~PROLOGO~
La
giornata era soleggiata e tranquilla. Niente faceva presagire quello
che di lì a poco sarebbe successo. Nessuno poté fare
niente per salvarli. L'auto fu troppo veloce, lo stupore paralizzò
tutti.
Aurora
sentì solo delle grida e un forte stridio di freni, poi per
lei fu il buio.
Tre
mesi dopo...
Il
corridoio riecheggiò del rumore dei passi decisi di un uomo.
Stefano era molto alto e vantava un fisico da vero atleta: muscoloso,
ma non troppo. I capelli biondi sbarazzini mettevano in risalto gli
occhi blu, che esprimevano forza e pacatezza. Era stato il sogno
proibito di molte ragazzine quando andava ancora a scuola e lo era
tutt'ora di altrettante donne.
Aprì
la porta della stanza, attento a non fare troppo rumore, per non
rischiare di svegliare chi si trovava su quel letto. Precauzione
inutile: sua sorella Aurora era sveglia, anche se non dava segni di
averlo sentito, o forse semplicemente non le importava. Restò
fermo a guardala.
Nonostante
tutte le bende e i lividi che ancora le ricoprivano parte del corpo,
si vedeva che Aurora non era una brutta ragazza, anzi si poteva
benissimo dire che fosse veramente bella. Assomigliava molto al
fratello. Aveva lunghi capelli biondi che le arrivavano a metà
schiena e che lei preferiva tenere racchiusi in una coda di cavallo e
due occhi verdi come l'erba dei prati più rigogliosi. Era
snella e alta, e non aveva un petto piatto; un fisico da modella
insomma. Solo chi la conosceva davvero però notava che il suo
sorriso non arrivava più a toccare gli occhi, questi non
trasmettevano più gioia o voglia di vivere: erano spenti e
privi di emozioni, se non un'immensa raggelante indifferenza a tutto
e tutti.
Nel
vederle quell'espressione, il cuore di Stefano fu stretto da una
morsa: averebbe dato qualsiasi cosa per vederla di nuovo ridere
felice. Si sentiva inutile e impotente di fronte alla portata del
dolore che accompagnava ogni gesto della sorella. Gli ultimi tre mesi
erano stati un incubo, pieni di angoscia e speranza; era ora di
cambiare.
Si
avvicinò al letto imponendosi di ritrovare la sua solita
allegria, perduta quando aveva varcato la soglia di quella stanza
d'ospedale.
-Ciao
sorellina. Meglio oggi?-
Lei
non gli rispose e non si voltò neanche: era così dal
giorno che si era risvegliata quando l'avevano messa al corrente di
quello che era successo quasi tre mesi prima. Stefano, però,
non si perse d'animo e ritentò.
-Non
fare così, ti prego. Lui non avrebbe voluto, lo sai benissimo
anche tu che di te lui amava sopratutto la tua gioia e la tua voglia
di vivere. Quindi se non vuoi farlo per te, o per me, o per tutti
quelli che sono preoccupati per te, almeno fallo per lui. Ti prego,
cerca di tornare a vivere. Provaci.- la supplicò lui.
Aurora
si girò a guardarlo, dritto dritto negli occhi. Andò
oltre all'apparente allegria con la quale si era presentato lui; vide
il dolore, l'ansia e la preoccupazione che albergavano nell'animo del
fratello.
Si
odiava per quello che stava facendo a tutti quelli che le volevano
bene e che continuavano a spronarla per non cedere e lottare. Voleva
più di tutti tornare ad essere quella di prima, sempre
sorridente e felice, ma più ci provava più difficile le
sembrava riuscirci. E ora che stava guardando quegli occhi, decisi di
ritentare l'ultima volta.
Si
fece coraggio e cercò di accantonare il dolore in un angolino
della sua mente.
-Ci
provo, ma non ti prometto niente. Fa troppo male, Ste, davvero
troppo.- sussurrò debolmente.
A
Stefano non occorrevano altre parole: il primo passo era stato fatto
e lui l'avrebbe sostenuta e aiutata. Sperò solo che il futuro
fosse clemente con loro e non riservasse brutte sorprese.
Un
anno dopo...
-Arrivati!
Da oggi questa sarà casa mia.- disse Aurora.
-Tipo..
questo loro lo chiamano
“appartamentino”?!? Incredibile!- esclamò Stefano
che la seguiva.
-A
quanto pare... Mi avevano detto di essere ricchi, ma non pensavo fino
a questo punto. Se lo avessi saputo prima che era così grande,
non avrei accettato. Ora è troppo tardi ormai, ho già
firmato.-
-In
caso l'avessi saputo prima, ti avrei costretto io a firmare. Ti
serviva cambiare aria e loro
ti hanno offerto un'opportunità su un piatto d'argento, anzi,
d'oro vedendo tutto questo ben di Dio.- le rispose lui, infervorato.
Lei
non replicò: sapeva quanto aveva fatto preoccupare i suoi cari
in quegli ultimi mesi, e anche se non l'avrebbe mai ammesso
concordava con suo fratello. Al ricordo di quello che aveva passato,
però, non riuscì a celare l'ombra di tristezza e dolore
che attraversò i suoi occhi. Stefano se ne accorse e decise di
distrarla.
-Beh?
Che ci facciamo ancora qui in entrata come due stoccafissi? Su, su;
dobbiamo sistemare e esplorare questo posto! Tipo, guarda qui che
vista! Essere all'ultimo piano ha i suoi vantaggi, non trovi?-
-Wow,
è davvero magnifica! Si vede quasi tutta la città e..
ehi! Laggiù! Il mare! Bellissimo..- esclamò lei
entusiasta del panorama che si poteva ammirare da lì. Stefano
sorrise con dolcezza, conscio di essere riuscito nel suo intento.
-Ok!
Diamoci da fare ora, che abbiamo quintali di roba da sistemare
ancora.- continuò lei -Ah, Stefano?-
-Si?-
le rispose lui girandosi.
-Grazie
per avermi accompagnata-
-Questo
e altro per te sorellina. Mettiamoci al lavoro ora.- disse
stritolandola in un abbraccio che voleva proteggerla dal resto del
mondo.
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