Questo
giorno è destinato a delle lunghe ed estenuanti prove per il
nuovo disco, tanto che sia io che gli altri abbiamo una mirabolante
voglia di impiccarci al primo lampadario che ci possa capitare sotto
tiro. Abbiamo passato le ultime settimane rinchiusi in un isolamento
volontario, per rilassarci e pensare un po' a noi stessi (o meglio,
ad impigrirci ancora di più). Ho comunque avuto modo di
tenermi in contatto con gli altri grazie ad incontri a piccole
festicciole totalmente inutili e noiose, organizzate da persone che
facciamo finta di conoscere con un sorrisetto gentile. A quelle
feste “da sballo” mi giravo e rigiravo come uno
sfollato in mezzo
a tutta quella gente e a quella musica assordante, con un triste
bicchiere di birra in mano, ma non trovavo mai chi volevo incontrare.
Pete non si era fatto vivo per un po', e la cosa, in tutta
sincerità,
mi dispiaceva. Di solito io e lui ci divertiamo come pazzi, andiamo
in giro a distruggere roba, a suonare campanelli e scappare via, a
parlare di belle donne in modo particolarmente colorito, sapete,
questo genere di cose che ci fa sbellicare dalle risate. Ma per tutto
quel tempo non mi aveva neppure telefonato.
Arrivo
agli studios come al solito in ritardo, ma fortunatamente, non sono
l'unico.
Le
mie scarpe scricchiolano contro la ghiaia del cortile che circonda
l'edificio, e velocemente una leggera brezza che sa di pioggia appena
passata mi accarezza tutto. Cammino con le mani nei jeans e i
riccioli biondi che svolazzano nell'aria, fino a quando, finalmente,
non trovo Pete, un solitario Pete, che per pochi istanti mi guarda
con quei suoi occhi glaciali, senza dir nulla.
“Heilà
Pete!” gli grido felice.
Alle
mie parole accenna un sorriso timido, e rimane in silenzio a fumare
quel che rimane della sua sigaretta.
Strano,
non è da lui essere così ritroso, ma
probabilmente era
stata una settimana pesante anche per lui.
“Allora
che cazzo hai fatto in questo periodo Pete? E' da così tanto
che non ti vedo che quasi sospettavo ti fossi fatto la
ragazza!”
“Hah...
beh...” stringe la sigaretta fra le labbra e ne tira una
lunga
boccata di fumo fissando il cielo come se cercasse la forza di andare
avanti. Si fissa la punta delle scarpe giocherellando con dei
sassolini tanto per fare qualcosa, poi, con sguardo sofferente, alza
il capo come se mi guardasse veramente per la prima volta.
“senti
Roger... devo parlarti.”
Faccio
un sobbalzo, e il sorriso che mi illuminava il volto svanisce piano
piano. Mio Dio, sono secoli che non mi chiama Roger. Sono
così
tanto abituato a sentirmi chiamare con nomignoli tipo Roggie o
Riccioli d'oro o Raperonzolo che il sol sentire la parola
“Roger”
uscire dalla sua bocca mi fa rabbrividire. Lui deglutisce, e prosegue
a fatica, cosa che non è da un tipo come lui.
“Io...
beh, ci ho riflettuto. Davvero. Non ho fatto altro in questi giorni.
E non credere affatto che sia colpa tua, ma ecco... credo che non
dovremmo più vederci, io e te, io e il resto del gruppo.
Almeno per un po', sai, facciamo nuove conoscenze, viviamo un po' la
nostra vita... per conto nostro. Senza che io mi senta soffocare ogni
volta che giunge il momento di provare qualche canzone. Mi spiace
tanto. E' stato un piacere conoscerti. Ciao Roger” E
così mi
volta le spalle, e comincia ad andarsene verso la sua auto blu scuro.
Io
rimango lì, impalato come un idiota dai capelli biondi,
ancora
credendo che sia tutto uno dei suoi fottutissimi scherzi. Esplodo in
una risata, per qualche secondo me l'aveva quasi fatta.
“Bello
scherzo Pete! Ci ero quasi cascato!”
Ma
lui non si gira, né si ferma, così comincio a
pensare
che forse sono più idiota di quello che penso. Cerco di
mettere in piedi un discorso sensato, tanto per fermarlo, per
parlarci, per capirci.
“Pete
aspetta! Ehi!!”
Ma
lui non si gira.
“Pete...E'
stato un piacere conoscerti??? Ma che razza di discorso
è??”
inizio ad alzare la voce, odio quando non vengo ascoltato. Ma in
realtà, le mie parole bruciano già dentro la
testa del
mio amico.
“Non
ce la fai nemmeno a guardarmi! Guardami Pete! Pete!!! cazzo fermati!
Ti sei rincretinito improvvisamente??”
Raggiunge
in fretta la macchina, sempre senza voltarsi e senza rispondermi.
Io
gli corro dietro, incapace di capire quella stramba situazione.
Ma
lui non si gira, né mi parla, né mi considera, e
mi
sento crudelmente preso in giro.
Sbatto
i pugni sul cofano con una violenza che non credevo nemmeno mia.
“GUARDAMI!”
Rimane
sconvolto dalla rabbia che mi è appena esplosa dentro, e gli
si legge in faccia che non sa che cosa fare.
Finalmente
i suoi occhi incontrano i miei, e la vedo, quell'espressione
malinconica, spaventata, quasi pronta a rompersi in un pianto da un
momento all'altro.
“Pete...
ma che diavolo stai facendo?”
“m..mi
dispiace. Mi dispiace, mi dispiace” e non sa dire altro.
Sale
in auto, sperando con tutto sé stesso che me ne andassi di
lì.
“Eh
no mio caro” protesto salendo a mia volta nell'abitacolo
subendo
uno dei suoi sonori sbuffi.
“Non
me ne vado finché non mi spieghi che diamine ti frulla in
quella tua testaccia”
“Vattene
dalla mia auto”
“Te
lo sogni!”
“Ti ho detto di andartene! Roger non sto
scherzando!”
“Smettila di chiamarmi Roger!!! Ma che hai? Se è
uno scherzo, non mi sto divertendo affatto!!!”
“Fuori!”
“No!
Come puoi sperare di abbandonarci così facilmente??? E io
allora? E Keith? Che ne sarà della nostra musica?”
“Va
via ti prego!”
“NO porca puttana! Finché non mi spieghi
quale cazzo di problema hai og-”
In
un nanosecondo, mi prende il viso tra le mani, e senza nemmeno che io
me ne accorga, si impossessa delle mie labbra. Sento il suo odore, il
suo respiro, la sua pelle, la sua saliva, e non so che pensare. Ma
sento anche il suo dolore, i suoi tremiti, la sua paura, e non so che
pensare.
Si
stacca da me con un leggero schiocco, facendomi desiderare non so
nemmeno io quali sconci pensieri. Non ho nemmeno la forza di riaprire
gli occhi, sono stordito, ma stranamente è una sensazione da
cui non voglio scappare per nulla al mondo. Riprendo fiato a fatica e
corrugo la fronte non capendo neanche dove mi trovo e quando mi
trovo.
Percepisco
le sue dita sulle mie guance infuocate, non sembra intenzionato a
lasciare il mio volto, ma appoggia la sua fronte alla mia, e potrei
giurare che anche lui non abbia ancora voluto riaprire gli occhi al
mondo.
“C-capisci
ora? ... C-c-capisci qual'è il problema?” lo sento
piangere,
sento che tira su con il naso, sento quasi i suoi singhiozzi.
“I-I-io
devo andarmene... nnh...n-non ho la presunzione... di rovinarti la
vita” ora sì, ora sento che è sincero.
Vorrei
stringerlo, abbracciarlo forte a me.
E
a quel punto qualcuno picchia al vetro del finestrino, rompendo la
mia catena di ragionamenti.
Guardo
quella figura, intontito.
“Ehi
bellezza! Ti ricordo che devi ancora darmi quelle 30
sterline!” è
Keith, come al solito.
“Pete, dannatissimo! Che fai, scappi da
me? Dobbiamo iniziare le prove... è già
tardi”
Pete
riesce a cancellare le lacrime e a camuffare la voce rotta dal
pianto, ma quando per sbaglio vedo i suoi occhi arrossati e gonfi mi
viene un tuffo al cuore.
“Sì
Keith, ora arrivo...”
Ecco,
ricomincia ad evitarmi.
Borbotta
un meglio-se-vado, e scende dall'auto in tutta fretta.
Scendo
anch'io, con la testa completamente svuotata. Ho ancora il suo sapore
sulle labbra.
E'
innamorato di me. Mi ama! Un uomo! Ma più che un uomo, Pete!
Nemmeno se fossi entrato in studio registrazione gridando
“Ehi!!!!
Pete Townshed mi ha fatto una avance!” mi avrebbero creduto.
Pete,
il donnaiolo alla ricerca disperata di una donna con cui passare la
notte, quel Pete!!!
Mi
prendo la libertà di fare una camminata in solitudine prima
di
entrare, e ripenso al primo giorno in cui ci eravamo incontrati,
dando ogni tanto dei calci a qualche sassolino.
Hahahah,
di certo era stato un incontro strano il nostro! Lui, con il suo
solito egocentrismo che non fa mai male, che nasconde qualcosa di
più
grande, una gentilezza e un amore che solo ora riesco a capire. E
mentre annego nei miei pensieri, mi passo la punta della lingua sulle
labbra.
Da
fuori sento Pete inveire contro Keith minacciandolo di bruciargli la
casa se non se ne fosse andato subito dalla sua chitarra. E' tornato
in sé, e ciò mi illumina l'anima. Pete Townshed
mi
illumina l'anima. Mi ritrovo a sorridere pensando a lui.
Mi scuso con i fans degli Who, è una storiella
così, spero di non aver offeso nessuno! Un bacio a tutti! :)
<3
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