Il delitto perfetto
Capitolo
V
L’urlo
proveniva dalla stanza numero 7, tutto il gruppo uscì spaventato al sentire
quelle urla e dalla sala arrivò il signor Takayama seguito dalla moglie,
dall’architetto e dallo zio di Sonoko.
Shinichi
ed Heiji furono i primi ad accorrere ed, aprendo la porta, videro i tre bambini
che fissavano spaventati il muro, con Ai che tentava di calmarli.
«Bambini
ma cosa ci fate qui? Cosa è successo?» chiese Heiji.
Ayumi
alzò una mano indicando di fronte a loro e i due detective videro il cadavere
della signora Sasamoto, sanguinante e seduto contro
il muro.
Immediatamente
si fecero avanti gli agenti Sato e Takagi, seguiti dall’ispettore Megure.
Ran,
Kazuha e Sonoko andarono a confortare i bambini che erano ancora un po’
sconvolti.
Ran
aveva fatto un urlo di pura sorpresa quando aveva visto la madre dietro il
padre. Non capiva proprio perché si fosse finta un’altra donna.
Tuttavia
notò subito l’insolito modo con cui si guardavano i genitori e quindi lasciò
perdere le domande, per il momento.
Ai
venne accerchiata dalla cerchia di detective perché spiegasse cosa era
accaduto.
«Eravamo
andati nella stanza per nasconderci, sapevamo che era inagibile e quindi
avevamo pensato fosse un posto ideale per restare nascosti.»
«Ma
perché volevate nascondervi?» chiese Sato.
«Volevamo
investigare anche noi… ma non potevano perché eravamo
bambini e allora abbiamo deciso di farlo in segreto.» disse Ayumi, mentre
beveva un tè caldo.
«Capisco… e poi come avete scoperto il cadavere?»
«Non
l’abbiamo visto subito… perché effettivamente nella
stanza non c’era. Era una camera
completamente normale, finché Genta non si è mosso ed ha urtato una mattonella
che era rialzata. Inciampando in essa, l’ha schiacciata e il muro davanti ai
nostri occhi si è girato e ha rivelato quella cavità, dentro la parete, dove
c’era Sasamoto-san… morta.» spiegò Ai con la massima
calma.
Si
sentiva un po’ scossa ma il suo sangue freddo le permetteva sempre di mantenere
i nervi tesi.
«Ecco
quindi qual è la chiave del vostro mistero, Takayama-san.
In ogni stanza di questo piano c’è quella cavità dentro la parete, scommetto
che in ognuna di esse è nascosta l’arma del delitto. Ed ecco anche perché la
stanza n°7 era inagibile: l’interruttore, ovvero la mattonella, era rotta.
Nelle altre stanze sono sicuro che non c’è nessuna mattonella rialzata mentre
qui non funzionava bene e non potevate rischiare con questo malfunzionamento.»
disse Shinichi prontamente alzando lo sguardo verso il direttore che dovette
necessariamente dire che era tutto vero.
«Il
che ci porta ad un’altra importante conclusione. La cerchia dei sospettati si
riduce incredibilmente a poche persone, le uniche a conoscenza di questo
segreto. Ovvero il signor Takayama, sua moglie, l’architetto che ha progettato
questo edificio e i due sospettati del finto omicidio, il signor Sumiya e il signor Mishimoto.»
concluse Heiji mentre un silenzio pesante calava tra le persone accusate.
«Ma
non possono essere stati il signor Takayama, la moglie e l’architetto. Sono
sempre stati dentro la sala, da quando i tre sospettati sono scesi dal palco.
Non si sono mai allontanati quindi possiamo ridurre la cerchia soltanto al
signor Sumiya e al signor Mishimoto.»
disse Megure.
«Io
non sono sicuramente stato! Sono stato tutto il tempo nella stanzetta dietro le
quinte, in attesa di essere chiamato per poter offrire la mia testimonianza nel
finto delitto! Sono innocente!» gridò Sumiya alzando
le mani al cielo ed iniziando ad agitarsi.
«C’è
qualcuno che può testimoniare che sta dicendo il vero?» domandò Kogoro serio.
«No… Ero solo! Ma io non ho ucciso proprio nessuno!» gridò a
voce ancora più alta.
Eri
iniziò subito a calmarlo mentre anche il signor Mishimoto
forniva la sua versione dei fatti.
«Io
ero andato a compiere i sei “delitti”. Avete sentito voi stessi gli spari, dopo
aver fatto il sesto sono uscito dalle scale e sono ritornato nella stanza ad
aspettare di potervi mentire. Non ho proprio visto Sasamoto-san…
E non ho idea del perché non fosse nella sua stanza come Sumiya-san
ad aspettarvi! Guardate, questo è il bigliettino del sorteggio che dimostra che
io sto dicendo il vero.» disse Mishimoto tirando
fuori dalla tasca un foglio dove c’era scritta la parola “ASSASSINO” a lettere
grandi.
«Ma
nessuno l’ha vista mentre commetteva i delitti! Avrebbe potuto benissimo
attirare la vittima e poi spararle, facendo passare il rumore per uno dei sei
spari che sarebbe stato normale udire!» gridò Kogoro iniziando ad accusarlo.
«E
secondo lei avrei potuto sparare a un pupazzo e a una donna
contemporaneamente?! Io ho sparato sei volte e ho udito sei spari.»
«E’
vero, sono sicura di aver udito perfettamente solo sei spari.» confermò Eri.
«L’assassino
potrebbe aver sfruttato il rumore di uno dei colpi prodotti per sparare nel
medesimo istante a Sasamoto-san senza che il tiro
venisse percepito.» disse Heiji, concentrando il suo sguardo su Sumiya.
«Il
che porterebbe lei ad essere l’unico sospettato.» concluse quindi.
Shinichi
non commentò le parole dell’amico poiché ancora vedeva la situazione poco
chiara, era necessario investigare meglio.
«Esattamente!
Come ho appena dichiarato è lei il colpevole! E le dico anche dove l’ha uccisa,
nella sua stanza! L’ha sorpresa, l’ha colpita mentre il suo collega sparava ai
pupazzi e poi, mentre ancora era dentro le camere, ne ha approfittato per
entrare in quella inagibile e per uscirci solo al termine degli spari.» urlò
Kogoro convinto di aver risolto brillantemente il caso.
«Ma
non è vero! Non ho ucciso nessuno, non avevo nessun motivo!»
«Probabilmente
la signorina le avrà fatto uno sgarbo di qualche tipo, ora andremo a
controllare la camera dove doveva esserci la signorina e lì troveremo le
prove!»
Mentre
Megure annuiva e, insieme agli agenti, andava nel
luogo del crimine Heiji e Shinichi fissavano tutta la situazione con
scetticismo.
«C’è
qualcosa che non mi convince.»
«Concordo
Kudo. Andiamo a vedere questa stanza, magari troveremo comunque qualche
indizio.»
Passarono
una ventina di minuti e l’ispezione di quella camera e di quella di Mishimoto non portò a nulla di fatto, come dedotto dai due
detective.
Sicuramente
Sasamoto non era stata uccisa lì dentro, non c’era
una sola traccia di sangue o di colluttazione.
Il
gruppo aveva inoltre recuperato tutte le armi dai vari nascondigli e in nessuna
di queste c’erano impronte digitali. Mishimoto spiegò
che, ovviamente, per compiere i delitti aveva indossato dei guanti per evitare
proprio il riconoscimento delle impronte.
Ed
anche il vero colpevole aveva utilizzato lo stesso stratagemma.
«Tornando
verso le stanze c’è una piccola finestrella, l’ho aperta e ho buttato via i
guanti.» spiegò brevemente quando gli chiesero dove fossero i guanti.
Shinichi
ed Heiji tentavano di riuscire a capire il pezzo che loro mancava.
Come
aveva fatto il colpevole ad attirare con sé Sasamoto?
Dove l’aveva uccisa? E soprattutto come avevano fatto a non sentire il colpo di
pistola in più?
Ran
e le sue due amiche erano rimaste in compagnia dei bambini e della coppia di
novelli sposi nella salone delle feste, insieme al dottor Agasa e a Yusuke che
sembrava scosso e turbato dalla situazione.
Kogoro
tentava in tutti modi di dimostrare la colpevolezza di Sumiya,
ma anche lui si rendeva conto che c’erano molti buchi in quel caso.
Il
signor Takayama era completamente sconvolto e la moglie e l’architetto
tentavano in tutti modi di farlo riprendere, sollevati almeno che non fossero
nella lista dei sospettati.
Furono
Eri e Kogoro, inconsapevolmente, ad offrire un aiuto inaspettato.
Eri
era tornata nella stanza numero 4 per prendere un fermaglio che si era accorta
di aver perso e nel chinarsi aveva trovato ai piedi del letto un’altra
trasmittente, come quelle ritrovate da Shinichi ed Heiji.
Tornò
nel corridoio dove tutti stavano discutendo e la mostrò immediatamente a Kogoro
che la guardò perplesso, spiegandole che uno strumento del genere serviva per
riprodurre suoni sotto determinati impulsi.
Nel
momento stesso in cui i due detective avevano sentito quelle parole un flash
aveva attraversato le loro menti e tutto il crimine si era chiarito sotto le
loro deduzioni.
«Allora
ha fatto così.» commentò Heiji.
«Già.
Peccato che qualche dettaglio l’abbia tradito.» continuò l’amico con un sorriso
di soddisfazione per aver trovato la soluzione.
«La
prova dovrebbe essere nella sua camera, andiamo.» conclusero infine
dileguandosi dal gruppo e andando a controllare la verità appena scoperta.
Quindici
minuti dopo i due detective avevano riunito tutti nella sala da ballo e avevano
iniziato ad esporre i fatti appena accaduti.
«Signori,
vi abbiamo chiamato tutti qui perché abbiamo appena risolto il caso. Devo
ammettere che è stato particolarmente elaborato e contorto, però ovviamente, e
mi riferisco anche alla sua sfida Takayama-san,
nessun delitto è perfetto. Questo perché è l’essere umano ad essere imperfetto
e quindi non è gli concesso realizzare qualcosa che sia perfetto. I piani
elaborati nella mente possono esserlo, ma qualcosa nella loro realizzazione
fallirà sempre. Ed in questo caso a tradirla, mio caro signor Mishimoto, è stata una colla scadente.» dichiarò Shinichi
suscitando stupore nella folla che lo ascoltava attentamente.
«Perché
ce l’ha con me? Le ho dimostrato che non posso aver commesso io il delitto!»
«Invece
è stato proprio lei. Lei non è il vero colpevole dei delitti finti, nel
sorteggio non era uscito lei bensì la signorina Sasamoto.
Aveva appositamente piazzato i biglietti in modo che la signorina pescasse
quello dell’assassino.
Ha
finto di dirigersi nella sua stanza, invece l’ha seguita per poi stordirla con
del narcotico, portarla nella camera n° 7, azionare
il congegno e depositarla nella cavità della parete. E dopo le ha sparato,
proprio lì dentro, ecco perché non abbiamo rinvenuto tracce di sangue in altri
posti se non in quello!» continuò Heiji, depositando di fronte a loro una busta
che conteneva una garza imbevuta di narcotico.
«Sa
dove l’abbiamo trovata questa? Nella sua camera, esattamente nella stessa
cavità presente come in tutte le altre stanze! E indovini cos’altro abbiamo
trovato?» continuò collocando un pulsante e un tubetto di colla sopra il
tavolo.
Shinichi prese la parole, mettendo vicine anche le sei trasmittenti.
«Lei
non ha sparato a nessuno dei pupazzi, o, perlomeno, lo ha fatto ma non nel
momento in cui l’abbiamo sentita noi. Vede, durante la festa, poco prima del
gioco degli indovinelli c’è stato un momento in cui l’impianto stereo sembrava
aver avuto un guasto e la musica si sentiva a livelli assordanti. Era stato
proprio lei ad aver manomesso le casse per creare quel rumore in modo che le
coprisse gli spari! E’ stato in quel momento che ha sparato i sei colpi e
preparato le scene del crimine! Nessuno l’aveva potuta udire a causa di quella
musica troppo alta. Ecco spiegato perché il sangue dei pupazzi iniziava a
seccarsi, perché erano passate quasi due ore.»
«Ma
voi li avete sentiti gli spari! Sta dicendo una montagna di menzogne!» disse
alterato Mishimoto alzandosi per lo sdegno.
Megure lo fece
risedere mentre Heiji continuava il racconto.
«Li
abbiamo sentiti, è vero, ma semplicemente non erano che delle imitazioni. Vede queste sei
trasmittenti? E’ da qui che abbiamo sentito i colpi, che lei ha prontamente
attivato tramite questo telecomando,» continuò indicando il pulsante che
avevano trovato insieme alla colla e alla garza «lei ha aspettato che Sasamoto arrivasse nelle camere per stordirla e poterla
portare nella camera n°7, una volta lì ha attivato il pulsante facendo partire
gli spari per poter coprire il rumore del suo colpo! Poi è tornato in camera
sua e ha nascosto tutto! E’ inutile continuare a mentire.»
«Non
avete nessuna prova.»
«Se
avesse preso una colla migliore forse non avremmo trovato le trasmittenti. E’
stato questo a tradirla, signor Mishimoto. Dopo due
ore che lei le aveva attaccate hanno ceduto, cadendo a terra e rivelando
facilmente la loro presenza ai nostri occhi.» concluse Shinichi mentre Mishimoto era in evidente stato di agitazione, non sapendo
più come controbattere.
«Come
ho detto, non potete provare tutta questa fiaba.»
«Il
fatto che quegli oggetti fossero nella sua stanza è una prova direi
schiacciante.» dichiarò Takagi, all’improvviso.
«E’
stato Sumiya a mettermeli! Per incolparmi di tutto!»
gridò, di colpo, l’accusato vedendo nella sua ultima affermazione una via
d’uscita.
«E
quando glieli avrebbe messi? Lei ha dichiarato di essere rimasto sempre nella
sua camera fino all’urlo della bambina e da quel momento in poi, lei e il
signor Sumiya siete stati sempre con noi. Vuole farmi
credere che Sumiya è entrato nella sua camera e lei
non lo ha visto mentre le posizionava queste evidenti prove?» disse Shinichi
concludendo la sua investigazioni.
Mishimoto sospirò e si
abbandonò sulla sedia.
«Mai-chan non era una semplice collega per me… Io l’amavo e lei amava me! Siamo stati insieme per
cinque anni e lei, poi, ha semplicemente deciso che non eravamo più compatibili
come carattere! Ma io sapevo la verità, lei si era trovata qualche altro! Non
ci ho messo molto a scoprire, infatti, che si stava vedendo con un altro
ragazzo e da quel momento non ci ho visto più dalla rabbia. Qualche settimana
fa se ne è definitivamente andata da casa mia, tornando dai genitori e io non
potevo sopportare una cosa del genere! Io l’amavo più della mia stessa vita,
come poteva lei andarsene per un altro che mai l’avrebbe amata come avevo fatto
io? E poi dovevo continuamente vederla qui a lavoro e dopo qualche giorno ho
deciso che doveva pagarla per il tutto il male che mi stava facendo. Ho
scoperto, per caso, che quelle cavità esistevano anche in tutte le altre tre
stanze dietro la sala e ho attuato il mio piano.» concluse iniziando a piangere
lacrime su lacrime.
Takagi
si avvicinò e lo ammanettò mentre gli diceva che in centrale avrebbero chiarito
completamente la situazione.
La
calma sembrava essere scesa tra gli invitati che, ancora molto scossi,
sembravano pronti per andarsene.
«Non
credo proprio che ve ne potrete andare così presto, cari signori.» esclamò una
voce facendo raggelare il sangue nella sala da ballo dell’Hotel Mitsui Garden.
Fine
del V capitolo.
Il
prossimo è l’ultimo miei cari, la vostra Odissea (se siete arrivati fino a
questo punto vi adoro **) sta per concludersi!
Che
ve ne pare del vero delitto? U__U Mishimoto mascalzone!
(povero… però qualcuno doveva fare l’assassino xDDDDD)
Beh,
a livello di romanticismo e colpi di scena non accadono molte cose perché succederà
tutto nel prossimo capitolo :D
Un
bacio!
EclipseOfHeart