ostacoli
Ostacoli
Goccioline di piogga fredda, fitte, continuano a bagnare le
lenti dei tuoi occhiali, impedendoti di vedere chiaramente la pista
rossa o l'erba infangata.
Vorresti smettere, tornare a casa, farti una doccia ed asciugarti.
Ma questo non è posto per le tue rinunce.
Prendi lo zaino e riponi gli occhiali, ormai inservibili, e ti
ritrovi nella nebbia. Torni in seconda corsia e guradi avanti,
non riesci a calcolare bene le distanze, tutto è confuso,
sfocato.
Ma questo non è posto per le tue incertezze.
Strizzi gli occhi in direzione del tuo allenatore, ma non riesci a
scorgerlo sulla gradinata. Si starà riparando anche lui da
questo diluvio. Ti sfili la felpa e la lasci indietro, a terra, ad
inzupparsi. Cosa importa?
Sistemi i blocchi, una, due, tre pedine, e ti prepari allo scatto
iniziale. Prendi fiato, l'umido che ti penetra fino alle ossa. I piedi
ben piantati sugli appoggi, le mani appoggiate in terra, si parte,
anche se non eri pronta.
Ma questo non è posto per i tuoi ripensamenti.
Un ultimo sguardo allo sparuto pubblico rimasto, involontario,
nell'istante che ti solleva da terra. E senza avere avuto il tempo di
pensarci, ti ritrovi davanti al primo ostacolo.
Ma questo non è posto per le tue riflessioni.
Spingi con forza sulla gamba sinistra, solllevi l'altra per poi richiamare la prima esternamente, oltre la barriera.
E prima di atterrare sul terreno scivoloso, sai di avercela fatta. Non abbassare la guardia,
ricordi, e non puoi sentire il sollievo, hai ancora paura. La voce che
ben conosci, che ti riprende bruscamente ad ogni errore, anche ad ogni
dolorosa caduta, ti risuona nella mente.
Destra, sinistra, destra, la memoria non ti tradisce, conti ogni passo,
le distanze che non riusciresti a percepire sul momento sono
perfettamente memorizzate, poi, l'imprevedibile.
L'ostacolo che ti trovi davanti, il penultimo, è troppo alto,
diverso, troppo lontano, anche se forse solo nella tua testa. Ma non vedo perché non dovrebbe essere vero, se accade nella tua testa. Così,
l'errore. L'istinto ha la meglio, più veloce dell'intelletto, e
le tue mani scattano in avanti a ripararti dalla caduta, scivolando sul
bagnato, le ginocchia si sbucciano e si sbucciano all'attrito con il
tartan(1). Il dolore è bruciante, ma non solo quello fisico, sei come incandescente dall'interno.
Ma questo non è posto per la tua autocommiserazione.
Ti drizzi in piedi e corri veloce come mai, come se ne andasse della
tua salvezza. Non vedi quasi l'ultio ostacolo, che passi con una sorta
di primordiale automatismo, mentre un guizzo multicolore, arcobaleno,
appare alla tua destra insieme ad un urlo che non distingui.
Sei al traguardo, vittoriosa, o almeno credi, ma se lo credi di certo
è vero. Alzi la testa, riparata dall'ombrello del tuo allenatore
giunto di corsa, dei colori della pace. Sta per dirti qualcosa, trattenendo al solito un più sincero sorriso.
Ma questo non è il tempo dei rimproveri.
Ostacoli, una metafora della vita, della vittorie, delle sconfitte.
Un'altra storia sulla pista di atletica, vista come attività quasi filosofica, non fine a sè stessa.
Ringraziandovi per la lettura.
Arianna.
(1) Materiale impiegato per la costruzione delle piste di atletica leggera, abrasivo -garantisco!
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