Valzer della
Gelosia secondo
Saffo
Sai rispondere a questa domanda? Puoi
amare talmente tanto
una persona da arrivare ad odiarla?
Si parla sempre dell’amore
nato dall’odio ma nessuno sembra
soffermarsi sul contrario.
Io la mia risposta l’ho
trovata, ed è “sì”. Chiunque
direbbe
che è un controsenso ma non si può ritenere
impossibile innaffiare l’amore con
gocce d’odio per renderlo eterno.
E qui verranno giù le
risate e le teste che si scuotono in
segno di compatimento.
Che vadano a farsi fottere.
Sto innaffiando, con le gocce di
sangue che mi escono dalle
mani e con il vomito che ho rigettato assieme alla mia bile, quel
cespuglio di
rovi che ho nel cuore. O una rosa o dei rovi, fa sempre male al tatto.
Mi appare
simile agli
dei
l’uomo
che ti siede
dinanzi
e da vicino
ascolta te
che parli
dolcemente
Nessuno di coloro ai quali tu ti
rivolgevi, regalando i tuoi
sorrisi spontanei, era bello come una divinità, almeno ai
miei occhi. Anzi, li
trovavo repellenti come insetti che corteggiano un fiore di maggio.
Il primo era un cieco che nemmeno ti
vedeva, il secondo…
quanta pena faceva anche a me, e il terzo, così patetico e
fastidioso. Ma
questo qui, con i suoi capelli scuri ondulati che al sole sembrano
più chiari,
col suo sorriso sbarazzino e il suo fisico atletico. Quanto
è bello.
E a te piace.
e sorridi
incantevole,
questa visione
sconvolge il
mio cuore
in petto:
perché
appena ti
guardo più non mi riesce
di parlare,
Li riconosci questi versi? Sono di
Saffo, quella poetessa
che “amava amare”, sono parole tue. Ci capiamo poco
di poesia ma sappiamo che
sono un primo stadio delle canzoni ed è per questo che ti
dedico questo
frammento, per farti capire cosa provo.
Non devo prendermela con te che sei
così buono né con lui,
anche se vorrei tanto gonfiargli gli occhi a furia di pugni, ma con me
che sono
sbagliato. Sono umano perché provo questi sentimenti e sono
guasto, come un
giocattolo rotto, inceppato, che non smette più di lanciare
pugni contro un
sacco da boxe imbottito; che perde liquido dalle sue giunture e dalla
sua
bocca. E così divento più grottesco, con la
maschera deformata del mio viso.
Continua a guardare quel ragazzo
intanto che sono ridotto
così; non voglio che i tuoi occhi vedano il mio degrado.
Ecco quanto ti amo:
provo rabbia ma scarico la colpa solo su di me; tu sei innocente. Nei
tuoi
occhi c’è solo quello.
la lingua si
inceppa,
subito un fuoco sottile
corre sotto
la pelle,
gli occhi
non vedono
più, le orecchie
rombano,
Io sono quello sottomesso, per te
farei tutto. Sono il tuo
cagnolino? Mi va bene, mi va bene qualunque cosa, tutto pur di stare
con te.
Dicono che non ho dignità?
Che vadano a farsi fottere,
ancora e ancora e ancora.
Posso essere biasimato se amo sentire
le tue braccia attorno
a me? Se desidero stringerti per farti dimenticare tutto quello che ci
circonda
quando sei triste? No.
E se provo l’irrefrenabile
impulso di afferrarti per il
braccio, per portarti via da lui, trascinarti contro il primo angolo
lontano da
occhi indiscreti e ricoprire di baci i tuoi occhi verde-azzurri
spalancati e le
tue labbra socchiuse e imbronciate? Le tue labbra così
morbide e belle.
E’ così sottile
il confine tra il “tu sei mio” e il “io
sono
tuo”. Ogni volta che facciamo l’amore lo sento.
il sudore mi
scorre,
un tremore
mi afferra
tutta, sono
più verde
dell’erba,
mi vedo a
un passo
dall’essere
morta.
Mi costa tanto questa gelosia, che mi
spinge a distogliere
lo sguardo per non vederti assieme a quello, perché ti ho
perso. Non ci sei
più; ti sei allontanato con quel ragazzo così
bello.
“Dove sei Kurt?
Perché te ne sei andato?”
Non c’è risposta
a queste domande, perché te ne sei andato.
Cola più sangue dalle mie
mani, mentre le unghie mi
straziano la carne e i pugni battono contro un muro di pietra. E
innaffio il
mio amore con gocce salate e amare di rabbia e odio.
Sotto un getto di acqua gelida cerco
di convincermi che è
finita, forse; che stavolta è finita e l’ultima
immagine che conserverò di te è
uno sguardo e un sorriso rivolti ad un ragazzo che non sono io. Che
magari hai
deciso di dare un taglio a tutto, lasciandomi da solo a capirlo e a
continuare
ad innaffiare questo cespuglio di rovi che abbiamo coltivato assieme.
Nel nostro letto
c’è ancora il tuo profumo. Quando è
stata
l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore? Solo ieri
notte. Mi sembra siano passati
giorni.
La tua immagine è ancora
impressa qui, sento la tua pelle
sotto le mie dita, morbida e liscia, simile alla buccia di una pesca.
Man mano
tutto acquista la consistenza della stoffa delle lenzuola, quello che
sembrava
il tuo corpo si sgonfia come una bolla d’aria. Un brivido
attraversa le mie
membra nude sotto le coperte.
Ho freddo. Perché tu non
ci sei.
Sono tentato di prendere il cellulare
e scriverti questo
messaggio, come ultima, possibile, ancora di salvezza in questo oceano
nero,
gelido e nebuloso che mi avvolge: “Se è qualcosa,
chiamami… fammi sapere… io
sono qui… se vuoi”.
Troppi punti sospensivi; un messaggio
non può essere così.
E’
tramontata la luna
e le
Pleiadi; a mezzo
del suo corso
è
la notte, l’ora
passa
e io dormo
sola.
A destarmi dal mio bagnato
dormiveglia è il rumore di una
porta che si apre e, subito dopo, si richiude; poi dei passi che si
fanno
sempre più vicini e nitidi; li conosco troppo bene. Sono
sfiorato dal pensiero
che sia solo una mia fantasia onirica ma il buio che copre i miei occhi
è
troppo nitido e delineato per essere frutto della mia mente. E il mio
respiro e
il mio battito sono regolari, con solo una punta d’emozione.
Sei tu? Sei tornato? Kurt?
Un respiro accanto al letto, fruscio
di vestiti tolti e
messi su una sedia, una cerniera che cala, altri fruscii; un peso che
si adagia
sull’altro lato del letto mi spezza un battito rimasto a
metà.
Infine, c’è quel
dolce contatto che accompagna tutte le mie
notti con te. Le tue braccia che si allacciano attorno al mio petto, il
battito
del tuo cuore contro la mia schiena, il tuo sesso contro i miei glutei,
le
nostre gambe intrecciate, i nostri piedi che si accarezzano, le tue
labbra sul
punto in cui il mio collo si unisce alla spalla e la tua voce nelle
orecchie.
- Ti amo Blaine.
- Lo so.
Lo so.
FINE
Nota
dell’autore:
Questa piccola one-shot nasce, come
molto altro, da un mio
sfogo personale. Alla fin fine, visto che i personaggi vengono citati
per nome
solo una o due volte e credo che siano abbastanza OOC (ma ormai ho
capito che
l’OOC, per molti, è questione di punti vista),
potevo metterla come storia
originale ma quelle evito di pubblicarle essendo lavori originali e poi
qui
vedevo solo loro due come personaggi.
Le parti in corsivo sono due poesie
di Saffo, la famosa “Ode
alla gelosia”, e il frammento 168b (il mio preferito) che
è l’ultima quartina.
Non pretendo che sia un capolavoro ma
spero che lo
apprezziate. Mi sono strappato ogni parola da dentro.
Per il resto vi rimando alla mia
pagina ufficiale su fb: http://www.facebook.com/pages/Lusio-EFP/162610203857483
Ciao a tutti.
Lusio
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