danny
AUTHOR: AmarantaB
RATING: Per tutti
PAIRINGS:
Liam/Angelus e una sconosciuta ragazza irlandese.
SPOLIERS: Nessuno
NOTE:
Ascoltando la canzone ho avuto questo
flash bizzarro di una donna sconosciuta che ha fatto parte della vita di Liam ma
di cui nessuno conosce l’esistenza. E così ho cercato di raccontare la loro
storia.
IL SILENZIO DEL DOLORE
In lontananza, una donna
seduta su una sedia a dondolo e con in mano una chitarra, riempiva l’aria di
note…
Oh Danny boy, the pipes, the pipes are calling
From glen to glen, and down the mountain side
The summer's gone, and all the flowers are dying
'Tis you, 'tis you must go and I must bide.
But come ye back when summer's in the meadow
Or when the valley's hushed and white with snow
'Tis I'll be here in sunshine or in shadow
Oh Danny boy, oh Danny boy, I love you so.
E’ notte.
Nel cielo, le stelle fastidiose tentano di
illuminare il mondo sotto di loro.
Inutilmente.
Io, nemmeno le vedo.
Ricordi, dicevamo sempre di percepirle… ma
ora che non ci sei, anche loro hanno perso quell’alone magico che le rivestiva.
Sono nere.
Nere come la notte.
Nere come quel sangue rappreso sulla maglia.
Nere come lo erano stati i tuoi occhi.
I tuoi occhi… il mio mondo.
Anche adesso, nonostante tutto, quando penso
ai tuoi occhi il mio cuore comincia a battere più velocemente.
Bizzarro.
Quella notte, in quel vicolo sudicio e
ombroso, ero stata convinta che il mio cuore avrebbe cessato di battere per
sempre.
Come il tuo.
Vedevo la luce dei tuoi occhi affievolirsi,
la presa della tua mano farsi sempre più effimera, il tuo sorriso spegnersi
lentamente.
Ed ero stata convinta davvero che il mondo
non aveva più senso.
Il sole, la luna, le stelle, il lago, il
verde dei prati in cui avevamo corso spensierati…
Tutto era avvolto da un’ombra scura e
minacciosa.
E piansi.
Piansi.
Piansi.
Piansi contro il cielo stellato, che invece
di darmi sollievo mi squassava il cuore.
Piansi per i tuoi occhi che mi abbandonavano.
Quegli occhi che per tanto, tanto, tempo
erano stati il mio unico appiglio.
Ero affascinata da quelle sfumature ora più
scure, ora più chiare.
Adoravo il modo in cui li socchiudevi, quando
il sole era alto e pur di guardarmi ti voltavi contro la luce.
E la tua pelle chiara sembrava risplendere
sotto quei raggi… sembravi un angelo.
Il mio angelo.
E allora, quando ti accorgevi che ero appena
dietro di te, che nonostante la strada sterrata e i ciottoli continuavo a
camminare al tuo fianco, sorridevi.
E il mio cuore si stringeva…
Niente al mondo è mai riuscito a darmi le
stesse sensazioni del tuo sorriso che si posava su di me.
E mi tendevi la mano, ed io, incapace di fare
altro l’afferravo.
E l’afferravo.
E l’afferravo.
E la mia pelle, al tuo contatto,
s’incendiava…
E il mio cuore, la mia anima, bruciavano…
Carezzavo i tuoi capelli, così morbidi, così
forti. Come il tuo sguardo.
E adoravo restarli a guardare, quando la
brezza del lago, alzava le tue ciocche scure facendole risplendere al sole…
E quante volte, mentre dormivi sul mio seno,
sono stata ad accarezzarli, a guardare il tuo petto alzarsi ed abbassarsi al
ritmo del tuo respiro rilassato.
Dicevano che eri scapestrato, ma io non ci ho
mai creduto.
In te, ho visto la saggezza di chi conosce
tanto della vita e di chi ha paura di ammettere le verità che ha appreso nel suo
cammino.
In te ho visto la speranza, la gioia di una
risata, la compagnia di un buon ascoltatore.
Ho visto la passione, la rabbia, la furia
nera e l’amore.
Ed è dell’amore che sapevi darmi che vivevo.
Ed è dell’amore che mi hai dato che sono
sopravvissuta.
Rintracciando nella memoria i tuoi sorrisi,
la tua risata calda, e i tuoi occhi…
Quegli occhi che sono rimasti fissi nei miei
fino all’ultimo istante.
Ed ho racchiuso dentro di me il tuo ultimo
respiro, posando le mie labbra calde sulle tue, cercando inutilmente di
trasmetterti un po’ di vita.
O forse, semplicemente, tentando di darti il
mio amore che per me era vita.
Inutilmente.
Inutilmente.
Te ne stavi lì, sdraiato, perduto in chissà
quale mondo, lasciandomi impotente di fronte alla compiutezza di quella scena.
Te n’eri andato.
A nulla sarebbe servito chiamarti.
Questa volta non avrei visto il tuo cavallo
giungere al galoppo fino alla mia stalla, non avrei visto te scendere con quel
sorriso beffardo e con un fiore in mano.
Non avrei sentito la tua voce calda, piena di
promesse, sussurrarmi parole dolci.
Mai più.
Ed è stato lì che ho creduto che il mio cuore
fosse morto.
Ma continuava a battere.
Strano.
Quando la vita ti ha abbandonato, dalle tue
labbra è uscito un gemito.
Mentre quando il mio cuore è morto, lì con
te, in quel vicolo, non ha emesso alcun suono.
Rimaneva lì, silente, quasi rispettoso del
tuo viso ormai abbandonato alla notte eterna.
Come se temesse che al minimo rumore, la vita
sarebbe scivolata via da me inseguendoti, raggiungendoti….
E stanotte cammino verso la tua tomba.
Ci sono ciottoli, la strada è sconnessa e mai
come adesso sento il bisogno di afferrare la tua mano.
Ed allora affretto il passo, correndo ti
raggiungo.
Il marmo scolpito, dinanzi a me, non serve a
nient’altro che a ricordare dov’è seppellito il mio cuore.
Il tuo cuore.
La mia anima.
La tua anima.
Perché il tuo corpo non c’è.
Il tuo corpo è volato lontano.
Nonostante quella lapide porti il tuo nome,
nonostante le stelle illuminino gli intarsi delle tue iniziali, quella tomba è
più mia che tua.
E lì che ho racchiuso la mia vita, quella
notte, quando la tua ti è stata strappata in un vicolo.
E sono certa, che sebbene il tuo corpo non
giaccia sotto la terra umida, anche la tua, di vita se ne sta lì ferma, insieme
con la mia.
E mi illudo di sentirti vicino, di poterti
abbracciare ancora, di potermi riposare tra le tue braccia.
Quelle braccia così forti, così dolci, che
sembravano non volermi abbandonare.
Così mi stendo.
Di fianco.
Gli occhi fissi verso le stelle, ed una mano
allungata dove prima era sepolto il tuo cuore.
Socchiudo gli occhi e mi sembra di sentirne i
battiti.
Ora furiosi, ora rilassati… ora semplicemente
spenti.
Ed ogni giorno, rivivo quella notte.
Ogni giorno, inutilmente, cerco il battito
del tuo cuore.
Ogni giorno, come ogni notte….
E tu vieni a me.
Mi guardi e sorridi.
Stanotte però non ci sei.
Ed io mi addormenterò di nuovo sola,
infreddolita, senza più speranza.
Perché il mio angelo è volato lontano, e non
mi ha lasciato nemmeno un corpo su cui piangere…
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And if you come, when all the flowers are dying
And I am dead, as dead I well may be
You'll come and find the place where I am lying
And kneel and say an "Ave" there for me.
I capelli
biondi di lei, mollemente sparpagliati sul cuscino, gli ricordavano i raggi del
sole.
Un sole che, da qui all’eternità, non avrebbe
mai più rivisto.
Si alzò dal letto, camminando lentamente
verso la finestra della camera.
Le stelle, inutilmente, cercavano di
illuminare il mondo sotto di loro.
Le stelle.
Ripensò a lei, a quante volte le
avevano guardate insieme, chiedendosi se mai qualcuno potesse avere la fortuna
di vivere sopra una di loro.
E avevano riso, a quella follia.
Scosse la testa, e dopo aver indossato una
camicia, uscì nella notte.
Camminò lentamente verso il cimitero, verso
la sua tomba.
Quella tomba da cui, senza sapere perché e
come, era rinato…
Una creatura delle tenebre, che adesso
sentiva stranamente il bisogno del sole.
Bizzarro.
Gli sembrava quasi di poter sentire il
battito del suo cuore.
Un cuore morto… inutile. Non si sarebbe mai
spezzato, non avrebbe mai più provato tenerezza.
E l’anima.
Percepiva chiaramente il suo allontanarsi.
Come se anche quella parte di se, avesse paura di quello che era ormai
diventato.
… e le risate, giù nel lago, con quella
zattera di legno che faceva acqua da tutte le parti…
… e la mano di lei, che allungandosi
afferrava la sua, incendiando l’epidermide….
… e il suo vestito azzurro, che metteva in
risalto i suo capelli scuri, le sue labbra rosse, e quegli occhi neri…
… e il suo respiro dolce, mentre dormiva
abbandonata contro il suo corpo…
Frammenti di una vita.
Una vita che, lo sapeva, prima o poi sarebbe
diventata niente più che un pallido ricordo.
E probabilmente, anche il ricordo di lei,
presto o tardi lo avrebbe abbandonato.
Il ricordo dell’unica donna che avesse mai
contato nella sua esistenza.
Quante scappatelle, giù in taverna, quando la
vita sembrava solo un’eterna sfida a chi riusciva a bere di più e a conquistare
più donne, notte dopo notte.
Ma Liam, tornava da lei.
Sempre.
Dal suo grembo caldo, dai suoi occhi
sorridenti, da quelle labbra che mai gli avevano negato un sorriso.
E anche lei, come Kathy la notte prima, lo
chiamava angelo.
Il suo angelo.
Quell’angelo, che di angelico aveva soltanto
il nome.
Si arrestò, a pochi passi dalla sua tomba.
La terra era stata riassettata, e mai nessuno
avrebbe potuto dire che sotto quel terriccio non giacesse un corpo.
Distesa su un fianco, con una mano allungata
dove prima era sepolto il suo cuore, c’era lei.
Aveva gli occhi chiusi, come se stesse in
ascolto.
Forse illudendosi di poterlo sentire sotto
quel fragile tocco.
La guardò in silenzio, senza muoversi,
trattenendo il respiro.
… e allora ci furono le sue mani calde,
piccole, esigenti, che lo carezzavano, che si intrecciavano ai suoi capelli, che
scendevano lentamente sulla sua schiena, tentando di imprigionarlo in un dolce
abbraccio…
… e allora ci fu la sua risata di cristallo,
che rifletteva i colori dell’arcobaleno, avvolgendo anche lui, rapendolo da quel
mondo assurdo e portandolo su una stella…
… e allora ci fu la sua bocca, che infondeva
amore, solo amore, nient’altro che amore. Amore e vita…
… e allora sentì di nuovo il frusciare delle
sue gonne, ad ogni passo, così come il frusciare delle lenzuola, quando
finalmente erano uniti insieme in un unico caldo, vibrante corpo…
Percepì il suo odore, e la guardo allungarsi
sopra la terra umida.
Qualcosa si mosse dentro di lui.
Un bizzarro, assurdo, insensato senso di
protezione.
La guardò, riempiendosi gli occhi dei
contorni del suo viso, del taglio degli occhi, delle sue labbra…
La guardò, e si ripromise di tenerla per
sempre dentro di se.
Non avrebbe mai rivelato a nessuno
dell’esistenza si quella donna.
E decise, lì, in quel cimitero freddo,
dinanzi alla sua terra, che non sarebbe mai più appartenuto a nessuno.
Decise lì, che mai più avrebbe amato con
quell’intensità.
Decise lì, che Liam, giovane scapestrato di
Galway, era morto per sempre.
E gettò un pezzo del suo cuore verso quella
ragazza.
Il pezzo buono, quello che il demone non si
era ancora preso. Quello che non aveva ancora infettato.
La fissò, e decise che anche lei, come Kathy,
si meritava un dono.
Un dono eterno.
Perché anche lei, come Kathy, non l’aveva mai
giudicato.
Non l’aveva mai ripreso.
Non l’aveva mai insultato.
L’aveva semplicemente, immensamente amato.
E quella notte Liam, lasciò il posto ad
Angelus.
Per sempre
And I shall hear, tho' soft you tread above me
And all my dreams will warm and sweeter be
If you'll not fail to tell me that you love me
I'll simply sleep in peace until you come to me.
I'll simply sleep in peace until
you come to me.
La donna ripose la chitarra nella sua
custodia sbiadita. Il cielo era saturo di stelle, e sorridendo, si domandò se
qualcuno potesse mai avere la fortuna di vivere sopra una di loro….
FINE
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