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-Hidden Fear-
Videl non
l’aveva mai confessato a nessuno, neppure a se stessa.
La
realtà era difficile da accettare…
soprattutto quando era così dura. Lei aveva una paura
segreta, quasi una fobia,
che non la faceva dormire di notte e infestava i suoi sogni facendoli
diventare
scuri. Lo sapeva solo suo padre, che le aveva giurato di non dirlo mai
a
nessuno. E sua madre, certo, ma il suo segreto l’aveva
portato con sé quando se
n’era andata. Combattere la paura, dite voi? Ci aveva provato
con tutte le sue
forze, ma era irrazionale e la faceva tremare come una foglia. Con gli
anni
aveva imparato a gestirla, ma era sempre come un’ombra che si
portava dietro.
Solo in poche occasioni riusciva a dimenticarsene e
quelle occasioni erano sempre perché lui si
trovava con lei. Gohan. Era lui, la luce del suo sorriso, la sua forza
fisica e
mentale, perfino vestito con il suo costume di Great Sayaman, Gohan
riusciva a
infonderle un grande senso di pace e sicurezza, e Videl era convinta
che
lui sapesse di
essere la cura del suo male , ma non le
aveva detto niente perché non voleva turbarla ulteriormente.
Come quel
giorno afoso ed estivo, in cui tutto sembrava perfetto, che stava
giungendo a
termine. Il sole, lentamente, stava prendendo
la sua strada verso ovest, dove
sarebbe tramontato la sera tardi.
“Tesoro,
ti
va di fermarti a cena
da noi?” chiese Chichi gentile rivolta alla
ragazza.
“Certo,
ne
sarei molto felice.” le rispose tranquilla la ragazza, mentre
Gohan le
sorrideva.
“Oggi
è
stata proprio una bella giornata” affermò il
ragazzo “dovresti fermarti un po’
più spesso da noi.”
“Sì,
penso
tu abbia ragione” la ragazza abbassò lo sguardo e
arrossì leggermente.
Videl
credeva che un rapporto com’era il suo con Gohan non
esistesse da nessun’altra
parte. Non erano migliori amici, e non erano neppure fidanzati, seppure
si fossero confessati
l’uno all’altra molto
tempo prima. Però per lei era come l’aria fresca
che si respira al mattino
presto, come un sole che la scaldava e la proteggeva anche quando
vedeva tutto
nero. O quando c’era veramente, il
buio.
Videl
interruppe subito quel pensiero.
La cena si
svolse in allegria. Tutti si
gustavano i
deliziosi manicaretti preparati da Chichi e discutevano piacevolmente
tra di
loro. La ragazza dai capelli corti si mise a ridere quando a Goku, il
padre di
Gohan, mancò l’aria per aver mangiato un pollo
intero senza neanche togliere le
ossa e sua moglie gli diede un colpo tra le scapole così
forte che quasi glielo
fece mandare fuori, il pollo. Erano davvero una famiglia stramba,
riflettè
Videl, ma felice. I loro volti
sembravano quasi risplendere nella piccola cucina chiara.
“Ti
aiuto a
lavare i piatti, Chichi” propose la ragazza dopo mangiato.
“No no,
sorellona, ci penso io!” si offrì generosamente il
piccolo Goten, saltando in
piedi pieno di energia.
In
realtà,
la vita di Videl non poteva andare meglio. Un padre che le voleva bene,
un
ragazzo meraviglioso di cui era innamorata, e persino un piccolo
bambino che si
era affezionato a lei così tanto che era arrivato a
chiamarla ‘sorellona’. Alla
ragazza venivano quasi le lacrime agli occhi a pensare quanto era bella
la sua
vita. Eppure…
Eppure lei
continuava ad avere paura.
È
una paura irrazionale, continuò a
ripetere, non c’è nulla di cui essere
spaventati.
“Videl,
va
tutto bene?” chiese con un’espressione preoccupata
Gohan, prendendole la mano.
Ecco
vedi? C’è Gohan. Non c’è
niente da temere,
pensò la ragazza sollevata.
“No,
tutto a
posto. Ora va tutto bene.” gli disse
guardandolo negli occhi dolcemente, e lui ricambiò lo
sguardo alla stessa
maniera.
“Cara,
perché non rimani qui per la notte? Ci metto poco a
prepararti il letto. Ci
penso io a chiamare tuo padre!” suggerì Chichi,
sapendo quando Mr Satan fosse
geloso di sua figlia.
“Preparare
il letto?” chiese Videl confusa.
Poi vide
Goku che, tenendo in braccio il piccolo Goten, che già
sorrideva beato nel mondo
dei sogni, sbadigliava con la bocca aperta, stanco.
Non
è possibile, pensò Videl in panico,
non può essere così tardi.
Immediatamente
rivolse lo sguardo all’orologio della cucina, che,
crudelmente, segnava le
11:43.
N-non
può essere! Dev’essere rotto!
Videl corse
fuori dalla casa.
Ecco,
la sua paura più grande era tornata a
farle visita, come ogni sera.
Una notte buia
e senza luna era lì, che
l’aspettava, silenziosa. I rami degli
alberi mossi dal vento violento le
sembravano mani nere pronte ad afferrarla.
Impaurita,
la ragazza stette immobile.
“Videl!”
la
chiamò Gohan.
“Io…
d-devo
andare.” Non poteva fare la figura della stupida davanti a
tutti ancora una
volta. Avrebbe fatto finta che fosse tutto normale.
Iniziò
a
volare nel cielo, scuro come l’inchiostro. Sui monti Paoz
nessuna luce
illuminava la strada che Videl doveva seguire per tornare a casa.
Fu
così che
si disorientò, le forze le mancarono, aveva già
volato per diversi chilometri e
la flebile luce della casa di Gohan era già scomparsa
all’orizzonte. Intorno,
solo buio.
Videl era
senza fiato. Si guardò intorno, in cerca di un punto di
riferimento, ma come si
può cercare un segno caratteristico del paesaggio se intorno
a te non vedi nulla?
Man mano che
la forza l’abbandonava, Videl si abbassava di quota fino a
quando, esausta, si
lasciò cadere da un’altezza superiore a
quella dei pini. Ormai, non importava più.
Videl
stava precipitando.
*
“Devi
rimanere qua almeno per un po’ per
farci vedere quanto sei forte!” esclamò Nasumi, un
bambinetto dell’età di 5
anni che frequentava la scuola materna con Videl.
“Proprio
qui?” chiese spaventata la bambina.
“Sì,
che c’è, hai paura del buio, per caso?”
le chiese strafottente il bambino, mentre gli altri della sua banda
cantilenavano “Videl
è una fifona, Videl è una fifona!”
“Smettetela!
Io non sono una fifona. Ci
starò, così vi farò vedere quanto sono
forte!” dicendolo, Videl aveva alzato la
testa con orgoglio.
“Ah,
bene. Ma non dovrai chiamare nessuno, e
dovrai stare in silenzio, chiaro? Altrimenti la prova non
vale.”
“D’accordo.”
rispose la bimba. La fecero
entrare nello sgabuzzino senza luce, e poi gli altri bambini chiusero
la porta
a chiave.
“Perché
chiudi la porta?” chiese Videl
terrorizzata, sentendo la chiave girare nella toppa.
“Così
se hai paura non scappi, rimani li. Mi
raccomando, non chiamare nessuno.”
“…
va bene.” Si sentì dire la piccola.
…
“Bambini,
è rimasto qualcuno dentro?” chiese
la giovanissima maestra Yuki.
“No,
maestra, sono andati via tutti.” mentì Nasumi.
“Bene,
allora chiudo. A domani bambini!”
“Ciao,
maestra!” risposero in coro.
…
“…
Nasumi?”
“…
maestra Yuki?”
Videl
battè forte la manina contro la porta
chiusa.
“Qualcuno
apra la porta!! Sono qui!!” urlò
piangendo. Nel buio ogni cosa le sembrava un mostro: uno straccio le
pareva un
fantasma, sentiva scricchiolii dappertutto.
Era circondata
dalle ombre più scure.
“FATEMI
USCIRE!!!!” gridò.
*
“FATEMI
USCIRE!” gridò Videl priva di sensi tra le braccia
di Gohan, che, seguendola,
era arrivato giusto in tempo per prenderla tra le sue braccia mentre
precipitava.
“Videl!
Ti
prego svegliati! È solo un sogno,
Videl!” urlò
Gohan cercando ti scuoterla per
svegliarla.
La ragazza
si alzò di scatto, e iniziò a piangere. Gohan la
strinse forte a sé . “Calmati
Videl, ora sono qui."
Lei lo
abbracciò più stretta che poteva, pensando che se
lui se ne fosse andato avrebbe
rivissuto quell’incubo.
“Oh,
Gohan…”
gli disse tra i singhiozzi “I-io…”
Videl
non ce
la faceva più. Raccontò al ragazzo del suo trauma
infantile, e ad ogni parola che pronunciava, le sembrava di sentirsi
meglio.
“…
mio padre
e mia madre mi vennero a cercare dopo un’ora, visto che non
tornavo dalla
scuola, ma è stata l’ora più lunga e
orribile della mia vita. Gohan, io ho paura del buio,
perdonami se non te l’ho
detto prima, ma pensavo che mi avresti considerato una stupida
ragazzina.”
“Videl,
non
potrei mai pensare questo di te. “ le disse abbracciandola di
nuovo. “Vieni con
me” continuò
“ ti
voglio
mostrare una cosa.”
La prese per
mano e la portò vicino a un laghetto lì vicino.
Era uno spazio molto bello, l’erba
morbida e qualche ninfea sulla superficie dell’acqua
dondolava dando un aspetto
sereno al tutto. Tuttavia Videl non riusciva a vedere nulla di tutto
questo. Per
lei era ancora troppo buio.
“Videl,
guarda il cielo” gli indicò il ragazzo
“Non vedi come sono luminose le stelle?”
Videl
guardò
in alto e si concentrò. Inizialmente cercava solo di non
tremare, per lei il
cielo era solo un enorme spazio vuoto e scuro.
E poi ne
vide una.
E
un’altra!
Il cielo era
pieno di stelle, e lei non se n’era mai accorta!
Com’erano luminose e belle
quei puntini nel cielo.
Ora le
sembrava tutto un po’ meno buio. Poi però le venne
in mente una triste
considerazione.
“Ma…
Gohan,
non ci saranno sempre le stelle. Potrebbero esserci le nuvole, e il
cielo
tornerebbe il nero.”
“Hai
ragione. Ora però guardami” Il sayan le
lasciò la mano, e volò per tutto il
perimetro della radura. Che faceva? Sembrava accarezzasse tutti i
cespugli e l’erba
in terra. Perché?
Gohan
tornò
vicino alla ragazza.
“Ora
guarda
che spettacolo.” le disse.
Piccole,
minuscole lucine iniziarono a salire dalla terra o dai cespugli in cui
erano
nascoste, e iniziarono a fare una danza allegra.
Lucciole!
Videl non
potè fare a meno di sorridere. Le lucciole si specchiavano
nel lago, e
ballavano le une accanto alle altre.
Il
mezzo- sayan sorrise alla ragazza, vedendo che si era un po'
tranquillizzata. Dopo poco però Videl parve
rattristarsi.
“Gohan…
“ la ragazza non voleva rovinare tutto ma…
Da qualche
minuto gli insetti luminosi erano diminuiti , perchè erano
tornati dove prima riposavano.
Ne rimaneva solamente qualcuno in aria, adesso.
“…
le
lucciole non rimarranno per sempre. E la mia paura tornerà.
Il buio tornerà. Come farò a
–“
Videl si
bloccò. Gohan la guardava con un’espressione
indecifrabile sul volto, sembrava
al tempo stesso concentrato, ma il suo sguardo tradiva anche una
potente
emozione.
I suoi
capelli si muovevano, come spinti da una brezza leggera. Il solo fatto
strano
era che non c’era vento. Poi un capello diventò
d’oro. Poi lo diventò un’intera
ciocca.
E poi, ci fu
la luce. Luce bianca, chiara, limpida e purissima.
Come se il sole stesse
nascendo, così Gohan brillava, risplendeva di una luce
così potente, che Videl
dovette socchiudere gli occhi.
“ Non
ti
devi preoccupare di quando non ci saranno le lucciole, o le
stelle… “ disse
Gohan avvinandosi a lei, prendendole una mano.
Per un
lunghissimo momento, si guardarono negli occhi. Quelli di Gohan erano
scuri,
come la notte! pensò Videl preoccupata. Ma non aveva
più paura, perché in
quegli occhi così belli vi era un sentimento tanto forte e
tanto dolce che le
fece passare ogni timore.
“…
perché io
sarò accanto a te, per sempre.”
Gohan la
strinse a sé forte, prima di darle un dolcissimo e lento
bacio.
Note
dell'autrice
Ehm
ehm! Salve a tutti carissimi lettori! Questa è la mia prima
fic
che ho scritto pensando :"Coraggio, dev'essere davvero Romantica,
con la R maiuscola!" ... lo so, lo so, che ora sto scrivendo una storia
e che dovrei aggiornare quella (lo farò al più
presto,
credetemi ) però avete presente quando vi arriva l'idea, o
per
meglio stare in sintonia con la storia, l'illuminazione e
dovete assolutamente scrivere prima che questa sia andata via? spero
che abbiate presente questa sensazione xD Torniamo alla storia : il
titolo (paura nascosta) è collegato con la paura del buio di
Videl (e questo spero di averlo fatto capire, altrimenti siete
autorizzati a tirarmi ortaggi marci xD) e spero di aver creato suspence
o almeno una voglia matta da parte del lettore nel trovare qualche
indizio su quale fosse la fobia di Videl... o l'avevate capito subito?
come vi è sembrato il flash- back? ovviamente la paura
irrazionale della ragazza nasce dal trauma che aveva subito da piccola,
questo spero di averlo fatto capire. I personaggi? dai Videl non
è così OOC vero? e soprattutto... la parte
finale!
è la mia preferita, dove cerco di esprimere tutto il
romanticismo possibile! Ci sono riuscita? Beh io un ragazzo
che
mi porta a vedere le lucciole vicino a un lago me lo sposerei, voi no?
;) (soprattutto se il ragazzo in questione è Gohan ;))
Mi
piacerebbe davvero che mi lasciaste una recensione con le vostre
opinioni/sensazioni su questa fic, ve ne sarei davvero grata!!!
Alla
prossima ;)
Frulallas
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