A winter fairytale
Un
papiro, una fan fiction chilometrica travestita da one shot. Quello che
voleva essere un esperimento mi ha decisamente preso la mano e non ho
avuto più cuore di dividerla.
Un immenso grazie a Taikatalvi, che è stata la mia colonna
sonora di un bellissimo inverno finlandese, un grazie alle pazze che
sopportano i miei quotidiani deliri e a quelle che mi hanno vista
uscire devastata da una certa signing session, e ovviamente un grazie
anche al Maestro, senza il quale questa storia non sarebbe mai stata
scritta.
Vi consiglio di leggerla con il sottofondo di Taikatalvi in versione
orchestrale e...spero vi piaccia!
I
am the journey,
I am the destination,
I am the home
The tale
that reads you
Neve.
Satu
guardava dalla finestra i primi fiocchi di neve della stagione.
Scendevano leggeri, delicati, a ricoprire con un manto candido la
foresta attorno alla casa della sua infanzia, si tuffavano nel lago
che a breve si sarebbe fuso con la terra, dando vita ad
un’unica
distesa ghiacciata destinata a durare mesi, finchè il
pallido sole
primaverile non avesse portato di nuovo il calore e la luce nella
terra dei ghiacci. La sua terra. Quella da cui è stata
lontana
tanto, troppo tempo, quella da cui è fuggita per poi capire
che da
loro, dai ricordi, non si può mai fuggire davvero.
Più
di dieci anni lontana dalla Finlandia, dai suoi amici, dal suo mondo.
Per inseguire un sogno, lasciandosene un altro alle spalle.
Nell’assolata California, a seguire la migrazione delle
balene,
prima per la tesi di laurea, poi per quella di dottorato. E alla
fine, il suo lavoro, per ironia della sorte,o forse perchè
in fondo
in fondo era ciò che aveva sempre voluto, l’aveva
riportata in
Finlandia.
Una
cattedra all'Università di Kuopio, a soli 33 anni, era
ciò che
l'aveva convinta a rientrare. Aveva preso un piccolo appartamento in
affitto, ma dopo aver sistemato tutte le sue cose aveva ancora una
settimana prima di iniziare il nuovo lavoro, così decise di
affrontare i suoi fantasmi una volta per tutte, tornando a Kitee, il
posto in cui era cresciuta e aveva trascorso i momenti più
belli
della sua vita.
Sapeva
già che non sarebbe stato affatto facile, e ne ebbe la
conferma
quando alzò gli occhi, dal terreno ormai quasi completamente
bianco
a una grande casa dall'altra parte della strada.
Lui
non abitava più lì da tempo, questo Satu lo
sapeva bene, ma una
piccola parte di lei sperava di vederlo aprire la tendina per
salutarla, come facevano da piccoli prima di andare a dormire. Lui
era sempre stato la prima persona che vedeva la mattina appena
sveglia e l'ultima prima di andare a dormire. Era stato il suo punto
fermo, la sua ancora di salvezza, il suo migliore amico e il suo
primo amore. Ma il tempo le aveva portato via tutto, o forse era
stata proprio lei a permettere che ciò accadesse.
Un
giorno forse avrebbe anche avuto il coraggio di attraversare quella
strada per andare a salutare Kirsti. Chissà se quella casa
era
rimasta calda e accogliente come lei la ricordava... c'era sempre
profumo di torta di mele e di dolci alla cannella, di Natale e di
legna bruciata nel camino. E c'era la musica dolce di un pianoforte
che la guidava sempre fino alla sua
stanza, dove lui la aspettava con il sorriso sulle labbra.
Satu
lasciò andare un sospiro, chiuse la tenda. Forse non era
ancora
pronta. Non era pronta nemmeno a ritrovarsi da sola in quella grande
casa, che un tempo risuonava delle risate infantili sue e di suo
fratello, della nonna in cucina e della radio del nonno. Suo fratello
viveva a Helsinki, vicino ai suoi genitori, e anche la nonna era
stata costretta a trasferirsi da loro. Quel piacevole caos non
sarebbe più tornato, purtroppo. C'era troppo silenzio, in
quella
casa, e Satu non era ancora del tutto pronta ad affrontarlo.
The
flowers of wonder and the hidden treasures,
In
the meadow of life, my acre of Heaven.
A
five-year-old winter heart in a place called home
Sailing
the waves of past.
Aveva
5 anni quando, per la prima volta, aveva avuto il permesso di
trascorrere le vacanze estive a Kitee dai nonni. Suo fratello
Akseli, di tre anni più grande, lo faceva già da
un paio d'anni, e
Satu era quasi invidiosa dei suoi racconti estasiati alla fine
dell'estate. Finalmente era abbastanza grande anche lei e ora se ne
stava lì, seduta su una valigia più grande di
lei, ad aspettare che
suo padre tirasse fuori la macchina dal garage per accompagnare i
bambini dai nonni. Akseli non era stato zitto un attimo durante le
cinque ore di viaggio da Helsinki a Kitee. Aveva parlato a Satu dei
suoi amici, delle corse nei prati, delle gite al lago. Le aveva fatto
duemila raccomandazioni e le aveva chiesto di non fargli fare brutte
figure con i suoi amici. Per Satu, la parola Kitee aveva il sapore
della libertà, il profumo dell'estate.
Ma
non era stato così, all'inizio. A dirla tutta,
passò i primi due
giorni a sforzarsi di non piangere. Per quanto adorasse i nonni, le
mancava la mamma e Akseli non la degnava di uno sguardo, tutto preso
com'era dai suoi amici e da quelli che lui definiva “giochi
da
maschi”.
“Mi
aiuti a preparare una torta?” chiese nonna Leena, vedendo la
piccola Satu affacciata alla finestra a guardare fuori con aria
sconsolata.
“Che
devo fare?” chiese con un gran sorriso.
“Per
prima cosa, devi farmi un favore.” sorrise Leena.
“La vedi quella
grande casa gialla? Ci abita una signora, si chiama Kirsti. Potresti
chiederle se ha delle uova? Il nonno ha dimenticato di
comprarle”
“Ma....”
Satu la guardò con gli occhioni spalancati. Era timida, ma
voleva
rendersi utile, così non fece obiezioni e, con un po' di
agitazione,
andò a bussare alla porta della casa che le aveva indicato
la nonna.
Arrivava
un gran chiasso da là dentro, sembrava che vi si fossero
dati
appuntamento tutti i ragazzini di Kitee, tanto che Satu non sapeva se
qualcuno l'avesse sentita suonare alla porta o meno. Ma dopo pochi
secondi, la porta si aprì e comparve un bambino dai capelli
dorati,
pressappoco della sua età.
“Ciao...”
mormorò Satu, imbarazzata.
“Chi
è, Tuomas?” una signora bionda dall'aria simpatica
comparve dietro
al bambino. “Ah, ma tu devi essere la sorellina di Akseli.
Mancavi
solo tu, stavamo giusto facendo merenda!”
Solo
qualche anno dopo Satu si rese conto che quella delle uova era solo
una scusa usata dalla nonna per farle rompere il ghiaccio. L'estate
iniziò in quel momento, per lei. Un'estate fatta di giochi,
di
corse, di notti a campeggiare in riva al lago con i nonni, di
passeggiate per esplorare la foresta. La prima di innumerevoli
estati passate a Kitee.
For
the heart I'll never have,
For
the child forever gone
The
music flows because it longs
For
the heart I once had.
Non era sempre stato tutto rose e fiori.
Crescendo, le cose si fecero decisamente più complicate.
Durante le
vacanze di Natale dei suoi 12 anni, Satu si sentì
improvvisamente
privata del suo ruolo di piccolina del gruppo. Non era più
l'unica
ragazzina, protetta e coccolata dagli amici di suo fratello. Doveva
fare i conti con un nuovo arrivo, che si rivelò poco
piacevole fin
dall'inizio.
Satu e Akseli erano appena scesi dalla
macchina, e come al solito, dopo un bacio alla nonna e uno al nonno,
Satu era partita di corsa verso casa di Kirsti per andare a salutare
Tuomas. La porta era sempre aperta, quindi non perse tempo a bussare,
ma piombò correndo in casa gridando “Sono
arrivata!”
Si aspettava di vedere Tuomas che correva
giù
per le scale ad abbracciarla, seguito a ruota dal resto della
famiglia, ma non era assolutamente preparata alla scena che si
trovò
davanti.
Kirsti e Tuomas erano in salotto, tutti
concentrati ad ascoltare una ragazzina bionda che suonava il
pianoforte. Tuomas si voltò verso Satu, le fece cenno di
stare in
silenzio e dopo, solo dopo, andò ad abbracciarla. La
ragazzina
bionda la squadrò con aria di sufficienza per poi tornare a
rivolgere tutta la sua attenzione al pianoforte, il sacro pianoforte
di casa Holopainen che solo Kirsti e Tuomas potevano toccare. Satu
non capiva. Fu Kirsti a fare le presentazioni.
“Satu, lei è Tarja, la
mia migliore allieva.
Tarja, ti presento Satu, una cara amica di Tuomas. Viene da
Helsinki”
Quella Tarja le fece un cenno col capo,
nemmeno
fosse la figlia della regina d'Inghilterra. Satu già la
detestava. E
poi... cara amica? Lei era la più
cara amica
di Tuomas, altrochè.
L'umore
di
Satu non sembrò migliorare nemmeno quando, pochi minuti
più tardi,
era seduta sul letto pieno di peluche dell'amico, sorseggiando una
tazza del suo the preferito e mangiando dolcetti al pandizenzero.
“Sei
stranamente silenziosa” le fece notare.
La
ragazzina
alzò le spalle. “Come mai tua madre tiene tanto a
questa Tarja?”
chiese.
“Beh, l'hai
sentita, è davvero bravissima” rispose l'amico.
“Il
pianoforte lo suoni meglio tu” rispose Satu, stizzita. E non
lo
diceva solo per fargli piacere, era vero. Sin da quando erano
piccoli, Satu adorava sentirlo suonare, avrebbe potuto star
lì per
ore mentre lui si esercitava sotto gli occhi di Kirsti.
Tuomas
sorrise. “Io però non so cantare. Dovresti sentire
Tarja, canta
come un angelo”.
Era
davvero
troppo. Satu abbandonò la tazza di the sulla scrivania
dell'amico.
“Vado a casa, voglio stare un po' con i miei nonni”
disse seria.
Tuomas provò a fermarla, ma senza risultato.
Ogni volta che Tarja e Satu si incontravano,
volavano scintille. Tanto l'una era altezzosa e ipocrita, tanto
l'altra era semplice e schietta. L'unica che, come lei, sembrava non
dare alla ragazzina tutta l'importanza che le davano gli altri, era
nonna Leena. Con lei Satu poteva sfogarsi, dicendone di tutti i
colori sulla “principessa sul pisello”, come
l'aveva
ribattezzata.
“Non sarai gelosa,
vero?” le chiese un
giorno Leena, che probabilmente conosceva la nipote meglio di
chiunque altro.
“Gelosa io? Ma figuriamoci,
perchè dovrei
esserlo?” aveva ribattuto.
“Semplicemente perchè
stai crescendo, tesoro
mio...” aveva sorriso la nonna.
Assolutamente no, lei non era affatto gelosa
di
Tuomas. O forse lo era, come scoprì a sue spese qualche
giorno
dopo....
Satu
era seduta sul letto, a gambe incrociate, sfogliando distrattamente
Paperino che, stranamente, non riusciva a farla ridere. L'aveva fatta
davvero grossa, stavolta, perfino la nonna si era arrabbiata a tal
punto da metterla in castigo e da impedirle di andare a casa di
Tuomas come tutte le sere. E il bello era che lei stessa non aveva la
minima idea del motivo del suo comportamento nei confronti di Tarja.
Ok, l'aveva detestata dal primo istante. Ok, era la classica bambina
viziata e lamentosa. Ma il fatto che, mentre erano tutti a giocare
sulla neve, Tarja avesse abbracciato Tuomas, a Satu non era proprio
andato giù. Per tutta risposta si era avvicinata e invece di
tirare
una palla di neve a Emppu, l'aveva lanciata dentro la tuta di Tarja.
Ora Tarja aveva la febbre, e non avrebbe potuto partecipare al
concerto di Capodanno per cui si preparava da mesi. Ma la cosa
peggiore era che in cuor suo Satu ne era assolutamente felice.
Mentre,
seduta sul letto, alternava momenti di autocommiserazione a momenti
di gioia assoluta per la disfatta della “nemica”,
sentì uno
strano rumore provenire dall'esterno.
Una
palla di neve si infranse contro il vetro e Satu corse alla finestra,
in tempo per vedere Tuomas che si arrampicava sulla scala.
La
ragazzina aprì immediatamente la finestra. “Too,
ma sei impazzito?
Ti romperai l'osso del collo!” gridò, per poi
rendersi conto che
se l'avessero sentita i nonni, sarebbe stata davvero nei guai.
“Se
gridi ancora, l'osso del collo me lo romperà tuo
nonno” ridacchiò
Tuomas, scavalcando il davanzale.
“Che
ci fai qui?” disse Satu, abbassando immediatamente la voce.
“Akseli
mi ha detto che sei in punizione. Davvero pensavi che avrei rivisto
“La Bella Addormentata” senza di te?”
sorrise il ragazzino.
Satu
gli buttò le braccia al collo.
“Allora,
che hai combinato?”
Satu
si ritrasse “Ehm...” borbottò,
imbarazzata. Di solito non aveva
alcun problema a parlare con Tuomas, si erano sempre confidati tutto,
ma stavolta era diverso. Aveva notato come lui guardava Tarja, aveva
notato come tutti
la
guardavano, e la cosa le dava tremendamente fastidio. La
verità era
che Satu, a 12 anni, era ancora poco più che una bambina,
mentre
Tarja era già una ragazza, bella oltretutto. Che piaceva a
tutti,
Tuomas compreso, e questo lei non lo poteva proprio sopportare. Forse
la nonna aveva ragione.
“Ok...”
sospirò, per poi raccontare tutto all'amico, che la guardava
interdetto.
“Ma
si può sapere perchè odi così tanto
Tarja?” sbottò. “Non ti
ha fatto nulla, ti sei intestardita ad odiarla dal primo momento che
l'hai vista, mi spieghi perchè?”
Satu
sbuffò. Non lo sapeva, o forse sì, ma a Tuomas
non l'avrebbe mai
ammesso. Si limitò ad un'alzata di spalle. “E'
viziata, ed è una
che venderebbe sua madre pur di ottenere ciò che vuole. Mi
sta
antipatica, fine. Non riesco ad adularla come fate tutti, mi
dispiace” disse, raggomitolandosi sul letto, la testa
appoggiata
alle ginocchia. “E se non ti sta bene, quella è la
porta, anzi la
finestra”.
Per
tutta risposta, Tuomas cercò di trattenere una risata, per
poi
sdraiarsi accanto all'amica. La scala che arrivava sul tetto, da
quella sera fu usata spessissimo, non solo se Satu era in punizione.
Quando nessuno dei due riusciva a dormire, o quando semplicemente
avevano voglia di stare insieme un po' più a lungo, Tuomas
si
arrampicava fino alla stanza di Satu, e restavano sotto le coperte a
chiacchierare fino all'alba.
Where
is the wonder where's the awe
Where are the sleepless nights I
used to live for
Before the years take me
I wish to see
The
lost in me
Nell'estate del 1994, Tuomas fu costretto ad
ammettere a sé stesso che la piccola Satu era cresciuta. Non
era più
la ragazzina con le trecce e le lentiggini che combinava pasticci,
che giocava a hockey meglio dei maschi e che si accoccolava con lui
sotto le coperte a vedere i cartoni della Disney.
Al suo posto era comparsa una diciassettenne
esile e slanciata, dai lunghi capelli rossi impossibili da tenere a
posto. Era bella, davvero. Se ne era accorto Emppu, che più
di una
volta aveva fatto apprezzamenti che avevano mandato Tuomas su tutte
le furie, se ne era accorta la maggior parte dei ragazzi di Kitee e
se ne accorgeva lui ogni giorno di più. Raramente si
arrampicava
fino alla sua stanza, perchè le nottate di chiacchiere erano
diventate una sofferenza. Tuomas avrebbe voluto tenerla stretta,
baciarla, ma era terrorizzato dall'idea di perderla.
D'altro canto, Satu aveva cominciato a
guardare
Tuomas con occhi diversi già da un paio d'anni. Si rese
conto che
sua nonna aveva ragione, che le sue reazioni esagerate verso Tarja
erano dovute solo alla gelosia. Si stava innamorando del suo migliore
amico, e non era assolutamente preparata ad affrontare
un'eventualità
del genere.
Si sentiva persa. Fino a poco tempo prima,
il
suo Too era la persona a cui confidava qualunque cosa, con cui poteva
parlare di tutto. Ora non poteva farlo. Lo sentiva lontano, a volte,
come se fosse svanita all'improvviso tutta la complicità che
avevano
fino a pochi mesi prima. Fortunatamente c'era la nonna...e c'era
Eeva, la compagna di classe con cui passava ore al telefono. Eeva
non capiva cosa Satu trovasse in Tuomas. Ai suoi occhi non era nulla
di speciale, soprattutto in confronto a Oliver, che a scuola non
aveva occhi che per lei. Satu non lo guardava neanche. Per lei
esisteva solo Tuomas. Tuomas che a settembre sarebbe partito per un
anno per l'America... solo il pensiero la faceva star male. E se si
fosse dimenticato di lei? E se si fosse innamorato di una ragazza
americana?
Forse doveva trovare il coraggio di
parlargli,
ma era terrorizzata dall'idea di perderlo....
I giorni passavano, veloci come solo i
giorni
d'estate sanno essere. Ovviamente, Satu non aveva detto una parola a
Tuomas, e lui aveva fatto altrettanto. Si limitavano ad uscire con
tutto il gruppo, e quando erano da soli nessuno dei due cercava
l'abbraccio dell'altro, come avevano sempre fatto.
Era una questione apparentemente senza
alcuna
via d'uscita. Fino all'ultimo giorno di vacanza. Ancora 24 ore e poi
Satu sarebbe tornata a Helsinki, e Tuomas sarebbe partito per
l'America.
Sarebbe stato un anno terribile, se non gli
avesse parlato.
Già, ma come? Pensava, mentre
prendeva a
calci un sasso nel cortile di Tuomas.
“Andiamo giù al
lago?” propose lui,
sbucandole alle spalle senza che lei se ne accorgesse. Non c'era
nessun altro. Solo loro due. “L'ultima nuotata prima della
partenza, che ne dici? ”
Satu annuì. Il lago era sempre
stato un posto
magico, per loro due. In quelle acque erano andati a pesca con i
nonni, avevano imparato a nuotare. Su quelle sponde avevano passato
infinite serate accanto al fuoco, a chiacchierare, a raccontarsi
storie, a sognare e a parlare del futuro. Chissà per quanto
tempo
non l'avrebbero più fatto...
“Restiamo lì stasera?
Possiamo accendere il
fuoco e cuocere i marshmellow” propose Satu, per poi guardare
verso
le colline “...sempre se non arriva il diluvio!”
Per un pomeriggio, tornarono i ragazzini di
sempre. Tuomas tentava di pescare, e Satu liberava i pesci dicendo
che le facevano pena. Tuomas tentava di leggere, e Satu gli faceva il
solletico.
“Ora basta, se ti prendo te la
faccio
pagare!” aveva riso Tuomas mentre lei si tuffava dal pontile
e
iniziava ad allontanarsi a nuoto. A
Tuomas ci vollero poco più di dieci secondi per
raggiungerla, anche
se Satu in acqua era un pesce. Non le servì nascondersi tra
le travi
del pontile, l'amico era decisamente più veloce di lei.
“Presa!
E ora?” rise, tenendola stretta a sé. A Satu stava
scoppiando il
cuore nel petto. Il pontile dietro di lei e Tuomas così
vicino.
Tanto vicino che poteva sentirne i battiti del cuore. Ora o mai
più.
“Too...devo
dirti una cosa...” sussurrò, senza avere il
coraggio di guardarlo
negli occhi.
“No,
prima io” disse Tuomas, sollevandole il mento con un dito.
Non
disse nulla, semplicemente le sfiorò le labbra con un bacio.
Il
primo dei mille baci che si scambiarono quel pomeriggio, anche quando
vennero sorpresi da un temporale.
Tornarono
a casa tenendosi per mano, fradici e felici. Un anno di lontananza
sembrava decisamente più sopportabile, ora che avevano avuto
il
coraggio di rivelare i sentimenti che provavano l'uno per l'altra.
First
day of love never comes back,
A
passionate hour's never a wasted one,
The
violin, the poet's hand,
Every
thawing heart plays your theme with care
Nonostante
avesse qualcosa da aspettare, per Satu fu un anno terribile,
aggravato, a novembre, dalla perdita dell'adorato nonno. Tuomas le
mancava tantissimo, e perfino il Natale a Kitee aveva un altro
sapore, adesso che lui non c'era. A tavola c'erano due posti vuoti,
quelli delle persone più importanti della sua vita.
Le
giornate si susseguivano tutte uguali, solo l'arrivo dell'estate e la
prospettiva del ritorno di Tuomas sembrarono risollevarla dal baratro
in cui era caduta.
Ai
primi di giugno, anche studiare per gli esami era diventata una
fatica insormontabile. Satu passava ore chiusa nella sua stanza solo
per fare pochissime pagine, mentre la sua mente vagava
chissà dove.
Tuomas, nelle lettere che le aveva scritto, non le aveva mai detto
quando sarebbe tornato, e lei non pensava ad altro. Mancava poco
più
di una settimana alla fine della scuola, e i suoi genitori erano in
viaggio per Parigi. Satu aveva declinato tutti gli inviti di Eeva e
di Oliver e se ne stava chiusa in camera ad ascoltare un cd che le
aveva spedito Tuomas.
Sbuffò.
Le mancava da morire, avrebbe dato qualsiasi cosa per essere tra le
sue braccia, in quel momento.
E
proprio in quel momento, qualcuno bussò e la porta della sua
stanza
si aprì.
“Akseli,
che c'è? Sto studiando”
Ma
quando si voltò, si rese conto che non era affatto Akseli.
“Too!”
esclamò Satu, gettandosi letteralmente tra le sue braccia,
senza
nemmeno provare a fermare tutte quelle lacrime che aveva trattenuto
nei mesi precedenti.
“Ehi”
disse lui, stringendola fortissimo “pensavo saresti stata
contenta
di vedermi, non volevo farti piangere”
Satu
sorrise, tra un singhiozzo e l'altro. Era felice? Di più.
Non le
sembrava vero di poterlo abbracciare di nuovo, di poter di nuovo
assaporare i suoi baci.
“Quando
sei arrivato?” chiese.
“Poco
fa, il tempo di arrivare dall'aereoporto” sorrise lui.
“Ho il
treno tra un'ora, ma non potevo andare direttamente a Kitee senza
vederti.”
“Quindi
vai già via? Di nuovo?” sospirò Satu.
Tuomas
annuì. “Manca solo una settimana, poi avremo tutta
l'estate per
noi”. Sorrise.
Già,
l'estate. L'unica cosa che le permetteva di andare avanti. Satu si
aggrappò ancora di più alla presenza di Tuomas, e
tornò lentamente
a rinascere. Superò gli esami finali e subito dopo si
trasferì
dalla nonna, per quella che, nonostante tutto, diventò la
più bella
estate della sua vita.
Il
vecchio gruppo di amici si era un po' dissolto, quell'anno. Akseli
stava facendo il militare, e di lì a poco Tuomas sarebbe
stato
impegnato a suonare con i Nattvindens Gråt in tutti i
festival del
nord della Finlandia. Satu lo avrebbe seguito praticamente ovunque.
“Potremmo
passare qualche giorno sull'isola, se ti va” aveva proposto
lui,
qualche giorno dopo l'arrivo della ragazza a Kitee.
“Davvero?”
a Satu si illuminarono gli occhi. Solo lei e Tuomas, in quello che da
sempre era il loro posto preferito. Il cottage sull'isola era
sinonimo di libertà e spensieratezza. Da sempre i ricordi
migliori
di entrambi erano legati a quella piccola casetta rossa nascosta tra
gli alberi, in riva al lago. E quell'estate, un ricordo, quello
della loro prima volta, si aggiunse a tutti gli altri che li legavano
a quella piccola isola.
Durante
le interminabili nottate abbracciati sotto il piumone, parlavano di
tutto e facevano progetti per quello che credevano sarebbe stato il
loro futuro.
“Dovresti
farli crescere” sorrise Satu, accarezzando i capelli
cortissimi di
Tuomas “Non sei molto credibile come tastierista metal,
così”
ridacchiò.
“Dici?”
sorrise lui.
Satu
annuì. “Saresti bellissimo con i capelli
lunghi”
“Io
sono già bellissimo” rise Tuomas.
“E
soprattutto per niente egocentrico, direi” lo prese in giro
la
ragazza. “Dormiamo? Domani dobbiamo partire per
Joensuu...” disse
Satu, a malincuore.
“Devo
cantarti la ninnananna?” chiese lui, iniziando a canticchiare
una
delle canzoncine di quando erano bambini.
“Oh
no, ti prego, è terribile, smettila!” rise Satu,
tirandogli una
cuscinata. “Sei stonato come una campana, Too,
basta!”
“Ok,
ok, hai vinto” sbuffò. “Non canto
più... però prima o poi
comporrò davvero una ninnananna per te, al piano.”
Satu
lo guardò, sorridente. “Davvero lo
faresti?”
“Certo”
sorrise lui.
“Perchè
non possiamo restare così per sempre?”
sospirò Satu, stringendosi
a lui.
“Chi
ha detto che non possiamo?” sorrise Tuomas, baciandola.
Satu
sospirò. Aveva paura che prima o poi sarebbe finito tutto,
che
crescendo si sarebbero allontanati. Ma non voleva pensarci, non ora.
“Pensavo
di iscrivermi all'università di Kuopio, a Scienze
Ambientali”
sussurrò Satu. “Così potrei passare
più tempo con la nonna, ora
che è sola, e....”
“E
con me” concluse Tuomas.
Satu
annuì. “Se vuoi, ovviamente” sorrise.
“Potrei
iscrivermi con te” propose lui.
Satu
spalancò gli occhi “Davvero?”
Lui
annuì. “E' ora di decidere cosa voglio fare nella
vita, no?”
“Il
biologo marino” sorrise lei, abbracciandolo. “E la
band?”
Tuomas
alzò le spalle. “Posso fare entrambe le
cose”.
It
was you, the grass under my bare feet
The campfire in the dead of
the night
The heavenly black of sky and sea
It was
us,
Roaming the rainy roads, combing the gilded beaches
Waking
up to a new gallery of wonders every morn
Bathing in places no
one's seen before
Shipwrecked on some matt-painted island
Clad
in nothing but the surf - beauty's finest robe
Beyond all
mortality we are, swinging in the breath of nature
In early air of
the dawn of life
A sight to silence the heavens
Ma le cose belle non sempre durano. Per
Tuomas
non era facile studiare di giorno e suonare di sera, e fu costretto a
fare una scelta. La musica stava piano piano assumendo un ruolo molto
importante nella sua vita, era inutile negarlo, e fin troppo spesso,
quando Satu andava da lui a studiare, lo trovava seduto alla tastiera
a comporre un nuovo pezzo.
Durante l'estate del 1996, sull'isola,
attorno
al fuoco con tutto il vecchio gruppo di quando erano bambini, Tuomas
decise di fondare una band, la sua. C'erano Emppu, Jukka e Sami... e
lo stesso Tuomas volle Tarja come cantante.
Quello segnò, lentamente, la fine
di tutto.
Per Satu fu come se, di punto in bianco, Tuomas avesse preferito
Tarja a lei, riaprendo vecchie ferite mai del tutto rimarginate.
Si allontanarono via via sempre di
più. Satu
era presissima dallo studio e passava sempre meno tempo a Kitee.
D'altro canto, Tuomas sembrava avere tempo ed energie solo per i
Nightwish. Quando alla ragazza venne proposto di partecipare come
tesista a un progetto sulle balenottere in California, non ci
pensò
due volte.
“Quindi... è proprio
finita” disse Tuomas,
quando lei gli annunciò l'imminente partenza.
“Forse era già finita
da tanto tempo...
Forse è arrivato il momento di guardare in faccia la
realtà.
L'infanzia è finita, stiamo prendendo strade diverse. Io non
voglio
limitare te e... e devo pensare anche alla mia vita, al mio futuro.
Non voglio restare qui ad aspettarti sapendoti in giro per il mondo
con Tarja. Mi dispiace...”
Era davvero la fine.
Satu non ascoltò mai una singola
canzone dei
Nightwish, perchè era convinta che Tuomas le scrivesse per
Tarja. Se
solo lo avesse fatto, si sarebbe invece resa conto che la maggior
parte di quelle canzoni parlavano di lei.
I
wish I could come back to you
Once
again feel the rain
Falling
inside me
Cleaning
all that I've become
Satu
sospirò, scostandosi dalla finestra.
Percorse
a piccoli passi la sua stanza, quella in cui dormiva da piccola. La
nonna l'aveva lasciata esattamente com'era, con i poster dei delfini
e della Sirenetta attaccati alle pareti. C'era perfino il gigantesco
delfino di peluche che Tuomas le aveva regalato per un compleanno.
Non aveva mai voluto portarlo con sé. Apparteneva a quel
posto, come
in fondo vi apparteneva lei. Si sedette sul letto, prese l'album di
fotografie e iniziò a sfogliarlo, tornando indietro nel
tempo.
Lei
e Akseli bambini in barca con il nonno, che mostravano fieri i pesci
appena pescati. Il piccolo Tuomas, sdraiato sul letto a leggere
Paperino. Akseli, Tuomas e Emppu che costruiscono la casa
sull'albero. Lei e Tuomas felici, abbracciati davanti al fuoco, durante
quell'ultima, meravigliosa estate trascorsa insieme
sull'isola.
Si
possono spegnere i ricordi? Pensò Satu, prima di
addormentarsi
ancora con l'album tra le mani.
Le
sue mani scivolano lente sulla sua pelle nuda, accarezzandola quasi
come fossero i tasti di un pianoforte. Un bacio, un altro ancora, una
promessa silenziosa, come quella che li aveva uniti tanti anni prima.
Sì
svegliò di soprassalto. Non era altro che un sogno, di nuovo.
The
place between sleep and awake
End of innocence
Unending
masquerade
That`s where I`ll wait for you
Tuomas
fece scivolare le mani sulla tastiera in un'ultima, languida nota e
guardò fuori dalla finestra la neve cadere placida.
Perchè gli era
tornata in mente lei? Era da tanto che non ci pensava... gli era
capitato durante il viaggio in Australia: quando aveva visto per la
prima volta le balene, quando si era immerso con gli squali bianchi.
Aveva sorriso come un bambino e il primo pensiero era stato per lei,
per come sarebbe stato bello averla accanto mentre realizzava uno
dei sogni della sua vita. Il sogno che avevano condiviso sin da
quando erano bambini. Sognavano il mare, Satu e Tuomas.
L'immensità
del mare e il mistero dei suoi abitanti. Satu l'aveva realizzato quel
sogno, al contrario di lui. Chissà dov'era, adesso....
Le
sue mani tornarono ad accarezzare i tasti, a comporre una melodia che
suonava al ritmo della neve che scendeva. Non era la prima volta che
suonava pensando a lei, ma stavolta era diverso. Era nostalgia, era
bisogno di quell'innocenza che, per lui, Satu aveva sempre
rappresentato. Una ninnananna malinconica e dolce, che lei forse non
avrebbe mai ascoltato, ma che in qualche modo gliela faceva sentire
vicina. Forse era colpa di quell'ombra che gli era sembrato di vedere
mentre usciva da casa dei suoi genitori la sera prima. Non c'era
nessuno in quella casa, Tuomas lo sapeva, ma irrazionalmente gli era
sembrato di vedere un'ombra allontanarsi dalla finestra. A volte le
notti invernali fanno brutti scherzi, si ripetè.
Päällä
talvisen maan hetki kuin ikuisuus
Mi pienen kissan jakoin luokseni
hiipii
Tääl tarinain lähteellä asua saan
mis
Viulu valtavan
kaihon
Ikisäveltään maalaa
Laulullaan herättää maan
(In
winterland a moment is an eternity
Creeps
to me like a kitten’s paws
I
get to live here where the story begins
Where
a violin echoes the eternal melody of immense longing
Waking
up the earth with its song ♥
)
Coraggio, devi solo attraversare la
strada...
continuava a ripetersi Satu, ferma davanti alla porta. Non era
difficile, no? Lo era, sì che lo era. Ma alla fine si fece
coraggio, e bussò alla porta di Kirsti, che non credette ai
suoi
occhi quando se la trovò davanti.
“Satu? Ma sei davvero
tu?” disse
abbracciandola stretta.
Quella casa era rimasta identica, a parte
per
un piccolo
particolare: niente musica dal piano di sopra, nessuno che correva
giù per le scale per salutarla.
“Allora? Che ci fai da queste
parti?”
chiese Kirsti, mentre portava in tavola il the ai mirtilli che Satu
adorava.
La ragazza le raccontò cosa aveva
fatto negli
ultimi anni, le disse del nuovo lavoro.
“Lui
non sa che sei tornata, vero?” chiese Kirsti.
Satu scosse la testa. “Come
sta?”
“Bene... ha avuto i suoi momenti
bui, ma li
ha superati. Ha sentito molto la tua mancanza, credo, anche se non me
l'ha mai detto. Sai com'è fatto, no? A volte per farlo
parlare devi
tirargli via le parole con le pinze.... Ogni tanto se ne va in
Lapponia per giorni e non si fa sentire, oppure è qui, e si
perde a
guardare la tua finestra. L'ha fatto anche ieri sera, ora che ci
penso...”
Satu ebbe un brivido. “Ieri era
qui?”
Kirsti annuì.
Satu pensò con amarezza che,
anche se non
c'era più un oceano a separarli, adesso li separava uno
spazio ben
più grande.
“Dovresti andare a trovarlo, gli
farebbe
piacere, sai?” disse Kirsti.
Satu scosse la testa. “No, non
credo sia il
caso, e poi non so neanche dove abita”
“Oh no, in realtà credo
che tu lo sappia
benissimo” ridacchiò la donna.
Satu spalancò gli occhi.
“Giù al lago?”
Quando sarò grande,
farò costruire una
casa proprio qui, vicino al pontile. Sarà tutta di legno,
più bella
del castello della Bella Addormentata, e tu ci vivrai con me. Solo
noi e un sacco di animali. E avremo una barca, per andare sull'isola
ogni volta che vogliamo... aveva
detto Tuomas quando entrambi erano piccoli. E l'aveva fatto davvero?
“Già”
sorrise Kirsti.
Satu
aveva
paura a fare quella domanda. Esitò un attimo, poi...
“Tarja?”
chiese.
“Già... tu
non sai nulla, vero?”
Satu
rimase
congelata, sul posto. Come minimo si aspettava una risposta del tipo
' ha sposato Tuomas e hanno 10 figli', invece...
“E' in
Argentina, sposata con il suo manager. Ha lasciato la band, ha
lasciato Tuomas... sì, se te lo stai chiedendo,
c'è stato qualcosa
tra loro, ma non ha mai funzionato. E tu, sei sposata?”
“No...”
disse Satu “ troppo concentrata sul mio lavoro, e poi...
“
Non
concluse
la frase. Avrebbe voluto dire e
poi nessuno è come lui,
ma non lo fece. Non ce ne fu bisogno, perchè Kirsti l'aveva
capito
benissimo.
“Vai da lui”
le disse ancora una volta.
I'm
the snow on your lips
The
freezing taste, the silvery sip
I'm
the breath on your hair
The
endless nightmare, devil's lair
Satu decise di
ascoltarla. Sotto la neve che non voleva saperne di smettere di
cadere, percorse a piedi quel sentiero che conosceva a memoria,
nonostante fossero passati tanti anni.
Si addentrò
nella foresta, finchè non arrivò a una specie di
radura, vicina al
lago, non troppo lontana dal vecchio cottage dei nonni di Tuomas .
Da lì si vedeva benissimo l'isola, la loro isola. Le venne
da
sorridere. Già pensava di esordire con un 'disgraziato,
quanti
alberi hai dovuto abbattere per questa casa?'
Era davvero
bellissima, però. Il cancello, che sembrava una copia dei
cancelli
di Mordor – tipico di Tuomas- era aperto, quindi Satu si
inoltrò
decisa a bussare direttamente alla porta di casa. Chissà che
faccia
avrebbe fatto vedendola!
Ma non accadde
quello che Satu si aspettava. La
porta si aprì , per lasciar uscire una ragazza dai lunghi
capelli
rossi, esattamente come i suoi. Subito dietro di lei, Tuomas, che si
avvicinò per baciarla.
Satu
sentì come se il suo cuore stesse andando in mille pezzi. Si
nascose
dietro uno dei grandi cespugli accanto al cancello, per vedere la
ragazza salire su una macchina nera e andare via.
Fu
in quel momento che i loro occhi si incrociarono per un istante, uno
solo. Un istante lungo una vita.
“Satu?”
mormorò lui, sorpreso.
La
ragazza si voltò e corse via. Tuomas non ci pensò
neanche un
attimo. Appena il tempo di prendere il cappotto e corse fuori. Non
poteva andarsene, non ora.
“Satu,
aspetta” le gridò dietro.
Se
si fosse fermata, se i suoi occhi avessero incrociato di nuovo i
suoi, Satu ne era sicura, non sarebbe riuscita a trattenere le
lacrime.
You
were my first love
The
earth moving under me
Bedroom
scent, beauty ardent
Distant
shiver, heaven sent
“Cosa
faresti, se lei
tornasse?”
gli aveva chiesto un giorno Kristi, a bruciapelo, quando Tuomas le
aveva parlato di Johanna.
“Non
tornerà” rispose, facendo vagare lo sguardo verso
quella finestra.
Cosa avrebbe fatto? Non lo sapeva. Probabilmente era cambiata,
probabilmente non avrebbe più riconosciuto la sua Satu. O
forse no,
forse, semplicemente, avrebbe mollato tutto per lei, che in fondo era
l'unica donna che avesse amato veramente.
E
ora che Satu era tornata davvero, cosa doveva fare? Decise di seguire
il suo cuore. Doveva vederla, parlarle, non poteva permetterle di
allontanarsi di nuovo.
I
wonder
Do
I love you or the thought of you?
Non sarebbe mai dovuta tornare,
pensò Satu,
mentre infilava le cose alla rinfusa in valigia. Voleva solo salire
in macchina e tornare a Kuopio alla velocità della luce. Non
avrebbe
più messo piede a Kitee, non finchè non l'avesse
avuta vinta su
quei ricordi così dolorosi. Il che avrebbe anche potuto dire
che non
ci avrebbe messo piede mai più.
Si diede della stupida più e
più volte. Che
cosa si aspettava? Che Tuomas sarebbe stato lì ad aspettarla
per
tutto quel tempo?
Lei, in fondo, le sue storie le aveva
avute...
finchè non si facevano troppo serie. Quando qualcuno si
avvicinava
troppo, lei scappava. Il suo cuore apparteneva ad un altro,
praticamente da sempre.
Stava chiudendo la porta a chiave, con la
valigia accanto ai piedi, quando lo sentì arrivare. Non
poteva
scappare, non poteva far finta di non essere lì.
Si voltò lentamente, non era del
tutto sicura
di riuscire a sostenere il suo sguardo.
Era cambiato tanto, Tuomas. Il
ragazzino dai capelli corti, alto e dinoccolato, era stato sostituito
da un uomo decisamente affascinante, dai lunghi capelli scuri ora
legati in una coda bassa. Ma quegli occhi, e quel
sorriso,
quelli non erano cambiati. Il sorriso timido e dolce che l'aveva
fatta innamorare quando aveva poco più di quattordici anni,
era
sempre lì, e faceva male.
“Sei davvero
qui” sussurrò lui, indeciso tra l'abbracciarla e
il mantenersi
distante.
“Non per
molto, sto partendo” disse Satu, cercando di non far notare
troppo
il tremolio della sua voce.
“No,
aspetta” disse Tuomas, allungando una mano a sfiorarle un
braccio.
“Non puoi andartene di nuovo, non...”
Satu
si
ritrasse, abbassò lo sguardo. “Volevo solo vedere
se stavi bene”
sospirò “stai bene e non hai affatto bisogno di
me, quindi non ho
davvero più nulla da fare, qui.”
Si
allontanò
da lui senza voltarsi, e nel tragitto in macchina da Kitee a Kuopio
pianse tutte le lacrime che aveva.
Oh,
do you care,
I
still feel for you
Oh,
so aware,
What
should be lost is there
I
fear I will never, never find anyone
I
know my greatest pain is yet to come
Will
we find each other in the dark
My
long lost love
Non fu facile, per Satu, inventare scuse su
scuse per passare il Natale a Kuopio. I suoi, pensando di farle una
cosa gradita, avevano organizzato di riunirsi per le feste a Kitee, a
casa della nonna. Ovviamente ci sarebbe stato Tuomas, accompagnato
dalla sua ragazza, immaginò Satu. Un'ottima ragione per
restare a
Kuopio. Avrebbe passato del tempo con la nonna una volta che i suoi
fossero tornati a Helsinki.
La mattina della vigilia, tutto sembrava
risolto, mentre Satu tornava verso il suo appartamento con una scorta
di biscotti di pandizenzero. Non erano certo come quelli della nonna,
ma in fondo avrebbe passato una bella serata, mangiando biscotti e
guardando cartoni animati.
Ma non aveva fatto i conti, di nuovo, con il
suo passato.
Passato che si materializzò
proprio davanti al
cancello di casa sua, sotto forma di un enorme SUV scuro, con Tuomas
appoggiato allo sportello.
Satu fece quasi cadere la busta dei
biscotti.
“C...cosa ci fai tu qui?” chiese, terrorizzata
dall'idea di
sapere già la risposta.
“Sono venuto a prenderti,
ovvio” rispose
lui.
Appunto.
“Cosa? Ma assolutamente
no!” esclamò la
ragazza, categorica.
“Andiamo
Satu, sali in macchina”
“Non ci
penso nemmeno, e poi chi ti ha detto dove abito?”
Tuomas
alzò
gli occhi al cielo. “Tuo fratello, pregandomi di farti
ragionare,
ma tu sei più testarda di un mulo”.
Se
c'era una
cosa che Satu si era sempre chiesta, era dove Tuomas trovasse tutta
quella calma e quella pazienza. Puntualmente, tutti coloro che le
stavano vicini finivano con il perderla. Ma lui no, nemmeno stavolta.
“Tuomas, mi
sembra di essere stata chiara, io a Kitee non ci vengo” disse
di
nuovo.
“Anche a me
sembra di essere stato chiaro, tu il Natale da sola non lo
passi”
rispose lui, calmissimo.
“Chi ti dice
che lo passerò da sola?” chiese lei, con aria di
sfida. Tuomas
restò un attimo in silenzio, in effetti a questa
eventualità non
aveva affatto pensato. E non voleva pensarci, non sapeva nemmeno lui
il perchè. Satu aveva tutto il diritto di stare con
qualcuno. O no?
“E ' anche
il mio compleanno, decido io, quindi tu sali in macchina e vieni a
Kitee con me” sorrise.
“Oh,
andiamo, non attacca, non hai più nove anni. E tecnicamente
non è
ancora il tuo compleanno, o sei diventato talmente egocentrico da
festeggiare anche la vigilia?”
Era
impossibile. Tuomas scese dalla macchina, aprì il
bagagliaio. “Ok,
hai vinto. Questi sono i tuoi regali di Natale, liberissima di
passare la serata come meglio credi”
Satu
lo
guardò, perplessa. “Mi hai fatto un
regalo?”
“Non solo
io. Anche i miei, e ovviamente i tuoi genitori, tuo fratello, tua
nonna e perfino tua nipote. Ci resterà male, povera piccola,
quando
saprà che non ci sei...”
Satu
rimase in
silenzio, fece un sorrisino imbarazzato. “Mi dai cinque
minuti?”
chiese, prima di precipitarsi per le scale a fare la valigia.
“Hai
intenzione di stare zitta da qui a Kitee?” chiese lui.
“Probabilmente
sì” disse con un'alzata di spalle, alzando il
volume del cd dei
Metallica che suonava nello stereo.
Tuomas
lo
abbassò.
“Ok, vorrà
dire che parlerò io. Farò un bel monologo, decidi
tu se ascoltarmi
o meno, come preferisci”.
“Tu che fai
un monologo, questa sì che è bella”
ridacchiò. “Potrebbe
essere il primo e l'ultimo, mi conviene ascoltarlo, allora”
Tuomas
alzò
gli occhi al cielo.
“Mi sei
mancata” disse. “Davvero, non sai quanto”.
Satu
rimase in
silenzio. Sapeva bene quanto fosse difficile per Tuomas parlare
così
apertamente dei suoi sentimenti.
“Con Johanna
è finita” continuò. “L'ho
lasciata, lo stesso giorno che ci
siamo visti a Kitee. Mi sono reso conto che c'è una sola
persona che
ho amato veramente, e non è lei...e nemmeno Tarja, se
è a lei che
stai pensando. Sei sempre stata tu, Satu... e ora che sei tornata non
voglio buttar via tutto di nuovo...”
La
ragazza
continuò a guardare fuori dal finestrino. Avrebbe voluto
dirgli di
fermare la macchina, gli avrebbe buttato le braccia al collo e
l'avrebbe baciato fino a restare senza fiato, ma il suo orgoglio
ferito ancora bruciava.
“Io... credo
di aver bisogno di un po' di tempo, Too...”
mormorò.
Lui
sorrise,
cercò la sua mano, che si fece subito trovare. Non lo
chiamava con
quel nomignolo da più di 13 anni.
Search
for beauty, find your shore
Try to save them all, bleed no
more
You have such oceans within
In the end, I will always love
you
Una volta a casa, Satu si sentì
come
catapultata di nuovo nella sua infanzia.
La mamma e la nonna affaccendate in cucina,
il
profumo di pan di zenzero e glögi,
il caminetto acceso. Si sedette sulla vecchia sedia a dondolo del
nonno, e per un attimo le sembrò di avere di nuovo sette
anni,
quando il nonno le diceva di non dondolarsi troppo forte e lei era
finita sdraiata sul tappeto, sotto la sedia a dondolo ribaltata,
mentre Tuomas si teneva la pancia dal ridere.
Sette anni come Leah, sua nipote, che ora si
stava arrampicando sulla sedia a dondolo per sedersi in braccio alla
sua zia preferita.
“Zia, posso andare a giocare da
Aarne?”
chiese Leah. Aarne era il nipote di Tuomas. Satu sorrise.
“Certo
che puoi” . La storia sembrava ripetersi, tra quelle due case
di
Kitee c'era qualcosa di magico, un filo invisibile che legava le
persone che vi abitavano. Un filo che, Satu lo sapeva bene, non si
sarebbe spezzato nemmeno quando quelle persone fossero state separate
da un oceano.
“Come stai?” chiese
Akseli, andando a
sedersi accanto a lei.
“Ti odio” sorrise.
“Dovevo affogarti nel
lago quando eri piccolo, ecco. Non lo faccio ora solo per non far
soffrire quel tesoro di mia nipote.”
Akseli scoppiò a ridere.
“A giudicare dalle
facce idiote che avevate tu e Tuomas quando siete scesi dalla
macchina, forse non mi odi poi così tanto!”
Satu ridacchiò, scuotendo la
testa. “Sono
confusa. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, ma nello
stesso tempo non sono più la stessa... e nemmeno Tuomas lo
è.
Eppure non posso fare a meno di sorridere se penso a lui, e quando lo
vedo mi sento le farfalle nello stomaco, esattamente come quando
avevo sedici anni. Un caso clinico, insomma” rise.
Akseli scosse la testa. “Avete
parlato?”
“Un po'”
sospirò Satu, interrotta dal
campanello. “E non so cosa devo fare, a parte aprire la
porta”
sorrise. “Ci penserò stanotte, credo!”
Tuomas arrivò per ultimo,
portando una grossa
scatola con un fiocco rosso. Satu non riusciva a non guardarlo.
Portava finalmente i capelli sciolti, in ricci morbidi che arrivavano
ben oltre le spalle della camicia rossa appena aperta sul petto. Era
bellissimo, non c'erano altre parole per descriverlo.
A mezzanotte, quando Satu salì di
sopra per
prendere dei regali che aveva dimenticato di mettere sotto l'albero,
lui la seguì.
“Buon
Natale” la abbracciò, dopo averle messo in mano la
grande scatola
dal fiocco rosso. “Forse è meglio se la apri dopo,
quando la festa
sarà finita...”
Satu
annuì,
mise la scatola sul letto per poi abbracciare di nuovo l'amico
“Buon
compleanno Too” gli sussurrò all'orecchio. Era
sempre stata lei,
la prima. La prima a fargli gli auguri, a mezzanotte in punto. E
negli ultimi tredici anni non c'era stato un compleanno in cui non
avesse sperato che suonasse il telefono a mezzanotte, o che lei
spuntasse a sorpresa davanti alla porta. Non era mai successo e ora
si rese conto di quanto gli era mancata. La strinse a sé, le
sfiorò
delicatamente la schiena e la sentì rabbrividire . Satu era,
da
sempre, l'amore della sua vita, lo era stata dal momento in cui aveva
aperto la porta a una bambina dalle trecce rosse in un'estate di
troppi anni fa.
Per tredici anni l'aveva cercata in tutte le
donne che aveva conosciuto, senza mai trovare nemmeno un pallido
riflesso di lei. Ora finalmente poteva stringerla di nuovo, e avrebbe
fatto qualunque cosa per non perderla ancora.
Restarono stretti a lungo, nessuno dei due
aveva davvero voglia di sciogliere quell'abbraccio. Il posto
preferito di Satu era sempre stato quello, del resto, tra le braccia
di Tuomas.
Si guardarono negli occhi, e mentre stavano
per
colmare con un bacio la poca distanza tra di loro, la piccola Leah
arrivò di corsa in camera della zia.
“Zia, corri, c'è Babbo
Natale!” urlò, con
la tipica spontaneità dei bambini.
Satu e Tuomas sorrisero, per poi seguire la
bambina tenendosi per mano.
"All
I ever craved were the two dreams I shared with you.
One
I now have, will the other one ever dream remain.
For
yours I truly wish to be."
Satu
attese di essere sola, in camera sua, per aprire il regalo di Tuomas.
Quello che vide all'interno della scatola la lasciò
interdetta.
Lettere, spartiti, testi di canzoni. Tutto quello che Tuomas aveva
scritto per lei in quegli anni.
Si
mise sotto le coperte, con la scatola accanto, e non smise di leggere
finchè la prima luce del mattino non entrò dalla
finestra. Pianse,
sorrise, e mai come in quel momento si rese conto che, in tutti
quegli anni, non aveva mai smesso di amarlo. L'ultima lettera aveva
la data del giorno in cui lei era andata alla casa al lago, per poi
scappare via. Solo poche parole:
Non è mai finita. E l'ho capito solo oggi, quando ho visto
la stessa
consapevolezza nei tuoi occhi.
Sometimes
a dream turns into a dream
Era
ormai quasi buio quando decise di andare da lui.
“Ehi”
sorrise Tuomas, aprendo la porta. Quel
sorriso,
quello che da sempre l'aveva fatta sentire a casa.
“Ciao”
sorrise lei, abbassando gli occhi. Avrebbe voluto che fosse di nuovo
tutto semplice, come quando erano ragazzini, ma purtroppo non era
così. Purtroppo ora era l'imbarazzo a prevalere.
Lo
stesso imbarazzo che prevaleva mentre Satu lo ringraziava per il
regalo. Niente di ciò che avrebbe potuto dire le sembrava
abbastanza
per rendere l'idea delle emozioni che aveva provato leggendo quelle
parole.
“Guarda!”
esclamò Tuomas, a un certo punto “Guarda
fuori”
Satu
si voltò, e rimase senza fiato a guardare il cielo che si
tingeva di
verde e di rosa. Era la prima aurora boreale che vedeva da quando era
tornata in Finlandia. . . ripensò alla leggenda che le aveva
raccontato il nonno quando era piccola, quella della volpe che
agitando la coda sui cumuli di neve, illuminava il cielo notturno con
i colori dell'arcobaleno.
“Andiamo?”
chiese Tuomas, porgendole il cappotto.
Non
c'era bisogno di chiedere dove, Satu lo sapeva benissimo. Non c'era
posto migliore del lago, per vedere l'aurora.
Si
sdraiarono sul ghiaccio, per mano, gli occhi in su a vedere quello
spettacolo di luci e colori che la natura della loro terra stava
offrendo loro.
Satu
aveva un sorriso da un orecchio all'altro. “E' buffo... non
ti
rendi conto di quanto ti è mancato qualcosa
finchè non lo vivi di
nuovo”.
Si
riferiva all'aurora, certo, ma anche alla mano di Tuomas che
stringeva la sua attraverso i pesanti guanti di lana, alla loro
vicinanza, a quell'elettricità innegabile che si creava tra
di loro
non appena erano vicini.
Tuomas
si voltò verso di lei, appoggiandosi su un gomito. Non
guardava più
l'aurora boreale ora, guardava lei, e nei suoi occhi si rifletteva la
danza multicolore del cielo. Le sfiorò dolcemente una
guancia e Satu
si perse nella perfezione di quel momento tutto loro.
Quando
le loro labbra finalmente si ritrovarono, allora sì,
capì di essere
davvero tornata a casa.
A
catnap in the ghost town of my heart
She dreams of storytime and
the river ghosts
Of mermaids, of Whitman's and the ride
Raving
harlequins, gigantic toys
Satu
si svegliò cullata dalle note dolci di quella che era sempre
stata
la sua musica preferita, la colonna sonora di Lezioni di Piano.
Sorrise stiracchiandosi, consapevole di non aver sognato, stavolta. Si
mise la maglietta nera di Tuomas, quella che lei stessa aveva
lasciato cadere ai piedi del letto la sera prima, e una volta ancora
seguì le note di quel pianoforte.
Tuomas
non smise di suonare quando la vide varcare la soglia. Le sorrise
dolcemente e le fece segno di avvicinarsi, per poi farla sedere sulle
sue gambe. La melodia cambiò, e mentre la mano di Satu
sfiorava
quella di Tuomas sui tasti del pianoforte, lui iniziò a
suonare la
canzone che, solo pochi giorni prima, aveva composto per lei.
“E'
bellissima” disse lei, piano
“Cos'è?”
“La
tua ninnananna” sorrise lui.
Satu
lo guardò con aria interrogativa.
“Te
l'avevo promessa tanti anni fa, ricordi?” disse lui,
baciandole
dolcemente il collo. “Vuoi trovarle un titolo?”
chiese.
Satu
si appoggiò al petto di Tuomas, ci pensò qualche
secondo.
“Taikatalvi”
disse. Magia d'inverno. Proprio come quella che li aveva fatti
ritrovare.
The
only true love I ever knew
was
behind those downcast eyes.
The
only comfort ever felt
was
during those hours of loneliness
when
I felt for you
I
do believe
only
innocence can save the world
-Ocean
Soul-
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