Vi racconterò
una storia.
Era una bella mattina d’aprile,
il sole splendeva alto e i fiori appena sbocciati ricoprivano i prati,
rallegrandoli con i loro vivaci colori. Ayumi si era svegliata di
buon’ora, nonostante fosse una gran dormigliona, aveva aperto la finestra
della sua camera e aveva affacciato il proprio viso fuori. L’aria
profumata e fresca la mise di buon umore. Contenta, si voltò verso un
muro della sua stanza e contemplò la nuova divisa scolastica. Era
davvero molto graziosa: la camicetta alla marinara aveva un lungo colletto blu,
la gonna a pieghe era dello stesso colore del colletto e le striscioline delle
calze. Ma quello che Ayumi preferiva in assoluto era il cappello: era molto
simile ad una coppola, e aveva lateralmente un laccetto blu che pendeva in
aria. Così indossò la divisa dopo essersi lavata. Si
guardò allo specchio e vide una ragazza di quindici anni, con capelli
mossi di un meraviglioso biondo dorato e dagli occhi grandi e castani, ovviamente
a mandorla, che brillavano d’allegria e un grazioso nasino
all’insù. Scese le scale di corsa ed entrò in cucina, una
bella stanza con il pavimento in moquette e il tavolo di legno al centro. Le
porte erano scorrevoli come quelle tradizionali. C’erano molte piante e
molte finestre. Non c’era ancora nessuno in quella stanza: era ancora
troppo presto. Quindi preparò lei stessa la colazione ma quando
assaggiò una delle frittelle che aveva cucinato, fece una smorfia di
disgusto e ci voleva poco che sputasse tutto quello che aveva in bocca nel piatto.
<< Sei sempre la solita frana >>. Un bel ragazzo
di diciotto anni era appena entrato nella stanza. Aveva grandi occhi verdi e
capelli biondissimi, era alto e magro, ma un po’ muscoloso visto che
praticava lo judo.
<< Ma stai zitto, Akito. Io
non sono una frana, sono sicuramente più intelligente di te>>.
<< Ma che dici!>>esclamò
il ragazzo, sedendosi a tavola, << io alla tua età avevo tutti
dieci>>.
<< Anche io avevo tutti dieci alle medie, mio caro, >>ribatté Ayumi, << tranne che in educazione
fisica…>>
<< Certo, sei una frana in qualunque sport! E sei
goffissima, non sai fare nessuno sport… Hai solo il cervello buono. Dovresti
partecipare alle paraolimpiadi, quelle per handicappati...forse lì
vinceresti>>la interruppe Akito.
Ayumi sentì la rabbia scorrerle nelle vene, ma si
calmò: doveva ancora sfoderare la sua arma vincente…<< Mio
caro fratellone, come mai appaiono molte insufficienze nella tua pagella della
terza media? Ora la smetterai di fare il signor “sono meglio di mia
sorella?”>>.
Akito cambiò completamente faccia: la sua
espressione, da gladiatore vincitore, quella che assumeva sempre, quando
torturava la sorella, si tramutò immediatamente e divenne pallido e
smunto.
<< Come fai a saperlo?>>.
La sorella si alzò e ,con un’espressione
diabolica e vendicativa, estrasse dal cassetto della credenza la pagella del
fratello,leggermente ingiallita dal tempo. Akito si alzò e in men che si
dica, aveva già strappato dalle mani della sorella il pezzo di carta. Ma
Ayumi non aveva intenzione di perdere la sua arma vincente così
facilmente, quindi cominciò a sferrargli calci, ma Akito,molto
più forte fisicamente, con uno spintone la fece cadere a terra. Ma la
ragazza si rialzò, ancora dolorante, e a quel punto iniziò la
guerra fra i due per il possesso della pagella.
Il fracasso che fecero, generato soprattutto dagli strilli d’Ayumi
quando si faceva male, svegliò i loro genitori.
Proprio mentre Ayumi era quasi riuscita
a conquistare il prezioso pezzo di carta, una voce li fece sobbalzare in
aria.<< SMETTETELA, VOI DUE!>>.
Era stata la loro madre a gridare. Era una donna alta e magra,
dai capelli castani corti e occhi piccoli e scuri. Indossava ancora il pigiama,
aveva i capelli scombinati ma la sua espressione era così furente che i
due fratelli indietreggiarono. Ora li stava guardando minacciosamente con le
braccia incrociate. Per fortuna arrivò il loro padre a sistemare la situazione. Egli
era un uomo alto, dai capelli biondi e dagli occhi grandi e castani. Dopo
essersi fatto spiegare cos’era successo, parlò ai due ragazzi:
<< Akito, tu sei più grande di lei,
dovresti darle il buon esempio! Sei appena diventato maggiorenne e ancora perdi
tempo disturbando tua sorella. Insomma, quando crescerai?>>disse
l’uomo. Ayumi gli scoccò uno sguardo riconoscente e il padre fece
un occhiolino: genitore e figlia erano sempre d’accordo e molto affiatati
insieme.
La madre invece stava guardando le frittelle sul tavolo, e
dopo si rivolse ai due giovani:
<< Almeno vi siete degnati di cucinare!>>
<< Io ho cucinato>>esclamò
Ayumi, prima che suo fratello potesse prendersi il merito di qualcosa che
invece non aveva fatto, come spesso accadeva.
<< Tanto devi cucinare lo stesso, ma’>>
disse Akito,<< quelle frittelle sono
immangiabili>>.
Dopo la colazione, Ayumi e Akito si avviarono insieme a
scuola senza parlarsi, ognuno immerso nei propri pensieri, tranne quando la
ragazza esclamò contenta che i ciliegi erano in fiore e il fratello le
rispose amaramente: << Sei ancora una bambina, ti entusiasmi per i
ciliegi in fiore!>>.
Ayumi, profondamente ferita, chinò la testa e
continuò a camminare, riprendendo a pensare.
Non vedeva l’ora di conoscere i nuovi compagni e le
professoresse. Però era già stata dentro quella scuola:era quella
di suo fratello. Arrivati al cancello, Akito le disse:
<< Guai a te se dici di essere mia sorella a qualcuno!
Non voglio che tutti sappiano che come sorella ho una brutta rana>>.
Ayumi stavolta non si arrabbiò: epiteti come brutta
rana, anatra, gallina spiumata e altre cose del genere era abituata a sentirli
tutti i giorni, quindi ormai ci aveva fatto l’abitudine. Il fratello
raggiunse il suo gruppetto d’amici, mentre Ayumi si avvicinò ad
una ragazza che sembrava avere la sua età e che stava leggendo sola
soletta un libro in piedi. Aveva lunghi e lisci capelli neri e dei begli occhi blu.
Ayumi le sorrise e le disse: <<
Ciao, mi chiamo Ayumi Asai, è il mio primo giorno delle superiori, e tu?
Che libro leggi?>>.
La ragazza sembrò sorpresa che stesse rivolgendo la
parola proprio a lei, ma rispose a bassa voce:
<< Mi chiamo Mika Wamatsu, e
anche io sono nuova. Questo libro è “Ombra e luce”. Lo
conosci?>>.
<< Oh, si! Anche io l’ho letto!>>.
Poteva mai sapere
Ayumi che grazie a quella ragazza avrebbe vissuto una grandissima avventura? No
di certo. Non ci avrebbe creduto se qualcuno glielo avesse svelato.
Si misero a parlare, contente di aver trovato un argomento
in comune, ma presto scoprirono che non era il solo: anche alla ragazza piaceva
leggere, ballare, uscire a fare compere e stare in compagnia. Erano entrambe
contente di essersi conosciute subito e di aver fatto amicizia.
Entrarono nella scuola in fretta, tutte emozionate, si
avvicinarono insieme al tabellone per vedere in che sezione sarebbero state e
subito diedero il via alla ricerca fra le centinaia di nomi scritti. Fu Mika la
prima a trovare il suo nome e subito Ayumi si avvicinò a lei e
constatò con enorme gioia che erano nella stessa classe. Le due ragazze
si abbracciarono e saltellarono come due pazze dalla felicità. Poi,
rendendosi conto che molte persone le stavano guardando e alcune anche
additando, smisero, ma continuarono a sorridere, avviandosi verso la 1-c.
Forse vi starete
chiedendo che razza di storia vi stia raccontando, ma vi chiedo di avere
pazienza, perché sarà proprio una settimana dopo che Ayumi e Mika
vivranno una grand’avventura, rimanendo separate però dalle
proprie famiglie e dal mondo che conoscevano…
Era passata una settimana, e le due inseparabili amiche
erano appena uscite da scuola. Cominciarono a parlare di fiabe e racconti di
fantasia, poiché entrambe amavano questo genere di libri e di film.
Rimpiangevano sempre, quando ne parlavano, di vivere in una città dove
non esistevano né mostri né draghi né tanto meno principi
azzurri. Questi ultimi poi erano particolarmente discussi dalle due ragazze
perché entrambe non erano fidanzate. Molti ragazzi erano innamorati d’Ayumi
perché era una studentessa modello e soprattutto perché era molto
scherzosa ed estroversa. Era sempre felice e quasi mai triste, anche se spesso
passava tanto tempo a guardare il cielo o quadri per immaginare o semplicemente
per meravigliarsi della bellezza della natura, da lei tanta amata e tanto
apprezzata. Mika aveva un carattere simile, ma era molto più chiusa e
parlava solamente con la sua amica; se qualcun altro le rivolgeva la parola,
cominciava a parlare a bassa voce. In compenso aveva come gran qualità
l’ironia; prendeva tutto sempre con umorismo anche nei momenti critici. Probabilmente
qualche ragazzo era innamorato di lei, dato che era una ragazza graziosa e
delicata, ma ai maschi, si sa, la timidezza non è mai piaciuta molto.
Ayumi, sapendo che quel giorno era sola a casa, dato che suo
fratello aveva attività extra-curriculari e i suoi genitori avrebbero
lavorato fino a tardi, chiese alla sua amica se volesse venire a casa sua per
studiare insieme e soprattutto per tenerle compagnia. Mika rispose che doveva
prima chiederlo a sua madre, così estrasse dalla tasca della gonna un
cellulare d’ultima generazione, di cui avevano fatto la pubblicità
qualche giorno prima. Per quanto ricordasse Ayumi, quel telefonino fungeva
anche da videocamera digitale e fotocamera digitale.
<< Pronto, mamma? Ti volevo
chiedere se posso andare a casa di Ayumi, oggi, per studiare insieme…Ok,
ci sentiamo più tardi>>.
<< Che ha detto?>>
chiese Ayumi, incrociando le dita.
<< Posso
venire!>>esclamò Mika, contenta.
Ayumi spiccò un salto enorme dalla gioia e si misero
in cammino insieme, chiacchierando su quel che avrebbero fatto.
<< Anzitutto, ordiniamo una pizza e la mangiamo, visto
che sto crepando dalla fame>> disse Ayumi.<< Poi studiamo e se ti va possiamo
uscire>>.
<< Si, va bene. Conosco giusto un negozietto molto
carino che fa al caso nostro>> rispose Mika, non sapendo che proprio a
causa di quel negozietto avrebbero vissuto l’avventura più grande
della loro vita.