Lipstick
Una pozza di sangue si estendeva ai piedi del letto,
sgorgava dal corpo malamente accartocciato e maleodorante steso sul
pavimento e
si infiltrava tra le fessure delle mattonelle, macchiando il loro
bianco
splendore con il rosso carminio della violenza.
Storse il naso,
infastidito dal puzzo che fuoriusciva dal
cadavere e si voltò verso la grande specchiera che
rifletteva la sua immagine
perfetta. Sorrise di se stesso, si lisciò il lungo ed
elegante vestito e tornò
ad ammirarsi.
Decisamente,
quell’abito donava molto più a lui che a
quell’orribile puttana.
Lo si vedeva spesso
girovagare per i bordelli, la sera.
Tutti lo credevano un amante crudele e passionale a causa degli omicidi
che,
puntualmente, avvenivano ogni notte. Nessuno, in realtà,
sospettava che dietro
alle sue continue visite si nascondeva un desiderio più
forte e diverso da
quello carnale.
Si ammirò
ancora, si ravvivò la chioma smeraldina e fece
una piroetta su se stesso, facendo schioccare i tacchi.
Le faceva spogliare,
rubava loro i vestiti e poi le
ammazzava.
Sceglieva con cura la
ragazza, studiava ogni suo minimo
dettaglio: l’altezza e la corporatura dovevano combaciare con
la propria e i
vestiti dovevano essere impeccabili, come le scarpe e gli accessori. Di
certo
non pretendeva di trovare capi dalle
stoffe elaborate e preziose, d'altronde appartenevano a delle
prostitute di poco
conto, schiave rubate al loro pianeta natale, ma dovevano possedere un
minimo
di buon gusto.
Si sedette alla
toeletta a fianco, aprì un cofanetto
finemente elaborato e ne estrasse un rossetto.
Viola.
Viola come le sue
labbra, piene, invitanti.
Viola come il
colore del sangue raffermo sul pavimento.
Viola come la sete di
possesso che provava nei suoi
confronti.
Si passò il
cosmetico sulle labbra e se le umettò, lanciandosi
sguardi languidi e facendo smorfie invitanti al riflesso nello specchio.
Era ben consapevole
della propria bellezza, Zarbon. Con
quei capelli lunghi e setosi, gli occhi chiari dal taglio allungato...
Nessuno resisteva al
suo fascino, tutti lo desideravano,
lo invidiavano... eppure, l’unico di cui bramava uno sguardo,
l’unico che non
sottostava al suo fare esotico era lui, il grande e potente Freezer, il
dittatore dell’universo, l’essere che preferiva
delle squallide puttane a lui,
il suo guerriero più fedele!
Lanciò il
rossetto con forza aliena contro il vetro dello specchio, riducendolo
in frantumi e
creando un’immagine deturpata di se stesso sui rimanenti
cocci.
Sospirò,
riassumendo una posa controllata e si riportò
alla specchiera.
Lisciò il
vestito, ravvivò la chioma, sistemò gli
orecchini. Aggiustò con la punta di un lungo e affusolato
dito una sbavatura di
rossetto agli angoli della bocca, agitò la lunga gonna,
piroettò su se stesso.
Un giorno sarebbe
stato suo, si ripeté, un giorno sarebbe
stato suo...
***
Eeeh, è un po' particolare!
A dir la verità la mia idea iniziale era quella di rendere
la storia più demenziale, buttarla sul ridere; solo che la
voglia di aggiungerci un'atmosfera dark, varie elucubrazioni e la prima
stesura mi hanno fatto cambiare decisamente idea.
Che dire, spero possa esservi piaciuta e, come al solito, se
qualcosa dovesse risultarvi errato fatemelo immediatamente sapere, vi
prego :) Ah! Secondo voi dovrei aggiungere la nota OOC?
Grazie di cuore, un bacio!
hibou.
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