Questa storia è ispirata dal pv della canzone Severely degli F.T. Island contenuta nel mini-album Grow
Up.
Desclaimer: né la
canzone, né il pv mi appartengono, ma
sono dei rispettivi proprietari (F.T. Island,
FNC Music, Mnet Media, AI Entertainment, Warner Music Group), non intendo narrare avvenimenti realmente
accaduti, non scrivo a scopo di lucro.
Se volete vedere il pv andate qui - - - > http://www.youtube.com/watch?v=_jdMOTNPR7o
Se avete opinioni, commenti lasciate
una recensione.
Buona
lettura
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Lo osservo piangere da un bel po’ ormai, bhe
del resto questo è un funerale che altro dovrebbe fare?
Qui in chiesa non è rimasto più nessuno, solo lui.
Decido di palesarmi, o meglio, di rendermi visibile ai suoi
occhi umani e mortali.
“Doveva essere una
persona veramente speciale”.
La sua reazione è la solita: con uno scatto fulmineo si
ritrova in piedi di fronte a me, occhi spalancati, espressione terrorizzata. Oh
anche la domanda che mi rivolge non è nuova.
«Tu chi sei?».
Inarco un sopracciglio “L’esattore
delle tasse” poi sbuffo leggermente “Suvvia
cappa nera, falce usa l’immaginazione e avrai la risposta”.
«Sei venuta a prendere anche me?» dice arrabbiato.
“Oh è finita? Non
urli? Non scappi? Non mi implori di lasciarti andare?”.
«A che serve? Se è la mia ora è inevitabile e poi senza di
lei ormai…».
“Mi piacerebbe trovare
più spesso persone collaborative come te così il mio lavoro sarebbe indubbiamente
più semplice” sorrido prima di proseguire “Dici che ormai la tua vita non ha senso, dimmi era così straordinaria?”.
«Sì» sorride tristemente.
“Certamente i tuoi
sentimenti sono molti forti o quantomeno sono riusciti ad arrivare fino a me”
rifletto guardandolo intensamente “Ho una
proposta se vuoi ascoltare”.
«Cosa? Mi stai proponendo una specie di patto?» lo vedo
fissarmi sospettoso.
“No nulla di tutto questo o quantomeno non chiederò la tua anima, vita o
roba simile” non riesco a trattenermi dal ridacchiare “Siediti e ascolta”.
Ci accomodiamo lui dov’era prima di alzarsi e io sulla panca
parallela.
“Farò tornare indietro
il tempo, diciamo di una settimana prima della sua morte, e a partire da quel
momento avrai l’occasione di impedire il suo funerale”.
«La farai tornare in vita?» spalanca gli occhi.
“Ovviamente no!
Insomma chiedi alla Morte di ridare la vita? Non ti rendi conto da solo che è
un controsenso? Io riporterò solo indietro il tempo, ma starà a te fare in modo
che tutto questo” indico la chiesa con un ampio gesto del braccio “Non accada”.
«E tu cosa ottieni?».
“Non ti ho già detto
che non ti chiedo in cambio la tua anima? Come mai tutto questo sospetto? Insomma
sono solo commossa dal tuo amore e dalla tua pena! Bhe
certamente ci sono un paio di…diciamo postille”
enumero con le dita facendo mente locale.
«Lo sapevo!».
“Calma, calma. Non ti
chiedo nulla certo, ma non credere che sarà così semplice. Innanzitutto lei non
si ricorderà di te quindi qualunque relazione tu avessi dovrai ricostruirla e poi…” mi fermo per vedere se posso continuare e dal suo
sguardo capisco di sì “La cosa più importante…tu potrai anche salvarla, ma tieni bene a mente
che quel giorno dovrò prendere qualcuno. Una vita per una vita” concludo.
«In pratica non prenderai lei, ma me e questo non è come
chiedere la mia vita in cambio?!» scatta in piedi.
“Questa è la
conclusione a cui sei arrivato io non ho mai detto questo” mi alzo in piedi
“Del resto non ti obbligo ad accettare
perciò a questo punto, visto che mi sono trattenuta anche abbastanza, io andrei
sai com’è c’è tanto lavoro da fare” mi avvio verso la porta per andarmene.
Lui fissa la foto soppesando le mie parole «Aspetta!» urla
improvvisamente.
“Si?” lo vedo
guardarsi intorno, ho deciso di rendermi di nuovo invisibile è ovvio non possa
più vedermi ”Hai qualcosa di importante
da dirmi?” solo la mia voce echeggia e lo circonda.
«Se io accetto lei davvero potrà evitare di morire?».
“Mi stai dando della
bugiarda? La Morte è onesta e non mente mai”.
«Allora…accetto la tua proposta».
La sua voce è decisa, mi piace “Ve bene. Ricordi le regole vero? Ti è tutto chiaro? Perché da questo
momento in poi io e te non avremo più contatti quindi parla ora se devi”.
«No ho capito».
“E sia” mi metto
all’opera per far tornare indietro il tempo fino al momento concordato.
Lui rimane lì, fermo al centro della navata e si guarda
intorno «Che stupido» si risiede riprendendo in mano la fotografia della
ragazza «Desideravo tanto rivederti che ho creduto ad un’allucinazione» dicendo
così ricomincia a piangere.
Che screanzato! Ci vuole tempo per ultimare questo processo
sai? Ma guarda tu quanta impazienza … ecco ho finito! Ora è tutto nelle tue
mani.
Seccato ed arrabbiato si dirige all’esterno dell’edificio
dove si scontra con lei che si imbroncia un po’ mentre lui si profonde in
inchini e scuse per poi alzare lo sguardo e rimanere scioccato nel vederla.
«Allora non era una bugia!» la stringe forte.
Io mi porto una mano alla testa scuotendola poi quando lo
vedo cadere a terra per lo spintone di lei “E
dire che gli avevo detto che non lo avrebbe ricordato…iniziamo
bene”.
Siamo all’esterno di una scuola di danza, così è una
ballerina che si allena per un saggio importante. Non che non lo sapessi, ma
per me non fa differenza: ricco, povero, malato, in salute, operaio, medico
quando giunge la loro ora sono tutti uguali, come uguali sono le loro azioni e
parole.
Lui intanto guarda un giornale con la foto di un incrocio e
io persa nei miei pensieri non mi sono accorta dello scorrere del tempo che
tutto sommato, come capite bene, è relativo.
È già sera e lei è uscita dalla scuola, sta per attraversare
la strada ed essere investita, ma lui la tira indietro appena in tempo.
Tranquillo ragazzo non è ancora il momento e io rispetto sempre la parola data.
Tra una vita e l’altra mi concedo di guardare come se la
cava quel bambino e da quello che vedo hanno iniziato a frequentarsi, sembra un
tipo dolce e gentile. Chissà se riuscirà nell’impresa?
Lo vedo prendere un oggetto, cos’è? Oh un orologio, che
ironia! Entrambi guardano quei numeri appena sfiorati dalle lancette che
corrono portandosi via istanti preziosi e che a loro insaputa, come per la
maggior parte degli esseri umani, puntano al prossimo incontro che avranno con
me e che a detta loro arriva troppo presto, troppo improvviso. Secondo me
invece normalmente arriva al momento giusto, ma va bene che possiamo farci se
abbiamo punti di vista differenti.
Ci siamo manca poco, domani scadrà la settimana che vi ho
concesso.
Lo sa anche lui che non riesce a guardarla e se ne va; lei
ne approfitta per mettergli in tasca l’orologio che hanno guardato e scopre il
ritaglio di giornale.
«Questo cos’è? Sei uno stalker?»
dice guardandolo sospettosa.
«In quella chiesa … ero appena stato al tuo funerale» lui
tentenna, sa quanto è assurdo ciò che sta dicendo.
«Il mio funerale?» lei è incredula a quelle parole.
«Puoi non andare…a quel saggio?» è
illogico anche ciò che sta chiedendo.
«Per favore esci» dice restituendogli la sua roba.
«Morirai se ci andrai» c’è urgenza nella sua voce.
«Ti ho detto di uscire!» dice lei arrabbiata e lui non ha
altra scelta che obbedirle.
Ma guarda le ha detto la verità, perché non gli ho impedito
di farlo? Bhe per un semplice motivo lei non gli
crede anche se ci sono state volte in cui il non poter rivelare una probabile
morte faceva parte delle clausole.
È arrivato il momento! Qui all’incrocio ci sono tutti i
personaggi (lei, lui e l’altro) pronti a recitare l’atto finale.
Guardo la mia lista…non è
possibile! Vorrei illudermi di non leggere bene, ma purtroppo la lista non
sbaglia mai, in più alzando lo sguardo vedo la scena a rallentatore: l’autista
procede a zig-zag, probabilmente è ubriaco, lei sta attraversando la strada ed
è sulla sua traiettoria, lui arriva e accortosi di quanto sta per accadere la
spinge e viene investito al suo posto.
La scena segue è ineluttabile come un copione più volte già
recitato.
“E così hai deciso di
sacrificarti al suo posto?” domando retoricamente mentre mi affianco alla
sua anima.
«Non potevo permettere che morisse» afferma sorridendomi un
po’ triste mentre osserva lei che piange disperata agitando il suo corpo ormai
inanimato.
“Era davvero così che
doveva finire?” il mio tono è duro, sono decisamente arrabbiata.
«Che vuoi dire? Sono riuscito a salvarla come mi avevi
promesso e ho tenuto fede al patto: una vita per una vita».
“E doveva
necessariamente essere la tua?”.
«Non capisco» dice confuso.
“Sempre la stessa
storia! È per questo che vi chiedo mille volte se vi è tutto chiaro e voi
rispondete sempre di sì, ma in realtà non avete capito nulla. Quando dico una
vita per una vita non vuol dire che se non prendo l’uno allora prenderò
l’altro, in questo caso avrei potuto prendere l’autista che probabilmente
sarebbe andato a sbattere da qualche parte e invece no pensate sempre a
sacrificarvi!”.
«Non si poteva fare nient’altro» dichiara avvilito.
“Non cercare scuse,
avresti potuto tirarla indietro o buttarti in avanti con lei. Pensi che sia
felice? È salva, ma colui che ama non c‘è più esattamente come te una settimana
prima”.
«Io…io».
“Andiamo ormai non c’è
più nulla da fare e per te è tempo di lasciare questo mondo”.
‘Lo hai fatto di nuovo?’ il suo atteggiamento è indiscreto e invadente come al solito.
“Di nuovo? Saranno
secoli che non lo facevo, non accusarmi ingiustamente” dico seccata.
‘Non esagerare nemmeno tu, per i nostri
standard lo stai
facendo un po’ spesso’ dichiara petulante.
“Non è colpa mia se i
loro sentimenti sono così potenti da arrivare fino a me e commuovermi” mi
giustifico prendendo la lista che mi porge e voltandomi per varcare la soglia e
lasciarmelo alle spalle.
‘Per poi
arrabbiarti alla fine,
perché lo fai se sai
che ogni volta finisce
allo stesso modo?’chiede curioso.
Lo
guardo e sorrido amara “Forse per una
volta, una sola volta…vorrei finisse diversamente”.