Era ancora notte e tutti dormivano,
tutti tranne lui ovviamente, che da giorni era scosso da continui
incubi, causa della febbre fin troppo alta che gli impediva non solo
di dormire ma anche di suonare e di fare qualsiasi altra cosa fosse
per lui normale prima.
Nessuno sapeva bene la causa di quella
febbre, forse perchè nessuno sapeva bene cosa avesse fatto o dove
fosse stato, "Potrebbe aver preso una qualunque malattia, magari
facendosi qualche puttanella per strada" aveva detto Paul dopo
un paio di giorni che lo vedeva sempe in quel letto tutto sudato e
accaldato ma coperto da brividi e pelle d'oca.
Paul.. Lui odiava Paul, non lo
sopportava proprio, sembrava tanto tenero e dolce, a detta delle fan,
ma a lui sembrava solo uno stronzo. Ecco tutto, per lui Paul
McCartney era uno stronzo.
Si conoscevano da più di due anni
ormai e all'inizio sembrava andare bene tra loro ma poi tutto iniziò,
una sera, solo per una donna.
Era sua, l'aveva puntata e voleva che
fosse sua. I capelli rossi le ricadevano sulla spalle mentre ballava
quel pezzo Rock 'n Roll che a lui tanto piaceva. Erano entrambi sul
palco e suonavano impegnati a far bella figura. Entrambi si erano
mandati un'occhiata e un leggero sorrisetto incicandosi a vicenda la
rossa. Piaceva evidentemente a tutti e due ma John la voleva. Glie lo
fece capire in qualche modo mentre continuavano a suonare sul palco,
Paul gli avava annuito in segno che quella ragazza sarebbe andata al
suo amico e John gli aveva stupidamente creduto. Appena finito lo
spettacolo Paul scomparve, dopo un paio di occhiate in giro John non
se ne curò più e rimase a bere qualcosa con gli altri, poi appena
entrò in bagno, vide Paul che usciva fiero con la ragazza che lo
seguiva. Quella ragazza. La rossa. Quella che LUI aveva puntato.
Quella che LUI voleva.
Rimase a fissarlo per alcuni secondi
poi sbottò colpendo rumorosamente con la mano la porta del bagno
"Vaffanculo Paul."e se ne andò senza dire nient'altro.
Da quella sera non cessarono mai i
litigi, un giorno si e l'altro no, uno si e uno no, sempre così
tutti i giorni di tutte le settimane di tutti i mesi.
La verità è che Paul non capiva, non
aveva mai capito e si ostinava a non capire ancora. A John non
importava nulla di quela stupida sgualdrina da quattro soldi, se la
poteva fare fino a morire, quallo che a John importava era Paul. Era
solo Paul.
Lui aveva tradito la sua fiducia, gli
aveva fatto credere di essere dalla sua parte e poi si era rivelato
un nemico, quell'episodio era stata solo la goccia che aveva fatto
traboccare il vaso.
Quella sera, come sempre, Paul entrò
con aria superiore da quall stupida porta che continuava a sbattere
facendogli pulsare le tempie, gli sembrava quasi che il cervello gli
dovesse scoppiare da un momento all'altro.
"La cena." si limitò a dire
Paul con un tono assai strafottente, insensatamente strafottente.
John alzò solamente lo sguardo, ma non
su Paul, solo sul piatto di zuppa che teneva fra le mani e che stava
appoggiando con ben poca leggerezza sul comodino.
Lasciò che tornasse in sala e lui si
mise seduto sul letto, appoggiato alla testata, prese in mano
scodella e cucchiaio e cominciò a mangiare. Benchè non avesse per
niente fame il suo innaturale istinto alla golosità lo spingeva a
mangiare lo stesso, lui che anche se vomitava alla fine si ingozzava
lo stesso di pasta.
Finì dopo poco e ripose il piatto
accuratamente sul comodino, per poi tornare a sdraiarsi sul suo
morbido cuscino. Socchiuse piano gli occhi, sospirando. La gola gli
andava a fuoco e i polmoni gli bruciavano ad ogni respiro. Si
concentrò sul suo respiro, lo rese il più regolare e lento
possibile e la sua mente si svuotò di tutto quello di cui poteva
essere stata riempita fino ad ora.
Si addormentò ben presto, con la mente
vuota e la vista annebbiata, davanti ai suoi occhi non più il buio,
ma strane figure senza forma a colori psichedelici degni di LSD.
Dopo un tempo nella sua mente
indefinito, dopo un sonno denso di colori confusi col nero ma privo
di sogni, venne risvegliato da un tocco, anzi più che un tocco una
senzazione. Gli era parso come se qualcuno lo stesse sfiorando, sul
viso, gli occhi, la fronte... Alzò una mano diretta con decisione
verso la fronte e si tamponò leggermente. Ok, non era pazzo, quello
che sentiva sulla fronte non era altro che un fazzoletto umido e
fresco, che allietava appena il fuoco alle tempie.
Paul.. Era sicuro, era stato Paul. Solo
lui ha quella leggerezza necessaria per non rompere il leggero sonno
di John e solo lui può pensare che anche solo un fazzoletto bagnato
lo possa far stare meglio. Lui, lui che non capive nulla, certe volte
era invece l'unico che sapeva farlo stare meglio, con un fazzoletto
bagnato o con un semplice sorriso da bambino innocente, che vuole
stupirti raccontando qualche sua storia, qualche sua avventura ma
intrisa di immaginazione e che non si accorge essere scontata tutta
quell'immaginazione agli occhi dell'adulto, che però lo segue con
attenzione, stupore e non si vuole perdere nemmeno un particolare,
perchè una volta finito lui dovrà stare al gioco, forse anche per
tornare un po' bambino.
Si stava perdendo di nuovo nei suoi
pensieri, i suoi monologhi interiori lo annoiavano da solo, che poi
tanto l'unico protagonista dei suoi film era Paul. Paul, Paul, Paul,
sempre e solo Paul.
Ne aveva abbastanza di Paul, fin sopra
i capelli, ma non ne poteva fare a meno, ci pensava sempre anche
contro voglia e sinceramente se avesse potuto, si sarebbe fatto
amputare quella parte di cervello dove risiedeva la sua immagine.
Pensava al perchè infondo litigavano.
Un perchè non c'era, c'era solo stato quel tradimento all'inizio
e... un accenno di delusione si fece spazio tra i suoi
ragionamenti... e poi tante altre delusioni e comportamenti che non
si sarebbe mai aspettato da quello che considerava il suo migliore
amico.
La gente non li dipingeva cosi. John
era il duro, il capo, quello scettico che voleva la ragione sempre
dalla sua parte. Mentre Paul era quello piccolo, tenro e indifeso, il
belloccio sicuro della sua bellezza che piaceva tanto alle ragazzine.
Invece no, in quel caso le parti erano completamente ribaltate, la
verità non era affatto come la volevano far sembrare.
Quello indifeso ora era John, quello
che si sentiva tradito, che certe volte pensava che avrebbe voluto
lasciare tutto per il semplice fatto che almeno non avrebbe più
rivisto Paul. Paul che era sempre irrispettoso, le voleva tutte vinte
e cambiava idea ogni 20 secondi, idee che se a qualcuno non stavano
bene, beh allora sembrava che da un momento all'altro dovesse
scollare il mondo.
No, era stufo di stargli dietro, lui
era solo un bambino viziato, abituato alla vita altolocata, non gli è
mai mancato nulla. Mentre a John era mancato sempre tutto, a lui era
mancata proprio la vita. Il pensiero gli va dritto a sua madre ma
presto viene riscosso dal rumore della porta che si aprì, lasciando
intravedere l'ombra del bassista, definita dalla giallastra luce che
proveniva dalla sala. Entrò nella stanza con poca attenzione, forse
aveva capito che era sveglio. John di impulso, senza nemmeno pensare
se ne usci con un "Parli del diavolo e spuntano le corna".
Paul accese la lampada sul comodino e
il suo volto fu illuminato nel buio della stanza. John lo guardo
fisso, sprezzante della sua espressione calma, monotona, quasi senza
sentimenti.
"Perchè, stavate parlando di me
tu e..." Si guardò attorno ironicamente, facendo capire a John
che non poteva parlare di lui con nessuno essendo solo in camera.
"Stavamo parlando di te io e il
mio migliore amico John." Disse di rimando lui, con aria di
sfida, non voleva darla vinta a Paul anche questa volta.
"Si? Anche io e il mio migliore
amico Ringo stavamo parlando di te e di quando cazzo ti saresti
ripreso." Paul guardò John sbattendo forte il termometro con la
mano fino a far scendere tutto il mercurio, per poi cacciarglielo in
bocca. John la chiuse e rimase a fissare Paul. Prese fiato per
parlare perchè era rimasto stranamente scosso dalla sua frase, che
sicuramente non aveva senso per il bassista in piedi di fronte a lui,
ma a John era sembrata piuttosto scomoda e l'aveva un po' intristito.
Paul però gli richiuse immediatamente la bocca guardando l'orologio
per poi sedersi accanto alle sue gambe.
I due rimasero a fissarsi negli occhi
che si fondevano insieme, i loro pensieri sembravano scorrere gli uni
nella mente dell'altro, si sentivano ma non capivano fino in fondo. I
minuti passavano e loro non smettevano di guardarsi, il tempo era
scandito dalla lancetta dei secondi dell'orologio da polso di Paul
che aveva ormai smesso di controllarlo per togliere il termometro.
Nonostante sentissero forte e chiaro quel rumore, ad entrambi il
tempo sembrava non passare mai. Ad un tratto Paul allungò la mano
verso John. Lui ebbe paura e si scostò un attimo trattenendo il
fiato con il cuore che gli batteva forte nel petto, non tanto per la
paura ormai nulla o la febbre, ma per gli eterni minuti passati a
leggere nel orgoglio dell'amico.
Paul estrasse il termometro e lo guardò
attentamente corrugando appena la fronte, poi alzando il suo solito
sopracciglio. "Lui dice che non ce l'hai..." Guardò per un
istante John prima di piegarsi in avanti con il busto e poggiare
piano le labbra sulla fronte del cosiddetto ammalto.
John non pensò nemmeno a cosa stesse
facendo, o meglio ci pensò, ma solo dopo essersene accorto.
La sua mano gli scivolò
involontariamente sul collo di Paul, sulla pelle scoperta tra i
capelli perfettamente curati e il colletto della camicia. Con quella
presa lo fece abbassare quel tanto che bastava perchè le loro labbra
si sfiorassero. Poco dopo, con lo stupore di tutti e due si
ritrovarono con le labbra incollate, in un bacio innocente di due
bambini che SI VOGLIONO BENE.
Non osavano andare oltre, altrimenti
avrebbero rotto tutta qulla perfezione, tutta quella comprensione di
quell'attimo che mai c'era stata fino ad quel momento, che mai si
erano nemmeno sforzati di trovare. Rimasero in quella posizione per
un tempo indefinito, Paul con le labbra a cuore, rosee e morbide che
premevano contro quelle bianche e ruvide, quasi inesistenti di John.
Il respiro di John caldo come fuoco e affannato per la febbre
incontrava quello fresco e regolare di Paul che aveve
l'inconfondibile odore di chi è appena rientrato dopo una
passeggiata nel freddo e umido autunno.
Quel bacio eterno che durò solo pochi
attimi, beh nessuno di loro se lo sarebbe mai scordato. Nessuno
avrebbe riosato dire che odiava l'altro. Nessuno avrebbe più solo
pensato di tradire l'altro. Si erano finalmente ritrovati e dopo quel
bacio tornarono veramente, molto più di prima, a VOLERSI BENE.
...
Il disco girava a velocità indecifrabile
e appena la musica partì si sentì subito meglio.
I pensieri svanivano e al posto di essi aveva già preso posto la
voce di Elvis, nonostante la canzone fosse solo all'introduzione
strumentale. Gli occhi si chiusero e il piede cominciò a muoversi
involontariamente a ritmo. La voce finalmente uscì ed entrò forte
nelle sue orecchie. Si sentiva bene....
Never know how much I love you
Never know how much I care
When you put your arms around me
I get a fever that's so hard to bear
You give me fever when you kiss me
Fever when you hold me tight
Fever in the morning
Fever all through the night.
Ev'rybody's got the fever
that is something you all know
Fever isn't such a new thing
Fever started long ago
Sun lights up the daytime
Moon lights up the night
I light up when you call my name
And you know I'm gonna treat you right
You give me fever when you kiss me
Fever when you hold me tight
Fever in the morning
Fever all through the night
Romeo loved Juliet
Juliet she felt the same
When he put his arms around her
He said 'Julie, baby, you're my flame
Thou giv-est fever when we kisseth
Fever with the flaming youth
Fever I'm afire
Fever yea I burn for sooth'
Captain Smith and Pocahantas
Had a very mad affair
When her daddy tried to kill him
She said 'Daddy, o, don't you dare
He gives me fever with his kisses
Fever when he holds me tight
Fever, I'm his misses,
Oh daddy, won't you treat him right'
Now you've listened to my story
Here's the point that I have made
Cats were born to give chicks fever
Be it Fahrenheit or centigrade
They give you fever when you kiss them
Fever if you live and learn
Fever till you sizzle
What a lovely way to burn
What a lovely way to burn
What a lovely way to burn
Eleanor
Note dell'autore: ringrazio
come sempre Michelle per i contributi (lei sa quali) e ringrazio Elvis
Presley per avermi prestato il titolo e il testo della sua famosa
canzone "Fever".