Il
vento ulula tra gli alberi rompendo il silenzio che ora avvolge il
vialetto di casa mia,una villetta di un giallo canarino
irritante,tuttavia non riesco a non poggiarmi alle sua mura.Ci sono
troppi ricordi che vorrei lasciare al suo interno,farli appassire nel
sottoscala,bruciarli nel piccolo camino perennamente sporco di
fuliggine...
Afferro
con forza la grossa valigia marrone fino a far sbiancare le nocche
delle mie mani,il mio cervello non ha ancora impartito l'ordine
alle gambe di muoversi e rimango sotto la soglia ad aspettare
il nulla.Quando comincio a solcare a grandi falcate la stradicciola che
separa me stessa dal portoncino di legno, che mi
farà uscire completamente dal mio passato, un fiume di
emozioni attraversa la mia testa rintronita e se non fosse
per la piccola figura che mi aspetta in strada davanti un vecchio pick
up rosso ,rimarrei a fissare le foglie ingiallite dall'autunno
perdendomi in riflessioni che non seguono un filo
logico.Bensì credo che vogliano solo incitare la mia mente a
rimanere inpigliata nei ricordi.
Il
volto di mia madre è più scavato del
solito,pallido,sudato,e inevitabilmente sbronzo.Mi
avvicino a lei con un sospiro malcelato e le porgo il bagaglio
aiutandola ad infilarlo nell'auto.<< credevo che avessimo
finito con il prenderci in giro a vicenda >> sbotto
alludendo al puzzo di alcol che proviene dalla sua bocca,lei mi fissa
con i suoi occhi verdi e smarriti << Emma ti prego
è più difficile di quanto pensi..
>> la sua voce è roca,spezzata,e solo ora mi
accorgo che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei
vista quell'anno.
<<
scusami mamma...ho solo paura che potresti stare male..
>>Lei fa un sorriso sghembo poi mi abbraccia
stretta,profuma ancora di torta di mele...anche se l'odore di vodka
è più forte. << ti ho
detto che Jake mi controllerà ventiquattro ore su
ventiquattro,sarà più bravo di te in questo.
>> Penso al viso paffuto e simpatico del nostro vicino,
l'uomo che tiene più a cuore la salute di mia madre che la
sua e non ha mai nascosto i suoi sentimenti verso di lei,se
è per questo.Mi stacco fingendomi oltraggiata, poi scoppio a
ridere e le stringo la mano << ricorda che nessuno
potrà sostituire la tua assillante figlia ,signora Margareth
,anche se ora vivrò a più di un giorno dal tuo
naso. >> dico con tono di superiorità.Vedo per
un attimo un ombra balenarle negli occhi poi sbuffa e mi scompiglia i
capelli << forza,che è tardi e il treno
partirà tra meno di un'ora. >>
M'infilo
nel posto del guidatore quando lei mi tira per un
braccio:<< sono ancora sobria per guidare,tesoro.Voglio
che ti godi il viaggio. >>
Capisco
cosa intende,vedere le strade della mia infanzia per l'ultima volta
sarà un duro colpo da sopportare.Osservo il piccolo giardino
malcurato della residenza Tomphson ,il barbecue ancora fumante della
notte scorsa per salutare amici e conoscenti e il piccolo cuore
intagliato nell'albero accanto all'ingresso ,con l'iniziale mia e di
mio padre.
Reprimo
una lacrima,poi m'infilo le cuffie nelle orecchie e chiudo
gli occhi.
La
stazione non è molto affollata,quindi non ci mettiamo molto
a raggiungere il mio binario.Tengo in mano il biglietto di sola andata
che ho comprato con ill mio stipendio di barista e lo stringo nel palmo
senza stropicciarlo,anche se la voglia è fortissima.Quando
il treno con uno sbuffo si adagia sulle traversine cigolando,il mio
cuore cerca di schizzarmi dal petto.Mia madre si stringe a me e mi
guarda ,gli occhi sono lucidi e riesco quasi ad intravedere una lacrima
rotolarle lungo le ciglia.
Ora,io
non sono il tipo di persona che mostra la sua sensibilità
attraverso le lacrime,è una mania che possiedo sin da
bambina tenendomi tutto dentro,sfogandomi con la rabbia.Non
riesco però a vedere gli altri piangere,soprattutto se una
di quelli è mia madre.<< Forza non fare la
stupida ... >> balbetto mentre l'acqua riga le mie
guancie in fiamme.E in quel momento,Emma la forte,Emma la diciottenne
che ha sempre contato solo e unicamente su se stessa, Emma che si era
promessa e ripromessa che alla sua partenza non avrebbe cacciato una
lacrima dai propri occhi,crolla come un muro.
Riesco
a staccarmi dall'abbraccio di mia madre solo all'ultima chiamata del
conducente,poi prendo posto vicino al finestrino.Lei,da fuori, si alza
sulle punte appoggiandosi al vetro << ti sei
scritta l'indirizzo di Johanna ?Ricordati di chiamare appena arrivi e
dimmi se ti trovi bene...oh!controlla subito se quel bastardo di tuo
padre ha lasciato un messaggio sul tuo cellulare appena sei in città.
>>
Faccio
finta di non ascoltare l'ultima frase e le stringo con forza le dita.
Non
vorrei lasciarle quando sento il treno muoversi,ma è stesso
mia madre a togliere la presa e, con un sorriso, articola una
frase che non comprendo essendo coperta dal rumore assordante
della campana di partenza.La saluto tamburellando sul vetro
con forza,poi,non appena scompariamo dalla stazione mi siedo poggiando
la testa sullo schienale,esausta.
Dopo
una decina di minuti che il vagone ha cominciato a sussultare,prendo
dalla valigia un quaderno beige sformato dall'enorme
quantità di scartoffie infilate a forza al suo
interno,raccolgo un paio di graffette cadute a terra,poi con la penna
in mano,tremando, do forma ai miei sospiri.
12
ottobre :
Crescere è quando percepisci quel sussurro nel petto che ti
incita a cambiare.
è quando,nonostante tutto il fango che possono buttarti
addosso,cammini a testa alta,insegui il tuo sogno.
Io me ne stavo per accorgere troppo tardi.
E ora un treno mi sta portando via.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
ok ragazzi,questa è
il primo capitolo di questa "storia" non so come
definire...boh (?) vabbè spero che continuerete a
seguirla...perchè sicuramente scriverò un secondo
capitolo..dovremo sapere dove andrà a finire
Emma,no?Spero che vi piacerà...e che questo capitolo vi
invogli a sapere il continuo!! :3
p.s: non ho voluto scrivere il nome della cittadina perchè
non ho avuto il tempo di trovarne una che c'entrasse
"geograficamente" con il luogo in cui è incentrato quasi
tutto il racconto ...
|