lei camminava chiacchierando con un soldato che era al suo fianco. Santana rimase immobile dimenticandosi di respirare mentre
ogni dettaglio di quella giovane donna si imprimeva a
fuoco nella sua mente, i capelli d’oro che raccolti sulla testa lasciavano
scoperto un collo elegante e delicato, una bocca fatta per sorridere e poi
quegli occhi, occhi così dolci e ridenti.
La donna alzò gli occhi e incrociò
i suoi. Per un attimo apparve sorpresa poi le sorrise, Santana
sentì il suo cuore fare un balzo, era il sorriso più bello che
lei avesse mai visto. La vista della donna le fu privata da un gruppo di
guardie che la circondarono. Santana fece un passo
indietro, era scortata, doveva essere qualcuno di importante.
Fece un secondo passo indietro ancora incapace di voltarsi e inciampò. Non lo
avrebbe mai ammesso, neppure sotto le cure del torturatore di corte, ma per
qualche strana ragione il suo piede destro era andato ad incontrare quello
sinistro e lei stava per cadere a terra. Per evitare
quella disonorevole e vergognosa caduta si aggrappò
all’unico sostegno a portata di mano.
“Cosa diavolo!” L’esclamazione uscì
dalla labbra del suo ‘sostegno’.
Santana recuperato il controllo delle gambe lanciò
un’occhiata all’uomo che aveva davanti e che guardava indignato il mantello che
lei aveva strappato nell’afferrarsi a lui. Era uno scricciolo, con il viso di
un bambino e l’eleganza di un gran signore.
“Come vi è venuto in mente di
inciampare su di me?” Santana aggrottò le sopraciglia contrariata,
“Io non sono inciampata, signore”
“Stata scherzando vero?
Ammettetelo, scusatevi e io vi perdonerò di aver strappato uno dei mantelli di Arman”. La donna gli lanciò uno sguardo infastidita,
“Vi ho già detto che non sono
inciampata!” Si squadrarono per alcuni secondi, poi l’uomo allontanò con un
gesto il mantello mettendo in mostra una spada,
“A mezzogiorno nel
Jardin des tulipes, sperando che quella che portate al fianco sia una
spada vera.”
“Lo è signore, a dopo”.
La ragazza si allontanò sorridente,
un duello, e il primo giorno, Parigi era davvero la città dei suoi sogni, avrebbe dimostrato a quel damerino come si combatte nella
Guascogna Alta!
Ora però doveva trovare il posto di
guardia. Chiese indicazioni e risalì a cavallo, il palazzo che le era stato indicato era esattamente come se l’era
immaginato, maestoso e imponente. Un piccolo dettaglio però la disturbò, nel
cortile non c’era il via vai di uniformi che si era
immaginata, ma un gran numero di uomini che portavano via mobili. Santana si strinse nelle spalle,
probabilmente stavano ridecorando gli
ambienti.
Lasciò il suo animale e risalì
l’imponente scalinata, nella tasca aveva una lettera di raccomandazione scritta
dal suo insegnate di scherma, un notissimo maestro.
Raggiunse i portoni schivando con un certo fastidio gli uomini al lavoro.
“Dov’è l’ufficio del comandante?”
Chiese alla prima persona che passava, la donna interpellata gli lanciò un occhiata,
“Signorina, prima di fare domande
dovresti imparare la buona educazione, ti sembra il
modo di rivolgersi ad una persona nella mia posizione?” Santana
le lanciò una delle sue famose occhiatacce, valutandola da capo a piedi,
portava giubba e pantaloni anche se erano di colori sgargianti e con richiami
d’oro, e come lei portava al spada al fianco,
“Signora, non so chi siete né la
vostra posizione, vi chiedo solo di indicarmi l’ufficio del comandante” La
donna la fulminò con lo sguardo poi alzò la testa fieramente e disse,
“Mezzogiorno, Jardin
des tulipes, vi insegnerò l’educazione!” La ragazza annuì,
“Bene, ma all’una se non vi
dispiace” La donna fece un secco cenno con la testa per poi allontanarsi.
Due duelli! Sempre meglio, si
sarebbe fatta una reputazione invidiabile in un solo giorno!
Chiese le indicazioni a qualcun
altro e finalmente bussò alla porta che le era stata indicata.
La porta si aprì e ne uscì un
ometto che chinò appena la testa nel vederla prima di allontanarsi, tra le mani
aveva numerosi registri, Santana non ci fece molta
attenzione entrando invece nella stanza.
“Salve, mi è stato detto che siete
il comandante dei moschettieri, ebbene, sono qui per avere l’onore di entrare
nel vostro glorioso corpo.” Santana sorrise soddisfatta
di come la frase era stata concisa e precisa. L’uomo che era seduto alla
scrivania indossava un giubbotto sulla camicia, e ora si mise a giocare con uno
dei bottoni sospirando,
“Siete giunta tardi… l’uomo che
avete incontrato, il tesoriere Figgins mi ha appena
comunicato che il corpo dei moschettieri non esiste più.”
Allargò le
braccia impotente. Santana spalancò la bocca
incapace di apparire meno che sorpresa.
“Cosa? Come è possibile?” L’uomo chiaramente rassegnato si strinse
nelle spalle,
“I nostri compiti sono stati
delegati alle guardie del Cardinale…”
“E voi non
potete fare nulla?”
“Io? Io sono solo
il comandante Schuester… ho il comando da poco
più di due settimane, non posso nulla contro il Cardinale…”
“Ma i moschettieri sono gli uomini
del Re, voi dovete fare qualcosa!” Sul volto dell’uomo apparve un sorriso amaro,
“Siete appena
arrivata a Parigi non è vero?”
“Sì…” L’uomo annuì,
“Non avete idea del potere che il
Cardinale ha sul regno e sul Re…” Si passò la mano sul volto poi tentò di
sorridere,
“Vi prometto che se il corpo verrà restaurato allora sarò felice di accogliervi tra le
nostre fila…” La guardò interrogativo e lei si presentò,
“Santagnan
signore”.
“Bene Santagnan,
mi ricorderò di voi è una promessa”. Era chiaramente un congedo e la ragazza
fece un cenno della testa prima di uscire.
Fece le scale in fretta, sembrava
che avrebbe dovuto impegnarsi un po’ più del necessario per compiere il suo
sogno… bene amava le sfide, avrebbe ristabilito l’onore dei moschettieri, avrebbe ottenuto il posto che le spettava!
Mentre camminava veloce per uscire
dall’edificio ormai quasi spoglio si fermò per afferrare al volo un foglio con la effige del Re.
“Signora, avete perso questa immagine del Re…” La donna che aveva interpellato si
voltò rossa in volto, era piuttosto bassa e dovette alzare gli occhi per
incontrare i suoi.
“Non so di cosa stiate parlando!” Santana le tese l’immagine,
“Vi è caduta
dalla tasca, l’ho visto io stessa…”
“State forse insinuando che io
tengo un immagine del Re nelle mie tasche?”
“Non lo sto insinuando, è
esattamente così!” Ora la ragazza arrossì ancora più violentemente,
“Mezzogiorno, jardin
des tulipes!” Santana sbuffò,
“Ottimo, però meglio alle due ho
altri impegni prima…” La ragazza non si degnò di rispondere
si voltò invece per poi allontanarsi a passo di marcia.
Ok, ora
erano tre i duelli, non avrebbe mai immaginato che i
parigini fossero così permalosi… Poco male, durante il viaggio non aveva potuto
praticare i suoi soliti esercizi alla spada, ora avrebbe avuto l’occasione di
muoversi un po’.