Riproviamoci.
Sono almeno un paio d'anni che non
riesco a portare a termine una long, così ho deciso di tornare qui
in questo fandom, dove i miei racconti hanno sempre goduto di
supporto ed incoraggiamento.
Vero che mi aiuterete anche questa
volta? Eh eh eh eh? *_*
Benissimo, mi unisco anche io alle
“scritttrici” che parlano dei figli dei nostri beneamati... E sì,
lo so che Scorpius non ha una sorella... diciamo che si tratta di una
mia piccola licenza poetica! Spero che Nausicaa possa risultarvi
simpatica (o detestabile, a seconda delle opinioni) come una vera
Malfoy!
Buona lettura, ragazzi e mi raccomando:
fatemi sapere cosa ne pensate!!
Sconosciuta
Farewell
La
donna si sistemò la cuffietta di lino bianco con aria contrita,
tentando in ogni modo di trattenere quelle lacrime che già le
rendevano lucidi gli occhi.
L'uomo
al suo fianco, al contrario, indossava una maschera di ira allo stato
puro.
Il
ragazzo, mani in tasca e naso al vento, fischiettava incurante, ben
conscio che quella sarebbe stata probabilmente l'ultima volta in cui
avrebbe visto i suoi genitori e tutte le persone con cui era
cresciuto.
Certo,
essere cacciato dal villaggio con vergogna non era esattamente il suo
sogno più grande, ma l'importante era uscire.
Con
la punta di uno degli stivaletti di pelle nera, tracciò un
semicerchio nella terra secca e, subito dopo, lo cancellò
utilizzando tutta la pianta della calzatura.
“Allora...”
Cominciò, iniziando a spostare alternativamente il peso da un piede
all'altro, le mani ben affondate nelle tasche dei pantaloni di lino
neri.
“Hai
tutto quello che ti serve.” Abbaiò suo padre, senza guardarlo in
volto. “Vai, fai le esperienze che devi fare e torna quando avrai
compreso il tuo errore.”
“Allora
suppongo non tornerò più, dato che non ho commesso alcun errore.”
Sua
madre sospirò rumorosamente, per poi assumere un'espressione che lui
classificò come identica a quella di una qualsiasi Madonna
addolorata.
“Mamma,
finiscila.”
“Porta
rispetto a tua madre.”
“E
tu portane a me!” Esclamò il giovane, cominciando ad alterarsi ed
estraendo dalla tasca un pacchetto di Lucky Strike.
“E
quelle da dove arrivano?”
Il
ragazzo alzò gli occhi al cielo, posandosi, al contempo, una
sigaretta dietro all'orecchio.
“Me
le ha portate Robert quando ha passato il suo anno nel mondo reale.
Sai quel viaggio che fann tutti a diciotto anni per capire se
vogliono o meno continuare a vivere in questo posto di merda e che
solo voi e i vostri amici fondamentalisti non fate fare ai vostri
figli? Da lì arrivano.”
A
quel punto, gli occhi dell'uomo erano rossi di rabbia e la donna
piangeva apertamente.
“Marcel
sei la piaga più grande della nostra comunità.”
“Dovrei
vederla come una cosa negativa?”
Lo
schiaffo lo colpì in pieno viso, ma Marcel non si scompose.
Con
tutta calma, prese dalla stessa tasca dove si trovavano le Lucky
Strike una confezione di fiammiferi. Ne scelse uno e si accese la
sigaretta.
Dopo
aver preso una lunga boccata, lasciò andare placidamente il fumo in
faccia a suo padre.
Poi
raccolse la borsa posata ai suoi piedi e voltò le spalle ai suoi
genitori, imboccando la strada che conduceva fuori dal villaggio
Hamish e dritta dritta verso Washington DC.
“Scorpius,
potrei avere dell'insalata, per favore?”
La
ragazza dai capelli corvini sorrise al fratello, che rispose
alzandosi e servendole un'abbondante porzione di insalata. Prima di
tornare al suo posto, le depositò un leggero bacio sulla sommità
della testa.
Draco
Malfoy osservò la scena con una certa dose di quella incontrollabile
tenerezza che solo da padre aveva scoperto di poter provare.
Una
tenerezza che non avrebbe mai pensato di possedere, non nei confronti
di quella figlia così... speciale.
Eppure
amava Nausicaa come se stesso, dato che era molto, molto più simile
a lui di quanto non lo fosse Scorpius.
Una
vera Malfoy.
Se
solo non fosse stato per quel difetto che gettava vergogna su tutta
la famiglia...
Eppure
quel problema c'era e in un modo o nell'altro andava affrontato.
Per
un istante, Draco cercò con la mano quella della moglie e incrociò
gli occhi con i suoi.
Astoria
Greengrass Malfoy annuì con aria grave.
Anche
lei odiava dover fare a Nausicaa quel discorso, eppure non esisteva
alternativa.
“Nausicaa,
tesoro...” Cominciò Astoria, insicura.
La
figlia le rivolse uno sguardo attento.
“Sì,
mamma?”
Astoria
prese fiato, aprì la bocca come per parlare, ma all'ultimo il fiato
le mancò.
Scosse
il capo, sconsolata, stringendo forte la mano del marito.
Toccava
a lui.
“Nausicaa,
come ben sai, domani compirai diciotto anni e ai maghinò non è
permesso vivere nel mondo magico dopo i diciassette.”
Lo
sguardo di Nausicaa si rabbuiò.
“Speravo
si potesse fare un'eccezione per una Malfoy...”
“L'eccezione
è già stata poterti tenere qui fino ad ora.”
“Papà,
potresti anche essere un po'più delicato.” Soffiò Scorpius,
portandosi alle spalle della sorella minore.
“Il
modo in cui lo dico purtroppo non cambia la sostanza, Scorpius.”
Rispose Draco, gentile.
Nausicaa
non faceva una piega. Composta come sempre, sosteneva lo sguardo del
padre senza lasciar trasparire il minimo sentimento.
Non
la più piccola emozione negli occhi chiari.
Scorpius
pensò che a volte sua sorella lo spaventava. Nessuno chiedeva quello
stoicismo ad una ragazza poco più che adolescente, eppure... eppure,
riflettè, era l'unico modo che Nausicaa avesse per dimostrare al
mondo la sua appartenenza alla famiglia Malfoy.
L'unico
modo per rendere i loro genitori fieri di lei.
“Quindi
devo andare via...” Mormorò con la sua voce morbida.
“Io
e tua madre avremmo pensato al college babbano di Oxford. Dicono che
sia...”
“No
papà.” Ribatté, inaspettatamente, la giovane.
“No?
E' un'ottima scuola, Nausicaa, non vedo un motivo per cui non
dovrebbe piacerti.”
Nausicaa
alzò la mano a prendere quella del fratello.
Scorpius
la strinse forte.
Nausicaa
era fredda, gelida, apparentemente priva di sentimenti. Ma Nauiscaa
era anche la sua sorellina e lui sapeva che non era affatto una
macchina né un pezzo di ghiaccio.
“Se
devo andare via, voglio che sia lontano.”
Draco
Malfoy non poteva, in tutta sincerità, dire di non comprendere la
scelta della figlia. Sapere di essere a pochi passi da casa eppure
non poterci tornare sarebbe stato molto peggio che andarsene
definitivamente.
“Dove,
cara?” Domandò Astoria, ricacciando indietro le lacrime.
I
Malfoy non piangono.
“America.”
Replicò Nausicaa, decisa. La sua mano si strinse più forte a quella
di Scorpius.
Non
appena ebbe pronunciato quell'unica parola, però, la più piccola di
casa Malfoy sentì un pugno di ferro ancorarsi intorno al suo cuore.
Oramai
lo aveva fatto.
America
aveva detto e America sarebbe stato.
D'altra
parte era giusto.
Era
nata così, era nata sbagliata e questo non sarebbe cambiato mai.
“Mamma,
papà, Scorpius... se permettete, vado ad iniziare a preparare il mio
baule.” Draco fece con la mano un cenno di assenso e, un secondo
dopo, il vestito verde di Nausicaa svolazzava via, oltre la porta
della sala da pranzo.
Finalmente,
Astoria si concesse di piangere e Scorpius si lasciò cadere su una
sedia, trattenendo a stento l'impulso di imitare la madre.
Marcel
Loriday scoprì quella sera stessa di avere un gran talento nel
trovare alloggi a basso costo.
O,
forse, solo una gran fortuna.
Non
trovava, comunque, che esistesse una grande differenza tra quei due
termini.
Carico
di adrenalina, in un istante aveva sistemato nella sua nuova stanza
da quattro dollari a notte tutti i suoi averi e ora era in piedi
davanti alla finestra, rimirando per la prima volta in vita sua non
le stelle limpide che illuminavano il cielo del villaggio Hamish, ma
le luci di Washington DC.
Luci
artificiali eppure per lui bellissime.
Luci
che raccontavano storie di tecnologia e libertà che aveva ascoltato
mille volte dai suoi amici al villaggio.
Tutti,
dopo il periodo di prova nel mondo, avevano deciso di tornare a casa.
Lui
non li capiva.
Come
si poteva decidere di vivere in un luogo dove aver fatto l'amore con
la propria donna è considerato motivo di vergogna?
Dove
sono i genitori a decidere chi i propri figli sposeranno?
Non
capiva la sua gente, non capiva cosa ci fosse di tanto meraviglioso
nel vivere bloccati due secoli indietro rispetto al presente.
Marcel
sorrise alla luna, che non gli era mai sembrata tanto bella e tanto
lontana.
C'era
tutto un mondo fuori dal villaggio e lui era deciso ad assaggiarne,
toccarne, respirarne ogni singola briciola.
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