Inizio
Della Magia Nera: Capitolo Due
19
Gennaio 1986 – Merlino
Un
muro di fine nebbia e cristalli di delirio cominciò a
diradarsi.
La
mente di Ghoro prese a funzionare come sempre, i suoi arti ripresero a
muoversi
con calma. Si leccò le labbra e sentì che erano
umide: sangue, probabilmente.
Cercò di alzare una mano verso le proprie labbra per
accertarsene ma sentì con
costernazione che non avrebbe proprio potuto: era legata.
Rinsavì
velocemente dal torpore e vide il suo petto, macchiato da piccoli getti
di
sangue, aperto.
Aperto.
Come una scatola con uno squarcio in mezzo e il suo contenuto a cielo
aperto…
Cosa
pensare?
Come
pensare?
Non
ci si potrebbe neanche riuscire, in un momento del genere.
I
suoi organi erano tutti li: in bella mostra.
Ma
peggio ancora… un uomo incappucciato stava chino sopra di
lui, curvo come un
vecchio con la gobba, e teneva una medaglia d’oro in mano,
fatta di una forma
strana. Terrore. Sarebbe morto di paura, poiché dimenarsi
era impossibile, così
come muovere la bocca per parlare sembrava diventato qualcosa di
impraticabile.
Sentì
le vene del collo irrigidirsi ad ogni tentativo di emettere parole o
suoni:
soffi di puro odio dai polmoni che si fermavano stranamente nel
percorso verso
la bocca. Era palese. Magia.
<<
Ciao Ghoro… buon risveglio >> disse una voce
familiare.
“Merlino…
Merlino!”.
<<
Si, sono io >> disse ancora lo stregone.
<<
Ti starai domandando perché stiamo osservando
così intensamente il tuo stomaco
ed il suo… interessante contenuto… credo
>> aggiunse. Dei passi
echeggiarono lungo il luogo dove si trovavano. Ghoro sentì
che Merlino si era
avvicinato alla sua destra. Sentì una bieca risata da quella
parte.
<<
Non è utile dimenarsi >> disse Merlino.
<<
Le catene che ti tengono legato sono, per te, un ostacolo micidiale
>>
continuò << per cui dimenarsi vorrebbe dire
sprecare parecchie delle
nuove energie che ti stanno ritornando dopo lo shock fisico, cosa che
non ti
gioverà affatto, credimi >>.
Ghoro
spalancò gli occhi inorridito: la figura incappucciata aveva
inserito una mano
all’interno del suo corpo, e stava compiendo
chissà quale rito o abominio.
Svenne quasi dal disgusto e si dimenò ancora più
forte. Merlino sospirò
affranto: i suoi passi si spostarono verso la sinistra di Ghoro, dopo
aver
fatto il giro del lettino.
<<
A quanto pare mi ascolti poco, eppure dovresti…
>> disse con voce calma.
“Perché
mai?! Per farmi uccidere da un mago?!” pensò
inevitabilmente Ghoro. Merlino
sorrise.
<<
Dovresti… fidati, se te lo dico io… perché non
dovresti fidarti, screanzato?!
>> buttò giù con tono ironico. Gli
occhi di Ghoro sembravano dire “Perché
non sono ancora del tutto impazzito, screanzato te e l’infame
che mi sta
vivisezionando lo stomaco!”. Merlino scoppiò a
ridere.
<<
Forse non hai ancora capito… >> disse
<< … qui io tengo in mano il
potere di molte vite: la tua compresa… tu puoi solo fidarti,
perché l’unico
modo che hai per riuscire a trovare dentro di te la vera magia, il
flusso
estatico che ti condusse prima della tua nascita dal nostro Dio,
è ascoltarmi…
non è forse per questo che sei venuto qui? >>
concluse ficcando anche lui
una mano dentro lo stomaco di Ghoro.
Forse
se non avrebbe avuto due mani ficcate dentro lo stomaco, Ghoro avrebbe
anche
risposto a quell’affermazione. Forse avrebbe pronunciato
delle parole talmente
forti e decise da far tremare di paura lo stesso Merlino, e si sarebbe
salvato,
fuggendo fuori da quell’inferno. Forse.
Ma
se la fece addosso, e per un momento la paura fu talmente forte che
tutto
divenne un semplice vorticoso tornado di oscurità. Due ali
si spiegarono nella
sua mente: un rapace spirito entrò nel suo corpo…
Si
mise a sedere di scatto e rimase qualche secondo, fermo immobile, ad
osservarsi
lo stomaco. Lo toccò più volte.
Non
c’era più traccia di Merlino, vicino a lui, ne del
vecchio pazzo con la
medaglia d’oro. C’era solamente lui, solo, in una
stanza buia, disteso su un
semplice materasso poggiato a terra.
Aveva
sognato.
Aveva
evidentemente sognato.
Si
era immaginato tutto, per filo e per segno.
La
stanza sudicia e le catene di ferro… il vecchio col
cappuccio… le risate di
Merlino… le due mani dentro il suo stomaco…
Lo
toccò ancora, incapace di credere che si fosse trattato di
un sogno: intatto.
Tutto
era stato troppo
vivo e reale, tutto troppo violento e freddo, per essere stato solo un
sogno.
Fu
spalancata una porta ed entrarono due uomini giganti. Uno di loro era
sicuramente Oppugno, il simpatico “portinaio” che
aveva accolto Ghoro il giorno
precedente. Non lo salutò, ne mostrò alcun segno
della gentilezza che aveva
usato nei suoi confronti.
Freddi
come la morte, i due energumeni lo alzarono di peso e lo portarono
fuori dalla
stanza.
“Dove…?”
pensò, tremante di paura pura, Ghoro.
<<
Zitto >> disse uno dei due.
Anche
loro, potevano leggergli il pensiero.
Lo
portarono sempre più in basso, seguendo scale strette dai
pioli squadrati…
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La
nuova stanza era una sorpresa allarmante: bianca, luridamente bianca,
come
apparentemente sporca, dilaniata nel suo interno. Però
comunque lo abbagliava
poiché i suoi occhi si erano abituati ormai a vedere la luce
fioca e oscura
delle stanze dei corridoi precedenti. Da quanto era li?
<<
Da ieri sera >> disse una voce da dietro le sue spalle.
Ghoro si voltò
alzando i pugni. Merlino sorrise.
<<
Hai gia provato ad usarli una volta, con me… prova ancora:
magari la seconda
potrebbero servirti, no? >> concluse arrogantemente,
passandogli accanto
ed andandosi a sedere su di una sedia. Ghoro notò con
costernazione che prima
non c’era. “Cosa?!”.
<<
La… sedia… cos…? >>
sussurrò tra se e se.
<<
Non noti altre differenze? >> chiese Merlino beffardo.
Ghoro si osservò
intorno ed emise un’esclamazione. Non poteva crederci.
Sulle
pareti si dipingevano boschi incantati di alberi dai folti rami.
Sentieri
stretti tra la pura vegetazione. Uno scoiattolo di passaggio si
fermò un
secondo ad osservare un punto imprecisato alla sua sinistra. Linee
curve e
sinuose s’arrampicavano come ragnatele seguendo la direzione
del suo sguardo.
Dinanzi a lui nacque una foresta. Alfine le ombre che prima lasciavano
intuire
il punto di congiunzione tra parete e parete erano spartite, lasciando
intendere che fossero semplicemente evaporate.
Ma
non passarono due secondi che gia il paesaggio aveva cominciato ad
appiattirsi
ed ad estendersi. I tronchi scricchiolavano, le foglie sibilavano
sinistramente
rimbombando acutamente per l’aria, il cielo cambiava
furentemente tonalità e le
sue nuvole diventavano oscuri ghigni che cadevano a terra sino a
rompersi in
mille pezzi. Un fiume di lava sostituì rumorosamente il
piccolo sentiero.
Inferno.
Altri
due secondi ed il fiume prese a contorcersi in spasmodici palpiti e
gocce
infuocate divamparono in alto, su nel cielo. Un drago di fuoco prese
vita e scese
in picchiata lasciando una scia di fuoco trai tronchi marci degli
alberi
decaduti… prendendo in pieno Ghoro…
<<
Siamo qui per discutere >> disse una voce calma. Ghoro
smise
immediatamente di urlare. Notò che non stava bruciando e che
non c’erano ne
alberi, ne spruzzi di lava infuocata: solo calme, sporche pareti
bianche. Notò
poi che era a terra, sudato.
Di
nuovo palesemente scontato: magia.
Come
il sogno che aveva fatto qualche ora prima: nessuno aveva veramente
“ispezionato” il suo stomaco… nessuno
aveva veramente scavato all’interno del
suo corpo…
Ma
ne era davvero sicuro? Come poteva esserlo dopo tutto quello che gli
stava
succedendo?
<<
I tuoi stupidi pensieri impauriti mi assordano, stai in silenzio!
>> gli
ordinò Merlino sedendosi in una posizione che fosse per lui
più comoda. Lanciò
a Ghoro uno sguardo malizioso.
<<
I sogni spesso si rivelano essere per quello che in
verità sono: pura vita e puro reale
>> affermò
semplicemente, sorridendo ancora di più alla vista
dell’espressione mortificata
di Ghoro.
<<
Non dirlo >> sussurrò questo tastandosi ancora
lo stomaco rivivendo
quello che aveva sognato quella
notte…
<<
Non hai sognato >>.
Ghoro
impallidì e non poté non credere alle sue parole.
Perché
in fondo… quel pazzo era la sua unica fonte di
verità, in quel luogo.
Una
risata lugubre echeggiò nella piccola stanza.
Ghoro
si sentì sperduto e indifeso, in balia di una tempesta
troppo sciagurata per
lui e troppo violenta. Non avrebbe potuto fare nulla, al momento.
<<
Esatto Ghoro >> gli intimò Merlino puntandogli
un dito contro.
<<
Portatelo via >> concluse battendo le mani.
Ghoro
fu trascinato via nell’ombra.
Cadde
improvvisamente sopra il letto dove si era svegliato poco prima, come
se fosse
piombato dal soffitto, trovandosi ad un tratto immerso
nell’oscurità. Una voce
rude lo salutò da un angolo oscuro.
<<
A quanto pare vedo che ho compagnia… >> disse.
Ghoro si voltò da quella
parte.
<<
Chi sei? >> chiese istintivamente. Una mano emerse dal
buio.
<<
Mi chiamo Robert Sigfrid, ed il mio nome da fratello è
ancora da decidere
>>. Ghoro la strinse.
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Grazie
a Black Wolf per la sua recensione al primo capitolo....:) PinFloi
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