Mi cammini dentro,
moglie nuda,
come la mia anima.
E, con te, il mio corpo è come
una
lunga galleria magica, che sbuca in
un mare soleggiato senza nessuno.
JUAN RAMON JIMENEZ, Rose
No Goodbyes
Ultimo respiro.
Ultimo gemito
affidato al vento.
Un’ultima preghiera sussurrata nel suo orecchio, distesa su un
tappeto di sangue e rose, compianti del tempo passato, foglie morte.
Uccise dall’ inverno.
Un ultimo bacio,
labbra sfiorate e bagnate da lacrime false di dolore, peccatrici di azioni mai rivelate. Anche sul
letto di morte, nelle sue braccia.
Morente per lui.
Morente su di
lui.
Amante del suo
corpo dall’anima nera.
Uccisa da lui, che era inverno.
Immolata come le
foglie d’autunno cadute sul terreno.
Crudele inverno che va e viene dall’Erebro,
confine desolato fra la vita e la morte.
Crudele e peccatore del tuo omicidio, sia prima, fra le sue
lenzuola fatte di materia scomparsa, che ora, gli occhi chiusi e le mani sul
suo collo.
Gettata fra le
sue braccia esili e bianche.
*Puttana*
Alla mattina, bambola di porcellana, cresciuta in cattività,
rinchiusa fra le sbarre immaginarie dell’infinito pensiero, invitata alla schiavitù.
Alla sera, quando le luci erano spente, bambola della seduzione dai
vestiti da principessa che aspettava il principe azzurro con il suo bel cavallo
dorato. Ed, in segreto, sperava di poterlo
accarezzare e baciare e portare a letto, come qualsiasi altro.
Non aspettava
solo il suo amore, ma un modo nuovo per poter affermare con forza la sua vera
natura.
*Sin-derella*
Bambola del peccato dai capelli ramati, dalle labbra carnose, dai
seni invitanti.
Pelle
lattiginosa sullo sfondo di un’anima buia.
Peccatrice
adorata e venerata come una dea.
Sporca imbrogliona, occhi furbi e vispi per farsi concedere più del
solo corpo, più dell’anima.
Tutta l’essenza del proprio ‘io’ e dopo usare le membra come una
marionetta, toccata, stuprata dalle sue mani.
Dopo uccidere
per vendetta, senza addii o lacrime.
Ed uccidersi ogni volta di più, come un ordine e una condanna
all’eterno tormento.
Seduzione e
sesso.
Unica vera prigione in cui fosse mai stata rinchiusa.
Braccia che
allentano una stretta.
Occhi che si
chiudono al mondo, come per non vedere l’alone di impudicizia
che volteggia attorno ad esso.
Sensi che si spengono, per non sentire più niente.
.. la vita che se ne va, senza chiedere il permesso..
.. respiro, e soffro, guardando lo strazio interiore al tuo
posto, figlia delle tenebre senz’occhi.
Guardo lo
specchio dei tuoi desideri riflesso nel tuo cuore in
fiamme, sperando di ritrovarmi, come quella sera di pioggia, inerme e nudo
sotto il tuo corpo, respirando il tuo profumo di fragola.
Aspettando che
la tua mano passasse sul mio volto a cacellare tutti
i brutti pensieri, chiudendo gli occhi caldi come il mare d’estate, imprimendo
nel cuore il tormento, sul corpo una voglia dei tuoi gesti femminili e
delicati.
Vetro tintinneggiante sulla porcellana.
Vetro che
s’infrange, una piuma che cade al suolo macchiata di sangue.
Respiravi
affaticata sul cuscino candido del mio letto che ti concedevo
ogni notte, sperando di non essere soltanto un obiettivo nella lunga lista di
cose da raggiungere, ma l’ *obiettivo da
raggiungere* a tutti i costi.
.. illuso..
Come chiedere
più che amore ad una donna che vende il suo corpo alla
notte, incantatrice con un canto magico?
Come chiedersi
di non odiarla?
Bella, bella, bella… infinitamente, come l’Universo.
Sottile
contrappunto fra le righe d’un pentagramma incantato.
Fuga barocca dalle parvenze moderne.
Dolce musica d’un tempo caduto nel baratro di tutti i volti
dimenticati con il passare degli anni.
Sgualdrina,
anche dopo la morte.
Continuando ad entrare nel mio limbo segreto dove giaccio, non
morto, al confine fra mediocrità ed eccellenza. Morto nel tuo ricordo,
vivo e bruciante nelle mie membra.
Ucciso dalla sua
rabbia, schiacciato dai tuoi gesti.
Perito sul tuo
corpo, uniti per l’eternità.
Condannati
all’eterno tormento perché peccatori.
E bruciamo in
luoghi diversi, ma connessi da un filo di cristallo
sottile, quasi invisibile, un legame per ricordarci le parole che non abbiamo
detto.
Io a te.
Quando mi chiedevo come facessi a concederti a tanti uomini, e poi
rimanere fedele a *lui*, mentendo spudoratamente
nella *nostra* casa, tempio di sacri ideali andati persi con l’ultimo vento
d’autunno.
Tu a me.
Quando non mi chiedevi di smettere quella sensuale tortura che ti
faceva piacere, ma che ti allontanava ancora un po’ di più dal tuo amante.
Come ti amavo?
Ti amavo anche
quando non dicevi niente e il silenzio continuava ad invaderci.
Ti amavo quando fuggivi di nascosto nel suo castello segreto,
alla ricerca della *vostra* intimità perduta.
Ti amavo persino quando cullavi il bimbo dagli occhi verdi e credevi
che nulla vi avrebbe più separato.
Come ti amo…
.. anche sulla tua tomba, senza nessuna parola di conforto o di
saluto..
.. non per il bambino per cui amavi..
.. non per me che non amavi..
.. non per lui con cui *amavi*..
Come ti amavo..
.. anche vedendoti sepolta in una tomba senza nome, innominata
negli anni..
Come ti amavo,
anche quando ti venivo a trovare, spirito di vento e lacrime, e lasciavo fiori sulla tuo tomba, non trovando alcuna scusa, nessuna pace per
i miei sogni infranti sulla pelle vitrea del tuo corpo.
Come ti amavo, non è questo il problema.
E’ come ti amo,
e non vorrei.
Perché torno costantemente qui, chiedendomi ancora –che stupido- le
motivazioni dei tuoi silenzi.
Chiedendomi perché non riesco a dimenticarti, né tantomeno ad odiarti, seppure mi hai mentito per tanti
anni, facendo il suo gioco con il tuo bel viso, coccolando il tuo pupillo e non
me.
Bimba sciocca..
.. vado via sempre a mani vuote, senza sussurri, silenzioso..
.. vado via, cercando spiegazioni da dare al mio cuore per
cancellarti dalla mia memoria..
Bimba mia..
.. lo sei sempre stata, mi appartieni, e non posso cercare di
mandarti via dalla mia anima, intrisa dal tuo sapore mielato.
Ed è per questo
che non ti ho mai salutato, prima di andarmene..
.. perché ti amo..
E per il nostro
amore non ci sono mai stati addii..
…
NdA: niente bombe, niente insulti, niente parolaccie. Era solo il mio omaggio ad uno dei personaggi
più belli e gettonati della mitica saga di HP: James Potter.
Perché lui amava
davvero Lily, e diciamo che questa one-shot
fa da sfondo alla mia long-fic ‘Tutto è fatidico’. Mi è
uscita così di botto, e mi dispiace se non porta a
niente alla fine, ma sentivo di dovermi sfogare perché sono mooolto
*depressa* Sighhhhh…
La dedico alle
due persone che amo più che tra l’altro sono i miei migliori amici, come dei
fratelli. Se mi volete lasciare un commentino, giusto
per sapere se fa davvero schifo, ne sono più che contenta.
Un abbraccio a tutti i miei lettori che mi seguono sempre.
Pan_z