CAPITOLO 19
26 dicembre 2006
Evgeni era nervoso. E non gli accadeva praticamente mai,
prima di un'esibizione.
Non appena indossava il costume e i pattini ogni forma
d'ansia si era sempre placata, dentro di lui.
Ma non quella sera.
Era di nuovo al Palavela di Torino.
Non era trascorso neppure un anno dalla sua vittoria alle
Olimpiadi, su quella stessa pista da pattinaggio.
Eppure,quante cose incredibili erano accadute.
Tutte in negtivo. Tranne
lei..
Deglutì, passeggiando nervosamente nello stretto
corridoio antistante la pista.
Aveva appena consegnato ai responsabili della manifestazioni
un foglio contenente un piccolo cambio di programma.
Non aveva cercato Lara, in quei mesi.
Non ne aveva avuto il coraggio. Il loro ultimo incontro era
stato così freddo, così doloroso.. non aveva potuto vincere quel
senso di disagio che lo divorava.
Cos'avrebbe dovuto dirle?
Marya mi ha mentito? la gravidanza era un trucco per
riavermi al suo fianco?
Tanto, sapeva già tutto. I giornali scandalistici di
tutto il mondo erano stati a dir poco spietati,cibandosi delle sue disgrazie
personali come avvoltoi.
Ma non gli importava.
Nulla gli importava più ora, tranne il pensiero di
lei.
Respirò a fondo, per liberarsi da quella
negatività che era ormai sua compagna prediletta.
Chissà se lei
è qui stasera.
Probabilmente no. Non
vuole rischiare di incrociare il mio sguardo, mai più, mai.. non dopo
quello che ci siamo detti.
Non dopo mesi di
silenzio angosciante.
Se solo fossi stato
meno orgoglioso...
"Mr Plushenko? è il suo turno."
L'assistente che gli avevano affibbiato era una ragazza
molto gentile. Gli sorrise.
"In realtà gli organizzatori sono
perplessi,riguardo al suo.. cambiamento di programma" concluse
diplomatica. "Ma non ho problemi a tradurre per lei qualunque messaggio.
Sono certa che sa quel che fa. In bocca al lupo."
Lui le sorrise in risposta.
Il primo volto amico, da quando era arrivato.
"Andiamo, allora."
E'ora, Evgeni.
Vai, e combatti per
ciò che vuoi.
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Perchè diavolo
mi sono lasciata convincere a venire qui?
Lara si sentiva malissimo.
Seduta fra Elisabetta e Lucrezia, osservando la gente,
felice, che si godeva il Galà di fine anno, si sentiva triste e fuori
posto.
Anche in quei giorni di festività lei non poteva
avere che pensieri negativi.
Era sempre stanca, demotivata,senza energie. Non scherzava
più, non si interessava più di nulla.
Ma si rifiutava ostinatamente di ammettere che questo avesse
minimamente a che fare con Evgeni.
Aveva tentato di cancellarlo dalla mente e dal cuore, con
impegno.
Ma poche settimane dopo la sua partenza, quando cominciava a
credere di poterselo lasciare alle spalle, ecco scoppiare il caos su tutti i
giornali.
I primi titoli accusavano il campione di aver abbandonato la
moglie incinta. Ma la rettifica era arrivata presto: non c'era nessun
bambino,il divorzio era ormai esecutivo, Marya era stata bollata come una
pericolosa ingannatrice ed Evgeni come una pover vittima.
Senza che lei potesse controllarlo, il suo cuore aveva dato
un balzo.
Quell'incubo era finito, Evgeni sarebbe tornato da lei.
Aveva atteso per giorni una lettera, una telefonata.
Ma non era arrivata.
E così, piano piano, il suo cuore si era nuovamente
atrofizzato.
Non era stata nulla per lui. Una fase, un rimpiazzo nel
periodo di crisi.
Un'avventura come tante. Che male c'era, la maggioranza
delle sue coetanee passava da una storia all'altra senza farsi alcun problema.
Ma non io.
Come far tacere quella stupida vocina interiore?
Lucrezia era agitatissima.
"Ragazze, il prossimo sarà lui. Non vedo
l'ora!"
Pochi minuti e lo
rivedrò. Anche se lui non vedrà mai me.
L'altoparlante risuonò nell'aria, zittendo la folla.
"Signori e signore, c'è stato un piccolo cambio
di programma. Prima della sua esibizione, Evgeni Plushenko desidera dire
qualche parola a questo pubblico: un'interprete tradurrà per voi. Buona
visione."
Nel silenzio assoluto che era calato nel palaghiaccio,
Evgeni avanzò, seguito a fatica da una ragazza incerta sui pattini.
Tum tum tum.
Lara era convinta che tutti i suoi vicini potessero sentire
il battito anomalo del suo cuore.
Evgeni cominciò a parlare alla sua assistente, la
voce bassa e grave.
Non la guardava in viso: scrutava febbrilmente la lunga
distesa di volti davanti a sè.
Il Palavela ospitava più di 8200 persone. Come
trovarla..se anche fosse stata lì?
La traduttrice si rivolse al pubblico, l'espressione
abbastanza incuriosita.
"Il signor Plushenko ha cambiato la sua esibizione,
questa sera. Anzichè esibirsi in "Caruso", come da programma,
ha deciso di svolgere per noi un nuovo pezzo."
Tacque un attimo, corrugando leggermente la fronte.Poi
proseguì.
"Il pezzo è dedicato a una ragazza. Il signor
Plushenko non vuole dirne il nome, asserisce che lei..capirà. E, se si
trova qui, la prega di raggiungerlo a bordo pista, alla fine dell'esibizione.
Grazie per l'attenzione,e buon divertimento."
Lara non riusciva quasi a respirare.
Possibile che stesse parlando a lei? dopo tutti questi mesi?
Poi la musica iniziò, e le si bloccò il
respiro.
Il Tema di Lara,
dal film "Il dottor Zivago".
Un'altra storia romantica e straziante.
Lui sposato, la storia con lei impossibile.
Eppure questo non era un film, era la realtà.
La realtà era che lui aveva divorziato, mesi
addietro.
La realtà era che lui si stava esibendo per lei, solo
per lei, e con quella musica le stava lanciando un messaggio.
Si alzò, come in trance. Il pezzo era quasi finito.
"Lara, ma dove stai..."
Le giungeva lontana la voce delle sue amiche sgomente, le
proteste degli spettatori che urtava mentre scendeva velocemente le gradinate.
Schivò anche un paio di hostess della sorveglianza: probabilmente
l'avevano presa per la solita mitomane fanatica in cerca di guai.
Arrivò al bordo della pista, e si aggrappò con
tutte le sue forze alla ringhiera.
E lui finalmente la vide.
Il pubblico applaudiva ancora, intorno a loro.
Evgeni sfrecciò veloce verso di lei.
Per un attimo nemmeno parlarono, divorandosi letteralmente
con gli occhi.
Con un gesto atletico lui saltò oltre il parapetto,e
l'afferrò alla vita.
Notò subito che portava ancora al collo l'anello che
le aveva regalato.
"Lara.."iniziò titubante. Intorno a loro il
pubblico, stupito e incuriosito, rumoreggiava.
Lei lo guardò, le lacrime agli occhi ma un bellissimo
sorriso sulle labbra.
"Oh,stai zitto!"lo rimbeccò, e si
alzò sulla punta dei piedi per serrargli la bocca con un bacio.
Il Palavela esplose in un fragoroso applauso.
Ma loro due non sentivano più nulla, concentrati
com'erano soltanto sui loro respiri,sui battiti dei loro cuori.
Era un nuovo inizio: il loro inizio.