Al
mio migliore amico, che non la leggerà mai, e che non sa
quanto io abbia pensato a lui scrivendo questa storia. Mi
manchi, sempre.
E
ad Emma, per averla letta per prima, per avermi dato un ottimo
consiglio, perchè è un tesoro.
Non era perfetta. Non lei, non
Delilah.
Aveva almeno mille difetti.
Era capricciosa, orgogliosa e pignola. Un vera rompiscatole.
Lei,
con i capelli rossi e gli occhi scuri.
Lei,
con gli orecchini di perla e il sorriso triste.
La
migliore amica da una vita, la persona che avrebbe riconosciuto fra
mille.
Lei,
che gli era sempre stata accanto nei momenti difficili. Che
l’aveva sostenuto, incoraggiato e consolato.
Non
sapeva però, Delilah, che Tom stava male solo per lei.
Perché
lui la amava, la amava davvero.
Quando
era con lei, a Tom sembrava di essere una persona migliore.
Quando
era con lui, Delilah smetteva di essere triste, di piangersi addosso.
Tom
si sentiva morire, ogni volta che Delilah sceglieva di condividere la
sua vita, le sue labbra, il suo corpo con qualcun altro. Qualcuno che
non la meritava, qualcuno che l’avrebbe fatta soffrire.
Qualcuno
che non l’avrebbe mai amata abbastanza, qualcuno che
semplicemente non era lui.
Confessarle
il suo amore sarebbe stato da idioti. Lei non avrebbe mai ricambiato.
Delilah
credeva davvero alla loro amicizia. Un’amicizia speciale, ma
pur sempre un’amicizia, solo un’amicizia.
Ed
era per questo che Tom faceva fatica ad addormentarsi, di notte. Il
pensiero di lei era troppo forte, più forte di qualsiasi
altra cosa. E faceva male, faceva male sempre. Un dolore costante al
petto, che gli toglieva il respiro. Perché lei era
già sua, ma non nel modo in cui lui avrebbe voluto.
E
lui era con lei, ma Delilah apparteneva sempre a qualcun altro.
E
quella sera sono da soli, in spiaggia.
Passeggiano
silenziosi, mano nella mano.
Lei
non ci vede niente di male, a lui sembra di essere incatenato ad
un’incudine. La mano è pesante e il cuore sembra
sprofondargli nel petto.
Delilah
indossa il vestito bianco coi pizzi, quello che aveva per la sua festa
di compleanno, quando ha compiuto diciotto anni. Quando Tom ha capito
di amarla, di amarla davvero. Sono
passati due anni, da quel giorno.
Il
mare rumoreggia costante, culla i pensieri, rasserena gli animi.
Delilah
si stacca da Tom, correndo tra le onde. Solleva spruzzi
d’acqua salata, ridendo felice.
E
Tom non può fare altro che osservarla, sorridendo
malinconico.
Quando
finalmente, esausta, Delilah si sdraia accanto a lui, Tom ritrova la
forza di parlare.
«Sei
ubriaca, Deli» afferma pacato.
«Lo
so, e non m’importa, Tom. Lasciami divertire un
po’. Dovresti farlo anche tu, ogni tanto. Non ti farebbe
male, sei sempre così triste!» risponde schietta.
Alla
luce della luna, cosparsa di granelli di sabbia e acqua di mare,
Delilah è ancora più bella. E Tom non sa se
essere triste, come dice lei, o estremamente felice, solo per il fatto
di esserle accanto.
Ma
poi lei lo prende per mano, e lo guarda sognante.
«Dai,
vieni a fare il bagno con me! Ti prego!» urla spensierata.
E
in quel momento, guardandola correre sotto le stelle, col cuore che
pulsa dolorosamente, Tom lo capisce.
Non potrebbe essere
più felice di così.
Note.
Ok, non so cosa sia. Sono
giorni che mi ronza in testa, e che mi scoppia nel cuore,
perciò dovevo scriverla.
Un momento intenso
d'ispirazione. Spero non ci siano errori, spero di non aver deluso
nessuno, e soprattutto spero sia decente.
Sarei davvero felice di leggere
cosa ne pensate. Sarebbe importante.
Grazie a tutti, in anticipo.
Un bacio,
Cat.