Ed ecco ancora qui la vostra S_Nity, con
ancora un’altra storia paranormale! Ma questa volta l’idea non è mia ma di Mr Vale... grazie! ^__^
Come già avevo annunciato, in questa fan fic i protagonisti
saranno gli autori! Per ora sono:
Mr Vale (Devil), Blak Raven (Jin), Darth
Harion (Harrison), e S_Nity (Angela)! Chissà, forse col tempo si aggiungerà
qualcuno! ;-)
Per cui adesso, dopo questa breve premessa, posso solo augurarvi buona
lettura!
Come al solito lei era da sola, davanti al suo
computer. Aveva circa quindici anni, anche se i suoi lisci ed uniformi capelli
neri la facevano sembrare quasi di due anni più giovane.
Le sue dita scorrevano velocissime sulla tastiera ed era particolarmente
concentrata sullo schermo: tipico degli hacker. Smise un attimo di scrivere e
prese un CD dalla borsa vicino a lei; lo inserì e avviò il programma in
internet. “Il programma è inserito, ora devo solo vedere se
funziona” diede una fugace occhiata allo schermo ed inserì i suoi dati “Nome:
Jin Mikima... Password: kensij73260AS91... Ricercare: KONAMI, progetto 00172...
invio”. In quel momento la schermata cambiò e comparve una completamente
diversa “Funziona!”. Osservò
attentamente la pagina per qualche secondo, poi entrò in un computer per
prelevare alcune informazioni. Improvvisamente ci fu un
errore nel sistema e lo schermo divenne completamente bianco. “Ma che diavolo...”
Alla stessa ora la tester Angela Heaven stava
lavorando ad un videogioco dentro un locale spazioso, insieme a tanta altra
gente che si occupava di mansioni diverse. Era una ragazza di quattordici anni,
piuttosto bassa. Aveva capelli biondi e occhi di un verde scuro; la maglia
bianca che portava le dava quasi davvero un aspetto angelico: non era stato
scelto a caso il suo nome. “Devil, corri!” disse improvvisamente, alzandosi in
piedi e chiamando un sedicenne
con un ampio cenno del braccio. Lui indossava
vestiti neri e il suo aspetto era tutto l’opposto di quello della ragazza. In
pochi secondi fu da lei. “Cosa c’è?” chiese un po’
stupito: Angela non aveva mai avuto dei problemi con il computer. “è entrato un hacker nel sistema, non
riesco a liberarmene” disse lei. “Strano...” Devil prese
quindi ad armeggiare con il pc per qualche secondo, dopodichè lo schermo
diventò bianco. “Cosa...?”
In quel preciso istante, uno scrittore sui diciotto anni, quasi
diciannove, stava con le mani ed i lunghi capelli bruni incollati alla
tastiera, nei quali incespicava con le dita mentre
tentava di finire un capitolo. All’improvviso si accorse che la tastiera non
digitava i caratteri correttamente. “Maledizione!” imprecò Harrison, menando un
pugno di straordinaria potenza al Case, visto che il
computer non lo trattava in maniera migliore. “Non è possibile che i computer ce l’abbiano SOLO ed esclusivamente con me!”. Fece per menare
un altro pugno, ma si interruppe appena vide lo
schermo diventare bianco. “Ecco, lo sapevo che...”
_ .-•*’ֿ)†(ֿ‘*•-. _
Una persona camminava a vuoto, nel biancore assoluto in cui si
ritrovava. “Che razza di scherzo volgare mi hai fatto, stavolta?!” fu Harrison, col fare di chi è abituato ad essere
maltrattato dal proprio computer. Lo scrittore si guardò intorno
spaesato “Quando ho detto che avrei passato le vacanze solo, non
intendevo esattamente questo... qui intorno vedo solo bianco, accidenti a me!”.
Dopo alcuni minuti che gli sembrarono un’eternità, scorse due
figure in lontananza. “Ehi, voi! Mi sentite?” cominciò a muovere le
braccia cercando di farsi notare, mentre correva loro incontro.
“Ok, ora prova a spiegarmi questo” disse Angela sottovoce, mentre
leggermente spaventata si guardava intorno. Devil la guardò, l’espressione tra
il sorpreso e lo smarrito “Non ho la minima idea di cosa ci sia capitato... né
di come possiamo ritornare da dove siamo venuti”. Il ragazzo rivolse lo sguardo
verso l’alto, per spostarlo nuovamente davanti a sé: fu lì che notò qualcosa o,
per meglio dire, qualcuno. “Ehi, riesci a vederci?” gridò Devil in direzione
della figura che si stava avvicinando a loro due. Harrison annuì con un segno
deciso del capo e corse loro incontro. “Per caso sapete che diavolo sta
succedendo qui?” disse il ragazzo un po’ brusco, dopo aver raggiunto i due. ”Se
lo sapessimo, probabilmente avremmo già trovato il modo per andarcene, non
trovi?” rispose Angela un po’ nervosa, prima di continuare a parlare “Comunque io mi chiamo Angela e lui” continuò indicando il
ragazzo di fianco a lei “... lui è Devil” concluse, tendendo la mano a quello
strano ragazzo, il quale guardò con distacco le esili ma rovinate dita che gli
erano state poste davanti. “Io Harrison” rispose, senza stringerle la mano.
“Allora? Che si fa?” chiese Devil. A rispondergli fu
Angela “Non saprei, di solito sei tu quello che mette
a posto i disastri combinati dagli altri”. Intanto Harrison aveva notato
qualcuno che si guardava attorno spaesato a circa
cento metri di distanza, dietro le spalle dei due. “Ehi, tu!” la figura girò lo
sguardo verso di lui, mettendo in mostra lineamenti vagamente
orientali che si potevano notare sul suo viso. Cominciò quindi ad
avvicinarsi velocemente agli altri, sempre continuando a guardarsi intorno.
“Qualcuno sa spiegarmi cosa sta succedendo qui?”. “Non lo sappiamo” le rispose Devil “Ma dobbiamo cercare di capire proprio questo, se
vogliamo uscire di qui”. La ragazza appena arrivata si presentò “Io sono Jin,
Jin Mikima”. Detto questo rivolse uno sguardo agli altri, che si presentarono a
loro volta. In quel momento qualcosa parve venire in mente ad Harrison “Per
prima cosa dobbiamo sapere come siamo entrati in questo posto... sempre che
così si possa definire”. Gli rispose Devil “Buona idea...
noi due” affermò, mettendo una mano sulla spalla di Angela “Stavamo lavorando
al computer, quando il sistema ha smesso di funzionare correttamente e poi...” continuò, cercando di ricordare cos’era successo “...è come
se all’improvviso ci fossimo ritrovati qui”. “Io” cominciò Harrison “Stavo come
al solito litigando con il pc... ho quasi distrutto il
Case con un pugno, e sembra che lui si sia vendicato!” rivolse lo sguardo verso
Jin “E tu, Mikima?” la ragazza restò un attimo in silenzio, a misurare gli
sguardi degli altri “Anche io stavo lavorando
al computer” disse lei con fermezza. “E cosa stavi
combinando, di preciso?” chiese Devil. La risposta della ragazza non piacque a nessuno “Stavo lavorando dei dati... ehm... riservati”
continuò senza esitare, ma solo dopo aver sostenuto gli sguardi dei
presenti “Della KONAMI, progetto 00172... ma sembra che qualcosa non abbia
funzionato correttamente”. “Tu sei l’hacker che ha provato ad entrarmi nel
sistema!” l’aggredì Angela. Jin rispose tranquilla, anche se un po’
indispettita “Allora? E poi non sono affari tuoi”.
“Certo che lo sono!”. Ad interrompere le due fu Devil
“Smettetela, litigare non ci servirà a molto. Io credo di aver capito
cosa ci è successo”. Gli altri smisero immediatamente
di discutere e rivolsero lo sguardo verso Devil, attendendo che continuasse a parlare. “Stavamo tutti lavorando al pc,
giusto? Probabilmente qualcosa è andato storto, forse i nostri dati sono stati
compromessi, ma...” Harrison lo guardò spazientito
“Vuoi andare al punto o ci girerai attorno per ancora qualche ora?!”. “Calmati, lo stavo appunto dicendo... siamo stati
trasformati in dati e mandati in rete”. Si guardarono l’un l’altro,
un po’ intimoriti da quell’affermazione. La prima a proferir parola fu Jin
“Perché allora qui è tutto bianco? Per quanto mi
risulta, internet è pieno zeppo di cose di ogni tipo”.
Harrison le rispose quasi subito “è
semplice: siamo stati mandati in un “buco”. In poche parole, qui non c’è
nulla”. “Forse se raggiungiamo la rete possiamo trovare un modo per uscirne”
intervenne Angela. Devil Annuì “Si, stavo pensando la
stessa cosa. Ma come ci arriviamo?”. Rispose sempre
Angela “Hai detto che siamo dei dati, giusto? Bene.
Ciò vuol dire che ogni nostra azione è formata a sua
volta da dati” sorrise con aria soddisfatta “Lasciate fare a me!”.
Angela era accovacciata e stava dando le spalle agli altri. Muoveva le
mani e le braccia come se stesse armeggiando con qualcosa, anche se in quello
spazio c’era solo un infinito e deprimente bianco. Harrison ruppe la quiete per
primo, mettendosi alla sinistra di Angela in modo da
poter capire cosa stava facendo. “Ma cosa...!?”
infatti aveva visto che le mani della ragazza avevano aperto un buco e vi si
erano infilate. Ciò che lo faceva rimanere perplesso fu però che lei non aveva
“qualcosa” su cui aprire il buco: l’aveva aperto e
basta. Angela si alzò quindi in piedi e affermò soddisfatta “Finito! Ho creato
un collegamento per la rete, ma c’è un problema”. “Cioè?”
rispose Jin: se prima era intimorita dall’idea di essere rinchiusa nella rete,
ora ne era quasi eccitata. “Io ho aperto il passaggio, ma qualcuno lo deve
allargare. Ho solo provveduto a fare in modo che, se
riusciamo a passare da lì, ci ritroviamo nel bel mezzo della rete”. “Faccio
io!” disse Jin con prontezza. Angela si scostò da davanti al buco, grande poco
meno di un pallone da calcio. Quindi la hacker si
prese le dita tra le mani e le piegò in modo impressionante, ricavando un suono
sordo per ogni dito. Jin si allontanò quindi di qualche metro dal bersaglio, lo
studiò con attenzione per un paio di secondi e vi si scagliò sopra con una rapidità
fuori dal comune, emettendo un urlo acutissimo. Quel
“buco” adesso era almeno dieci volte più grande, quanto
basta per farci passare qualcuno senza troppe difficoltà. Uno dopo l’altro vi
entrarono e si guardarono attorno: videro milioni e milioni di schermate, edifici ed oggetti dei più vari, con miliardi di
cavi di collegamento che partivano da punti precisi e si collegavano ogni
altra cosa. Il tutto era sempre posto dentro il solito bianco, ma qui quasi non
si vedeva.
“Grandioso!” esclamò eccitata Jin. Harrison invece non sembrava molto
contento “Cosa?! Siamo rinchiusi nel bel mezzo di internet senza sapere se mai riusciremo a venirne fuori e
tu sei divertita? Io le donne non le capirò mai...” finì,
scuotendo il capo e posandosi una mani sui capelli. “Guardate” disse Devil,
accennando uno dei punti dal quale uscivano i cavi di collegamento; ma in
quello che aveva indicato i cavi sembravano più “pieni” che negli altri, come
se fosse sovraffollato. “Quello deve essere Google”. Angela quindi alzò lo sguardo
sull’edificio indicato da Devil, sopra del quale si poteva distinguere
nettamente un cartellone sul quale si stagliava la scritta in caratteri gialli
e azzurri “GOOGLE”. “Eh già, non ci sono proprio dubbi!” confermò la tester, girando il capo verso gli altri. Lei sorrise
affascinata, Jin ridacchiava divertita, Devil si guardava attorno con aria
soddisfatta e Harrison teneva il broncio e continuava a sbuffare, cupo in
volto. “Ma è mai possibile che proprio voi non
capiate?” sbraitò Harrison in faccia agli altri “Qui siamo esposti a TUTTO
quello che c’è in rete!”. “Che cosa vuoi dire?”
replicò Jin, offesa dal tono del ragazzo. Le rispose Devil, mentre si guardava
attorno preoccupato “Sta parlando dei virus. Qualcuno
ha qualche idea sul come salvarci la pelle?”. “Ho in mente una cosa” cominciò
Angela, passando lo sguardo tra i presenti “Conosco
qualcuno che potrebbe aiutarci!”.
Continua... ;-P
Allora, com’è? So che non sono il massimo a scrivere, ma questo non è
proprio il mio genere, scusatemi!^^’’’’ Comunque ho
deciso che il prossimo capitolo lo scriverà Darth Harion (ahahah!Come sono
malvagia!). Lascio tutto nelle tue mani, poi starà a
te passare la palla! ^__-
Ciao!!!