Lo disse
il mio cuore
Sono di nuovo
qui.
Riverso su un sudicio
lavandino. E piango, piango.
Ancora, e per
sempre.
Condannato da chi non
conosco, o da chi non ha mai sprecato uno sguardo benevolo per
me.
Non ho vie d'uscita, sono
bloccato qui, posso solo andare avanti.
Verso un buio che mi
attanaglia le viscere, circondato da sussurri che mi penetrano nell'anima
all'infinito, e ancora colpiscono, e ancora io urlo, grido, ma nessuno mi
sente.
Un
rumore.
Un
gemito.
Dev'essere
Mirtilla.
Lei si, lei mi capisce, lei
mi ascolta... peccato che sia morta. I morti... cosa ne sanno loro dei vivi?
Cosa ne sanno tutti di me? Perchè questa gente mi odia a priori, senza conoscere
nulla di me?
Solo io so come ci si sente
a stendersi in un letto con la paura di non risvegliarsi
più.
Il Signore Oscuro
ha mezzi a noi sconosciuti.
No, non ce la posso fare, lo
so già. È una certezza che va al di là della paura per la mia vita e per quella
dei miei genitori.
-Oh, chi c'è qui?-
squittisce una vocetta alle mie spalle.
Alzo gli occhi, la vedo
riflessa nello specchio incrostato di fronte a me. Un'esile ragazzina dall'aria
triste, sciupata e trasparente.
Non le
rispondo.
-Oh, Draaaco... poverino,
che ci fai qui? Sono tante volte che ti vedo...-.
Con una manica della divisa
mi asciugo un po' gli occhi.
-Ehi ehi, guarda che con me
puoi piangere-.
-Lo sai che non si tratta di
questo...-.
Lei mi guarda con quei suoi
occhialoni enormi e sbatte le palpebre.
-Se solo qualcuno mi
capisse... se solo...- stringo con forza i bordi del lavandino -Ma che ne vuoi
capire tu...-.
Mi guarda dilatando le
pupille e si gonfia -Mmmm...- sussurra come un gatto arrabbiato -Io so molte più
cose di quello che pensate voi...-
-Ah, per
esempio?-
-Io so di quel
ragazzo...-
Ma quale ragazzo... certo
che quando vuole raccontare palle le raccconta sta
qua...
-Quello moro. Non devi
fingere per forza anche con me, non ti basta fingere con tutti gli
altri?-
Il mio cuore perde un
battito. Come poteva sapere... come si permetteva di tirare in ballo una
questione così... quando nemmeno io oso fronteggiarla apertamente? Quando passo
nottate intere a occhi spalancati, pensando a lui, lui che vince, lui che fa
l'eroe, che mi spia, mi osserva in ogni mio spostamento... con quella sua mappa,
oh si, so della sua preziosa mappa.
-Tu non sai niente di me.-
le ruggisco contro.
-Oh, io so... è questo che
ti da tanto fastidio... se vuoi puoi parlarne con
me...-
-No!
Vattene-
-Ma
io...-
-Ho-detto-VATTENE!- le urlo
contro, e le mie parole si infrangono assordanti contro le pareti di piastrelle
sporche.
-No... dimmi che cosa c'è
che non va... io posso aiutarti...- geme lei.
-Nessuno può aiutarmi- dico,
e tremo allo stesso tempo, incontrollabilmente -Non posso farlo... Non posso...
non funzionerà... E se non lo faccio presto... dice che mi ucciderà...-
singhiozzo. Piango.
Non ce la faccio a tenermi
tutto dentro. Questa situazione è impossibile, la mia vita è
impossibile.
Singhiozzo forte e
deglutisco, poi, con un gran brivido alzo gli occhi verso lo
specchio...
Lo
vedo.
È lì, fermo, che mi guarda
dalla porta.
Potter.
Forse l'unico che potrebbe
salvarmi, ma uno dei tanti che mi punterà la bacchetta contro, a missione
conclusa. Prendo un respiro.
Mi volto di scatto, la
bacchetta in mano, no, non doveva farlo...
Stupeficium!
Penso.
Ma lo
manco.
Paro un
paio di fatture.
No,
Harry, non dovevi fare questo a me. Non puoi spiarmi,
no...
Prendo fiato di nuovo, punto la bacchetta contro di
lui, grido : -Cruci...-
-SECTUMSEMPRA!-.
Un
dolore lancinante.
Vedo
sangue schizzar via dal mio corpo.
-Harry... Harry, mi hai
ucciso...-
Ma tu
non mi sentisti. Lo disse il mio cuore, non
io.
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