Capitoli di un libro senza un titolo

di A bit
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1.
Il fragrante odore del caffè,il buio interrotto dalle prime luci del giorno, il tepore del letto ed il caldo torrido di una mattina di fine Agosto.
Ashley si alzò ancora assonnata, con gli occhi gonfi dal pianto della sera prima, e si diresse subito in corridoio, verso la stanza della madre.
C'erano scatoloni ovunque, con sopra varie scritte: "libri mamma" ;"cambio invernale" ;"Ashley".
Sperava che non sarebbe toccato a lei sistemare tutto.
Fece lo slalom fra gli ultimi scatoloni e bussò con determinazione all'entrata della stanza.
Nessuno rispose.
Aprì con decisione la porta che scricchiolò lentamente. Fece un passo verso il letto
«Mamy!..oh god!» urlò inciampando in un paio di scarpe che, probabilmente, si erano divise dal resto del mucchio.
Non si rialzò subito, ma si soffermò sul letto, disfatto e vuoto. Alzando gli occhi al cielo si rimise in piedi e vide sopra al cuscino un biglietto.
"Work...see you at 1:00 pm
love, Mum."

Perfetto, si erano trasferite da soli 3 giorni da Londra in Italia per lavoro e lei era già sparita in ufficio. Ora doveva pure sistemare gli scatoloni.
Corse verso la cucina, così anonima, e vuota, e distante dalla sua quotidianità, si versò un pò del caffè rimasto e vi mise 2 cucchiaini di zucchero.
In quel momento si ricordò di quello che la zia Jenny le disse un anno fa, quando prese con lei il suo primo caffè
«La vita è amara, il caffè dolce. Tesoro hai già 16 anni, queste cose dovresti capirle. Ma dovresti essere felice fra un anno partirai per un posto stupendo! L'italia, la patria di tua nonna.»
AT ALL!.
Sarebbe stata la risposta che avrebbe voluto darle.
Fortunatamente la nonna di Ashley le insegnò a parlare ed a scrivere italiano fin da piccola, ma la ragazza aveva sempre pensato che non le sarebbe mai davvero servito, fino ad un anno fa, quando venne a conoscenza dell'imminente trasferimento.
Bevuto il caffè si mise subito a lavoro sistemando la cucina e tutte le cose a essa annesse. Poi prese tutti gli scatoloni con sopra scritto il suo nome e dedicò il resto della mattina alla sua stanza.
Alle 12 e 30 si mise all'entrata della sua camera, le tende lilla, le foto della cugina Kate (praticamente la sua unica amica), i poster delle sue band, il letto a una piazza e mezza, il simbolo di legno della pace ricoperto di luci bianche (simili a quelle di Natale), i suoi libri vecchi in inglese e quelli nuovi in italiano, tutte le sue cianfrusaglie, l'orologio-sveglia, e la bandiera dell'Inghilterra, TUTTO ESATTAMENTE COME NELLA SUA CAMERETTA A LONDRA, solo più spaziosa. Eccolo lì, il suo pezzo di Londra, solo lì si sentiva a casa, in un luogo dove nulla, a parte il viso della madre, le era familiare, in un posto dove non voleva trovarsi.




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