Titolo:
Schizzechea
Summary:
Il
sole entrava e usciva dalle nuvole. Mycroft alzò lo sguardo
verso il cielo.
Stava
cambiando il tempo.
Pairing:
Mycroft/Lestrade
Rating:
G
Words:
1134
Disclaimers:
Non
miei e “blablablabla! Lascia
stare! Abbiamo detto queste cose centinaia di volte!”
Notes:
Per
la Sherlothon dello SFI sul prompt #7 del secondo turno (“Un
alleato che prevede le tue mosse e il tuo corso d'azione è
sempre pericoloso.”)
Schizzechea
“Vorrei
rubare per un'ora
qualche
sorriso e qualche storia, però
il
tempo sta cambiando.
Schizzechea.”
(Pino
Daniele)
Il
sole entrava e usciva dalle nuvole. Mycroft alzò lo sguardo
verso il cielo.
Stava
cambiando il tempo.
Per
lui non aveva mai fatto molta differenza. Non provava fastidio quando
pioveva, anzi gli dava una scusa per rimanere esattamente dov'era
senza la necessità di spostarsi. D'altra parte, non è
che gli mancassero gli ombrelli. Ne aveva a bizzeffe, e, nel
malaugurato quanto improbabile caso in cui non lo avesse a portata di
mano, chiamava qualcuno e se lo faceva portare. Voilà. La
magia dell'essere a tutti gli effetti il governo inglese.
Mycroft
Holmes era un uomo oltremodo intelligente, era un fatto risaputo
ormai da tempo e non era il caso di ripetere il concetto. Le stupide
superstizioni legate al cattivo tempo e alla conseguente sfortuna non
erano, come avrebbe detto qualcuno di sua conoscenza, “della
sua divisione”. Gli nacque un mezzo sorriso spontaneo sul
volto. Un sorriso intero era troppo, per quei tempi. Ad ogni modo,
non era un tipo superstizioso e dunque non credeva nei cattivi
presagi. Al massimo, avrebbe potuto constatarne l'inconsistenza
provando che, contrariamente a queste credenze, era il bel tempo a
portare guai. Difatti, il giorno che suo fratello si era
letteralmente buttato giù dal tetto del St Bartholomew's
Hospital era tutto sommato una bella giornata. C'erano diverse nuvole
in cielo, ma non disturbavano la fruizione della luce solare.
L'avrebbero mai pensato tali individui che una giornata dal tempo
così bello potesse essere così dannatamente spossante?
Mycroft
non si aspettava niente dalle sue giornate basandosi sul tempo
atmosferico.
Il
giorno che aveva conosciuto Gregory pioveva, infatti. Gli aveva
offerto l'ombrello fuori da Scotland Yard. Lui l'aveva guardato
sospettoso per un attimo. Mycroft l'aveva trovato molto saggio da
parte sua: avrebbe considerato sciocco accettare senza esitare un
passaggio sotto l'ombrello dell'uomo che l'ultima volta – la
prima volta che si erano incontrati, in realtà – l'aveva
rapito per estorcergli informazioni sul proprio fratello. Rapito.
Quale esagerazione! L'aveva gentilmente prelevato e portato in un
luogo sicuro senza presentarsi, senza chiedergli il permesso e senza
neanche avvertirlo, ma non l'aveva certo rapito, santo cielo! In ogni
caso, l’ispettore Lestrade, da bravo poliziotto quale era, a
differenza di certi idioti da cui era circondato, aveva esitato per
qualche momento guardandolo male.
«E'
sicuro che mi porta a casa mia, mr. Holmes? O finirò in un
posto sperduto come l’ultima volta?» sembrava voler dire.
Mycroft
aveva tentato un sorriso rassicurante.
«Non
potrei condurla altrove se non al suo appartamento, ispettore.»
voleva rispondergli.
Lui
l'aveva squadrato ancora un po', ma a un certo punto lo sguardo si
ammorbidì leggermente. Poi, senza dire niente, si era infilato
sotto il suo ombrello, al suo fianco. E avevano camminato. Sotto la
pioggia. Non gli aveva mai chiesto come sapesse la strada per casa
sua.
La
prima volta che l'aveva baciato. La prima volta che l'aveva baciato
erano sulla soglia di casa sua. Gregory aveva infilato le chiavi
nella serratura. Mentre girava si era voltato verso di lui e stava
per dire qualcosa, ma si era fermato a guardarlo. Aveva lasciato le
chiavi, gli aveva preso i lembi della giacca, l'aveva tirato a sé
e l'aveva baciato. Mycroft aveva chiuso gli occhi e aveva lasciato
che l'odore dell'ispettore gli entrasse nelle narici, e il suo sapore
gli entrasse nel cervello.
Poi
aveva cominciato a piovere. Appena qualche goccia. Erano entrati in
casa.
Gregory
aveva detto qualcosa su quanto quella pioggia fosse poco
provvidenziale.
Mycroft
aveva detto qualcosa su quanto, al contrario, quella pioggia fosse
assolutamente provvidenziale.
Avevano
sorriso. L'aveva baciato di nuovo. Il resto era inutile raccontarlo.
Era facilmente intuibile.
Sherlock
non era morto. Lui era probabilmente l'unico che potesse dirlo con
assoluta certezza.
«Fatti
sentire.» gli aveva raccomandato «Pure ogni tanto va
bene. Magari prima di partire.»
Sherlock
gli aveva lanciato un'occhiata che definire brutta sarebbe stato un
gentile eufemismo. Non gli aveva risposto, naturalmente. Rispondeva
soltanto ad alcuni messaggi. La media era di uno su cinque, a voler
essere precisi. In netto aumento rispetto al solito. Ma non dava sue
notizie. Di solito chiedeva di John.
Mycroft
sospirò. Suo fratello non sarebbe mai cambiato. Non con lui,
almeno. Era sempre stato sospettoso nei suoi confronti.
Un
alleato che prevede le tue mosse e il tuo corso d'azione è
sempre pericoloso.
Era la sua filosofia quando si trattava del fratello maggiore.
D'altra parte, gliel'aveva insegnato lui. Ma non si aspettava che gli
si ritorcesse contro. La vita non va mai come previsto, d’altronde.
Solo
una volta Sherlock non aveva chiesto di John.
Come
sta nostra madre?
SH
Aveva
letto il messaggio più volte prima di poter smettere di
credere ad un'allucinazione.
Rispondi
prima che cambi idea.
SH
Prevedeva
le sue mosse e il suo corso d'azione.
Lei
sta bene. Non voglio sapere da dove è venuta fuori questa
domanda. Vorrei sapere piuttosto dove sei tu e come stai tu.
M
La
risposta fu laconica e leggermente nervosa.
Ti
sto scrivendo, quindi puoi dedurre il fatto che sono vivo. Dove sono
puoi scoprirlo anche da solo. Per il resto sono affari miei.
SH
Poteva
tranquillamente affermare che l’assunto da lui insegnatogli era
reciprocamente valido.
Con
Gregory non avvertiva il pericolo. Eppure combaciava tutto. Era un
alleato. Prevedeva le sue mosse e il suo corso d’azione, molte
volte in più di quanto potesse prevedere.
Però,
lui con Gregory non avvertiva il pericolo. Cosa che lo spaventava
oltre ogni dire.
A
volte provava l’impulso di scappare via dal luogo in cui si
trovava. Scappare a gambe levate da quella rilassatezza, quella pace,
quella distensione che era tipica dell’abbassamento delle
difese. Una voce gli sussurrava all’orecchio: «Scappa.
Scappa. Sta per finire tutto. Scappa.»
Era
una voce che somigliava a quella di Sherlock. Il sangue non era
acqua, d’altra parte. Dei geni in comune nel DNA dovevano pur
averli. I peggiori, naturalmente.
Avrebbe
voluto incontrarlo per un’ora e scivolare in quello che sarebbe
stato. Per ricordarsi ancora. Di
loro. Di come erano diventati così. Ma saperlo non avrebbe
cambiato le cose.
Eppure.
Eppure non riusciva a privarsi di lui. Di Gregory, intendeva.
Nonostante la voce che somigliava a quella di Sherlock che gli
sussurrava: «Scappa.». Nonostante a volte volesse
scappare sul serio. Nonostante fosse pericoloso.
Avrebbe
voluto incontrarlo per un’ora e scivolare in quello che sarebbe
stato. Per ritrovarsi ancora. Loro
due insieme. Sotto l’ombrello.
Mycroft
si fermò. Stava tentennando? Era un fenomeno alquanto raro,
doveva concederselo. E doveva darne atto soprattutto a Gregory, per
essere riuscito in un’impresa tanto ardua. La domanda da farsi
ora era: era un bene o un male?
Sentì
una goccia d’acqua arrivargli in testa. Alzò di nuovo lo
sguardo. Lo colpì un’altra goccia, e poi un’altra
ancora. Sorrise. Lo prese come una specie di buon segno e rise
interiormente per il suo essere superstizioso proprio in quella
circostanza. Non era poi così difficile essere superstiziosi,
pensò. Nonostante la propria ormai affermata intelligenza.
Mycroft
valutò se aprire l’ombrello o meno. In fondo non era che
qualche goccia. Decise di lasciar perdere e lasciare che la leggera
pioggia si abbattesse su di lui.
Stava
cambiando il tempo, osservò.
Piovigginava.
Notes,
again:
Mi ero
ritirata a vita privata. Se mi va male l’esame me la prenderò
ufficialmente con voi!
*sospira*
In ogni caso, la canzone da cui sono stati gentilmente prelevati (non
rapiti, per carità!) titolo e citazione iniziale (oltre che
quelle in corsivo) è per l’appunto Schizzechea di
Pino Daniele. “Schizzechea” nel mio meraviglioso idioma
vuol dire appunto “pioviggina”. Sapete, quando l’acqua
si manifesta dal cielo soltanto con poche gocce, schizzando appena
sull’asfalto. Ecco, è proprio quello lo scenario.
Grazie
per la miliardesima volta a Sonia. ♥
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