Dannati marchingegni, caldo e zie astute

di AllyJacksonBeLIEver
(/viewuser.php?uid=208028)

Disclaimer: questo testo č proprietą del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dą diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Allora, gentili lettori, si parte: Mia zia e mio zio possiedono una bellissima casa ad Ostuni, piccola, accogliente e rinfrescante. Dato che dove abito io la parola "fresco" non appartiene al vocabolario di uso comune, ho deciso, senza pensarci due volte, di andare a dormire in questa bella casetta. Ci siamo organizzati cosģ: io e mio zio abbiamo dormito in due divanoletti e mia zia, che voleva tutto il letto a due piazze per sč, nel letto matrimoniale. Era davvero inusuale, perņ sapete che dalla mia famiglia ci si puņ aspettare di tutto. Dopo una cena a base di pizza e patatine, ognuno ha raggiunto la sua rispettiva postazione. Mia zia era gią partita, poichč le basta un contatto di pochi secondi con il cuscino per cadere nel pił profondo dei sonni. Io e mio zio abbiamo aperto i divanoletti e ci siamo addormentati. Non si puņ dire che abbia dormito bene: mio zio si alzava ogni due ore dal letto o per bersi tutto il frigorifero o per andare in bagno. Non era tanto problematico il fatto in sč per sč, quanto le conseguenze delle azioni compiute da lui nella notte: Quel maledettissimo frigorifero era stato chiuso male e cigolava fastidiosamente; lo scarico del gabinetto sembrava che volesse vendicarsi per quante volte era stato tirato, faceva un rumore disumano. Proprio mentre stavo perdendo anche l'ultimo briciolo di pazienza che mi era rimasta, mia zia, con tempismo perfetto, un tempismo che solo lei possiede al mondo, si alza sulle ginocchia dal letto e grida: " Ehii! Ma che hai deciso di fare stanotte? Da quando ti sei alzato da lą sopra non hai fatto altro che svegliarmi col frigorifero e col cesso! Guarda che se ti alzi un altra volta, giuro che mi alzo e ti sbatto una mazza sul cranio!" Con queste parole, mia zia si era rigirata sbuffando nel letto e tentava di riprendere sonno. Mio zio mi guardava in cerca di conforto, ma io, che se non riesco a dormire divento intrattabile, l' ho guardato con aria seccata e gli ho detto " Ti sta bene." e mi sono rigirata anche io nel letto sbuffando. Sentivo mio zio che si aggiustava il cuscino e diceva fra sč e sč sottovoce: "e cha ma 'ffa! Am essr sempre gridat en gap!" Nelle successive tre ore che mancavano all' alba, non ho potuto ugualmente dormire, perchč mio zio russava in maniera animalesca e credo che non abbia avuto nulla da invidiare ad un grizzly in letargo in una caverna. La mattina seguente, č cominciata la lotta: dopo che ci siamo svegliati e dopo aver fatto i turni per andare in bagno, era arrivato il momento di chiudere i divanoletti che ancora non sapevamo come eravamo riusciti ad aprire. Dunque, dovete sapere che questi due strumenti di tortura non solo sono scomodi, ma sono anche impossibili da chiudere, ci vorrebbe una laurea in psicologia, perchč c'č da capire il processo mentale di chi li ha assemblati. Mio zio, che era in mutande, ha cominciato a far lavorare le mani per cercare di chiudere lo schienale, ma senza successo. Allora č passato alla parte inferiore, ma niente. Finchč non ha cominciato a far lavorare il cervello: girava intorno all' oggetto con la fronte aggrottata, la mano destra sul mento e il passo felpato, alla Sherlock Holmes e mia zia vestiva i panni di Mr Watson, incalzando domande piuttosto irritanti che non potevano avere una risposta. Sempre nelle sue mutande color oltremare, studiava nei minimi dettagli la struttura. Quando credeva di averci capito qualcosa, il suo viso si illuminava, per poi spegnersi nuovamente testando personalmente che la sua ipotesi non era fattibile. Il tempo passava e il caldo si faceva sentire. Voi sapete come diventa mio zio quando ha caldo. Dovrebbe diventare oggetto di studio presso le universitą che frequentano le nuove matricole. Ad un certo punto, con lo stesso silenzio con cui in tutto il tempo aveva studiato il divanoletto, č uscito sul balcone in mutande, incurante dei vicini che erano affacciati ai balconi. Quello era il segnale chiaro che mio zio aveva gettato la spugna. Allora č entrata in scena mia zia, piccolina e astuta. Lei ha preferito passare alla parte pratica: ovvero, č saltata sul divanoletto e lo ha frugato da cima a fondo, in cerca di qualcosa che potesse piegare lo schienale. Allora č rientrato mio zio, ha dato il cambio a mia zia ed č riuscito a chiudere il divano per un quarto. Chissą perchč ad un certo punto il divano si bloccava e non si chiudeva del tutto. Lui lo apriva e chiudeva di continuo. Se non fossi intervenuta io, lo avrebbero distrutto. Cosģ, con la mia freschezza giovanile e anche con il mio buonsenso, sono arrivata alla conclusione che abbassando la levetta sotto il sedile del divano, l'operazione di chiusura sarebbe potuta giungere al termine. Questa storia testimonia chiaramente di quanto i grandi possano dare i numeri quando hanno caldo. Tenetevi a distanza di sicurezza quando vedete un adulto sudato che sbraita e si agita. Ne vale della vostra incolumitą!




Questa storia č archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1144331