Odio le introduzioni.
Saltatela
pure, dunque, se non volete leggere delle tediose, monotone
informazioni su questa long che magari, anche se spero ovviamente nel
contrario, nemmeno seguirete, e passate al prologo vero e proprio.
Se
invece siete di quelli che amano sapere dove nascono le idee,
incominciamo.
Definisco
questo scritto, di cui ho in mano più capitoli del solito,
sparsi, sebbene non sia ancora completo, una sorta di fanfiction
storica: penso sia giusto, o perlomeno che sia una buona via da
seguire, dal momento che si tirano i fili di persone vere, e non di
personaggi, quella di attenersi quanto più possibile alla
Storia. Inventare poco, limitandosi a riempire i fori lasciati dal
tempo, ciò che non è stato scritto, detto,
registrato, fotografato, tramandato. Laddove non ci sono notizie certe,
mi permetto di intervenire anche sull'aspetto caratteriale dei
protagonisti della vicenda, Stuart ed Astrid, a cui i Beatles fanno
poco più che da sfondo.
Premetto
dunque di essermi molto documentata prima di scrivere, tramite
l'Anthology, le interviste ad Astrid Kirchherr in Living In The
Material World, le sue splendide fotografie, mia costante ispirazione,
e Pepperland, il sito internet-capolavoro italiano sui Fab 4. Altre
fonti, meno attendibili ma altrettanto suggestive e gradevoli a
leggersi, sono il fumetto Baby's in Black di Arne Bellstorf e Backbeat,
bel film anni '90. Per comprendere meglio il fascino e il talento di
Stuart, consiglio inoltre di dare un'occhiata ai suoi quadri.
Nell'intera
narrazione alternerò la voce dei due protagonisti, che
lasciano talvolta il posto ad altri personaggi nelle one-shot
appartenenti alla serie.
Per
concludere, una breve nota sul titolo, 1960: i fatti narrati si
riferiscono a ciò che avvenne intorno a quell'anno, che
è il fulcro, il punto di apertura di una storia
più nota e grande: quella dei Beatles, e degli anni '60.
Buona
lettura di questa storia in bianco e nero, scritta davvero a macchina
prima di essere trascritta.
Prologo
Le ruote
della Volkswagen girano sull'asfalto bagnato ancora per alcuni metri,
le luci della città che si riflettono sulle pozzanghere, poi
freni e lui fa per aprire la portiera.
Lo guardi e lo baci con trasporto, e lui sa che è l'ultima
volta.
-Grazie, Klaus- sussurri, e dolcemente lo lasci andare.
Per sempre, facendo ciò che già da tempo sapevate.
E'
un prologo, no? Lasciatemi dunque utilizzare il mio esremo dono della
sintesi!
*fa per
cancellare la pessima battuta, poi decide di rischiare*.
Spero
di avervi incuriosito con questo inizio, che non è altro che
una scusa per introdurre la mia prima long sui Beatles non demenziale
propriamente detta. I prossimi capitoli avranno una lunghezza discreta,
superiore ai miei standard. Vi prego davvero di leggere, e se volete di
commentare, dato che tengo particolarmente a questa storia... per vari
motivi che scoprirete.
|