capitolo primo
Old
McDonald had a farm
Capitolo
primo
“Ma
non ci penso nemmeno!”
“Kurt-“
“Neanche
per sogno, nossignore!”
“Kurt-“
“Puoi
scommetterci la mia
collezione di sciarpe Prada che io lì non ci
vengo!”
“Kurt
insomma ma-“
“No”
“Ma-“
“Ho
detto no!”
“Dio ma qual’ è il
problema?” Sbottò Burt esasperato dal
comportamento di suo figlio.
Ancora
non riusciva a capirlo
fino in fondo, Kurt. Delle volte sapeva essere la persona
più matura del mondo,
sempre pronta a prendersi cura degli altri ed ad aiutare chi ne avesse
bisogno,
delle altre il solo pensiero di sporcare i suoi preziosi vestiti o di
provare
qualcosa di nuovo lo faceva chiudere a riccio.
“Qual’
è il problema? Papà santo
cielo, e me lo chiedi?” Kurt alzò gli occhi al
cielo “Andremo in una fattoria!
In una stupida fattoria! In vacanza!”
“Innanzitutto,
Kurt, non è una
fattoria ma è un agriturismo-“
“C’è
fango comunque”
“Kurt
è estate! Se non piove non
c’è fango!”
“Ci
saranno le mucche”
“Kurt
quante volte ti ho detto
che è un agriturismo?” Burt sbuffò,
già stanco di quella conversazione,
appoggiò entrambe le mani al tavolo e cercò di
rivolgere al figlio l’occhiata
più severa che avesse “Te lo dico per
l’ultima volta. Un agriturismo è una
specie di Hotel in mezzo alla natura. Le stalle saranno lontane,
Kurt-“
“AH!
L’ho detto che ci sarebbero
state le stalle!”
“Ma
se non ti ci avvicini non le
vedrai neanche, Kurt! Suvvia, lasciaci fare una vacanza insieme, di
famiglia,
non credi che mi meriti un po’ di riposo?” Burt lo
guardò con occhi imploranti
“Al mio povero cuore non può che fare
bene.”
“Questo
è sleale, papà” commento
Kurt frustrato “Non puoi usare il tuo cuore come mezzo di
convincimento, è
ingiusto!”
“Ma
il dottore ha detto che la
natura mi farebbe bene. Lo sai che al tuo papà serve un
po’ di tranquillità, o
vuoi che succeda di nuovo-“
“Va
bene, va bene, va bene! Ma
non finisce qui, papà!” Sbottò Kurt
esasperato. “Ma, non ci saranno i maiali
nelle stalle, vero? Dio, sono così sporchi!”
“Ehm”
iniziò Burt cercando
immediatamente di cambiare discorso. Fortunatamente fu salvato da Finn
che
entrò in cucina di corsa.
“Maiali?”
urlò quasi “Io amo i
maiali! Possiamo prenderne uno? Da
piccolo ho sempre desiderato un maialino! Dovrei però
trovargli un nome.
Cavolo! Come si chiama un maiale? Uhm-“
E
così come era entrato se ne
uscì dalla stanza, tormentandosi con in suoi profondi dubbi
amletici.
Kurt
si passò una mano tra i suoi
capelli perfettamente acconciati.
Sarebbero stati due lunghi mesi.
Alla
fine Burt e Carole avevano
optato per un agriturismo disperso nel bel mezzo dell’
Tennessee.
Perché
poi nel Tennessee, Kurt
continuava a chiederselo; della serie: aggiungiamo sfigataggine alla
sfigataggine.
Nel
Tennessee? Insomma dai!
Probabilmente lì non sapevano neanche che Vogue esistesse ed
ancora pensavano
che i giacconi di pelle di foca andassero di moda.
Non
si soffermò a pensare che
forse i giacconi di foca erano qualcosa che aveva a che fare
più con l’Alaska
che con il Tennessee: era troppo arrabbiato e gli serviva qualcosa
contro cui
inveire. Poco importava che inveisse nel modo sbagliato.
Poggiò
la testa sul finestrino e
cercò di isolare dalla sua testa il russare persistente di
Finn, stravaccato
sul sedile vicino al suo, e la pessima musica commerciale che Burt e
Carole
stavano ascoltando sul davanti.
Chi me l’ha fatto fare?
Probabilmente le mucche avranno più
senso estetico di tutti i cittadini
messi assieme: almeno loro non si vestono!
Poi
si ricordò che forse suo
padre non aveva tutti i torti, e che un po’ di relax gli
avrebbe fatto davvero
bene, quindi chiuse gli occhi e pensò che almeno avrebbe
avuto molto tempo da
dedicare a sé stesso per prepararsi psicologicamente alla
NYADA.
Ancora
non ci credeva che entro
due mesi avrebbe finalmente camminato per i corridoi della New York
Academy of
the Dramatic Arts. Era così emozionato!
Quando
aveva ricevuto la lettera
che gli confermava l’ammissione era corso a casa di Rachel ed
entrambi si erano
messi a piangere come due bambini.
Ovviamente
anche lei era stata
accettata. E Kurt doveva ammettere che quello rendeva il futuro ancora
più
emozionante.
Col
passare del tempo l’amicizia
tra la ragazza e Kurt si era rafforzata sempre di più, ed
ora non riusciva
neanche più ad immaginarsi di andare a New York senza
l’amica con la quale
aveva condiviso il suo sogno più grande.
Perso
nei suoi pensieri neanche
si accorse che la macchina aveva rallentato ed aveva imboccato un
sentierino di
montagna, circondato da enormi alberi.
Aprì
gli occhi solo quando la
voce allegra di suo padre gi annunciò che erano giunti a
destinazione.
“Forza
su, ragazzi! Non è
bellissimo? Siamo arrivati!”
Kurt
si stropicciò gli occhi e
quasi sobbalzò quando il suo fratellastro si
svegliò di soprassalto urlando
“Maiali!”
Era
indeciso se ridere dell’
ingenuità di quel ragazzo o se sbattere la testa contro il
finestrino fino a
scordarsi pure il suo nome.
Sebbene
la seconda offerta
sembrasse decisamente più interessante optò per
la prima, e ne fu felice quando
vide l’espressione piena di gioia del padre nel vedere che il
figlio non era
così triste come aveva minacciato di essere se fossero
andati in vacanza in un
posto del genere.
“Ed
eccoci qui!” esclamò poi
soddisfatto Burt, indicando l’edificio che si stagliava
davanti a loro, immerso
nella natura.
Nonostante
Kurt si fosse posto
come principio quello di odiarlo, non potè fare a meno di
ammirarne la
semplicità e la bellezza delle forme.
Era
una cascina con i muri fatti
di pietre grigie, interrotte da delle piccole finestrelle decorate con
delle
deliziose tendine a quadretti rossi e bianchi.
Un clichè vivente,
pensò
Kurt divertito.
Le
tegole rosse del tetto erano
coperte da uno strato di edera che rendeva l’atmosfera in
qualche modo più
famigliare ed il tutto era circondato da enormi giardini pieni di
panchine
sparse qua e là.
Poi
Kurt le vide.
E
l’idillio si spense.
Le
stalle.
Rabbrividì
solo al pensiero. Dio,
in quel posto c’erano di sicuro tutte le specie di animali
più sporche e
puzzolenti di tutto il mondo.
E
la gente ci lavorava pure! Che schifo.
Distolse
i suoi pensieri da quelle e decise
di concentrarsi solo sulle
cose belle.
Burt
parcheggiò velocemente la
macchina e subito scese.
“Ah,
aria di vita!” esclamò
aprendo le braccia al cielo e respirando rumorosamente.
Wow, pensò Kurt,
l’aria di
vita sa di merda di mucca, fantastico.
Storse
le narici all’odore e si affrettò
a seguire la famiglia all’ interno della cascina.
La
reception era situata in una
saletta piccola ed il bancone era fatto di legno intagliato a mano.
“Buon
giorno!” la voce energica
di una donna sulla cinquantina li salutò non appena
varcarono la soglia “voi
siete gli Hummel-Hudson, vero?”
Burt
rispose affermativamente e
si avvicinò al bancone per sbrigare le faccende burocratiche.
Nel
frattempo Kurt guardava con
le sopracciglia alzate la salopette di jeans che la donna aveva indosso.
Come non detto.
“Bene!”
trillò la donna dopo poco
“le vostre stanze sono nell’ edificio est, chiamo
mia nipote che vi
accompagnerà lì. Queste sono le chiavi, la cena
è alle otto, e questo è quanto
ragazzi, se volete fare un giro potete anche vedere le stall-“
“NO”
esclamò Kurt senza
rendersene conto. Arrossì di colpo subito dopo ed
iniziò a balbettare qualche
scusa per rimediare alla figuraccia.
“Nel
senso- sì- ehm- la
stanchezza- magari domani- e-“
Fortunatamente
fu salvato dall’
arrivo di una ragazzina della sua età circa, con lunghi
capelli neri ed un
sorriso smagliante.
“Buongiorno,
io sono Kathleen, ma
potete chiamarmi Kathy! Sono qui per farvi da guida nel nostro
fantastico
agriturismo, prendete le vostre valigie e seguitemi!”
La
ragazza saltellò fino a loro
e, prima di lasciarli uscire, strinse la mano a tutti.
Kurt
le sorrise quando si
presentò, almeno sembrava simpatica.
“Il
piacere è tutto mio Kurt,
sento che diventeremo molto amici, e se vuoi potrei anche portarti a
visitare
le stalle, sono il posto più affascinante qui!”
Maledizione.
Le
loro stanze alla fine si erano
rivelate essere una piccola casetta con tanto di cucina.
Ovviamente
non l’avrebbero usata,
ma visto che erano in tanti Grace, così si chiamava la
signora che stava alla
reception, aveva pensato che sarebbero stati più comodi
lì.
Kurt
ringraziò mentalmente quella
donna: almeno così aveva una stanza divisa da quella di Finn
e sarebbe riuscito
a dormire decentemente senza essere disturbato da quel trattore di suo
fratello.
Disfò
lentamente la sua valigia
constatando felicemente che nessuno dei suoi amati capi si era
stropicciato e
li ripose con cura nell’ armadio.
Kathy
aveva detto che sarebbe
passata di lì in mezz’ora, così gli
avrebbe mostrato il posto.
Sembrava
averlo preso in
simpatia, e Kurt ne era immensamente felice. Capitava raramente che
qualcuno
provasse simpatia per lui istantaneamente. In genere erano tutti troppo
spaventati dalla sua voce, dal suo modo di vestire o dal semplice fatto
che
fosse gay.
Beh,
effettivamente quello Kathy
non lo sapeva, ma a Kurt non sembrava davvero una ragazza a cui potesse
seriamente importare.
Optò
per una doccia veloce e poi
si piazzò davanti all’ armadio per scegliere
l’outfit che avrebbe indossato.
Aveva
optato per un paio di
stretti pantaloni neri ed una camicia a quadri arrotolata fino ai
gomiti.
Sì, poteva andare, faceva molto
contadino sexy pensò soddisfatto.
In
quel momento Kathy bussò alla
porta e Kurt corse ad aprire, dicendo velocemente al resto della
famiglia che
avrebbe fatto un giro per il posto.
“Ehi!”
Kurt salutò allegramente
la ragazza.
“Ehi
a te, bel contadino sexy!”
ghignò di rimando.
“Kathy!”
la ammonì un Kurt
imbarazzato e lusingato allo stesso tempo.
“Che
c’è Kurt? non posso dire
quello che è ovvio? So riconoscere un bel ragazzo quando lo
vedo.” Gli sorrise
furba lei, incamminandosi poi verso
i
campi.
“Beh-
ehm-“ Kurt non sapeva come
comportarsi, doveva forse dirglielo subito che era gay?
“Grazie del complimento
ma- ehm- sì ecco- io- eh- sono gay,
sì.”
Ecco,
l’aveva detto, ora non gli
restava che aspettare la reazione della ragazza.
Fa che sia buona fa che sia buona fa che sia buona.
E
fortunatamente lo fu perché la
ragazza scoppiò in una risata cristallina e quando lo
guardò aveva le lacrime
agli occhi.
“Kurt,
ma era così ovvio!” disse
soffocandosi dalle risate “Non ci stavo provando, era solo un
complimento!”
“Quindi
non è che adesso ti
allontanerai ed inizierai ad insultarmi perché sono
diverso?” sputò fuori Kurt
senza neanche pesare.
“Ma
come potresti farmi schifo
Kurt? Ma in che posto farebbero una cosa del genere?” chiese
la ragazza come se
fosse la cosa più ovvia del mondo.
Kurt
borbottò con tono sconsolato
qualcosa come “in Ohio”, e poi si
affrettò a seguire la ragazza che nel
frattempo aveva continuato a camminare.
“Non
vedo l’ora di presentarti il
mio fratellino! Sono sicura che andrete estremamente
d’accordo!” gli disse poi
con un sorrisino che Kurt non riuscì bene a decifrare.
“Hai
un fratello più piccolo?”
chiese curioso.
“No,
in verità ha la tua età. In
effetti non dirgli che l’ho chiamato ancora fratellino
oppure è la volta buona che mi uccide.”
Kurt
sorrise, e poi la
conversazione si spostò su altri argomenti, ed il pomeriggio
passò tranquillo tra risate e
racconti di esperienze passate.
Quando
Kurt tornò nella casetta erano
ormai le sette passate, e la cena sarebbe stata servita in poco tempo.
Burt
e Carole dovevano essere
fuori da qualche parte a prendere una boccata di quella che suo padre
definiva
“aria di vita” e Finn era disteso in camera sua a
guardare Winnie The Pooh alla
televisione.
Optò
per un’ altra doccia veloce,
ma non appena il getto dell’ acqua lo colpì si mi
se ad urlare.
Santo cielo ma era gelida!
Smanettò
per un quarto d’ora con
la manopola dell’ acqua calda ma non c’era niente
da fare, così, con i capelli
fradici e grondanti si rivestì di fretta e corse fuori per
dirigersi alla
reception a chiedere spiegazioni.
Aprì
la porta di fretta e si
fiondò fuori velocemente, talmente velocemente che neanche
si accorse del
ragazzo che in quel momento stava passando proprio davanti alla
casetta, fino a
quando non gli si catapultò addosso e fece crollare entrambi
per terra.
“Oh
Dio scusa scusa scusa!”
diventò subito rosso in faccia per l’enorme figura
che aveva appena fatto.
“io
non- non volevo non era mia
intenzione!”
Kurt
non riusciva neanche ad
alzare gli occhi dalla vergogna.
“Ehi
bellezza, tranquillo”
rispose il ragazzo che ancora non accennava a volersi alzare
“non capita tutti
i giorni di trovarsi stesi sotto un elfo in pantaloni super stretti che
sembra volerti
assaltare sessualmente. E devo dire che come idea mi eccita
parecchio.”
Kurt
arrossì ancora di più a
quelle parole e alzò gli occhi di scatto sulla figura sotto
di lui.
Gli
occhi.
Che
diavolo di colore erano?
Erano
un misto tra il marrone ed
il verde, erano così profondi.
Kurt
si perse ad analizzare le
leggere sfumature di quel colore, a volte coperte dai riccioli ribelli
del
ragazzo che cadevano scomposti sulla sua fronte, che quasi non si
accorse che
non si era ancora alzato.
“Oh
scusa, che stupido- io non-!”
tentò di rimettersi in piedi ma barcollò ancora e
cadde di nuovo addosso al
ragazzo.
“Non
riusciamo a fare a meno di
me, eh?” sogghignò l’altro, e Kurt
sentì le guance bruciare.
Borbottò
qualcosa sulla sua
maldestria e poi riuscì finalmente a rialzarsi.
Il
ricciolo si alzò subito dopo
di lui con un movimento fulmineo e Kurt non riuscì a non
notare i muscoli delle
braccia e delle spalle contrarsi per lo sforzo.
In
quel breve lasso di tempo lo
analizzò attentamente.
Era
basso. Decisamente basso.
Ma
il suo fisico compensava molto
quella sua particolarità.
Dio,
Kurt non riusciva a togliere
lo sguardo da quei muscoli del torace delineati dalla sottile stoffa
della
maglietta.
Quando
si accorse che era
piuttosto ovvio che stesse fissando gli addominali del ragazzi si
schiarì la
voce velocemente sussurrando un imbarazzato “è
meglio che vada”
Ma
il ragazzo fu più veloce di
lui e lo afferrò per un polso.
“Ehi,
elfo, non ci siamo ancora
presentati!”
Kurt
si girò stupito. Davvero
dopo che se l’era praticamente mangiato con gli occhi il
ragazzo voleva ancora
parlargli? Ma che strano posto era quello?
“Blaine
Anderson” continuò il
ricciolo, Blaine, porgendogli una
mano e sorridendo amorevolmente.
Kurt
stava giusto per porgergli
la sua e presentarsi quando notò le enormi macchie marroni
sui polpastrelli del
ragazzo e le incrostazioni di sporco tra le unghie.
“Dio
che schifo!” urlò tirando
indietro la mano “Ma ti lavi ogni tanto?”
Blaine
in tutta risposta rise.
E,
Dio, se Kurt non avesse avuto le
mani sporche a cui pensare
sicuramente sarebbe rimasto imbambolato per ore ad ascoltare la sua
risata, da
quanto era bella e musicale.
“Non
ci credo!” esclamò il
ricciolo massaggiandosi lo stomaco per il troppo ridere “Un
provincialotto
schizzinoso!”
Kurt
lo guardò offeso.
“Non
sono un provincialotto
schizzinoso!” ribattè Kurt stizzito.
“Sì
che lo sei!” esclamò Blaine
con un ghigno divertito sulla faccia “Ci scommetto che se mai
ti viene un
incubo è quello di rovinarti i tuoi preziosi vestito con un
po’ di terra!”
“Non
è vero”
“Dimostramelo”
sogghignò Blaine
“vieni alle stalle con me domani.”
No,
non poteva avergli davvero
chiesto quello.
Non
le stalle! Ma chi era che gli
voleva così male?
“L-le
st-stalle?” chiese incerto
“Non andrebbe bene fare, non so, giardinaggio?”
aggiunse speranzoso.
Blaine
sorrise soddisfatto, aveva
trovato il suo punto debole.
“No”
disse beffardo “le stalle. E
magari mi potresti aiutare a pulire i maiali.”
Ma
cos’era? Un legilimens?
Come faceva ad azzeccare
tutte le sue paure più
grandi?
“I
ma-maiali? Non potremmo fare i
conigli?” tentò disperato.
“No”
rispose Blaine compiaciuto
“I maiali andranno benissimo, allora, ci stai elfetto di
provincia?”
“Non
chiamarmi così!” esclamò
Kurt stizzito.
“Beh,
non mi hai detto come ti
chiami!”
“E
mai te lo dirò” sbuffò Kurt
risoluto “E comunque, sì, ci vengo
domani!”
ulrò quasi, con una punta di isteria nella voce.
Mai
minacciare l’orgoglio di un
Hummel
“Perfetto”
rispose compiaciuto
Blaine “E non dimenticare i pantaloni attillati, mi manca
già lo stretto
contatto di prima con il tuo sedere, elfo.” E con un ghigno
beffardo si voltò e
si diresse verso le stalle.
E,
oh, Kurt era fottuto.
Perché
mentre Blaine si
allontanava non potè fare altro che fissare insistentemente
il suo fondoschiena
che ondeggiava ad ogni passo.
Il
giorno dopo svegliarsi per
Kurt fu traumatico.
Primo
perché aveva scoperto a sue
spese che le mura in quel posto erano decisamente troppo sottili e
quindi il
tagliaerba che dormiva nella stanza accanto alla sua lo aveva allietato tutta la nottata con le dolci
melodie che uscivano dal suo naso.
Secondo
perchè a quanto pare non
era abbastanza che non avesse chiuso occhio tutta la notte, infatti
alle cinque
di mattina ci si mise anche il gallo a tenergli compagnia, e,
scoprì anche, i
cuscini dell’ agriturismo non riuscivano per niente ad
attutire i rumori esterni.
Terzo
perché, non appena il gallo
cantò, fece il collegamento con gli animali, e pensando ad
animali pensò alle
stalle, e pensando alle stalle penso a quel disgraziato del ragazzo che
aveva
incontrato il giorno prima e che quel giorno avrebbe dovuto
accompagnare nelle
stalle, appunto, ad inzozzarsi tutto.
Fantastico.
Davvero.
Come
iniziare una giornata nel
migliore dei modi!
Stropicciandosi
gli occhi si alzò
in piedi, erano le sei e mezzo ma non c’era assolutamente
verso di riuscire a
dormire, quindi si diresse in bagno dove applicò il suo
solito numero
esorbitante di creme per la pelle, si lavò velocemente e poi
si diresse in
cucina cercando qualcosa con cui fare colazione.
Stava
giusto versandosi del latte
nella tazza quando una voce allegra fece irruzione da fuori dalla
porta, e
quest’ultima si spalancò ed emise un boato quando
collise con il muro.
“Ehi
Elfo, sei pronto per la
nostra fantastica gita alle stalle?”
Kurt
rimase con gli occhi
sbarrati per qualche secondo, poi realizzò di essere ancora
in pigiama e di non
aver ancora acconciato i suoi bellissimi capelli.
E
lì fu la fine.
“Blaine,
ma sei cretino?” sbottò
esasperato “Dormono tutti qui! E non
si entra nelle case degli altri così di botto senza neanche
chiedere il
permesso!”
“Ehi
bellezza, di cosa hai
paura?” sogghignò il ricciolo gettandosi sul
divano di fronte a Kurt “Se è il
ridicolo pigiamino di seta che stai indossando a darti questi problemi
non
preoccuparti, siamo dello stesso avviso “ e qui gli fece
l’occhiolino
leccandosi le labbra in modo famelico “per me dovresti toglierlo”
“Oh
taci!” sbottò
Kurt “ Ti raggiungo io alle st- sta- in quel
posto ora vai che devo dedicarmi ai
miei capelli.”
E
quando si girò per andare in
bagno potè chiaramente udire una risata cristallina
accompagnata da un
“provincialotto” e dalla porta che, di nuovo,
sbattè forte contro il muro.
Kurt
ce la poteva fare.
Certo,
indossava un paio di
stivali vintage firmati Prada, e la sua camicia non l’aveva
di certo comprata
in un grande magazzino, ed effettivamente neanche i pantaloni.
In
effetti, ora che ci pensava,
forse non aveva fatto bene a vestirsi in quel modo. Ma la
verità era che non
aveva la più pallida idea di come ci si vestisse per fare
quel genere di
lavori.
Se
doveva proprio confessare un
cosa aveva cercato di portare alla mente tutti i vecchi film che aveva
visto
sull’ argomento ed aveva ripescato dall’ armadio i
vestiti che più sembravano
fare al caso suo.
In
effetti l’unico film che gli
era venuto in mente era stato “I segreti di Brokeback
Mountain”.
E non di certo per i vestiti,
pensò maliziosamente il ragazzo.
Fatto
sta che ora era lì, davanti
a quelle, una mano sulla bocca per
evitare di soffocare per l’odore di sterco, i suoi preziosi
stivali già sporchi
di non voleva sapere cosa, e gli occhi sbarrati per quello che
effettivamente
era in procinto di fare.
Ma
gli Hummel hanno un orgoglio.
E
nessuno lo scalfisce.
Quindi,
dopo aver preso dei
respiri profondi, si mosse verso l’interno delle stalle.
“Ehi
Elfo!” la prima cosa che lo
salutò, no forse seconda perché la puzza era
arrivata prima, fu ovviamente il disgraziato
che, non potè fare a meno di
notare, era vestito di nuovo in una maglietta bianca che gli fasciava i
pettorali, ed in un paio di pantaloni che stringevano i punti giusti.
Dio
che fondoschiena.
Kurt
desiderò ardentemente fargli
una foto e metterla nel suo portafoglio, e poi magari denunciarlo
perché non si
poteva avere un fondoschiena così bello, rotondo, sodo..
Si
accorse di star fissando
quando un sorriso malizioso gli si parò davanti alla faccia.
“Vedo che sotto
sotto anche l’elfo ha qualche suo punto debole, eh?”
“Smettila”
sibilò Kurt sentendo
le guance andargli a fuoco.
“Beh,
di sicuro quello che non
smetterò di fare sarà prenderti in giro per come
sei conciato. Sul serio, elfo?
Cosa credi di essere qui in gita scolastica? Oggi si lavora, e quei
pantaloni
costeranno mille dollari a gamba! Cos’è, ti sei
vestito guardando I segreti di Brokeback
Mountain?”
Kurt
si sentì morire.
“Cos-?
Io- NO. Pensavo solo che”
e qui sorrise furbescamente perché, se c’era
qualcuno che sapeva rigirare la
situazione a suo favore, quello era Kurt Hummel “non essendo
io l’unico a
gradire la vista, avrei potuto,
non
so, valorizzare i punti importanti?”
E
si leccò le labbra con fare
malizioso.
Kurt
Hummel.
Si
leccò le labbra.
Con
fare malizioso.
Kurt ma che cavolo stai facendo? Pensò
sconvolto da sé stesso.
“Oh
elfo, secondo me sei
valorizzato anche senza, i vestiti” aggiunse
l’altro con un ghigno.
Kurt
arrossì di botto.
Perché,
si chiese sconsolato, non
aveva mai incontrato in tutta la sua vita nessun gay, ed ora che ne
incontrava
uno, perché ormai era chiaro come il sole che Blaine fosse
gay, era quello più
perverso e maleducato su tutta la faccia dell’ universo?
Quando
si dice la fortuna.
“Allora”
continuò il ricciolo
vedendo che l’altro non accennava a parlare “me lo
dici il tuo nome o no,
Elfo?”
“No”
rispose Kurt risoluto.
“Oh
beh, poco male” sorrise
maliziosamente “CI sono tanti di quei giochetti di parole che
si possono fare
con la parola elfetto. Come per
esempio- Elfetto bravo a letto! Non ti sembra una coincidenza che
faccia rima
proprio con letto?” chiese
in tono
lascivo.
Kurt
non sapeva più cosa fare.
Nessuno
ci aveva mai provato così
spudoratamente con lui, senza contare che sentiva di dover provare
disgusto per
i comportamenti troppo espliciti dell’ altro, ma proprio non
riusciva a non
sentirsi, in fondo, lusingato.
“Oppure”
continuò l’altro “posso
usare i dispregiativi. Sai cosa sono i dispregiativi, Elfo?”
senza aspettare
una risposta continuò “Elfaccio, a cui piace
succhiare il-“
“Kurt!”
urlò il ragazzo
esasperato “Dio basta! Smettila! Mi chiamo Kurt, va
bene?”
Il
moro sorrise compiaciuto.
“Piacere
Kurt” ed il modo in cui
lo disse, i muscoli della spalla che si contrassero sotto la maglietta
quando,
per la seconda volta, allungò la mano per presentarsi, gli
mandarono una serie
di brividi lungo la schiena.
Tuttavia
Kurt, un’ altra volta,
non sembrava dar segno di volergli stringere la mano.
“Guarda”
lo ammonì Blaine “che se
non mi stringi la mano neanche oggi Kurt-”
Dio, il modo in cui pronunciava il suo nome.
“-ricomincio
a
trovare nomignoli che fanno rima con-“
“No,
no! Va
bene!” e Kurt si affrettò ad allungare la mano per
unirla a quella dell’ altro.
Le
sensazioni
che si impossessarono di lui in quel momento furono indescrivibili.
Kurt
non aveva
mai sentito delle mani così calde, e forti.
Poteva
sentire
benissimo i calli duri, che però non erano qualcosa di
indelicato e rozzo, quanto
più un incentivo che sembrava dire sono
qui per te, puoi fidarti. Fece scorrere senza pensarci il
pollice sul dorso
dell’altra mano, e sentì che la pelle
lì era morbida, quasi come quella di un
bambino.
“Anita”
“Scusa?”
Kurt
lasciò subito la mano e guardò stralunato il
ricciolo.
“Ti
davo un
nome più delicato, elfo” scrollò le
spalle “Come Anita”
“Sei
uno
stronzo” disse Kurt irritato. Ci mancava altro che anche in
vacanza iniziassero
a prenderlo in giro per la troppa femminilità.
“E
tu sei
bellissimo quando ti irriti.” Disse semplicemente
l’altro “Forza” aggiunse poi
“Oggi si puliscono i maiali, all’ opera!”
E
detto questo
si girò e raccolse da terra un paio di guanti ed altri
materiali.
Fu
mentre Kurt
osservava con attenzione il sedere in bella mostra dell’
altro che si ritrovò a
pensare “mmh,
forse non sono proprio da
buttar via queste vacanze.”
BluCannella
Ok,
avete ufficialmente il
diritto di spararmi.
Ma
insomma, non so come,
ma mentre ero felicemente stravaccata sul divano mi è
saltata in mente un
immagine di Blaine in magliette attillate, tutto sudato mentre faceva
qualche
lavoro in mezzo alla natura e non potevo lasciare che un’
occasione così mi
scappasse.
Lo
so che ho altre storie
da continuare, ma fortunatamente ho davanti tutta l’estate e
quindi, no
problem, mi dedicherò alla scrittura completamente!
Vi
devo confessare che
questa è quella che mi riesce più facile da
scrivere, e che mi diverte anche un
sacco.
Non
vedo l’ora di scrivere
di quando puliranno i maiali, oh yeah!
Un
Kurt tutto impacciato
ed un Blaine tutto sudato che lo aiuta?
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Ci piace!
Ok,
ora la smetto ;)
Ci terrei molto a sapere cosa ne pensate, sono molto euforica in questo
momento
e credo di tenerci molto a questo lavoro quindi, se non vi dispiace, mi
lasciate una piccola recensioncina?
Bacioni
a tutte
A
presto care!
P.s.
Il titolo mi fa schifo, ma davvero non ho mai idee per i titoli, non
è che avreste qualche ideuccia?
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