that should be me
That
should be me
L’amore è una vicenda
tragica; quello ricambiato
muore di sazietà, quello infelice muore d’inedia
Sono
passati due anni da quando la mia vita è cambiata. Due anni da quando abbiamo
scoperto la verità che ci ha divisi. Era il mio penultimo anno di scuola
superiore e vivevo in una piccola
cittadina chiamata Holmes Chapel. Non sono una ragazza popolare e non lo vorrei essere mai.. non mi piace molto
trovarmi al centro dell’attenzione e forse stavo molto meglio in disparte, ma
quell’anno arrivò un nuovo studente
nella mia scuola e in giro si diceva che
fosse molto carino. < ok mamma, devo andare ora > il suono della
campanella mi avvertì che dovevo rientrare in classe e per fortuna mi salvò da un’altra solita e noiosa
conversazione con mia madre. Presi i libri e mi sedetti al mio solito posto vicino
la finestra, dove ero ben nascosta dalla visuale del professore di matematica. Il
mio banco era vuoto, quel giorno la mia compagna di banco mi aveva lasciata
sola. O forse mi aveva dato l’opportunità di conoscerlo. Il nuovo ragazzo entrò
cautamente e si avvicinò alla cattedra dove il professore interrupe la lezione per
presentarcelo. Non lo vidi bene in faccia, ero quasi intimidita dal suo sguardo pesante su di me. Sentii la sedia spostarsi e qualcuno sedersi. Non si
presentò, continuai a seguire la lezione di matematica in cui non riuscivo a
capire niente, ero come se fosse arabo per me..
non lo facevo apposta a non capire, mi veniva naturale.. oppure era il
professore che parlava un’altra lingua. < accidenti.. non capisco niente >
gettai la mia matita nell’astuccio mi
appoggiai sul banco con la testa verso la finestra chissà mi fosse venuta
l’illuminazione. < posso aiutarti? > mi disse sfiorandomi la mano che
subito, al tocco caldo e gentile,
sottrassi. Continuando a guardare fuori sbiaccicai qualcosa di incomprensibile
< odio la matematica.. non credo che la capirò mai > sbuffai e poi lo
sentii ridere, un po’ probabilmente per il mio tono che sembrava quello di un
bambino.. < forse hai bisogno di un insegnante della tua età > toccandomi
i capelli, mi fece voltare verso di lui, < piacere, io sono Harry > aveva
dei capelli ricci e neri, sembravano
soffici e ti veniva voglia di perdere la tua mano in quella massa oscura, mi
porse la mano e io la strinsi quasi ipnotizzata dai suoi occhi verdi così
simili ai miei che mi sorridevano, la sua bocca era rossa larga e perfetta..
< io..mi chiamo Sun > sorrisi < bel nome > le sua labbra si aprirono in un
sorriso provocando delle fossette sulle sue guancie < belle fossette > gli dissi < anche le tue non sono male >.
Il suono della campanella interruppe i nostri sguardi, mi ricordai in quel
momento che non avevo capito quelle equazioni e non avevo capito niente della
lezione < come farò per il compito? >
supplicai quasi a me stessa, < posso aiutarti io! > al suono di quelle parole mi gettai al
suo collo lo ringrazia e andai a pranzare come il mio solito in giardino
sotto il mio albero, dove potevo pensare e non essere disturbata da nessuno,
ero l’unica che rimaneva fuori,andavano tutti in mensa dove non c’era pace
per pensare e cantare. Intonai le note di “God,damn you’re beautiful” ero in fissa con quella canzone da ormai 2
settimane, le parole erano quelle che avrei voluto sentire da un ragazzo un
giorno. Qualcosa mi toccò i capelli, mi voltai ma non c’era nessuno, pensai
fosse stato il vento, ripresi a cantare ma risentii qualcosa accarezzarmi
accompagnata da un leggera risata, alzai lo sguardo e vidi Harry sull’albero
che rideva < ma che stai facendo? > chiesi nervosa, ma era impossibile arrabbiarsi con lui. < credevo fosse il
fantasma della scuola > dissi poco seria, ma il suo sguardo si incupì e
cambiò espressione, mi parve di sentire la sua voce tremare < f-fantasma? >
< oh.. non lo sai? > cercai di spaventarlo < una ragazzina si aggira
per la scuola da quasi 5 anni > Harry scese dall’albero attento a non cadere
e si sedette accanto a me < cerca ragazzi come te da spaventare > < come
me cosa? > chiese ormai sempre più curioso < stupidi > risposi ridendo
e rimase quasi seccato da quella risposta. < oggi ci vediamo per matematica?
> Chiesi sperando in una risposta positiva, < è un appuntamento? >
< no > dissi secca < scherzavo > disse stringendomi a sé, aveva
un buon profumo, cioccolata direi, era caldo. Mi alzai < ci vediamo al parco
vicino scuola alle 18, si puntuale >
mi incamminai verso l’entrata.
Ero nel
parco che aspettavo già da un po’, poi lo vidi arrivare < ciao > era
splendido, le sue fossette e i suoi occhi mi mettevano allegria ed esprimevano
tanta sincerità < ciao > sorrisi
come un ebete < allora ti aiuto e poi lasciamo spazio al nostro appuntamento
> disse velocemente < d’accordo > mi resi conto subito dopo di quello che avevo appena detto e
lui rideva già vittorioso < no no, aspetta, cosa? > la mia faccia era
sconvolta, io non sono mai uscita con nessuno, questo mi spaventava < il
nostro appuntamento.. > disse senza problemi < beh..ecco..io > < non
dirmi che sei fidanzata > disse velocemente interrompendomi e stavolta sembrava sconvolto < beh,
veramente io non ho mai avuto un ragazzo
> scoppiò a ridere e io ero imbarazzata < mi prendi in giro? > sorrise
< sei così bella > i miei occhi si spalancarono, mai nessuno mi aveva
detto che ero bella, arrossii < g-grazie > balbettai, si avvicinò a me e
mi accarezzò il viso poi posò la sua mano sulla mia < allora.. vuoi uscire
con me? > < si > ero felice che fosse con me, ero così semplice essere
con lui, stavo bene ed era divertente, riuscii a capire matematica nonostante
interrompeva spesso la sua “lezione” per dire cose stupide. < sei un genio >
gli diedi un bacio sulla guancia < grazie >continuai, mi prese per mano e con passo svelto quasi come se qualcuno ci
stesse seguendo mi portò in un posto. < dove mi porti? > chiesi < in
un posto speciale > eravamo vicino un
laghetto nascosto da alberi e cespugli < bel posto > era tutto colorato,
c’erano fiori dappertutto ed era rilassante sentire gli uccellini cinguettare
< lo so, l’ho scoperto questa estate > < da quanto vivi qui? >
chiesi curiosa, credevo fosse appena arrivato nella nostra cittadina < da 5
mesi > si spostò i capelli con una mano e i suoi occhi brillarono sotto la
luce del sole che calava < sono stato adottato e sono qui per trovare i miei
eri genitori > < oh > non sapevo che dire, si tolse le scarpe ed entrò
nel laghetto < ehy, che fai? > < vieni > senza protestare entrai,
l’acqua era tiepida, mi strinse a sé e iniziammo a ballare un lento
accompagnati dalla melodia della sua voce dolce a cui si aggiunse la mia < non
ho mai ballato in acqua > era un momento imbarazzante, sembrava uno di quei
film d’amore in cui si finisce in acqua per sbaglio e poi ci si bacia < ma è
bello > continuai < tu sei bella > sentii un leggero calore affiorare
sul mio viso < smettila, così potrei
innamorarmi > ogni parola che dicevo, ogni singolo gesto era incontrollato
quando stavo con lui, non riuscivo a contenermi e qualsiasi cosa pensassi
finivo sempre per dirgliela, era il suo potere contro di me, una ragazza che
non è mai stata amata e che al primo passo dell’amore perde contro di esso e
non consapevole di quello in cui si sta cacciando si lascia trasportare perché
l’amore non ha confini di tempo e vive nello spazio infinito dell’incredibile.
< è proprio quello che voglio > mi rispose, risi e abbassai lo sguardo
verso i nostri piedi < devi farlo anche tu > < forse.. non credi che.. io già possa
esserlo > < è..è impossibile, mi conosci appena > sorrisi < 5 mesi
passati ad osservarti da lontano, per assenza di coraggio, hanno fruttato
qualcosa > ero rimasta quasi congelata nel sentire quelle parole, essere
spiati non è una cosa bella e lui lo aveva fatto per 5 mesi senza che io me ne
accorgessi, è agghiacciante. Uscii dal laghetto seguita da Harry mi girai verso
di lui e lo guardai negli occhi, non sapevo se provavo felicità perché lui era
innamorato o rabbia perché mi aveva spiato. < come hai detto? > il mio
tono era tranquillo, non lasciava trasparire nessuna emozione < oh.. hai
sentito bene > si avevo sentito bene, cosa avrei potuto rispondere, mi
lasciai scappare un sorriso pensando a cosa avrei potuto aver fatto di imbarazzante
. < spero di non aver fatto niente di imbarazzante > dissi sorridendo e
lui fece lo stesso. Mi spostai i capelli dalla faccia < vieni, adesso ti
porto io in un posto > mi incamminai verso scuola e lui mi seguì cercando di
stare al mio passo.
POV
HARRY
Sun,
così come il suo nome, lei esprimeva allegria e purezza, era tutto ciò che
avevo sempre cercato.. era amore. I suoi capelli biondo cenere le arrivavano
sulla spalla e non coprivano ciò che la canottiera invece lasciava scoperto e i
suoi jeans aderenti lasciavano che le sue curve venissero messe in mostra.
Dopo 10 minuti di cammino ci ritrovammo
di fronte il cancello di scuola, era ormai sera e il giardino della
scuola era illuminato da delle piccole luci che sembravano lucciole poste sul
terreno. < non ti stanchi mai di studiare? > la presi in giro, scavalcò
il cancello e io rimasi dall’altra parte < allora? Non vieni? > mi
sorrise beffarda < non dirmi che hai paura?> mi chiese quasi sconvolta ,
senza dirle niente scavalcai anche io, la presi per mano, per paura di perderla
nel buio e andammo sotto il suo albero diventato il nostro e mi raccontò di lei
e io di me. < sono più grande di te di 2 anni > era sorpresa, non mi
credeva, sorrisi nel vedere la sua espressione buffa < bocciato > rise
< ti va di giocare a nascondino? > le chiesi, per tutta risposta lei si
alzò, < non entrare a scuola > ma sapevo che sarebbe stata la prima cosa
che avrebbe fatto. Inizia a contare e con la coda dell’occhio la vidi entrare,
la seguii, era tutto buio, avevo quasi paura, ma non potevo essere codardo, non
davanti a lei, la sentii ridere ed era molto vicina, poi dietro una porta vidi
la sua chioma bionda, la presi alle spalle e la strinsi in un abbraccio, le
baciai il collo, profumava di fragola.. il suo profumo era così fresco, mi
faceva pensare all’estate, tutto di lei era così allegro e nuovo, le accarezzai
la guancia e poi si voltò, le nostre labbra erano vicinissime, inizia a
baciarla dal collo e risalire sulla guancia fino ad arrivare alla bocca..< ti
sei fermato > il suo candido soffio sulle mie labbra mi spinsero ad
annullare la distanza tra di noi e la baciai, prima lentamente come se avessi
paura di farle male e lasciando che il suo profumo si impadronisse di me e poi
sempre con più foga, perché avevo bisogno di lei dopo 5 mesi e del bacio tanto
desiderato. L’amavo. < è l’inizio di un amore vero? > mi disse sorridendo < lo è
sempre stato > e la baciai ancora.
TRE MESI
DOPO
< Sun
> Harry mi richiamò, erano passati tre mesi da quella sera in cui decisi che si sarebbe preso cura del mio cuore,
da quella sera in cui le nostre anime si unirono , da quella sera in cui mi
fece sua. < ho scoperto chi sono i miei veri genitori > mi disse quasi
eccitato e pauroso allo stesso tempo, dopo un mese di ricerca ce l’aveva fatta,
lo baciai < fantastico, ci andiamo insieme adesso > mi prese per mano e
ci avviammo. < sei nervoso? >
notai che continuava a sistemarsi i capelli, segno che era nervoso < dai
che se tutto va per il verso giusto, ti presento i miei oggi > riuscii a
farlo ridere < se tu sei con me andrà sempre per il verso giusto > si
guardò intorno < eccoci >
POV
HARRY
< che
succede Sun? > i suoi occhi cominciarono a lacrimare, mi strinse la mano, mi
baciò come non aveva mai fatto e poi mi sussurrò “ti amo” in quel momento non
riuscii a capire cosa le stesse succedendo e semplicemente le risposi “anche
io”, suonammo insieme il campanello, una signora giovane dagli occhi verdi ci
aprì < salve signora io… > fui interrotto da Sun < ciao mamma, lui è
tuo figlio > ora capivo, sua madre era anche mia madre, inizia a piangere
senza rendermene conto, mi lasciò lì indifeso e mi sentivo perso. Mia madre,
Anne, mi fece entrare e mi spiegò il perché della sua scelta di abbandonarmi.
Aveva solo 18 anni quando mi ebbe e non era pronta per crescermi. < ti ho
sempre pensato > disse piangendo, istintivamente l’abbracciai < non te ne
faccio una colpa > lei sorrise, mi assomigliava molto e assomigliava molto
anche a lei. < rimarrai? > mi
domandò dopo un imbarazzante silenzio < no, partirò > il suo sorriso si
spense ma io avevo bisogno di andare via < ma tornerò > le dissi ed una
piccola luce di speranza brillò nei suoi occhi. Uscii da quella casa ancora in
lacrime, non avrei mai pensato che la ragazza che amavo fosse mia sorella.
< Sun
> la chiamai al cellulare, era
sparita e non volevo dirle addio in questo modo, la sentivo piangere, sentivo i
singhiozzi e sentivo quanto mi amasse < sappi che ti amo > ero in lacrime
anche io ma non glielo feci notare, dovevo essere forte, per me, per lei e per
il nostro amore, un amore che non meritava di finire in questo modo, il nostro
era amore vero, amore che credevo delicato e
fragile e invece rivelatosi rude e pungente. Chiusi la chiamata e decisi
di andare dai miei nonni, non molto lontano da qui, non dovevo vederla, avrebbe
solo fatto male il bisogno di tenerla vicino a me, di alimentare il nostro
amore. Dopo un anno ancora mi capitava di pensarla, spesso, di sognare la mia
vita con lei e a volte la immaginavo con un ragazzo migliore, che le regalava
fiori, cioccolatini. Un ragazzo che la faceva ridere e la baciava, un ragazzo che sarei dovuto
essere io. Spesso la chiamavo nel cuore della notte con lo sconosciuto solo per
sentire la sua voce, per capire se stava bene e spesso era in compagnia del suo
nuovo ragazzo.
Sono
tornato da lei, dopo notti di sofferenze, sono tornato nel luogo che ci ha
uniti e che ci ha divisi. Sono sotto il
nostro albero, all’ombra, e come le altre volte mi ritrovavo a spiarla, era
bella e rideva, mano nella mano con un ragazzo biondo. Una fitta allo stomaco
nel vedere quella scena, si stavano baciando, e tanta era la voglia di andare
lì e separarli, tanta era la voglia di farla di nuovo mia. Guardava verso di
me, mi aveva visto e il suo volto era cupo, mi avvicinai a lei, cercando di non
farle notare quanto stavo male, ma mi scappò una lacrima che invece sul suo
volto già c’erano. < ciao > < sei sparito > la sua voce tremava,
istintivamente l’abbraccia, la strinsi a me più forte che potevo e le sussurrai
“scusa”. Il suo pianto si fece più forte, sentivo il suo cuore battere e le sue
mani tremare. Il ragazzo biondo ci guardava preoccupato, sembrava dolce, aveva
qualcosa, qualcosa che ti faceva sentire al sicuro. Mi presentai < scusami..
sono Harry e sono.. sono suo fratello > dissi amareggiato < oh, sono
Niall > mi strinse la mano. Lo salutò con un bacio e ci incamminammo verso
il nostro laghetto < Harry > < si,
Sun > si tolse le scarpe ed entrò nel laghetto < balli con me? > come
la prima volta ci ritrovammo in quel laghetto, la sua testa sul mio petto, e le
mie mani la stringevano tanto da farle sentire il mio cuore battere forte. <
sai Harry > sospirò < io ti amo ancora > era così bella e così simile
a me, ero felice di averla tra le mie braccia ancora una volta, avrei voluto
averla per sempre.. io e lei.. < ti amo Sun > le accarezzai la guancia
< lo farò per sempre > poi la baciai, assaporai per l’ultima volta quelle
labbra che ,ancora come il primo giorno, sapevano di fragola, e come il primo
giorno mi fecero provare quell’emozione chiamata Amore. < per sempre >
eccomi
qua :D questa è la mia seconda one shot, spero la prima vi sia
piaciuta e spero che vi piaccia ache questa, l'ho scritta con tutta me
stessa e mi sono commossa nel scrivere, mi scuso per gli errori fatti
ma sono le 23.54 D: (porca puzzola, menomale che non si va a scuola)
comunque spero vi piaccia, se non vi piace ricordatevi che non sono una
scrittrice (?) e con questo buonanotte :D e grazie
Sun <3
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