Capitolo 1.3
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CAPITOLO 1-
Il Regno ad Ovest
Le
terre di Diaforetikés erano conosciute in tutto il mondo per
il loro splendore e la loro ricchezza, erano terre sulle quali
regnavano Sovrani amati dai popoli e rispettati anche dagli stranieri. Famose
per la loro bellezza, quelle terre erano divise in quattro
regni, ognuno dei quali mirava verso un punto cardinale: c'era il Regno
ad
Est, chiamato anche Casa dell'Alba poiché era la parte dalla
quale il sole sorgeva, quello a Nord, quello a Sud e, infine, quello ad
Ovest, soprannominato Casa della Notte perché era
lì che
la stella che illuminava il giorno tramontava ogni sera.
Ma
c'era anche chi raccontava che non fosse solo questo il motivo del
suo appellativo: esistevano strane leggende sul suo nome, leggende che
narravano di fatti oscuri avvenuti decine di anni addietro. Protagonisti
di queste leggende erano Stregoni, Demoni e creature
inumane. Ovviamente nessuno prestava più molto ascolto a
questi
racconti, anche se i ragazzi si divertivano ancora a
radunarsi nei boschi nel bel mezzo della notte per spaventarsi
con questa leggenda, aggiungendo particolari creativi e, a volte, fin
troppo paurosi. Ma non si spingevano mai troppo oltre, sapevano
quali potevano essere i pericoli.
Il
Sovrano del Regno ad Ovest, un uomo semplice, con barba e capelli
ormai scoloriti dall'età, amava spaventare i propri
ospiti stranieri con queste storie, per poi farsi una grossa risata
osservando le loro espressioni smarrite.
In
tempi come quelli era facile credere a qualsiasi cosa venisse
raccontata,
soprattutto se la storia in questione conteneva creature oscure.
Ogni
Regno aveva il proprio paese, con il mercato e gli speziali. Erano
tutti paesi molto piccoli se messi a confronto con i grandissimi borghi
oltreoceano. Poi,
dopo il paese, cominciava il bosco.
Era proprio il bosco, insieme
a grandi praterie e talvolta deserti, che divideva ogni Regno
dall'altro.
Nessuno
si avventurava mai nelle foreste o perlomeno tutti stavano
attenti a non spingersi troppo in là: la gente sapeva
benissimo
che quando gli alberi cominciavano ad essere meno radi significava che
si erano avvicinati troppo al loro Territorio. Al Territorio dei
licantropi. Ogni
singolo abitante delle terre di Diaforetikés li temeva. Si
diceva che potessero trasformarsi in animali anche senza la luna piena,
bastava che perdessero di poco la pazienza, e tutti sapevano
perfettamente che non c'era cosa che facesse infuriare di
più i lupi che avvicinarsi al loro Territorio. Vigeva la
regola infatti, tra
i mutaforma, che nessuno estraneo al branco, o alle rispettive famiglie
dei membri di questo, potesse oltrepassare il limite che segnava
l'inizio del loro territorio. Tutti avevano sempre rispettato questa
regola, che fossero umani, e quindi la rispettavano per paura, o che
fossero della loro stessa razza, poiché per i lupi quella
era
una legge, una di quelle più importanti. Se un lupo violava
senza permesso il Territorio di altri licantropi, poteva essere punito
sia dal branco padrone sia dal suo stesso branco.
Per
questo il Re dell'Ovest era così preoccupato per la figlia:
la bella Blanche, infatti, era solita andare a rifugiarsi nel bosco per
leggere,
all'ombra della sua Quercia preferita, un libro della moltitudine che
riempiva la biblioteca di corte.
In
molti vedevano spesso la principessa dirigersi saltellando verso la
foresta verdeggiante. Il Re, ovviamente, era stato avvertito di
ciò e quindi, dopo il primo richiamo che lui fece alla
figlia,
questa cominciò ad andare nel bosco di nascosto, stando ben
attenta a non farsi vedere da nessuno.
Amava
la pace che fischiava lieve tra le foglie degli alberi, le
piaceva allontanarsi dal rumore del Paese e dai problemi del castello.
Mentre
passeggiava per i corridoi dell'immensa dimora, la principessina
Blanche stava proprio pensando a questo. Non vedeva l'ora di recarsi
alla foresta. L'unico
problema era che le mancava il libro. L'ultimo l'aveva finito
il giorno prima e non l'aveva per niente soddisfatta. Aggrottando
leggermente le sopracciglia imboccò il corridoio che portava
alla biblioteca, sperando di riuscire a trovare uno scritto che facesse
al caso suo.
Dopo
aver varcato la grande porta della biblioteca, si ritrovò
davanti suo padre. Fece appena in tempo a fermarsi per non andare a
sbattergli contro.
Il
Re, nonostante la sua età, aveva vispi
occhi azzurri, molto spesso velati da un'emozione che Blanche non
riusciva a identificare.
-
Padre! - Esclamò - Mi avete spaventata!
Il
Sovrano sorrise bonario. -
Non era mia intenzione, tesoro -, disse, - Stavo giusto venendo a
cercarti, sai?
Vorrei parlarti di una questione molto importante - Sulle
ultime parole, il suo tono di voce si era fatto più serio
e cupo. Blanche annuì e lo guardò con aria
interrogativa,
aspettando di sapere quello che lui voleva dirle.
-
Vieni, figlia mia, siediti. - La
spinse dolcemente verso una delle grandi e comode poltrone che
riempivano la biblioteca e lui si mise in piedi davanti a lei. Sospirò
prima di cominciare a parlare.
-
Spero, mia cara, che tu non sia più tornata nel bosco -
Blanche
sentì immediatamente il cuore accelerare. Di solito non
le piaceva mentire, ma era troppo affezionata ai suoi pomeriggi sotto
la Quercia.
-
No padre - rispose. La bugia le colorò le guance di rosso.
Il
Re aggrottò le sopracciglia, sapendo perfettamente che la
figlia non era sincera. -
Sei una ragazza intelligente, mia dolce Blanche - Riprese lui con
voce severa, sfumata dalla preoccupazione. - Per questo mi spiace
doverti
ripetere ancora il motivo per cui devi tenerti lontana dal bosco. Sei
la principessa e questo fa di te una preda succulenta. Sai
perfettamente quanto è grande l'odio che i lupi nutrono nei
miei
confronti, sai quante volte hanno cercato di attaccarmi durante gli
anni. Cosa pensi che farebbero se vedessero te, la mia unica e
splendida figlia, che leggi tranquillamente vicino al loro territorio? -
Blanche
capiva che il discorso del padre era giusto in tutto e per
tutto, ma il pensiero di non poter andare più a leggere tra
i
rumori delle foglie fruscianti e i cinguettii degli uccelli la faceva
star male. Solo là, nel bosco, riusciva a essere davvero
serena,
solo nel bosco poteva allontanarsi dalla faticosa realtà.
Era
come se il suo posto fosse proprio a sedere sull'erba verde e soffice
che aveva imparato a conoscere. Quando riprese a parlare la sua voce
era instabile, come se le sue stesse corde vocali si rifiutassero di
cercare una scusa così sciocca. -
M-ma non ci sono mai andata durante il g-giorno di luna piena - Il
Re sorrise tristemente alla falsa ingenuità della figlia.
-
Sai che possono essere feroci anche senza Luna Piena. L'abbiamo
visto, ricordi? - Gli occhi del padre si scolorirono mentre lui
inseguiva ricordi spiacevoli.
Blanche sentì un brivido
attraversale la schiena quando la scena le tornò vivida
davanti
a gli occhi. Ricordò la paura che aveva avuto quando, pochi
anni
prima, l'uomo, trasformato per metà, era entrato nel
villaggio
in un giorno in cui il Re e Blanche erano al mercato, e aveva cercato
di
mordere e uccidere suo padre. L'aveva buttato a terra, tra lo
scompiglio generale, urlando accuse incomprensibili e, se le guardie
non avessero avuto una tale
prontezza di riflessi, forse il lupo avrebbe davvero ucciso il Re, quel
giorno.
I
mercanti e gli uomini che li circondavano erano subito entrati in
azione per difendere il loro Re; alcuni riempivano bacinelle d'acqua,
nelle quali gli speziali spargevano polvere di strozzalupo. Le guardie
ritiravano prontamente le bacinelle e ne versavano il contenuto sulla
schiena dell'uomo lupo, la cui pelle cominciò a bruciare. Il
lupo continuò a dibattersi tra le braccia dei soldati fino a
che
il dolore della pelle divenne tanto da farlo svenire. Le guardie
l'avevano caricato su un carretto, preso in prestito da un popolano,
e l'avevano trascinato al castello, seguiti dal Re e Blanche. Una volta
arrivati a casa la ragazza si era rifugiata nella propria camera, nel
caso in cui l'uomo riprendesse i sensi e ricominciasse a urlare. Non
fece
abbastanza in tempo e sentì le grida del prigioniero entrare
violente dalle finestre del corridoio; poi, d'un tratto, la voce
dell'uomo si spense
e a Blanche sembrò quasi di sentire il rumore dell'ascia che
recideva le ossa e i tendini del collo. Quell'uomo trasformato per
metà era stato ritenuto così pericoloso che la
sua
esecuzione non venne nemmeno eseguita in pubblico.
Il
cuore di Blanche cominciò a correre al solo pensiero, e suo
padre dovette capirlo, poiché disse: - Certo che ricordi -
la
sua voce si era affievolita e adesso parlava con più
dolcezza.
La ragazza annuì lentamente rivedendo davanti a
sé
l'ampia pozza di sangue che aveva allagato il loro cortile.
-
Per l'ultima volta, bambina mia, ti
scongiuro,
non andare nel bosco. Perdere tua madre è già
stato un
dolore troppo grande. Sei tutto ciò che mi rimane, se
dovessi
perdere anche te, io... io non potrei continuare a vivere - Il Re si
inginocchiò davanti alla figlia e le prese le mani. Blanche
notò che aveva gli occhi lucidi. - Capisci, figlia mia? - La
ragazza lasciò le mani del padre e serrò le
braccia
attorno al suo collo, abbracciandolo con calore.
-
Non mi perderete mai, padre. Sarò sempre qui con voi - disse
in un sussurro.
-
Mi prometti che non andrai più nel bosco?
-
Ve lo prometto. -, disse. E in
quel momento Blanche
era più che sincera.
Il
Re si alzò e rivolse un sorriso forzato alla sua unica
figlia. -
Immagino tu fossi venuta in biblioteca per prendere un libro - Blanche
ricordò che aveva intenzione di trovare un libro
abbastanza avvincente da leggere sotto la sua amata Quercia. Questa
volta avrebbe dovuto accontentarsi del silenzio del loro giardino.
-
Giusto! Me n'ero quasi dimenticata! -, rispose, ricambiando il
sorriso del padre con un'espressione più sincera. Si
alzò
in piedi e si diresse ad una delle enormi librerie che riempivano la
sala. I manoscritti erano divisi per sezione e adesso lei stava
scorrendo i titoli di grandi opere teatrali. Alla fine optò
per
il classico Molto
rumore per nulla: dopo
tutti quegli orribili ricordi, aveva proprio bisogno di divertirsi un
po'.
Si
voltò e, prima di uscire, salutò il padre con un
sonoro bacio sulla guancia.
Una
guardia in armatura entrò nel momento esatto in cui la
principessa apriva la porta. Si prostrò in un profondo
inchino
e, quando il rumore dei passi della ragazza fu sparito, si
voltò verso il Re con aria solenne.
-
Devo assicurarmi che rimanga al villaggio, Vostra Maestà? -,
chiese. Il Re si lasciò cadere senza forze su una delle
tante
poltrone che popolavano la biblioteca, con l'aria di essere molto
stanco.
-
No. -, rispose alla guardia, - Credo che le sia passata la voglia di
gironzolare per il bosco. Spero davvero che questa volta mi dia
ascolto. Mi fa stare così in pena quando non la vedo al
castello! Ho sempre paura che possa avvicinarsi troppo a quel
territorio maledetto, ho sempre paura che possano prenderla e farle del
male
- Il Re sospirò rumorosamente e chiese alla guardia di
lasciarlo da solo. Questa si inchinò e uscì dalla
biblioteca a passi svelti.
MoonAndRachel:
Allora, salve a tutti quanti e grazie per essere arrivati fin
quaggiù.
Dovete sapere che questo capitolo non avrebbe dovuto essere pubblicato
già stasera, ma l'estate dà alla testa e noi non
abbiamo dato retta alla razionalità. Questa storia vive
nelle nostre menti (malate) da mesi e solo adesso siamo riusciti a
mettere davvero giù qualcosa di decente. Beate vacanze! xD
Lasciate recensioni con consigli, aspettative e prime impressioni.
Abbiamo dedicato tutti noi stessi alla creazione di questo mondo
fantastico e per noi è un grande onore poterlo condividere
con voi. Speriamo che sarete tanti a leggere e a recensire.
Un bacio da entrambi e alla prossima puntata! ;)
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