James Coventry, in arte Mihael. E fa
anche strano dire che
quel tizio laggiù, sì, proprio quello con i capelli lunghi, biondi, la
canna
alle labbra e la bottiglia di vodka alla mano sia..un pianista, un
pianista di
successo anche, ma un totale ribelle rispetto a tutto quello che lo
ricorda. E’
anche insegnante di violino, ma il suono del pianoforte che viene dalle
sue
dita è qualcosa di semplicemente spettacolare, lo adoro.
Anja – Quello stronzo, da? Mi deve
ancora soldi di ultima
scopata, adesso levati dalle palle se non ti serve niente, dolcezza.
Robert – Dipende da come lo prendi,
di solito è una bella
spina su per il culo, ma generalmente puoi contare su di lui..se hai
abbastanza
soldi per pagarlo.
Karl – Fa il suo lavoro, alle volte
gli chiedo di suonare al
mio locale, devo dire che è anche bravo
Ivan – Quella checca? Quando lo
abbiamo vestito da donna era
una bella gnocca, devi vedere come si è incazzato quando s’è ripreso.
Sono nato a Londra, famiglia
benestante, niente da ridire,
ma francamente ora come ora non me ne faccio nulla, lo sapevo dopotutto
che un
giorno avrei detto di ritenerli inutili, bene, ora che non mi servono
più
nemmeno i soldi lo sono ufficialmente. Come anche adesso, che poggio le
nobil
chiappe sul muretto del ponte che da sull’acqua torbida di quello che
una volta
doveva essere un Tamigi immacolato. Che ne è rimasto? Merda..perdonate
i
francesismi, mi vengono spontanei.
Eravamo rimasti? Ah giusto, al fatto
che ero nato, notte
funesta, fu la disgrazia di un po’ tutti ed ancora ci rido
allegramente,
è..bello distruggere la vita altrui, la distruzione è una di quelle
forme
d’arte alle quali non puoi né sapresti dir di no, lo fai adesso, perché
non la
conosci, ma la distruzione è l’unica cosa che fa spalancare davvero gli
occhi a
tutti. Non spalancheresti gli occhi sopraffatto da emozioni più grandi
di te se
solo la Terra venisse distrutta? Tutta..tutta quanta. E non proveresti
un odio
profondo nel sapere che quello, sì, proprio quello stronzo lì, ha
appena
distrutto e frantumato quella grandiosa opera d’arte da te creata?
Quanto tempo
ci hai messo per farla? Uno? Due mesi? Come? Ah, sei, va beh, non
cagare il
cazzo, sempre lì siamo. E quante persone hanno spalancato occhi e bocca
nel
vederla? I tuoi genitori, basta. Quanto ci ha messo lo stronzo che hai
di
fronte a distruggerla? Uno? Due minuti? Forse anche meno, e quanti sono
rimasti
a bocca aperta? Tutti… Rimpiangi il tempo perso adesso?
Arte
non è il nome di ciò che
è bello, non essere ignorante, Arte è il nome di ciò che suscita
emozioni.
Ma che ne so io che sono morto, eh? Giusto, non ne provo più nemmeno
una, ma
trovo ancora vagamente divertente distruggere quello che incontro. Ero
un
grande artista un tempo, creavo e distruggevo, adesso pianifico azioni
di
attacchi di massa, divertente anche questo, no? Perché mi sto facendo
scrupoli
e non ti sto squartando? Bella domanda anche questa, ma ti assicuro che
se non
me ne facessi mi pregheresti del contrario, quindi evita di mettere a
dura
prova la mia già scarsa pazienza.
Ero un pianista ed un violinista di
giorno, di notte gestivo
un bordello, sì, tra una troia e l’altra, con la bottiglia di birra in
mano e
dando pacche sulle spalle alle persone conosciute. Ero il tipo di
persona che
ti si faceva una notte e ti dimenticava quella dopo, non mi interessava
e non
m’interessa tutt’ora della vita altrui, che ognuno ne faccia quel che
vuole, a
me basta che nessuno mi viene a rompere le palle. Poi un giorno, era
inverno,
pioveva a dirotto, ero uscito dal bordello incazzato per un tizio che
ha quasi
ucciso una delle puttane, perché sono troie, ma sono sotto la mia
supervisione,
e quindi non vanno toccate. Me lo sono trascinato di fuori, ma qualcuno
me lo
ha rubato, sì, esatto, me lo ha soffiato da sotto il naso tanto veloce
che non
ho nemmeno fatto in tempo a vederlo.
E quando ti rubano la vendetta da
sotto il naso ti incazzi
ancora di più, perché vendicarti non ti riporta indietro niente, ma
almeno hai
la soddisfazione di aver reso pan per focaccia a chi di dovere, invece
così non
avevo nemmeno quella.
Volevo poter distruggere il mondo,
l’opera d’arte più grande
esistente..invece sentìì un gran dolore dietro la nuca, una botta di
quelle che
ti rigirano i neuroni come non mai. Un bruciore al collo, persi i
sensi, mi hanno
risvegliato poco dopo, per forza, e fu la cosa peggiore che potessero
fare.
Sentì il mio corpo morire a poco a poco, i polmoni e gli organi
atrofizzarsi,
il cuore battere l’ultimo suo rintocco e fu la morte. "Per tutti la
morte ha uno sguardo, verrà la morte ed avrà i tuoi occhi. Sarà come
smettere
un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come
ascoltare
un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti" lo diceva Pavese in una
sua poesia, gran bella poesia.
Sono stato veloce, vero? No, ferma,
non sobbalzare, non ti
spaventare, non voglio farti nulla di male, voglio solo poterti
osservare da
più vicino, poter cogliere le sfumature negli occhi, il colore opaco
della
pelle chiara, la forma delle labbra, lo spessore dei capelli, annusarne
l’odore. Fremi? Fremi sotto il tocco di una pelle tanto fredda…fremi,
che
meravigliosa opera d’arte che sei, non posso non farne brandelli..
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Nel pubblicare la storia all’inizio
ho commesso un errore
con le parentesi acute, chiedo venia, ora dovrebbe essere corretta. ^^
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