Ricominciare
1. Incontrare
“Dannazione, vuoi dirmi cosa diavolo sta
succedendo?!” ringhiò Sasuke con sguardo
sconvolto, scrollando Sakura per le spalle.
La ragazza non riuscì a trattenere le lacrime represse fino
a quel momento, tirò un calcio al tavolo e si
voltò in direzione della porta, prendendo a camminare con
passo svelto e deciso.
Ma prima che potesse varcare la soglia, Sasuke l’aveva
bloccata per un braccio e costretta a guardarlo dritto negli occhi.
“Sakura...” cominciò con tono pacato
“Te lo chiedo per l’ultima volta: dimmi qual
è il problema e cercheremo di risolverlo immediatamente. Insieme.”
concluse accennando un sorriso.
La ragazza strizzò gli occhi, mentre le lacrime continuavano
a sgorgarle copiose dagli occhi smeraldini, e serrò i pugni
lungo i fianchi.
“Avresti dovuto pensarci prima, Sas’ke!”
rispose tra un singhiozzo e l’altro “Tu non mi hai
mai capita davvero. Ho sprecato tre anni andandoti dietro ma senza
ottenere mai nulla in cambio! Quand’è stata
l’ultima volta che abbiamo passato una serata insieme,
eh?” esclamò cercando lo sguardo assente di lui
“Quand’è stato che ti sei ricordato del
mio compleanno?! Cosa hai fatto quando è morto
papà?! Niente, sempre freddo e indifferente come se vivessi
in un mondo tutto tuo! Ed io, baka, che continuavo a sperare che di me
ti importasse qualcosa... che provassi almeno la metà di
ciò che provavo io per te...”
Sasuke sgranò gli occhi, come per risvegliarsi da uno stato
di trance.
“Provavi?!”
ripetè con rabbia “Mi stai dicendo che
è finita?”
Sakura ripuntò i suoi occhi in quelli neri
dell’Uchiha. Niente, non vi era assolutamente niente: i suoi
occhi non le avevano mai trasmesso alcun sentimento e ora continuavano
imperterriti a fissarla, nel vano tentativo di ottenere il suo perdono.
“Me ne vado” sussurrò Sakura, aprendo la
porta e facendo entrare un po’ di pioggia nella stanza.
Sasuke tese un braccio verso di lei, quasi volesse fermarla. Ma in cuor
suo, sapeva che il suo tentativo sarebbe stato del tutto inutile: come
aveva detto la stessa Sakura, lui non aveva mai dato molta importanza
alla loro relazione e non aveva mai fatto niente perché le
cose cambiassero. Ma Sasuke teneva a lei, le era affezionato e non
avrebbe mandato all’aria quei tre anni passati insieme.
“Sakura, mi dispiace” disse prima che la ragazza
uscisse di casa.
Sakura si bloccò. Sorrise appena. Un sorriso finto, carico
di amarezza.
“E’ troppo tardi, Sas’ke. Troppo
tardi...” concluse prima di sbattere la porta e addentrarsi
nelle strade trafficate inondate dalla pioggia.
***
Sakura correva a perdifiato per i marciapiedi della
città, mentre le lacrime si mischiavano alle gocce di
pioggia e le ultime forze di cui disponeva cominciavano a venirle meno.
La sua destinazione era casa di Naruto Uzumaki, il suo migliore amico,
il suo baka personale e – ormai doveva ammetterlo –
il ragazzo di cui era sempre stata innamorata. Per tantissimo tempo
aveva rincorso Sasuke, prolungando quella dolce
“cotta” – la sua prima vera cotta
– presa a soli 12 anni e ignorando completamente i sentimenti
che Naruto provava verso di lei. Ora, a 17 anni, si rendeva conto di
quanto fosse stata stupida ad essersi fidata cecamente
dell’Uchiha, il quale l’aveva solo usata e fatta
soffrire, ma soprattutto cominciava a comprendere i suoi veri
sentimenti: Sakura Haruno era innamorata di Naruto Uzumaki. La cosa
fantastica era che lui ricambiava, aveva sempre ricambiato in silenzio,
limitandosi a consolarla quando soffriva per una delusione causata da
Sasuke e ad incoraggiarla in qualunque situazione con la sua dolcezza e
la sua semplicità.
Ormai aveva preso la sua decisione: sarebbe andata da Naruto e gli
avrebbe confessato la verità, mettendo fine a ogni sua
sofferenza e dimenticando il passato fatto solo di
“ferite” e delusioni.
Animata dal pensiero di potersi specchiare in quegli azzurri in modo
diverso rispetto alle altre volte, Sakura accelerò il passo
in maniera smisurata e in pochi minuti si ritrovò a soli
pochi metri da casa Uzumaki. La pioggia si faceva sempre più
fitta, i suoi vestiti erano zuppi e le girava la testa, ma questo non
era niente confrontato al dolore provato in quegli anni.
“NARUTO!” lo chiamò vedendolo uscire di
casa con l’ombrello in mano.
Il ragazzo si voltò e intravide la figura snella e
aggraziata di Sakura che si sbracciava dall’altra parte della
strada per attirare la sua attenzione. Sorrise notando che non avesse
l’ombrello e cominciò ad andarle incontro.
La ragazza non aspettò un secondo in più e fece
la stessa cosa: senza curarsi troppo del traffico stradale,
imboccò la strada che l’avrebbe portata verso
Naruto e cominciò a corrergli incontro con un bellissimo
sorriso stampato sul volto. Non le importava di cadere o di prendersi
l’influenza, non le importava degli sguardi increduli della
gente o del perdono di Sasuke: Naruto era lì, per lei, e
avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di raggiungerlo. Ormai era quasi
arrivata.
Ma poi accadde qualcosa di inaspettato.
Il sorriso di Naruto si trasformò in una smorfia di...
Dolore? Paura?
L’ultima cosa che vide prima di accasciarsi
sull’asfalto ruvido e bagnato della strada fu
l’immagine di Naruto che si era bloccato
all’improvviso e muoveva freneticamente le mani come per
farle segno di fermarsi.
Poi una serie di rumori incomprensibili, un dolore lancinante alla
testa, la vista che cominciava ad offuscarsi, un sapore ferroso in
bocca e infine il nulla più assoluto.
***
Naruto urlava e imprecava contro i dottori
affinché quella dannata barella arrivasse verso la sala
operatoria il più in fretta possibile.
“Resisti, Sakura-chan! Andrà tutto bene, te lo
prometto!” disse alla ragazza totalmente incosciente distesa
sul quel lettino bianco che continuava a muoversi velocemente per i
corridoi dell’ospedale. Naruto tratteneva a stento le
lacrime, cercando di dimostrarsi forte sia a se stesso sia alla madre
di Sakura che correva dietro di lui con aria sconvolta.
“Bene, l’operazione avrà inizio subito.
Vi preghiamo di attendere in sala d’attesa. Vi faremo sapere
al più presto” comunicò uno dei medici,
chiudendosi alle spalle la porta della sala operatoria e sparendo
all’interno di essa con i colleghi e il lettino trasportante
Sakura.
Naruto e la madre della ragazza rimasero fermi in silenzio davanti alla
porta per una buona manciata di minuti.
“S-signora...” cominciò Naruto
riprendendo coscienza di sé e mettendo una mano sulla spalla
della donna. In tutta risposta, quest’ultima
scoppiò in un pianto doloroso e liberatorio, mentre Naruto
si accingeva ad abbracciarla e a rassicurarla sul fatto che sarebbe
andato tutto bene.
***
“I danni fisici non sono rilevanti, ma la ragazza
ha subito un trauma cerebrale abbastanza grave. Nonostante
l’operazione sia riuscita perfettamente, ora è in
coma. Non sappiamo quando potrebbe risvegliarsi”
Quelle parole continuarono a rimbombare nella mente di Naruto per tutta
la giornata, senza dargli un attimo di tregua. Il biondo si era offerto
di rimanere con Sakura per tutta la notte, mentre la madre della
ragazza era tornata a casa per riposare e riprendersi dallo shock
subito in quelle poche ore.
Naruto seguì con lo sguardo i lineamenti del volto della
ragazza. Nonostante fosse in un letto d’ospedale, con tanto
di flebo e bende su tutto il corpo, la sua Sakura-chan era sempre
bellissima: i capelli dall’insolito colore rosato le donavano
un’aria né troppo infantile né troppo
matura, i lineamenti decisi, la fronte ampia e spaziosa, le labbra
sottili e rosee contribuivano a renderla la ragazza più
bella e dolce del mondo di fronte agli occhi innamorati di Naruto. Ma
ciò che davvero sperava il ragazzo in cuor suo era potersi
specchiare nuovamente nel verde dei suoi magnifici occhi.
“Sakura-chan” sussurrò il biondo
prendendo la mano dell’amica e stringendola forte
“Dicono che chi va in coma possa sentire ugualmente la voce
di chi gli parla. Io...” questa volta non riuscì a
fermare le lacrime “Non doveva andare a finire
così! Dovevo esserci io su questo stupido letto!”
urlò poggiando la testa sull’addome della ragazza.
“Scusami, è tutta colpa mia! Avrei dovuto fermarti
prima che quella maledetta auto ti prendesse in pieno!”
continuò con le guance rigate di lacrime “Hai
ragione: sono solo un baka e non merito nemmeno il tuo perdono. Ma ti
prego, SVEGLIATI!” urlò con tutte le sue forze
“Fallo per me, per la tua famiglia, per il tuo
Sas’ke”
In quel momento Naruto udì il rumore della porta che si
apriva e si voltò subito.
“Mi hai chiamato?” chiese ironicamente Sasuke,
sopraggiungendo nella stanza.
Naruto fece una smorfia di fronte a quell’atteggiamento
indifferente e altamente fastidioso.
“La tua ragazza è in coma e tu ridi?!”
esclamò il biondo, asciugandosi le lacrime.
“Fatti da parte, dobe!” ringhiò Sasuke
scostando Naruto dal letto “Come sta?”
Naruto sbuffò nuovamente. “Oh guarda, sta
benissimo! E’ solo in coma e nessuno sa quando si
sveglierà. Niente di grave, insomma...” rispose
fulminando con lo sguardo il moro.
Sasuke non diede peso alle parole di Naruto e portò il
proprio viso a pochi centimetri da quello di Sakura. E pensare che
prima dell’incidente avevano litigato... Quasi si sentiva in
colpa per ciò che era successo! No, non doveva nemmeno
pensarlo! Sakura si sarebbe presto svegliata, avrebbero fatto pace e
tutto sarebbe tornato come prima. La solita storia, in pratica...
Restò a fissarla per qualche secondo, poi emise il verdetto
finale.
“Quando si sveglia, chiamami”
Naruto restò semplicemente allibito. D’altra
parte, c’era da aspettarselo: quello era Sasuke Uchiha.
“Non vuoi dirle niente, prima di andartene?” chiese
il biondo, scettico.
“Sarebbe inutile, non può sentirmi”
concluse Sasuke uscendo dalla stanza, senza dare il tempo a Naruto di
esprimere la sua opinione.
L’Uzumaki scrollò le spalle, ormai abituato al
comportamento dell’amico.
Ma lui no, non avrebbe mai lasciato da sola la sua Sakura-chan fino al
momento del risveglio. Perché lui era il suo migliore amico,
perché era l’unico che la conosceva davvero,
perché era l’unico che l’amava realmente.
***
Una settimana dopo, Sakura era ancora in coma.
“Naruto, vai a casa...” disse la madre della
ragazza sorridendo al biondo “Ti sarai stancato ormai a stare
notte e giorno vicino a Sakura... Hai bisogno di riposo”
Naruto scosse la testa.
“Le ho promesso che le sarei stato vicino tutto il tempo. E
poi non sono stanco” spiegò il ragazzo
sbadigliando subito dopo. La donna sorrise ancora e spinse Naruto fuori
dalla stanza.
“Per favore, torna a casa. Per qualsiasi cosa,
sarò io stessa a chiamarti, ok?” ripropose la
donna, senza dimenticare quanto quel ragazzo volesse bene a sua figlia.
Naruto alla fine accettò e uscì
dall’ospedale, diretto verso casa.
Si fece una doccia e mangiò qualcosa, per poi mettersi a
letto.
Non gli ci volle molto per addormentarsi, dato che non si faceva una
sana dormita da giorni.
Quando si svegliò era ormai notte inoltrata. Avrebbe fatto
volentieri una telefonata alla madre di Sakura, dato che non aveva
più sue notizie da ben 8 ore, ma uno strano presentimento
gli fece decidere di raggiungere lui stesso l’ospedale.
“Qualche miglioramento?” chiese irrompendo nella
stanza di Sakura. La madre della ragazza fece cenno di no con la testa,
desolata. Poi decisero di darsi il cambio.
Non appena la donna uscì dalla stanza, Naruto si
avvicinò all’amica e le diede un bacio sulla
fronte.
“Ehi” cominciò con tono tranquillo
“Sono tornato” aggiunse intrecciando le dita della
propria mano con quelle della ragazza. Prese un bel respiro e chiuse
gli occhi.
“Sai, ho pensato molto in queste ore... a te... a noi...”
fece una piccola pausa “Sakura, mi dispiace se in questi anni
non sono stato esattamente un buon amico e se ti ho fatto spesso
arrabbiare. Mi dispiace essermi sempre messo in mezzo tra te e
Sas’ke... Ma io tengo davvero a te...”
sospirò “Se riesci a sentirmi, stringimi la
mano”
Aspettò qualche secondo, poi qualche minuto.
Niente. Sakura non reagiva.
“Sakura, c’è una cosa che non ti ho mai
detto. Io voglio che ti svegli perché... perché ti amo! E farei di
tutto per rivedere i tuoi occhi e il tuo sorriso! Ti prego, torna da
me...” disse asciugandosi l’ultima lacrima
“Mi mancano i tuoi rimproveri... mi mancano i tuoi
pugni” sorrise appena “Il tuo sorriso... la tua
voce... mi manchi tu, Sakura-chan. Svegliati... ti prego”
Il biondo abbassò lo sguardo, sconfitto.
Ma proprio nel momento in cui aveva deciso di uscire dalla stanza, ebbe
come l’impressione che Sakura avesse stretto la sua mano. Si
stropicciò gli occhi, sbalordito, e fissò la
ragazza con gli occhi colmi di speranza.
“Ce la puoi fare”
E Sakura aprì gli occhi.
Li aprì lentamente, guardandosi intorno e cercando di
mettere a fuoco le immagini.
Naruto non riusciva a parlare, tant’era l’emozione.
La guardava ad occhi sgranati, con il cuore a mille e la bocca aperta.
“D-dove mi trovo?” chiese Sakura avvertendo un gran
mal di testa.
“Sei in ospedale! Hai fatto un incidente... ma ora
è tutto ok... e tu... TU SEI SVEGLIA!”
esclamò Naruto abbracciandola. Sakura non lo respinse, ma
rimase indifferente.
Era confusa, disorientata.
“Come ti senti?” chiese Naruto con dolcezza.
A Sakura si sciolse il cuore nel notare quando fossero preoccupati gli
occhi del biondo.
“Bene, più o meno. Ma ora posso farti una domanda
io?”
Naruto annuì entusiasta. “Certo, tutto quello che
vuoi!”
Sakura sospirò, inarcando le sopracciglia.
“Ma tu... tu
chi sei?”
E Naruto ebbe la sensazione che il mondo gli fosse crollato addosso.
Note dell'autrice:
Se siete arrivati fin qui, significa che questa storia è
quantomeno accettabile XD e lo spero davvero, perchè
è il primo AU NaruSaku che scrivo ^.^ saranno solo 4
capitoli, niente di troppo elaborato.
Detto questo, mi auguro che la storia vi piaccia e che mi lascerete una
piccola recensione. Sapete, ci tengo molto XD Grazie e a presto!
Soly Dea
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