Le ferite di oggi, diventeranno le cicatrici di domani.

di InsertACasualUsernameHere
(/viewuser.php?uid=102073)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


I'm Cook!
Image and video hosting by TinyPic

Giaceva a terra, esanime. Aveva riportato gravi ferite durante la colluttazione con quell'uomo, era in bilico su di un filo posto tra la vita e la morte lo sapeva, aveva esperienza sul suolo di battaglia e sapeva riconoscere le ferite gravi; quelle che non guariscono con un po' d'acqua ossigenata.

Giaceva a terra, con gli occhi socciusi, ma riusciva a vedere la schiena dell'uomo che l'aveva ridotto in  fin di vita; lo stava trascinando dagli avanbracci e, lui lo sapeva, avrebbe esalato a breve l'ultimo respiro.

Si sentì sollevare con fatica e poggiare su d'una seggiola, sollevò lentamente il capo e sbatte più volte le palpebre con prudenza inchiodando poi le sue pupille al volto dell'uomo. Il suo orgoglio esultò, l'uomo aveva il volto tinto di rosso sangue, sangue d'un viscido psicopatico qual'era. -Presto raggiungerai il tuo amico- biascicò, sputando più volte sangue a terra, -ti concedo un ultimo desiderio- sghignazzò, provocandosi un acuto attacco di tosse.

-Io- fece una pausa, ma non per riflettere, sapeva già cosa dire, doveva solo razzionalizzare quel poco fiato che gli era rimasto -sono il fottuto Cook!- sussurrò e poi inspirò ed espirò e lanciò la sua ultima minaccia -e ti giuro sul mio nome, non riuscirai mai a far del male ad Elisabeth Stonem!- urlò quel nome con una forza nascosta, l'ultimo briciolo di forza che gli restava.

Poi inspirò.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1133832