Il conte e la serva

di Cipppo
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Vi era una strana atmosfera nell’aria, la notte in cui Isabella nacque. Il cielo era uggioso, tetro, quasi spaventoso, grandi nuvoloni neri lo invadevano, coprendo il bel colore scuro di una serata di ottobre. Il vento soffiava forte, facendo sbattere gli alberi contro le grandi vetrate del cottage. L’immenso giardino al buio di quel giorno sembrava metter ancor più timore, le fontane sembravano  risucchiare ogni cosa a loro vicina e portarla giù, fino a dove non si vede la luce. Le grandi querce sembravano nascondere ombre, i sassolini parevano animati, mentre picchiavano nel portone e nelle finestre, provocando rumori agghiaccianti. Rumori che venivano coperti dalle urla di Renèe, che aiutata dalle sole due serve pativa le pene dell’inferno, cercando di far nascere la sua bambina. Era stanca, coperta di sudore, nella sua vestaglia da notte bianca ormai macchiata di sangue e di acqua. Spingeva e urlava, ormai priva di forze, stringendo la mano di sua sorella, serva come lei in quel cottage in cui erano cresciute.  Spingeva e urlava, fino a quando un altro urlo non si sentì in quella stanza. Isabella era nata, e piangeva contorcendosi in quel buio. E allora le grida di Renèe cessarono, e ormai priva di forze, dopo aver perso molto sangue, si lasciò andare sul cuscino improvvisato con gli indumenti delle serve, e si abbandonò ad un sonno senza fine.






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Chi segue anche le altre mie storie si chiederà: come mai ne stai iniziando un'altra? E io risponderò: perchè sono idiota!
Detto questo, spero che il prologo vi abbia incuriosito, e che in seguito la storia vi piaccia.
Alla prossima!
M




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