Titolo: Ametista
Personaggi: Battler,
Beatrice
Pairing: Battler/Beatrice.
Rating: Verde.
Genere: Fluff.
Avvertimenti: One-shot.
Note: E
dopo eoni... ecco la one-shot che conclude questa raccolta.
Sì, lo so, fa cagare. Ma oh, accontentatevi. Prima o poi
finirò anche la long-fic che ho in ballo da una vita su
Umineko (quella Au-scolastica, avete ancora presente...?), lo prometto.
(Potrei chiamarmi Battler di secondo nome)
Disclaimer: Quest'opera
non mi appartiene per niente, esattamente come le altre millanta che
seguo.
Ametista
Beatrice
trovò Battler addormentato sul divano quel giorno.
Aveva
il mantello addosso a mo' di coperta e russava sonoramente, parlando
nel sonno
di tanto in tanto.
Qualche
foglio, con scarabocchiati qua e là alcuni appunti, giaceva
a terra in modo
confusionario, come se gli fossero scivolati di mano quando era caduto
addormentato.
“Mu...”,
ponderò un attimo sulla situazione, Beatrice, indecisa se
svegliarlo o
approfittare della situazione per dare un'occhiata a ciò che
stava scrivendo –
e dovette ammettere che entrambe le alternative la allettavano.
Fargli
qualche dispetto per svegliarlo fu un'opzione alla quale
rinunciò
difficilmente, la curiosità che ebbe la meglio su di lei, e
decise di lasciarlo
stare – per qualche minuto soltanto – per una buona
causa – perché lei
doveva assolutamente sapere cosa stava programmando per lei nel
prossimo gioco
quel pervertito di suo marito.
Raccolse
da terra qualche foglio, attenta a non fare troppo rumore, e
corrucciò le
sopracciglia quando constatò che su quelle sudate
carte Battler aveva
solo scarabocchiato con disegnini dalla dubbia morale.
Fu
improvvisamente tentata di svegliarlo a suon di pugni, ma si trattenne.
Sbuffò
sonoramente, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi ed inclinando
la testa
di lato – gli occhi chiusi, per sfuggire in qualche modo da
quella luce che
entrava dalla finestra che sembrava volerla accecare. Le apparve un
sorriso in
volto quando sentì Battler russare.
“Che
idiota...”, si alzò lentamente, sedendosi al suo
fianco ed avvolgendolo in vita
con un braccio mentre si chinava verso il suo capo, prima di
sussurrargli poche
parole nell'orecchio. E fu allora che Battler rise, non riuscendo
più a
trattenersi.
“Allora
non stavi dormendo!”, il pugno lo colpì dritto
alla schiena.
“Ehi!”,
il mantello ormai a terra, Battler scattò in piedi quasi di
riflesso, “non era
il caso di prendermi a pugni!”
“Invece
sì.”
La
strega lo fissava con aria di sfida, malinconica in qualche modo, ma
con una
luce negli occhi che ricordò ad entrambi quei tempi in cui
avevano lottato a
colpi di ragionamenti da un capo all'altro dei tavolo.
“Sei
un bugiardo.”
Battler
temette il peggio a quelle parole. Ormai era cosciente del suo peccato,
sapeva
cosa le aveva fatto per spingerla a diventare ciò che era
ora. Temeva una sua
qualsiasi reazione dopo quelle tre parole.
Tuttavia,
contro ogni sua aspettativa e per sua fortuna – forse, sul
volto di Beatrice
comparve un ghigno.
“...
E i bugiardi meritano d'esser puniti!”
“E-Ehi,
aspetta!”
Allungare
le braccia in avanti per fermarla fu inutile. Beato gli era saltata
addosso in
modo decisamente molto poco aggraziato, la lunga gonna riversa sulle
loro teste
che lasciava scoperte le gambe nude. Battler cercò di farsi
strada
nell'ingombrante tessuto, aggrappandosi ovunque nel tentativo di
sfuggire da
quell'affare. Beatrice però afferrò saldamente i
suoi polsi, chinando il capo
verso quello del ragazzo, invitandolo a far silenzio quando le loro
labbra si
sfiorarono per pochi secondi.
“Beato...”
Aveva
le labbra morbide come sempre, esattamente come la prima volta che
l'aveva
baciata – un po' titubante da una parte, timoroso a fare il
primo passo, e
lieto dall'altra, la gioia che gli faceva tremare le mani per
l'eccitazione.
“Battler,”
lo guardava negli occhi, a pochi centimetri da lui ed i nasi che quasi
si
sfioravano, “non funziona così l'anatomia
femminile” e, togliendo dalla testa
di entrambi la sua gonna, indicò i fogli scarabocchiati che
ancora giacevano ai
loro piedi.
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