"KILL MY SOUL, KILL MY NAME, KILL
MY PAIN..."
Capitolo
1: “I’m in a hurry!”
Hay-Lin era
appena uscita dalle
prove generali di danza, e, ancora con il fiatone e il borsone in
spalla, si
era precipitata sul marciapiede, senza prestare troppa attenzione ai
passanti.
Vedeva
il bus già pericolosamente vicino alla
fermata, il che significava che doveva darsi una mossa. Il vento le
stava
smuovendo i capelli, dandole fastidio ed impedendole di vedere davanti
a sé.
Fu questa la
causa di ciò che
avvenne dopo. Chiamiamolo pure destino, se ci credete.
Hay-Lin
inciampò nei suoi
stessi piedi, finendo addosso a cinque ragazzi.
Quando
alzò lo sguardo su di
loro per scusarsi, il bus era appena ripartito. Perfetto, avrebbe
dovuto
camminare fino a casa sua, e la distanza non era poi così
poca. Non si sarebbe
affatto trattato di una passeggiata di piacere.
-“S-scusate.”
disse, un po’
imbarazzata.
-“Oh,
tranquilla. Siamo ancora
interi, come puoi ben vedere.” a parlare fu un ragazzo
biondo, abbastanza alto.
Poi un altro di
loro notò la
scritta sul borsone della ragazza, che riportava il nome della sua
scuola di
danza.
-“Balli?”
domandò poi,
guardandola da capo a piedi, con lo sguardo acceso. Anche lui era
biondo, e
portava i capelli raccolti in una piccola coda.
-“C-come?”
domandò, non
riuscendo ad afferrare al volo la sua domanda, poi però
comprese “Ah! Ehm, si.”
-“Cosa
balli?” un terzo del
quintetto si era unito alla conversazione. A differenza degli altri
due,
quest’ultimo era moro, con i capelli corti ed un ciuffo che
gli ricopriva quasi
completamente gli occhi.
-“Hip-Hop,
ma faccio anche un
po’ di danza moderna.” Hay-Lin non riusciva a
capire perché mai dovesse
interessarli.
-“Sai,
eravamo nella tua scuola
di danza fino a poco fa.” con questa frase si
presentò il quarto ragazzo, anche
lui con i capelli scuri, ma più corti del precedente.
Inoltre, sembrava il più
grande.
Ecco
perché agli occhi della
ragazza non erano poi così sconosciuti. Molto probabilmente
li aveva già visti
aggirarsi per i corridoi.
L’ultimo
di loro non si
pronunciò. Se ne stava lì, con lo sguardo perso
nei suoi pensieri. Era moro,
come gli ultimi due, con i capelli leggermente più lunghi ad
incorniciargli il
volto.
Hay-Lin si
ritrovò a pensare
che erano tutti dei bellissimi ragazzi, ognuno aveva dei lineamenti
magnifici e
particolari. Chi più delicati, chi più decisi, ma
in entrambi i casi non si
poteva non apprezzarli.
-“Cosa
ci facevate lì?” chiese
poi spontaneamente. Tanto, ormai il bus lo aveva perso, quindi poteva
anche
intrattenersi un po’ con dei ragazzi, che a quanto pareva,
condividevano la sua
stessa passione per il ballo.
-“Siamo
alla ricerca di una
scuola per iscriverci a dei corsi di hip-hop. Così siamo
passati qui a vedere
il metodo di insegnamento.” riprese la parola il primo che
aveva parlato.
-“E
cosa ne pensate?” magari
poteva anche fare un po’ di pubblicità. Dei
ballerini in più non facevano mai
male.
-“Ci
è sembrata abbastanza
valida. Probabilmente torneremo a vedere un’altra
lezione.” continuò lui.
-“Beh,
forse la prossima volta
riuscirete a trovarci anche me. Ora, però, devo andare,
altrimenti non arrivo
più a casa.” detto ciò, non si
preoccupò neanche di rivolgergli un minimo cenno
di saluto, e si voltò dall’altra parte,
già intenta a camminare.
Stava
cominciando a fare buio,
e non poteva certo permettersi di aspettare ancora. Ma una voce
richiamò la sua
attenzione, e fu costretta a voltarsi per educazione.
-“Ehi,
almeno potresti dirci il
tuo nome. Dato che ci hai “investito”, nel caso
accadesse di nuovo, sappiamo
chi denunciare.” Hay-Lin non si offese solo per il semplice
motivo che colui
che aveva pronunciato quelle parole lo aveva fatto con tono scherzoso.
-“Hay-Lin.”
disse la ragazza,
sforzandosi di sorridere, nonostante stesse cominciando a preoccuparsi
per
l’ora.
-“Io
sono Young-Min.” replicò
allora il più grande dei cinque ragazzi. “E loro
sono Min-Ki, Jong-Hyun,
Dong-Ho e Min-Hyun.”
Li
identificò con un cenno
della mano, andando in ordine di posizione.
Min-Ki era il
ragazzo biondo
platino, con i capelli raccolti in una coda ed una frangetta che gli
ricadeva
appena sugli occhi; dai lineamenti si poteva facilmente scambiare per
una
ragazza.
Poi
c’era Jong-Hyun, il cui
nome le riportava alla mente uno dei cantanti degli SHINee, quindi per
lei era
facile da ricordare. Ed era il ragazzo con i capelli scuri e corti, i
cui occhi
erano appena visibili sotto il suo ciuffo.
Alla sua destra
c’era Dong-Ho,
il primo ragazzo che le aveva rivolto la parola dopo che li aveva
travolti con
la sua corsa, ed era colui che aveva i capelli corti e biondi.
Infine Min-Hyun,
del quale non
aveva ancora avuto il piacere, o dispiacere a seconda dei punti di
vista, di
udirne la voce. Quest’ultimo era il ragazzo con i capelli
castano scuro,
abbastanza lunghi da incorniciargli il volto delicato.
-“Mi
piacerebbe poter parlare
ancora con voi, ma devo proprio scappare. Altrimenti non
arriverò più a casa.”
la sua voce era un po’ incrinata, e da essa trapelava la sua
preoccupazione.
Cosa che i magnifici cinque non si lasciarono sfuggire.
-“Sei
a piedi?” domandò Min-Hyun,
parlando per la prima volta.
La ragazza lo
guardò stupita,
aveva addirittura pensato che forse poteva essere muto.
-“Ehm,
si. Ho perso il bus
venendovi addosso.” arrossì visibilmente sotto lo
sguardo curioso di loro.
-“Se
vuoi possiamo
accompagnarti fino a dove vuoi tu.” si offrì
stavolta Jong-Hyun.
-“Beh,
ecco,io… non credo sia
il caso.” rispose Lin.
Sin da bambina
le
raccomandavano di non accettare mai un passaggio da degli sconosciuti,
nemmeno
a piedi. Soprattutto se si trattava di un gruppo abbastanza numeroso di
soli
ragazzi. Anche se coloro che si trovava davanti non sembravano affatto
pericolosi, o perlomeno non sotto quell’aspetto.
Si accorse della
gomitata che
il biondino rifilò al suo amico, e riuscì ad
udire le parole che gli rivolse a
bassa voce: “Così la spaventi, stupido!
Penserà che siamo dei maniaci.”
-“Ti
chiedo scusa, non volevo
sembrarti inopportuno.” si corresse allora.
La ragazza non
riuscì a
trattenere un sorriso divertito, mettendo in imbarazzo il ragazzo di
fronte a
lei, che continuò a balbettare delle scuse.
Avrebbero potuto
farle del male
lungo il tragitto? Le sembrava impossibile, e l’istinto le
diceva che poteva
fidarsi. Di solito non si sbagliava mai, si rendeva sempre conto di
quando era
o non era il caso di fare qualcosa. Era abituata alla presenza di
persone non
propriamente brave, e sapeva riconoscerle.
-“No,
tranquillo. In fin dei
conti un po’ di compagnia non mi dispiacerebbe, specialmente
con questo buio.”
le parole le uscirono spontanee dalla bocca.
I cinque ragazzi
le sorrisero
con gentilezza e rispetto. Poi si incamminarono tutti insieme lungo il
marciapiede.
Il primo a
rompere il silenzio
fu colui che prima lo manteneva scrupolosamente.
-“Da
quanto tempo balli?” le
domandò, con una nota di curiosità.
-“Mm…”
Hay-Lin dovette
rifletterci un po’, prima di rispondere “Con questo
sono cinque anni, ma
ballavo sin da piccola nella mia stanza, fingendomi una ballerina
famosa.” solo
dopo aver parlato si rese conto di ciò che aveva appena
detto, ed arrossì ancora
una volta.
-“Chi
è il tuo idolo? Segui
l’esempio di qualcuno?” stavolta a parlare fu
Dong-Ho.
-“Sinceramente
non ho un
esempio da seguire. Diciamo che ammiro molto Harry Shum Jr per la sua
bravura.”
I cinque ragazzi
la guardarono
confusi, non sapendo a chi si stava rivolgendo.
-“Oh,
scusate, non lo
conoscete, vero?” loro annuirono contemporaneamente
“Beh, lui sarebbe un
attore/ballerino, ha partecipato anche a ‘Step Up’,
sia il secondo che il
terzo, e, se non sbaglio, mi sembra di averlo visto anche nelle vesti
di un
personaggio di Glee. Balla benissimo, sembra quasi non possedere le
ossa, fa
delle cose allucinanti.” mentre ne parlava gli occhi le si
illuminarono,
facendo sorridere i nuovi conosciuti.
Ormai erano
vicini a casa della
ragazza, così lei si fermò per ringraziarli.
-“Grazie
mille. Ora posso anche
proseguire da sola, tanto sono quasi arrivata.” disse Hay-Lin
riconoscente.
-“È
stato un piacere esserti
d’aiuto.” replicò Young-Min, accennando
un inchino.
-“ Se
venite di lunedì,
mercoledì o venerdì nel tardo pomeriggio mi
troverete sicuramente lì, così
potrei mostrarvi meglio la scuola.” propose Hay-Lin.
-“Sarebbe
bello!” esclamò
Min-Ki euforico.
Quel ragazzo era
introverso
all’apparenza, ma sprizzava energia da tutti i pori.
-“Ok,
allora alla prossima!”
con questa frase la ragazza salutò i nuovi conoscenti e
proseguì sulla sua
strada.
Fu questione di
un paio di
minuti appena e raggiunse l’inferriata della propria casa.
Così suonò il
campanello, e quando le fu aperto il cancello, entrò di
corsa in casa.
Sapeva che era
tardi, e ne
conosceva anche le conseguenze. Così si preparò
mentalmente alla sfuriata che
le avrebbe fatto suo padre.
Il signor Yang
se ne stava
seduto sulla solita poltrona dell’ampio salone, con in mano
un bicchiere di
vino che stava annusando proprio nel momento in cui la ragazza si
richiuse la
porta alle spalle.
-“Ti
rendi conto di che ore
sono?” le disse, mantenendo un tono di voce fin troppo
pacato.
-“Si,
lo so. Scusami.” si
limitò a dire lei.
-“Come
mai sei arrivata così
tardi?”
-“Ho
perso l’autobus, così sono
dovuta venire a casa a piedi.”
-“Mi
hai fatto preoccupare!” il
tono stava già aumentando.
Lei strinse i
manici del
borsone tra le mani, inspirando profondamente e contando i secondi che
passavano.
-“È
già buio. Poteva succederti
qualcosa.” suo padre soffiò dalle narici, cercando
di auto controllarsi, ma non
gli era così facile.
In fondo, sua
figlia era
l’unica cosa che gli era rimasta e gli dava la forza di
andare avanti. Forse
era troppo apprensivo, ma non si sarebbe mai perdonato se le fosse
successo
qualcosa.
-“Scusa
Appa.” Hay-Lin abbassò
il capo, consapevole della preoccupazione che gli aveva procurato.
-“Vai
in camera a prepararti.
Ti aspetto in cucina per la cena.” con queste poche parole si
alzò da dove era
seduto e si avviò a passo lento nell’altra stanza,
portando con sé il
bicchiere.
Hay-Lin
salì le poche scale che
la separavano ancora dalla sua stanza, ed una volta dentro si
cambiò in fretta,
indossando la solita tuta comoda che tanto adorava. Poi
tornò al pian terreno e
raggiunse il padre in cucina.
-“Ti
ho preparato la cena.”
disse il signor Yang, nel caso in cui i piatti contenenti il cibo caldo
non
fossero stati abbastanza chiari.
Ovviamente, come
sempre, era
apparecchiato per tre, nonostante fossero solamente in due a sedere a
quel
tavolo.
Il posto vuoto
portava con sé
un velo di tristezza e malinconia straziante.
Suo padre non
voleva ancora
accettare la morte della moglie, nonostante fosse passato
già un anno, il
dolore era ancora vivo e fresco in entrambi.
Il modo in cui
il tumore
l’aveva portata via, li aveva lasciati soli e abbandonati a
sé stessi.
Il signor Yang
aveva fatto
tutto il possibile per stare vicino alla figlia, ma la sofferenza
glielo
rendeva difficile.
E Hay-Lin
pensava che era
fortunata ad avere un padre come lui. L’unica cosa che
avrebbe voluto
rimproverargli era la sua eccessiva apprensione, e i suoi momenti di
debolezza
in cui cercava conforto nell’alcol.
La cena fu
consumata nel più
totale dei silenzi, con il posto vuoto che gravava ancora pesantemente
su di
loro.
Terminati i
pasti la ragazza
sparecchiò, volendo farsi perdonare, e lavò i
piatti.
-“Padre.
Io vado a letto.”
disse quando ebbe finito di riporre tutto nella dispensa.
Poi si
avvicinò all’uomo con lo
sguardo perso nel nulla, e gli diede un bacio sulla fronte.
-“Buonanotte.”
le disse allora
lui, come se si fosse appena risvegliato dal torpore, e la strinse in
un
abbraccio. “Non farmi più preoccupare, per
favore.”
-“Te
lo prometto.” sussurrò
Hay-Lin, prima di tornare in camera sua.
Una volta che fu
avvolta dalle
coperte accoglienti, si rigirò nel letto per diversi minuti,
non riuscendo a
prendere sonno.
L’unica
cosa a cui riusciva a
pensare erano quei cinque ragazzi.
Le stavano
simpatici e sperava
di rivederli ancora una volta.
Ed eccomi qui a postare questa
mia nuova storia! Sinceramente, sono abbastanza felice di come sta
venendo fuori, ma spero che possiate apprezzarla anche voi! Soprattutto
colei che mi ha costretto a pubblicarla u.U Beh, carissima Valentine,
cosa ne pensi??! Per chi non mi conoscesse ancora, sappiate
che dovrete sopportare i miei scleri ad ogni fine capitolo, ahahah...
Le
recensione sono ben gradite, anche se sono critiche negative, dato che
mi aiutano a crescere nel mio piccolo! Quindi, grazie per
l'attenzione (no, tranquilli, non sono sempre così
professionale se ve lo state chiedendo, anzi...) Alla prossima!!
Kisses, Alice...
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