As an unlit candle.

di IamSimo
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C’erano cose che non pensavo sarebbero mai successe nella mia vita. Cose di cui mi sarei pentita nel solo pensarle. Cose che alla fine mi avevano trascinata fino a farmi toccare il fondo. Vorrei potermi pentire di qualcosa, ma non ci riesco. I crampi alo stomaco si risvegliano – come a ricordarmi chi sono – mi sorvegliano, strappano le mie illusioni, si nutrono dei miei pensieri e lasciano il nulla. Perché tra le mie pallide mani stringo il nulla. Non desidero qualcosa da tanto tempo, ora però, vorrei soltanto alzarmi.

 

I miei occhi scorgono nel corridoio adiacente a muro - che satura sterilità nauseante – una porta verde smeraldo, come tutte le porte di quel posto, dove vi era la scritta W.C. e il disegno comune di una figura con la gonnellina. Quella – che doveva sembrare una ragazza e perciò rivelare per quale sesso era predisposto quel bagno – mi guardava con superiorità : “Ehi io sono una ragazza in gonnellina, con un fiocco sulla testa, una taglia di seno in più della tua e un fisico snello e seducente.

 

Mi ero trascinata in quel posto di mia spontanea volontà, ed ora fissavo anche il bagno poco lontano, con paura, quella paura che sovrasta ogni altra emozione, che nascondeva in qualche angolo della mia testa, i dolorosi crampi che davano ragione a quell’immagine di perfezione che anche i bagni mostravano. Stringo i pugni, ho promesso che ce l’avrei fatta, io sono Rachel Berry. Io. Io non sono nessuno. E mentre le lacrime copiose straripavano dai miei occhi, una mano mi cinse i fianchi, calda e protettrice. – “
Alla tua destra, dietro questo corridoio c’è un bagno” – Non seguo le sue parole, quasi cerco una benedizione in esse. – “Raggiungilo, affaccia il tuo faccino in un gabinetto e ficca le tue dita in gola finché non potrai più cantare” – La sua voce sfiora quasi l‘acidità, eppure mi rincuorano più di tante atre.

 

Cos’hai Rachel ?”

“Perché non mangi ?”

“Gastroenterite Rachel ?”

“Ti devi far curare !”

“Devi essere aiutata.”

“Ti fai del male da sola.”

 

Non capivano che erano loro quelli che mi facevano de male ? Non capivano che volevo soltanto sentirmi libera ? – “Perché mi dice così ?” – Il mio cuore batteva forte, avevo così paura. Cosa avrebbe pensato Finn vedendomi in quello stato ? Aveva detto di amarmi, aveva detto che avrebbe fatto di tutto per me. Erano solo bugie.

 

BUGIE.

 

L’ennesima. L’ultima. I crampi tornarono più forti di prima, come note dimenticate tra le mie corde pronte ad esibirsi e mostrarsi agli occhi di tutti. Io potevo fermarli, quando volevo, non avevo bisogno di aiuto. – “Perché non lo farai, Rachel. Ci tieni troppo a te stessa per farti male.” -, persi un battito o forse due. Tradotto voleva dire che ero troppo codarda ed egocentrica per farlo ancora. Volevo soltanto cantare, vincere le nazionali e un premio di fama mondiale. Volevo soltanto essere acclamata, ma se i miei occhi non vedevano in me la luce, nessuno l’avrebbe mai vista per me. Ero spenta, come le luci di Broadway che aspettavano il mio arrivo a New York. Avevo perso tutto.

 

Finn avrebbe stretto tra le sue braccia un’altra ragazza, Quinn senza dubbio. Avrebbe affondato il suo viso nel suo collo – abbracciandola – ed assaporando il suo profumo, si sarebbe drogato del suo profumo. Poi, dopo aver vinto – anche senza di me – per l’euforia del momento, lei farà il primo passo e lui sorriderà con uno di quei sorrisi che nasce da un lato e non finisce mai, dando un tocco di sensualità alle sue sottili labbra. La bacerà.

 

Ed io sarò qui, dimenticata dal mondo, dimenticata da me stessa anche. Che senso aveva essere lì ? – “Non ci sarà nessuno ad aspettarmi.” – Singhiozzai e quel singhiozzo si perse nella risposta della donna seduta al mio capezzale. – “Ci sarò io.” – Non disse che ci sarebbe stato qualcuno, che Finn sarebbe venuto, che il mio idolo sarebbe venuto ad incoraggiarmi, ma ci sarebbe stata lei. – “Crederò in te Rachel, fino alla fine.” – E mentre quelle parole si perdevano nell’aria – masochista com’ero – mi uccidevo con le immagini di un bacio fantascientifico tra Finn e Quinn, finchè non corsi verso il bagno e con le lacrime ancora fresche, affondai due dita in gola fino a sentire i crampi placarsi e con me il dolore.

 

Lei mi aveva seguita, ed ora tenendomi i capelli all’indietro, mi reggeva la fronte, non mi fermava, non diceva nulla, perché lei ci sarebbe stata. – “Berry, so che ce la farai, so che ne uscirai.” – E mentre col dorso della mano destra, mi pulivo le labbra dai residui del mio peccato, mentre sorrisi nel sentirmi così vuota, così leggera. Sue Silvester, mi teneva la mia mano sinistra.

 

 


















Angolo de'autrice :

Ciao :3
Avevo scritto una Fanfiction già, doveva essere una long, ma visto che nessuno l'ha letta, che proprio di continuarla non avevo voglia e che mi è venuta in mente questa brillante - credo - idea, mi sono detta "Simona, scriviamo !" ed eccoci qua.
Allora, questa è una prefazione, qui siamo a quando Rachel ha toccato il fondo, dal prossimo capitolo in poi, torneremo alle origini, o perlomeno qualcosa del genere. Essì, non ho fatto partecipare Rachel alle nazionali - sono pazza - ! Adesso vi lascio, spero leggiate e lasciate delle recensioni u.u
Se avrà - come dire ? - successo o piacerà - semplicemente - continuo, se no, beh, continuo ! Ahahahah :)
Alla prossima, Simona.
  









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