Can’t Fight the
Moonlight
Prologo
Un silenzio irreale regnava
sopra Hogwarts, spezzato solo dai singhiozzi di coloro che avevano
perso qualcuno di caro. Il sollievo per aver finalmente posto la parola
fine a quello che sembrava un incubo non riusciva ad alleviare il
dolore per quanto avevano appena vissuto, per gli orrori che avevano
visto con i loro stessi occhi. Era palesemente scolpito nel volto di
tutti i presenti che quella battaglia, la battaglia finale che aveva
visto Lord Voldemort nuovamente vinto da Harry Potter, avrebbe segnato
le loro vite per sempre.
Una nuova notte calava
sulle rovine del castello, cullata dalla fresca brezza primaverile, e
illuminata da una splendente luna argentata che pareva rassicurare
coloro che vi rivolgevano lo sguardo: sembrava sorridesse e li cullasse
nella sua luce. Era il simbolo di una nuova era. Era la madre di una
nuova vita.
Capitolo
1 – Il Risveglio
Per
la prima volta nella sua vita, Hermione Granger non sapeva cosa dire:
seduta su un grande ammasso di pietra che originariamente faceva parte
della merlatura del castello, osservava sconsolata ciò che
rimaneva della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nonostante
avesse sempre avuto una casa amorevole in cui tornare alla fine di ogni
anno scolastico, quella era la casa che il suo cuore aveva scelto, il
posto che l’aveva accolta e amata incondizionatamente, a
dispetto delle sue origini Babbane. Aveva sempre finto di essere forte,
di non curarsi minimamente dell’odio che le riservavano chi
pensava non fosse degna di stringere tra le mani una bacchetta, ma
quella sera la scritta Sangue Sporco sul suo braccio destro bruciava
più forte che mai, come il Marchio Nero sul braccio dei
Mangiamorte. Non era un dolore fisico, ma un dolore dello spirito:
sentiva che quell’odio impresso indelebilmente sulla sua
pelle era lo stesso odio che aveva causato tutta quella sofferenza e
quel dolore che adesso regnava in ciò che rimaneva della
Sala Grande. Si sentiva distrutta e spossata come quelle mura. Il suo
sguardo si posò su coloro che avevano combattuto al fianco
di Harry e che non erano sopravissuti a quelle ore di terrore, ed in
particolare sulla famiglia Weasley, che piangeva la scomparsa di Fred.
Non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a Molly, non avrebbe saputo
cosa dire in una circostanza terribile come quella, ma come loro
soffriva per la perdita. I Weasley erano stati un po’ la sua
seconda famiglia, come per Harry: l’avevano accolta nella
loro umile casa come se fosse una di loro, e le erano stati vicino in
ogni circostanza. Per un breve istante la sua mente tornò a
ciò che era successo nella Stanza delle
Necessità, a quel bacio tra lei e Ron. Lo aveva desiderato
ardentemente per anni, ma in quel momento non provava alcuna gioia nel
ripensarci. Tutto attorno a lei era segnato da morte, dolore e
distruzione. Come poteva rallegrarsi per un bacio? In quel momento
avrebbe preferito rinunciare a quella sua piccola gioia personale se
solo fosse servito a riavere indietro Fred, a placare il dolore che
Ron, Ginny, George, Molly e Arthur provavano. Sentì le
emozioni sciogliersi nel profondo del suo cuore e sollevò lo
sguardo sul soffitto della Sala Grande, che per la prima volta in tanti
anni non mostrava il cielo, ma la nuda pietra con la quale Hogwarts era
costruita. Prese dei profondi sospiri, cercando di regolare le sue
palpitazioni per non scoppiare in un pianto disperato: nuovamente
pensò che quello non fosse il momento migliore per cedere ai
sentimenti. Ci sarebbe stato così tanto da fare,
così tanto da ricostruire, e avrebbe dovuto essere forte. Se
lei fosse caduta, chi l’avrebbe sostenuta? Ron aveva bisogno
del suo aiuto per metabolizzare il dolore della perdita di suo
fratello, non poteva permettersi di essere debole. Doveva essere forte.
Si alzò
dalla sua scomoda seduta per sgranchirsi le gambe e riordinare i
pensieri, alla ricerca di un punto dal quale iniziare a contribuire
realmente ad aiutare chi ne avesse bisogno. Il suo sguardo si
scontrò con quello di Harry, che stringeva teneramente Ginny
a sé accarezzandole i suoi lunghi capelli rossi, nel
tentativo di consolarla. Per la prima volta in tanti anni Hermione
provò un sentimento vicino all’invidia per il suo
amico, ma brevemente realizzò che si trattava di
ammirazione: Harry aveva sofferto più di chiunque altro, nel
corpo e nello spirito per quanto aveva vissuto fin dal suo primo anno
di vita, e nonostante tutto era lì, a prendersi cura della
ragazza che amava. “Dove
trova la forza?”, si domandò
internamente Hermione. Harry le sorrise timidamente, e in un istante
comprese che ormai nulla avrebbe potuto scalfire l’animo del
suo amico dopo quanto accaduto quella notte. Quella notte per Harry
sarebbe stata come una rinascita. Hermione gli sorrise di rimando, e
continuò il suo vagare tra le barelle improvvisate,
l’andirivieni concitato di Madama Chips che coordinava le
operazioni di soccorso, mentre i primi volontari dal San Mungo
prestavano i primi soccorsi ai feriti.
Poi, li vide.
Immobili, al centro della Sala Grande, mentre le persone gli passavano
accanto senza prestare loro la minima attenzione. Come se fossero
invisibili. Remus Lupin e Ninfadora Tonks giacevano esanimi
l’uno accanto all’altro, con le mani protese
nell’ultimo, disperato e vano tentativo di rimanere uniti.
Hermione corse a grandi passi nella loro direzione, e si
chinò al fianco dei due cadaveri inorridita e infuriata a
causa della non curanza dei presenti.
“Fate
attenzione!” disse con voce tremante, non riuscendo a
trattenere le lacrime “Mostrate un po’ di rispetto,
ve ne prego! Remus e Tonks sono morti per noi, hanno combattuto la
nostra stessa battaglia! Come fate a …calpestarli in questo
modo?!”. Ma nessuno sembrò ascoltarla, e
silenziosamente le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance
ancora sporche di polvere e fuliggine.
“Signorina
Granger, su. Non faccia così. Ecco, prenda
questo”. Horace Lumacorno, l’insegnante di Pozioni,
era chino al fianco della giovane Grifondoro e le porse un fazzoletto
candido. “Si asciughi le lacrime, e ricordi che tutte le
persone che hanno perso la vita in questa battaglia non vorrebbero
vederla triste, ma sorridente e speranzosa nel futuro limpido che ci
hanno aiutato a conquistare!”. Hermione lo guardò
riconoscente, e prese il fazzoletto dalle mani dell’anziano
professore paffuto e con grandi baffi.
“E’
così ingiusto”, mormorò.
“Molte cose
lo sono. E purtroppo a molte di esse non c’è
rimedio”.
“E’
solo che…” Hermione provò a cercare le
parole per esprimere i suoi pensieri, nonostante neanche lei sapesse
decifrarli “Non lo so. Mi sento stanca
professore!”. Arrossì a quelle parole, imbarazzata
dal momento di confidenza con il suo professore.
Lumacorno non disse
null’altro, ma le rimase affianco, consapevole del fatto che
la ragazza necessitasse di un po’ di conforto, e
seguì lo sguardo di Hermione, che andò a posarsi
nuovamente sulle mani di Remus e Tonks. La guerra tra maghi aveva
prodotto un nuovo orfano, il piccolo Ted, che Tonks aveva dato alla
luce solo pochi mesi prima. Come Harry avrebbe avuto davanti a
sé una vita senza la guida dei propri genitori, e loro non
l’avrebbero visto crescere, fare i primi passi e udirlo
pronunciare le prime parole, vederlo compiere le sue prime magie e
accompagnarlo alla stazione di King’s Cross per il suo primo
anno ad Hogwarts. Hermione si ritrovò a contemplare il
coraggio e l’amore dei due giovani genitori che giacevano
senza vita sulla dura e fredda pietra del pavimento, incapace tuttavia
di dare un senso alla perdita delle loro vite. Vedere il volto di Remus
Lupin pallido, esangue, le provocava una tristezza profonda e
inspiegabile: aveva sempre provato empatia per quell’uomo
solitario e smagrito, tormentato da un destino avverso e segnato dalla
solitudine. Remus era sopravvissuto ai suoi amici, alla sua stessa
maledizione che lo portava a trasformarsi in una creatura mostruosa ad
ogni luna piena, aveva dovuto fare i conti con la morte di James, il
tradimento di Sirius e la presunta morte di Peter, per poi ritrovare e
perdere una volta ancora il suo caro amico Black e scoprire infine che
l’amico di cui aveva pianto la morte era bensì il
traditore che causò la morte di James e Lily. Ma nonostante
tutto, Remus era sopravvissuto. Ce l’aveva fatta, e
riuscì a vincere la sua reticenza nei confronti di Ninfadora
ed assaporare la felicità, per almeno una volta nella vita.
No, non era giusto. Lei per prima aveva intuito la vera natura di
Lupin, scoprendo il suo terribile segreto ma mantenendolo al sicuro
fino al momento in cui tutti vennero a sapere che era un lupo mannaro,
e lui gliene fu grato. Una volta, qualche anno prima, durante una
visita di Lupin a Grimmauld Place, quartier generale
dell’Ordine della Fenice, le confidò di apprezzare
molto la sua discrezione e del suo impegno a favore degli elfi
domestici in seguito alla fondazione del C.R.E.P.A. . Per qualche
strano motivo, nutriva un affetto sincero nei confronti di
quell’uomo triste e solitario. Prese la sua mano e la
unì con quella della donna che aveva amato, e stringendola
per un istante nella sua, gli augurò buona fortuna, ovunque
egli fosse.
Hermione si
sollevò in piedi, rivolgendo uno sguardo di gratitudine nei
confronti del professor Lumacorno, che le era rimasto accanto in
silenzio per tutto quel tempo, che le sembrò infinito. Una
leggera brezza penetrò nella Sala Grande dalle brecce nei
muri aperte durante la battaglia, e l’aria notturna
primaverile sembrò alleviare i suoi pensieri.
Voltò il capo in direzione del varco tra le pareti e
notò l’alzarsi del vento, che come in una danza
iniziò a far vorticare e a trascinare via le nuvole che
oscuravano il cielo, mostrando le stelle. Lentamente anche la luna
uscì dal suo nascondiglio, mostrandosi lucente nella sua
pienezza illuminando le radure circostanti al castello. Hermione non
distinse subito il lamento, perso com’era nella pigra
confusione che le aleggiava attorno, poi qualcosa di quello strano
verso attirò la sua attenzione: era come il rantolo di un
animale sofferente, una frequenza bassa e roca, a tratti sovrumana,
capace di far raggelare il sangue nelle vene. Si voltò solo
nel momento in cui udì la voce di Horace Lumacorno
sussurrare “E’ vivo!”, con un tono misto
a sorpresa, sollievo e paura. In quel momento lo vide: il corpo di
Remus Lupin stava lentamente cambiando sembianze, assumendo sempre
più quelle di una strana creatura antropomorfa che Hermione
sapeva essere un lupo mannaro. Non poteva credere ai suoi occhi: Lupin
era morto, con i suoi stessi occhi lo aveva visto cadere colpito da una
Maledizione Senza Perdono, invece in quel momento osservava il suo
corpo trasformarsi e respirare lentamente, come pervaso da una nuova
vita.
“E’
vivo” sussurrò anche lei. “E’
vivo! Remus è vivo!” urlò felice.
In pochissimi istanti
una breve folla la accerchiò, tutti ansiosi di vedere quale
prodigio si stesse compiendo in quel momento.
“Si sta
trasformando”. “Chiamate Madama Chips”,
mormorarono alle sue spalle, mentre lei si inginocchiò sul
corpo di Lupin, cercando di liberare la mente alla ricerca di un
qualcosa, di un qualche incantesimo che potesse aiutarlo.
“Signorina
Granger la prego, si allontani. Non sappiamo se sia pericoloso o
meno” disse Minerva McGranitt alle sue spalle.
“Minerva,
non vedo come possa esserlo. Lupin è morto”, le
rispose Lumacorno.
“Non
è morto!” urlò Hermione
“E’ vivo, respira! Come può essere morto
se si sta trasformando in un lupo mannaro e respira?”
“E’
indiscutibilmente qualcosa di straordinario ma non possiamo essere
certi che tutto questo sia solo un effetto temporaneo causato dalla
luna piena, tantomeno non possiamo sapere se sia pericoloso o
innocuo” ribadì l’insegnante di
Trasfigurazione sfoderando la sua bacchetta.
“Ma…”
“Niente
‘ma’, signorina Granger!”
“Minerva, la
trasformazione è completa” osservò il
professor Vitious.
In quel preciso
istante un silenzio surreale calò sulle rovine di Hogwarts,
e tutti i presenti si avvicinarono ad osservare quello che un tempo era
il corpo senza vita di Remus Lupin, completamente trasfigurato in un
lupo mannaro che respirava faticosamente ed emetteva un suono gutturale
dalla gola.
“Non succede
nulla!”. “E’ morto?”.
“Che succede?”. Queste domande si accavallarono
timidamente nell’orecchio di Hermione Granger.
“Dobbiamo
fare qualcosa!” disse.
“Si, ma
cosa?” le fece eco qualcun altro che non riuscì a
distinguere.
“La…
la Pozione Antilupo” suggerì Luna Lovegood dal
fianco di Neville Paciock “Potremo usare quella”.
“E’
una pozione difficilissima da preparare. Richiede molta fatica e molto
tempo, cosa di cui in questo momento non disponiamo, e soprattutto,
sono poche le persone in grado di prepararla e una di loro è
deceduta questa notte” disse sconsolato Horace Lumacorno.
“Si, ma deve
pur esserci qualcosa!” gridò Hermione,
“Vi prego! Non possiamo non fare niente!”. Per
qualche istante sentì gli sguardi di tutti su di lei, mentre
le lacrime riprese a sgorgare dai suoi occhi come un fiume in piena.
Non potevano abbandonare Remus Lupin al suo destino, gettare alle
ortiche l’unica possibilità di salvarlo. Sempre
che ce ne fosse una. Ma Hermione avrebbe preferito affrontare un
fallimento piuttosto che vivere col rimpianto di non aver provato.
“La
prego” implorò nuovamente, questa volta in
direzione di Horace Lumacorno.
Il professore di
Pozioni la osservò intensamente per un istante prima di
risponderle.
“Avremo a
disposizione solo poche ore signorina Granger, se ne rende
conto?”
La ragazza
annuì. Ne era perfettamente consapevole: avrebbero dovuto
agire prima del sorgere del sole.
“Bene”
disse il professore “Portiamolo via di qui, in una stanza
sicura e ben illuminata dalla luce della luna. Professor Vitious,
potremmo aver bisogno del suo aiuto. Granger, mi segua! E qualcuno mi
aiuti ad immobilizzarlo e a trasportalo su una barella”.
Hermione lo
guardò riconoscente prima di scattare in piedi e seguirlo
nei meandri del castello, pervasa da un brivido di eccitazione e
speranza. Avrebbe fatto il possibile per salvare la vita di Remus
Lupin. Avrebbe fatto qualsiasi cosa.
***
Ciao a
tutti! Dopo un periodo lunghissimo eccomi qua con questa mia storia su
un pairing alquanto improbabile: come avrete capito si tratta di una
Remus/Hermione, coppia sulla quale ho letto molto poco. Per me
è una scommessa, non ho mai scritto di Hermione e spero di
riuscire bene. Vi anticipo che sarà una mini long, nel senso
che non sarà composta da più di 5 capitoli, e che
partecipa al contest “Crack Pairing, scegli il tuo pairing e
scrivi la tua storia!” di The Ghost Of You, sempre che la
giudicia conceda una proroga, visto e considerato il fatto che sono in
alto mare! Ahuahuahauhau! Okay, scherzo! (:
Detto questo vi
saluto, vi auguro buona lettura e vi ricordo la mia pagina Facebook,
che potete raggiungere cliccando QUI .
Un bacio,
Dahlia
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