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Oculi
in puteo supplicant.
Occhi duri. Occhi pietrosi. Occhi sgraziati. Occhi spessi. Occhi muti.
Occhi lontani. Occhi dolorosi. Occhi acuminati. Occhi vividi. Occhi
impossibili.
I suoi occhi.
Li sente, Matt.
Singhiozzi. Piccoli e vergognosi e soffocati dalla stoffa. Timidi e
insopportabili a chi li emette, abortiti sulle stesse labbra che li sta
creando.
Sono una richiesta non posta, un segreto mai accettato, una
verità di cui nessuno conosce il volto. Matt non
può
più tapparsi le orecchie.
Si alza, abbandonando le sue certezze e il suo porto. Verso un grande
nero, una nebbia densa di speranze afferrate con forza a cui
non
si vuole dire addio.
Il fondo del pozzo è quel piccolo letto spoglio e mesto.
Lenzuola ruvide da scostare.
La chioma di Mello riflette le tenebre, volto premuto sul cuscino, un
rossore furioso di lacrime e imbarazzo nascosto in un bianco che tace.
Un pianto tenue. Spezzato. Devastato. Rotto.
Rotto, Mello che è sempre forte e non cade mai, Mello che
piange solo quando nel cielo brilla la Luna.
Matt non sa cosa fare, perchè non è mai successo
e ciò che non conosce lo disorienta.
Alza la testa di colpo, lui. Lo guarda, occhi grigi di lacrime che non
vuole piangere, rossastri del sangue che verserà.
-Falli smettere, Matt. Falli smettere! Non senti come ridono? Non
voglio che ridano, Matt...-
Il suo corpo trema e sussulta, non sembra più forte ma solo
flagellato. Deliri strappati alle sue labbra da un'ossessione
martellante.
-Ridono, ridono... falli smettere di ridere! Mi fanno male.-
Piagnucolii di un morente invischiato fra i flutti di un mare da cui
non uscirà.
Matt non sa e non capisce. Esita, e decide di non essere più
bambino ma solo amico. Di essere quello forte, per la prima volta.
-Cosa dici? Non senti che non ridono più? Stanno zitti,
adesso, hanno smesso. E' passata.-
Mani minuscole e timorose fra capelli chiari. Un tremore placato con
menzogne il cui artefice non conosce il significato.
-... smesso?- ripete Mello senza credere.
-Sì, smesso. Non lo faranno più.- Promesse senza
valore,
senza inizio nè senso. Promesse che si promette al buio.
Amarezza poco infantile in quella voce ferita ed incrinata. -I suoi
occhi ridono sempre.- Di
me.
Occhi cavernosi. Occhi torbidi. Occhi immensi. Occhi ciechi. Occhi
aspri.
Che non avrebbero mai
smesso di ridere di lui.
Note dell'Autrice: Sì, è un pelo
nonsense. Ma boh, l'ho scritta senza pensarci troppo.
In questa storia, i nostri due protagonisti -facciamo tre,
poichè nonostante non sia stato nominato nemmeno una volta
Near è il più presente- dovrebbero avere
all'incirca otto o nove anni.
Mello si nasconde sempre dietro una facciata di pietra e fuoco,
distruggendo e annientando, si comporta come se dovesse continuamente
dimostrare la sua forza. Ma l'ho subito considerato fragile, in fondo.
Spero di non essere stata OOC, con Mello, lo spero proprio. u.u E chi,
se non il caro vecchio Matt, può consolarlo mentre piange?
Pucci loro.
Grazie mille per avere letto. Sarei molto contenta di sapere cosa ne
pensate.
Lucy
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