Call me, maybe. di cheekbones (/viewuser.php?uid=126209)
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EmmaAndrew
Call
me, maybe.
"Spiderman? Oh, è
Andrew Garfield"
C'è un
momento. Quel momento nella vita di un essere umano che ti da un calcio
e ti fa cambiare totalmente binario. Quel momento in cui ti sembra
tutto normale ma, come un livido, ti accorgi dopo degli effetti che ha
provocato.
Il mio momento? No, non quando sono diventata un'attrice. Troppo
facile. In fondo, l'ho sempre fatto: recitare, intendo. Teatro, cinema,
tv. Non è che sono diventata
un'attrice... lo sono sempre stata. E' cambiato solo come
la gente mi vede. Si, questo mi da fastidio, per esempio.
A casa, in Arizona, sono sempre stata Emily Jean. Quella simpatica, che
sta sempre sul palco, a scuola. Si, che fa l'accademia di teatro!
Quella che ride sempre.
Quella che disturba le lezioni.
Quella che non ha detto niente, quando l'hanno vestita da carota.
Quella che cambia sempre colore di capelli.
Ma si, dai. Quella. Una
quella non ben identificata. Adesso, a Scottsdale, sono una specie di
eroe nazionale. Quella non
esiste più, adesso sono Emma Stone, l'attrice famosa. Sono
questi i momenti in cui mi chiedo: quando facevo la cretina a casa non
ero nessuno; ma se faccio la cretina a livello mondiale e divento
ricca, mi apprezzano? Strano mondo, vero?!
Mio fratello Spencer dice che non è giusto che io venga
pagata milioni per fare quello che so fare meglio. Fare le faccine.
Beh, secondo me non è vero. Mi hanno preso per girare
Spiderman. Non dovrò fare nessuna faccina, suppongo. Non
è una commedia.
Quando mi dicono che Spiderman sarà nientemeno che Andrew Garfield un
pò ci rimango male. Non l'ho mai sentito nominare.
"Screen-test. Emma Stone"
Forse dovrei smetterla di dannarmi su Twitter. Non mi piacciono quello
che scrivono su di me. Basta digitare -Andrew Garfield- che il primo
articolo parla della mia bellezza: perchè si, tutti
ritengono che io sia troppo bello per interpretare Peter Parker.
Ed è terribilmente strano. La bellezza non è mai
stata un ostacolo alla mia carriera. Mai. Anche perchè, non
sono l'esempio perfetto di attore Belloccio. A Londra, a scuola, non
ero tra i più popolari. Ero un tipo. Si, un tipo comune.
Nè brutto, nè bello. Un tipo. E adesso scrivono
che sono troppo bello per fare Peter Parker.
E' da quando sono diventato famoso che devo fare i conti con i
giornali, i rotocalchi, le foto. Devo ancora abituarmi per bene, in
realtà. Forse hanno ragione, noi inglesi abbiamo una
timidezza e una freddezza innati. E' nel nostro DNA. Mio padre dice
sempre che, se non fosse per il sangue americano, non avrei mai tirato
fuori le palle per diventare attore.
Probabilmente è vero.
Così mi ritrovo allo screen-test. In realtà
è solo una formalità, il regista ha
già deciso che vuole Emma Stone nel ruolo di Gwen. L'ha
detto a tutti e scommetto che lo sa anche lei. Sarò sincero,
non la ricordo. L'avrò intravista al braccio di Ryan
Gosling, ma non sono sicuro che, rivendendola, la riconoscerei. So per
certo che è stata indicata come la stella nascente di
Hollywood.
"Smettila di cazzeggiare" il mio manager mi tira una gomitata e io
smetto di giocare con la bottiglietta d'acqua.
La verità è che mi sto annoiando a morte. Non
capisco perchè anche io debba assistere al provino di Emma
Stone. E' vero, dovrò baciarla, ma se è carina
come dicono non sarà un problema. Voglio solo andarmene a
dormire.
Mentre formulo il mio ultimo pensiero, lei entra. E il pensiero, non
ancora concluso, si azzera.
Ha i capelli rossicci. Morbidi. Voglio toccarli. Le labbra fini, gli
occhi da gatta e chiari. Non è vestita come mi aspettavo: ha
una camicetta, un paio di jeans, e degli stivali da cowgirl. Sembra una
di quelle ragazze che trovi a Broadway, durante le file per i casting.
"Emma, ma cosa ti sei messa?" ride qualcuno.
"Stivali da cowgirl, tipo" schiocca la lingua. "Vengo dall'Arizona,
straniero" dice, con l'accento tipico delle sue parti. La crew scoppia
a ridere. Tutti, anche i macchinisti. Non posso evitare di farlo anche
io.
"Dai, leviamoci il pensiero" il regista fa un vago cenno con la mano,
mentre registra il provino.
Emma Stone, quando recita, ti travolge. Si, sono stato travolto. Lei
è un fiume, io quello che si lascia trascinare:
perchè la verità è che non mi va
neanche di aggrapparmi da nessuna parte, per salvarmi.
Quando finisce, mi alzo in piedi e faccio l'applauso più
lungo della mia vita. Molti mi guardano stupiti e divertiti.
"Wow. Ho fatto colpo" schiocca di nuova la lingue sul palato e mi fa un
inchino. Rido.
"Sarà un piacere lavorare con te" mi avvicino e le porgo una
mano.
"Non mi dire: Andrew Garfield?" aggrotta le sopracciglia.
"Esatto"
"Emma"
"Lo so. Adesso lo so"
Mi guardo
allo specchio e sono splendida. Non lo dico con vanità,
è vero. Ma, per il cinquanta per cento, è tutto
merito del trucco. Io sono incapace nel truccarmi, per questo mi
avvalgo di una truccatrice, nonchè amica fidata. Oggi
è il primo giorno di riprese e, mentre mi sistemo il gloss
sulle labbra, mi arriva un sms.
Buona fortuna, splendida
donna. Mi raccomando, spara tutte le ragnatele che puoi.
Mila Kunis.
Il numero non è il suo, ma la cosa
non mi stupisce. Cambia spesso numero e, a quanto ne so, ha tre
cellulare. Mi salvo il nuovo numero e le rispondo velocemente. Devo
ancora mettere il blush sulle guance, sistemare la ciocca di capelli...
"Sei bellissima" Andrew è sulla soglia del mio camerino e
gioca col cellulare. Sorrido. Abbiamo fatto, più o meno,
amicizia.
Esattamente non so cosa vuole, da me. Ci sono giorni che mi tiene a
distanza, altri mi ronza intorno. La verità è che
mi sento terribilmente attratta da lui e questo comportamento infantile
mi da la nausea.
"Grazie. Merito del trucco" dico quello che penso.
"Nah" scuote la testa. "Merito tuo"
"Bei vestiti" lo indico e mi metto a ridere. Sembra appena uscito da un
telefilm per adolescenti arrapati.
Fa un giro su sè stesso. "Si, vero? Ultima moda in fatto di
casual"
"Già. Sono in ritardo?"
"No, abbiamo ancora un pò di tempo, stanno montando le luci"
si siede accanto a me, mentre finisco di truccarmi. Sembra un bambino,
col mento poggiato sulla mano e l'espressione assorta. "Te l'ho dato il
mio numero?"
"Ancora no, Andy" lo prendo in giro. "Dovresti darmelo" sorrido.
"Si, dovrei" sorride anche lui. Me lo da davvero. Si avvicina a me
lentamente e mi sfila il cellulare dalla tasca, senza staccare gli
occhi dai miei. Non stacco gli occhi, voglio vedere cosa ha intenzione
di fare. Salva il numero, fa uno squillo sul suo, e poi salva il mio.
"Qui c'è il mio numero" me lo porge. "Chiamami, se ti va"
"Potrei farlo"
"Non aspetto altro" mi sorrise e esce fuori dal camerino. "Ah!" si
blocca sulla porta. "Ti va di venire con me all'Excelsior, stasera?"
"Il ristorante più caro della città" ricordo,
compiaciuta.
"Già. Volevo cenare da solo ma... per errore mi hanno
preso un tavolo per due. Nel posto più appartato. Senza
pericolosi paparazzi intorno"
"Sarebbe un peccato sprecarlo da solo"
"Già. Vieni?"
"Ci penserò"
"Mi chiamerai?"
"Non lo so"
Mi scoppia a ridere in faccia. "Emma Stone. Prevedo che mi creerai
parecchi problemi"
"Andrew Garfield, non abbiamo ancora cominciato" dico, sorridendo.
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