UN SENTIMENTO
MAI CONFESSATO
La Sala Comune
dei Grifondoro era calma e riscaldata dal fuoco scoppiettante nel camino che di
tanto in tanto mandava bagliori rossastri sulle pareti e sulle comode poltrone
scure. I personaggi dei quadri giacevano assopiti all'interno delle loro
cornici, avendo di meglio da fare che prestare attenzione agli ultimi
ritardatari che sgusciavano all'interno della Sala passando per il ritratto
della Signora Grassa. A volte qualche vecchio dipinto aveva un sussulto al
russare troppo forte del suo abitante, ma per tutto il resto la Sala era
tranquilla. E nessuno faceva nemmeno caso alla ragazza che accoccolata nella sua
poltrona preferita sedeva con occhi immobili a fissare il fuoco che danzava
allegro nel camino.
Guardare il
fuoco le dava una sensazione di calma e tranquillità. Osservava le lingue rosse
che salivano dai ciocchi di legno, le fissava mentre assumevano nuove e strane
forme e lentamente bruciavano il legno sottostante. Solo qualche volta, da sotto
il pesante mantello in cui si era avvolta la ragazza, sbucava una mano armata di
bacchetta e con un leggero sussurro, un sottile fascio di luce bianca andava a
riempire nuovamente il camino della legna necessaria per mantenere un certo
tepore nella stanza. Il fuoco si rifletteva negli occhi nocciola della ragazza,
che con le ginocchia strette al petto, lasciava la propria mente vagare per
tristi pensieri che ultimamente riempivano la sua giornata.
Ormai, il libro
che si era riproposta di leggere quella sera giaceva abbandonato sul pavimento
di fianco alla poltrona, aperto a metà nel punto in cui Hermione aveva deciso
che non avrebbe concluso nulla nemmeno se avesse letto per tutta la notte.
Ora la ragazza
fissava il fuoco e i pensieri vorticavano nella sua testa come le succedeva
sempre quando era da sola. Ma al posto di pensare a esami, compiti e temi, la
sua mete viaggiava su binari decisamente diversi, venendo sempre rapita da un
certo paio di occhi e da una certa testa rossa. Fintanto che si teneva impegnata
con le lezioni, non aveva problemi a comandare a sé stessa di non pensarci, ma
quando calava la notte arrivava il momento peggiore della giornata e niente
riusciva ad impedire ai suoi pensieri di raggiungere sempre la stessa
destinazione, ogni sera, ogni notte. Per lo meno, di giorno provava a
costringersi a tenersi concentrata, a non cercare in ogni istante utile i suoi
occhi, a non rimanere a fissarlo mentre sorrideva radioso ad altre ragazze.
Sebbene fosse difficile, la sua abitudine a mettere il dovere davanti a tutto
non l'aveva abbandonata, così riusciva ad evitare figuracce e situazioni
imbarazzanti. Ma quando calava la notte, le era impossibile non pensare a lui.
Alle volte si ritrovava a pensare a futili mezzucci per poter ridere spensierata
con lui come facevano le altre ragazze, ignorando il suo sorriso e i suoi
sguardi. Aveva pensato alla Pozione Polisucco, ad un filtro d'amore, ad un
incantesimo, aveva persino accarezzato l'idea di un Incantesimo Imperius per
costringerlo ad accorgersi di lei, per evitare che lui continuasse a vederla
solo come ad una cara amica che ogni estate gli piombava in casa per spargere i
propri libri praticamente ovunque.
Sì, perché tutto
si poteva dire di Hermione Granger tranne che fosse ordinata. Ogni estate
impiegava mezza giornata a ritrovare tutti i suoi libri, così che doveva
cominciare molto prima degli altri a preparare la sua valigia per averla pronta
entro il primo di settembre. Ma ormai tutti si erano abituati a lei, a vederla
così, sempre perfetta riguardo a interrogazioni e compiti in classe, ma una
frana nel tenere in ordine le proprie cose. E tutti ci ridevano, non davano peso
alla cosa, a loro lei piaceva così, con quel qualcosa che la rendeva più umana,
e non solo una macchina da studio.
Ma ora, quella
visione che tutti avevano di lei le andava stretta. Non riusciva a farsi notare
come avrebbe voluto, non riusciva a fargli capire che lei era una ragazza, non
solo un'amica!
La situazione
stava degenerando e lei non sapeva più come fare per controllarla.
Alle volte
avrebbe voluto fermarlo in un corridoio e dirgli tutto, confessare questa sua
folle cotta, farsi ridere dietro, ma almeno liberarsi di un peso. Non sapeva se
quello che provava fosse amore, chi potrebbe essere così saggio e avere vissuto
così a lungo per poter affermare con certezza che si trattasse proprio di amore
“for the very fisrt time”, come cantava un noto ritornello di una famosa
cantante? No, lei questo non lo sapeva, non ne era sicura. Sapeva che quando lo
vedeva, e capitava molto spesso, il suo cuore faceva un piccolo balzo, poi
prendeva a battere veloce e lei si sentiva avvampare, sentiva il calore salirle
dalla bocca dello stomaco ed espandersi in tutto il corpo, fino a raggiungere il
viso, donandogli una tenera sfumatura rossa. E in quei momenti, lei era sicura
che i suoi pensieri e sentimenti si palesassero. Invece, vedeva che nessuno se
ne accorgeva, e allora il suo respiro tornava lentamente ad una velocità
regolare e lo stesso faceva il battito cardiaco, ma l'agitazione non la
abbandonava mai, almeno fintanto che lui era nei paraggi. Così cominciava a
straparlare, a rispondere malamente a chi le rivolgeva la parola, a rimproverare
ragazzini che non avevano nessuna colpa. Si agitava e si sentiva tesa come una
corda di violino. Se solo i suoi amici avessero saputo che cosa la faceva
scattare come una molla per un niente, probabilmente ci avrebbero riso. Almeno,
Harry ci avrebbe riso, o le avrebbe risposto che aveva cose ben più importanti a
cui pensare, mentre Ron.... Be', non era sicura di come avrebbe potuto reagire
Ron. Era forse per quello che ancora non aveva detto nulla
nessuno.
E se poi lo
avesse perso anche come amico? Come avrebbe fatto? Non avrebbe potuto sopportare
di essere la causa della fine di una amicizia, e forse anche più d'una. Se lei
si fosse dichiarata, se fosse uscita allo scoperto, cosa sarebbe successo tra
lei, Harry e Ron? Cosa sarebbe successo alla loro amicizia? Se fosse stata
respinta e Ron avesse deciso di non frequentare più né lei né Harry? Era sicura
di voler rinunciare ad una cosa così importante come la loro vicinanza per un
qualcosa che nemmeno lei era sicura di provare?
Non lo sapeva,
non era in grado di darsi una risposta. Aveva una paura folle di tante cose: di
essere respinta, di rovinare un'amicizia, di soffrire, di essere felice a costo
della tristezza di altre persone. Non poteva assumersi una responsabilità così
grande. Non voleva perdere nessuno dei suoi amici, eppure, quando lo vedeva non
capiva più niente.
Era rimasta
affascinata da lui forse dal primo momento in cui si erano conosciuti,
sull'Espresso per Hogwarts. E poi, nel corso degli anni, aveva avuto modo di
conoscerlo meglio, di capire quanto fosse intelligente, forse tanto quanto lei
se solo si fosse impegnato anche nello studio, e non solo in ciò che piaceva e
faceva comodo a lui. Era sempre stato gentile con lei, non l'aveva mai presa in
giro, anzi, le aveva chiesto più di una volta aiuto per diversi “compiti”, ma
lei si era sempre rifiutata di aiutarlo, credendo che lui non dovesse sprecare
la sua intelligenza con cose così stupide. Era un ragazzo allegro, rideva
spesso, emanava gioia di vivere da tutti i pori che contagiava chi gli stava
vicino, era spensierato e sicuro di sé. Le trasmetteva una sensazione di
felicità a sicurezza e forse era per questo che aveva cominciato a
guardarlo con occhi diversi. Insomma, non sapeva dire cos esattamente
l'avesse colpita di più, se la sua risata contagiosa, se i suoi occhi
luminosi o il sorriso candido che esibiva quando ne aveva combianta
una delle sue. Sapeva solo che ora avrebbe dato
qualsiasi cosa per potergli essere ancora d'aiuto in un qualche modo, ma capiva
che non era più possibile.
Da qualche
tempo, esattamente dal Ballo del Ceppo, aveva capito che le cose erano cambiate,
che lui aveva messo i suoi occhi su una ragazza, e sapeva che la cosa non era
dettata solo dall'aspetto fisico di lei. Insomma, loro due avevano molte più
cose in comune di quante non ne avesse lei con lui, ma nonostante questo non
riusciva a convincersi che per lei non c'erano quasi speranze.
Mentre pensava a
queste e altre cose, il silenzio della sala venne rotto da delle voci
provenienti da oltre il ritratto, che infatti poco dopo si scostò di lato senza
mancare di mugugnare qualcosa contro i ragazzi che contravvenivano alle regole
della scuola, per lasciare passare tre Grifondoro.
Ron e Fred
Weasley e Angelina Johnson fecero il loro ingresso nella Sala Comune. Hermione
sussultò alla loro vista ed emise un verso strozzato, sperando che nessuno si
fosse accorto di lei.
- Hermione, sei
tu?- chiese la voce di Ron alle sue spalle.
Hermione sentì i
passi dei ragazzi avvicinarsi, così decise di venire allo scoperto e sporse il
viso oltre lo schienale della poltrona.
- Si, sono io...
Devo essermi addormentata....- rispose lei, lanciando un occhio al libro che per
fortuna era ancora per terra aperto, esattamente dove lei l'aveva lasciato.
Guardò Ron che la fissava con aria interrogativa, e poi lo sguardo le cadde su
Fred e Angelina che si tenevano teneramente per mano.
- Guarda, hai
fatto cadere anche il tuo libro!- le disse Angelina, raccogliendo il libro e
porgendoglielo.
- Si, grazie...-
Hermione distolse gli occhi dalla coppia e rimase a fissare la copertina del
libro che ora teneva tra le mani, sentendo un calore familiare avvicinarsi al
suo viso per imporporarle le guance, e sapeva che il calore non era causato dal
fuoco alle sue spalle.
- Ma che hai?
Sei strana.- disse Ron, osservando la sua amica.
- Oh, piantala!
Mi sono solo addormentata, va bene?- Ecco, era scattata di nuovo. Possibile che
non fosse in grado di controllare la propria bocca? Eppure faceva parte anche
lei del suo corpo, o no?!
Sia Fred che
Angelina la guardarono, stupiti per l'uscita di un attimo prima.
- Va bene,
scusa! Sei insopportabile in questi giorni, sai?!- le gridò di rimando Ron,
voltandole le spalle e allontanandosi a grandi passi verso l'entrata al
dormitorio maschile.
Fred la guardò
un istante e lei si sentì avvampare di nuovo. Sapeva di non essere stata carina
con Ron, anzi, di essere stata proprio sgarbata, ma ogni volta che Fred era
nelle vicinanze lei non controllava più la propria bocca.
Fred distolse
gli occhi e guardò Angelina dolcemente. La prese per mano e arrivarono
all'imboccatura dei dormitori.
Hermione era
ancora ferma, in piedi a testa bassa, provando a fare finta di nulla.
Fred avvicinò
una mano al viso di Angelina, le accarezzò una guancia con il pollice e le si
avvicinò per darle un bacio leggero sulle labbra. Lei chiuse gli occhi e si
lasciò baciare. Pensò che Hermione la stava guardando e le pareva di aver visto
una lacrima brillare all'angolo di un occhio, ma forse era solo uno scherzo dei
riflessi del fuoco sul viso della ragazza.
-
Buonanotte....- sussurrò Fred.
Hermione osservò
la scena di sottecchi e non riuscì a trattenere una lacrima solitaria, che così
velocemente come si era formata, altrettanto velocemente rotolò via sulla sua
guancia. Assaporò per un attimo il sapore salato delle proprie lacrime, poi si
passò il dorso della mano sulla guancia e si asciugò il viso. Ignorando la
presenza degli altri due, corse su per le scale del suo
dormitorio.
- Scusa per
ieri, Ron.- Appena entrata nella Sala Comune per la colazione, Hermione si era
diretta verso i suoi amici che erano già intenti a mangiare e aveva sussurrato
le sue scuse a Ron. Questi si voltò incredulo a guardarla, la bocca piena di
bacon e gli occhi sgranati.
“E' così buffo!”
pensò Hermione, senza trattenere un sorriso.
“E' così carina
quando si scusa e sorride!” pensò Ron, arrossendo.
Hermione aveva
deciso che non valeva la pena rovinare una bella amicizia per un sentimento che
nemmeno lei sapeva definire. Aveva visto l'oggetto dei suoi interminabili
pensieri baciare un'altra ragazza e mai aveva visto un bacio più dolce e carico
di affetto. Nessun ragazzo l'aveva mai baciata in modo così dolce, nessun
ragazzo l'aveva mai proprio baciata e aveva provato una certa gelosia nei
confronti di Angelina. Ma aveva anche capito che lei per Fred non sarebbe mai
stata nient'altro che la migliore amica di suo fratello.
E avendo intuito
ciò che Ron poteva provare nei suoi confronti, avendo visto con i propri occhi
l'affetto che legava Fred e Angelina, aveva deciso che non sarebbe stata lei la
causa della fine di un amicizia profonda e di un sentimento
fraterno.
Sorrise a Ron,
diede il buongiorno a Harry e cominciò a fare colazione.
|