I’ll Save You
FBI HEADQUARTERS, lunedì 07 agosto, ore 08:00
Mulder e Scully arrivarono in ufficio con l’umore di chi
sta per scoppiare da un momento all’altro. Tesi, allarmati, imbronciati, muti
come tombe. “Questa situazione non può andare avanti così a lungo”, pensò
Mulder. In effetti, ciò che da circa tre settimane a quella parte stava
accadendo metteva a dura prova i loro nervi: da quella sera afosissima di metà
luglio nella quale, tra i sospiri, i baci e le carezze, si giurarono tutto il
loro amore non era seguita nessuna notte senza passione, fino al punto in cui il
sole sorgeva e li sorprendeva abbracciati e stremati, ma felici. Ed è proprio a
quel punto che la realtà li colpiva come un pugno nello stomaco. In ufficio
avrebbero dovuto mantenere una facciata estremamente professionale e quindi
sarebbero stati costretti a soffocare disperatamente i loro sentimenti, ora
forti come non mai. Certe volte, la sera, quando tornavano a casa facevano
appena in tempo a chiudere la porta alle loro spalle, perché la voglia di stare
insieme era talmente intensa che tutto, attorno a loro, scompariva. Ed ogni
mattina la tortura ricominciava. In un certo senso, il lavoro ora li stava
separando. Ma Mulder non era disposto a perdere Scully e lei non era disposta a
perdere Mulder. Sì, quella mattina avrebbero parlato. Anche se, veramente,
nessuno dei due sembrava molto propenso a farlo.
Scully era vestita ancora più elegante del solito, ma in
modo da non soffocare sotto la già insopportabile afa. Camicetta a maniche
corte di lino color crema, in tinta con i pantaloni dello stesso tessuto, aperta
sul davanti in modo da far vedere il top a fascia bianco che indossava. Ai piedi
aveva un paio di decolleté dello stesso colore del top ed era truccata con un
filo di matita e mascara neri e un ombretto color carne che mettevano in risalto
i suoi magnifici occhi color di lago. Da quando, con Mulder, aveva oltrepassato
la fatidica “barriera”, si sentiva più ardita, più disposta ad osare e a
mettere da parte un po’ più spesso la sua razionalità. Mulder, invece, era
vestito con una camicia azzurra abbinata ad una cravatta color blu scuro e
pantaloni della stessa tonalità della cravatta. Insolitamente, non indossava
una giacca, ma col caldo che quel giorno avvolgeva la città non c’era da
meravigliarsi. I suoi capelli erano spettinati e questo lo rendeva ancora più
attraente. Scully si sedette quasi immediatamente alla sua scrivania, mentre
Mulder si alzò per prendere un po’ di caffè.
“Scully, ne vuoi un po’?” chiese Mulder.
“No, grazie, sono a posto” rispose Scully, in tono piatto
e stanco.
Per Mulder quella risposta fu troppo. Appoggiò la caraffa
con un movimento secco e deciso sulla scrivania di Scully che improvvisamente
sobbalzò. Seguirono momenti di silenzio, imbarazzante silenzio. Poi Mulder si
girò lentamente verso di lei e Scully fece altrettanto. I loro occhi si
incrociarono e per un attimo sembrò che il mondo si fosse fermato.
“Che ci sta succedendo, Dana? Ti prego, dimmelo!” chiese
Mulder quasi implorante. “Non possiamo andare avanti così. Ci stiamo
distruggendo pian piano. Non possiamo continuare a vivere dietro una maschera
perché è questo che stiamo facendo da un po’ di tempo a questa parte!”
A queste parole Scully si sentì mancare. L’aveva chiamata
Dana. In sette anni era successo pochissime volte. Il suo nome pronunciato da
quelle labbra che, in quel momento, desiderava più di qualunque cosa al mondo
era prezioso come un diamante. Abbassò lo sguardo. Mulder aveva ragione. Aveva
ragione su tutto. La tensione si era fatta insopportabile e loro stavano
combattendo per mostrare agli altri quello che gli altri volevano vedere. L’agente
Mulder e l’agente Scully visti solo come semplici amici, comuni colleghi di
lavoro. Ma la realtà era ben diversa. Gli altri non sapevano che dal tramonto
all’alba le maschere si gettavano al fuoco e le facciate razionali lasciavano
miserabilmente il posto all’amore, l’amore vero. Se avessero continuato
così, sarebbero diventati inevitabilmente due nemici. Pure adesso stavano, in
un certo senso, lottando...lottando come due leoni: pieni di passione e ribelli
nei confronti di qualunque gabbia a loro imposta. Ma, se non fossero riusciti a
distruggere questa gabbia, si sarebbero sbranati a vicenda.
Mulder si inginocchiò e le prese il viso tra le mani. “Perché,
ora che abbiamo avuto il coraggio di svelarci a noi stessi, vogliamo negare
tutto? Cos’è che ci frena in questo modo? Cos’è che ci fa pateticamente
dire alla mattina “Buongiorno, Mulder” e “Buongiorno, Scully, come stai?”
facendo finta di niente quando solo due ore prima stavamo facendo l’amore? Cos’è
che ci impedisce adesso di essere pienamente felici? E’ forse paura? E se
fosse così, paura di cosa? Dana, dimmelo, non ce la faccio più a far finta di
niente...non posso fingere di non provare ciò che provo adesso.” Si avvicinò
ancora di più a lei, appoggiando la fronte alla sua. Scully sentì le lacrime
scenderle lungo le guance, ma non provò a fermarle ed iniziò a singhiozzare,
vinta dallo stress e dal cuore che le batteva in petto da esplodere.
“Ti amo, Mulder. Ricordatelo sempre...” sussurrò Scully.
“Non voglio perderti per nessuna ragione al mondo...e quello che sento non mi
fa più capire nulla, so solo che voglio stare con te e che ho bisogno di
sentirti accanto a...”
Mulder non le diede nemmeno il tempo di finire la frase. Le
chiuse la bocca con un bacio appassionato ed intenso come pochi. Le loro lingue
si incontrarono e si accarezzarono dolcemente. Scully si staccò da lui per
prendere fiato e gli disse: “Non ce la faccio a stare al lavoro...torniamo a
casa, ti prego.”
Mulder sussurrò ansimando: “Va bene...andiamo a casa mia
se ti va”, poi la zittì con un altro bacio.
Scully rispose a fatica, sconfitta dalla foga: “D’accordo...lascio
la mia macchina qui. Passerò a riprenderla nel pomeriggio”.
Tentò di alzarsi, ma Mulder la fermò prendendola
delicatamente per un braccio: “Voglio farti capire che, qualunque cosa
succederà, io non ti lascerò mai e nessuno mi potrà mai separare da te,
perché sei tutto quello che ho e ti amo talmente tanto che non ci sarà mai
nessun Dio esistente capace di farti soffrire finchè io sarò al tuo fianco!”
Scully sorrise tra le lacrime che ancora non la smettevano di
scorrere e si abbandonò nel suo abbraccio.
DESERTO DELL’ARIZONA, circa un mese dopo
“Ti ritroverò, Fox. Dovunque tu sia, io ti ritroverò. Ti
ritroverò perché sei la mia ragione di vita, perché senza di te allora
preferisco morire....semplicemente perché adesso non sono più la sola ad aver
bisogno di te. C’è un bambino, ora, che ci unisce indissolubilmente. Il
nostro bambino. Non potrei sopportare l’idea di essere la sola a vederlo
quando aprirà per la prima volta gli occhi, quando farà il suo primo
sorriso...non potrei sopportare l’idea di non vederti mai più. Riuscirò a
ritrovarti, Fox. Per te, per me, per noi, per il nostro amore e per questo
nostro figlio che ora porto in grembo, io ti salverò. Ti salverò, Fox. Te lo
giuro”. |